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Autore: Anmo    23/08/2018    0 recensioni
Stephanie e Francois, due amici cresciuti insieme fin da neonati, passano gran parte della loro infanzia e adolescenza rinchiusi tra le mura domestiche e lontano dal mondo dopo esser stati vittima di un'aggressione all'età di 4 anni. Furono salvati da una signora misteriosa scomparsa subito dopo, da allora sognano di ritrovarla per poterla ringraziare. I due bambini non trovano altra soluzione che tornare indietro nel tempo.
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
Quella piccola stazione di polizia era il luogo di gioco perfetto per due bambini: foto di poliziotti in azione, poster giganti del reparto cinofilo, crest appesi alle pareti dell’ufficio, scaffali stracolmi di faldoni disordinati, targhe commemorative, calendari della polizia di Stato… per loro era come giocare nel set di un film poliziesco. Entrarono in piena frenesia appena si accorsero della pistola appesa alla cintola.
                -Ma quella è vera??
                -Cosa? Questa? Si, piccolo. È una pistola vera, con questa non si ci gioca o qualcuno si può fare veramente tanto male.
                -Come la signora che ci ha difesi?
                -Esattamente… come quella signora. Ditemi, la conoscevate? L’avete mai vista?
                -No, mai vista…
                -Forse io si!- disse d’un tratto Stephanie.
                -Davvero? E chi era?
                -La signora dei foulard! Ne aveva presi tanti così!
                -Ma che dici! Non era lei! Quella aveva i capelli biondi come i tuoi!
                -Si però… sembrava lei…
Il cielo si ingrigì all’improvviso portando con sé un’abbondante tempesta. Il poliziotto rimase con loro a sorvegliarli mentre giocavano a guardare le gocce d’acqua che si rincorrevano sulla vetrata della finestra. Scommettevano sulla goccia più veloce e nella maggior parte dei casi era sempre Stephanie che si aggiudicava il podio. L’altro collega, il più giovane dei due, quello che aveva seguito le tracce di sangue e assistito alla strana apparizione luminosa, era intento a scrivere quell’interminabile rapporto che a breve sarebbe stato consegnato alla scientifica della terraferma. Un lavoro lungo e scomodo, ma essendo l’agente più giovane e colui che aveva assistito in prima persona a quegli eventi, doveva obbligatoriamente svolgere quel compito.
La pioggia scrosciava impetuosa ma non abbastanza da coprire lo scalpitio precipitoso delle persone infracidite che si erano riversate dentro la piccola stazione di polizia.
                -Francois! Francois!
I genitori del piccolo si erano precipitati non appena avevano ricevuto la chiamata. Entrambi erano fuori sede: il padre lavorava sulla terra ferma, la madre era andata a trovare una sua sorella che abitava sull’isola Gemella. Corsero ad abbracciare il figlio che ad un tratto si ritrovò a corto d’aria.
                -Stephanie! Come stai! Dov’è la mamma?
                -I bambini stanno entrambi bene, abbiamo provato a contattare la mamma di Stephanie ma non risponde al telefono… per di più non ha un cerca persone e tanto meno un cellulare come lo avevate voi.
                -Sarà sicuramente… indisposta, come suo solito. Per quanto riguarda quel delinquente, cosa ne avete fatto?
                -Lo abbiamo chiuso in cella con doppia mandata. È stato visitato poco fa dalla guardia medica ma oltre a qualche vistoso livido sta bene, sfortunatamente. Un poco di buono conosciuto sulla terra ferma. I bambini sono stati fortunati, aveva molti precedenti tutti riguardanti pedofilia.
                -Ossignore…
                -È stato fermato da una signora al momento sconosciuta, è stata ferita gravemente dal coltello che teneva il malvivente ma non siamo riusciti a rintracciarla.
                -Ci sta dicendo che chi ha salvato nostro figlio è lì fuori in pericolo di vita??
