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Autore: Reginafenice    24/08/2018    1 recensioni
Si tratta di una storia che sviluppa in tre capitoli la giornata del compleanno di Demelza, un’occasione in cui Ross tenterà di farle una sorpresa e di recuperare l’intimità tra di loro dopo la nascita di Isabella Rose. E’ una sorta di continuazione della mia precedente fanfiction che ne anticipa una nuova, del tutto diversa ma spero ugualmente interessante.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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cap 2

Appena uscita di casa, e ancora per oltre una decina di metri, Clowance saltellò allegramente sopra i sassolini della strada con la sua manina ancorata in quella di Ross.

“Credi che la mamma se la sia presa troppo, Jeremy?” Il rammarico per averla trattata così freddamente non tardò ad arrivare. Ross si fermò in mezzo alla strada, costringendo sua figlia a fare altrettanto.

“Un pochino, forse…” Jeremy cercò di addolcire quell’amara verità che tuttavia Ross conosceva già.

“Non dobbiamo andare più alla miniera?” Chiese Clowance delusa, avendo percepito la volontà di suo padre di fare dietro front e annullare la passeggiata che le aveva promesso. Perlomeno era riuscita a raccogliere in un baleno un bellissimo esemplare di fiore selvatico con cui omaggiare la sua mamma e conquistare la sua assoluta riconoscenza una volta rientrati a casa, visto che sicuramente Jeremy e Ross non sarebbero riusciti a fare di meglio.

“Finiremo la passeggiata arrivando a Killewarren.” Per la prima volta, Clowance preferì staccarsi dalla presa del suo beniamino e correre verso un prato fiorito. Così, tutta accaldata per la corsa, si accostò ad una candida corolla solitaria per tentare di afferrare una farfalla che volteggiava lì intorno.

“Papà! Vieni, presto!”

Ross la raggiunse con un sorriso sulle labbra, ”Credo di aver intuito cosa vuoi che faccia…”

“Alla mamma piacerebbe tanto, me lo sento. Lei ama tutti gli animali e questa piccolina è perfetta per lei.”

“Tesoro, non possiamo portarla con noi. Riflettici, dove la metteremmo?”

Jeremy guardò la farfalla con occhi pieni di solidarietà e compassione, poi si rivolse a sua sorella e le riservò uno sguardo carico di rimprovero , “Se stai pensando alla scatola con i biscotti che ci ha dato Prudie, ti stai sbagliando. Senz’aria morirebbe.”

“Anche Clawance ha a cuore gli animali. Non essere crudele con lei, Jeremy! Sicuramente stava riflettendo sulle alternative…” Ross si avvicinò alla bambina e la prese di nuovo per mano, poi si inginocchio per poter essere alla sua altezza e le infilò un fiorellino tra i capelli, “La mamma preferirebbe che la lasciassimo volare nel cielo, te lo posso garantire.”

“Ma io non volevo farle del male!”

“E’ l’ultima cosa che avrei potuto pensare!”

Ross e i suoi figli si incamminarono verso la loro meta, questi ultimi sicuri che una volta arrivati avrebbero avuto di che divertirsi grazie ai giocattoli che Dwight e Caroline tenevano conservati soltanto per loro. Ross, dal canto suo, fu molto impegnato a riflettere su come avrebbe giustificato a Demelza il suo ritorno a casa senza i bambini.  

Tutto ciò che desiderava era passare l’intera giornata con lei e recuperare quei momenti di intimità che la nascita di Bella e il bisogno di prendersi cura di Jeremy e Clowance, aggiunti agli affari londinesi e al lavoro in miniera, avevano fatto diventare piuttosto scarsi. La visita a Killewarren si poneva come più che necessaria dal momento che Caroline aveva ritirato la preziosa scatola dalla sartoria al suo posto, conservandola nel suo armadio, lontano dalla curiosità di Demelza. Ross, nel tentativo di far spazientire sua moglie lasciandole credere che si fosse dimenticato del suo compleanno, aveva complottato insieme a Caroline di fermarsi a cena da lei e rimanere in sua compagnia almeno fino a quando non sarebbe arrivato il momento di tornare. Tuttavia, in cuor suo sentiva di dover cambiare programma.

Dwight si trovava a Bodmin da due settimane, dove era riuscito ad ammirare per la prima volta i risultati delle generose donazioni di Caroline nella totale ristrutturazione dell’ospedale della città, della cui scelta per la direzione dei reparti era stato incaricato lui stesso.

Per Caroline quel giorno sarebbe stato utile per uscire dalla sua tenuta e chiacchierare con Demelza riguardo alle novità riportatele da Dwight nelle lettere che giungevano regolarmente ogni tre giorni, ma la scelta di Ross le impediva di farlo e pertanto decise di aspettare l’arrivo dei suoi ospiti sorseggiando un tè nel giardino.

“Il tradimento è un peccato, o almeno così mi è sembrato di sentir dire in chiesa…” Si alzò per accogliere Ross.

“Anche quando è innocuo e messo in atto per un buon fine?” Le chiese, baciandole una guancia leggermente arrossata per via del calore emanato dalla bevanda bollente.

“Perché devi vedere sempre della malizia dietro le mie parole, Ross?”

“Dammi una buona ragione per non farlo…”

“Beh, io…” si indirizzò versò il lettino di vimini che custodiva il suo bene più caro, protetto da un leggero strato di tulle.

“Io non alludevo a nulla di indecente che potrebbe succedere tra di noi, ma solo…”

“Al fatto che Demelza pensi che io mi trovi altrove, suppongo.”

Caroline sorrise, mentre Ross si accinse ad aggiungere, “Rimedierò subito. Ho intenzione di far sì che il piacere di Demelza non debba aspettare il tramonto, credo tu non ti dispiaccia se ti chiedo di ospitare loro per questa notte.” Indicò Jeremy e Clawance, troppo