                -Dalla quantità di sangue da noi ritrovata, dubito che sia ancora in vita.
                -Credo di non aver capito bene, agente… come fa a volatilizzarsi una donna in punto di morte?
                -Signor Cossentino, lo so che sembra strano, ma il mio collega l’ha cercata ovunque, anche sugli alberi. Appena finirà la tempesta, il corpo cinofilo sarà qui insieme a quelli della scientifica. Così si portano via pure questo pezzo di mer…
                -Ci sono i bambini!
                -Si, mi scusi signora Cossentino. Scusatemi anche voi piccini. Stephanie rimane qui ad attendere la mamma oppure ve la lascio a voi?
                -A questo punto è meglio che la portiamo noi a casa… da noi. Dovremmo fare qualcosa per sua madre, non si può lasciare una bambina sotto la sorveglianza di una…
                -…ubriacona. Beve sempre la mamma, e puzza.
Dopo aver firmato varie carte e documenti vari, i bambini si affrettarono a salire in macchina. Sembrava avessero già superato il trauma, avevano ripreso a giocare normalmente e a guardare la pioggia fuori dal finestrino. Ma i grandi sembravano comportarsi in modo diverso dal solito, erano silenziosi, irrigiditi, spaventati. Sapevano che la storia non sarebbe finita lì, ci sarebbero stati altri incontri con la polizia, interrogatori, sedute con probabili psicologi, forse anche giornalisti, ma la cosa peggiore di tutte sarebbero state le voci della gente di Sarettima, quelle correvano veloci, eccome se correvano! Per anni se non per sempre, si sarebbero portati addosso quel marchio sfortunato di essere stati protagonisti di un evento pericoloso se non di un omicidio! Chiunque avrebbero incontrato, non avrebbe tralasciato quesiti che riguardassero quella vicenda. Nessuno ancora sapeva nulla, ma sarebbe successo presto e il solo pensiero li traumatizzava. Poco prima di arrivare a casa, si pensava già di trasferirsi nell’isola Gemella o addirittura sulla terra ferma, lontano da qualsiasi conoscenza.
La signora Elena, nonché la madre di Francois, si sistemò velocemente i lisci capelli castani, asciugandoseli e ripettinandoli dandogli la forma a caschetto. Non importava se fuori piovesse ancora a dirotto, non riusciva ad uscire di casa se non sistemata e dopo quel giorno quella sua fissa peggiorò notevolmente tanto da portarsi dietro spazzola e phon nell’enorme borsa da passeggio. Il suo intento era quello di andare a casa di Maria, la madre di Stephanie, per capire in che condizioni si trovasse e decidere se tenere la bambina quella notte o meno.
Il portone era a poche decine di metri da casa sua, dopo aver citofonato dovette aspettare molto prima che Maria le aprisse. Proprio come sospettava, la donna era ubriaca fradicia. Barcollava tenendosi a stento in piedi, i capelli ricci e biondi erano un ammasso di nodi e sembrava fossero scoppiati come un popcorn al microonde.
                -Ciao Maria… oggi è successa una cosa abbastanza spiacevole, la polizia ha cercato di contattarti telefonicamente ma non rispondevi. Tutto bene?
                -Oh, si, tutto bene…HIC! ha squillato…HIC! il telefono?
                -Si. I bambini sono stati aggrediti oggi al parco ma per fortuna adesso stanno bene, una signora ha bloccato l’aggressore... ma credo che dei particolari ne dovremo parlare un’altra volta, casomai insieme alla polizia. Stephanie è a casa mia al momento, che ne dici se per questa notte dorme da me? Così tu ti riposi, ti ristabilisci e domani ne parliamo tutti insieme con calma. Eh Maria? Che ne dici?
                -No! Stephanie! Dov’è Stephanie?
                -Tranquilla, è a casa mia, sta bene. Può stare da me?
                -No! Stephanie deve tornare a casa! HIC! Lei è… è in ritardo! Oggi le darò una… una sgridata che non dimenticherà più!
                -No, Maria! Non è colpa sua se non è tornata! Te l’ho detto! Comunque… date le tue condizioni è meglio se decido io. La bambina rimane da me stanotte, domani ci rivediamo. Gli agenti ci hanno chiesto di passare dalla stazione di polizia, ci incontriamo direttamente lì.
                -Stephanie! Stephanie! Vieni… vieni qui, subito!
                -Maria!
                -Fatti i cazzi tuoi! Tu non sai che significa vederli andare via e poi… poi… poi non tornano!
                -Allora, te lo ripeto, vai a dormire, se continui a cercare Stephanie chiamo la polizia e ti faccio togliere l’affido! Smettila di bere per uno stronzo scappato chissà dove, dovresti pensare alla bambina! Buonanotte Maria, a domani.
Chiuse la porta violentemente, cominciando a sbraitare parole al vento. Era sempre stata una donna debole, aveva affidato se stessa all’unico uomo che aveva mai amato e quando quell’appoggio è venuto a mancare lei è entrata nella più totale depressione. Il suo sfogo era l’alcol da ben più di sei mesi.
La strada del ritorno fu abbastanza bagnato, nonostante l’ombrello era riuscita a reinfracidirsi dalla testa ai piedi.
                -Elly, com’è andata?
                -Di merda, come deve andare? Si sarà scolata la qualunque cosa. Se continua così, il lavoro lo perde di sicuro. E dire che è stata pure fortunata a trovarlo qui nell’isola! Non sai cosa darei per trovare anche a te un lavoro qui! Quasi quasi faccio la proposta ad Alex così  quando la licenzierà, assumerà te!
                -Non essere così dura con lei, non è in sé e noi essendo gli unici suoi amici dovremmo cercare di aiutarla in qualche modo.
                -Dove sono i bambini?
                -Stanno di sopra, giocano.
                -Di sopra?? E tu li lasci da soli?? Potrebbero aprire la finestra per guarda la pioggia, sporgersi e…
                -Cara, anche tu hai bisogno di riposo, stanno bene tutti e due. Se ti fai venire le paranoie non sarà solo Maria che avrà bisogno di aiuto. Se vuoi stai un po’ sopra con loro, alla cena ci sto pensando già io. Pizza ti va bene giusto?
                -Non rifiuterei mai della pizza… grazie amore.
La serata passò tranquilla, fu un giorno da dimenticare e per fortuna passò anche in fretta. Genitori e bambini andarono a dormire poco dopo aver mangiato anche se Francois e Stephanie rimasero a lungo svegli tra le coperte.
                -Francois?
                -Mmh?
                -Secondo te come sta la signora?
                -Non lo so, ma è ferita e non l’hanno trovata ancora, credo stia ancora male.
                -Non può stare male, non deve! Lei ci ha aiutati e non può stare male per colpa nostra! Le voglio parlare!
                -Che le vuoi dire?
                -La mamma mi ha insegnato che quando una persona ti aiuta, la devi sempre ringraziare! Ci siamo dimenticati di dirle grazie…
                -Vero! Anche mia mamma me l’ha detto…
                -Dobbiamo farle un regalo!
                -Che le vuoi comprare?
                -Mmh… ho tanti soldi nel borsellino! Potrei comprarle una casa! Oppure… tanti gelati!
                -Non è vero… non sei così ricca!
                -Ah si? Bè, allora suggerisci tu cosa possiamo fare!
                -Secondo me potremmo intanto dirle grazie, poi fare qualche disegno…  possiamo anche raccogliere i fiori del parco e glieli portiamo! Alle signore piacciono i fiori! Mio papà li porta sempre alla mamma e lei è contenta!
                -Va bene! Allora disegni e taaaanti fiori! Ah! E anche un foulard! Non bisogna mai uscire senza! Me lo ha detto il mio papà!
 
   
 
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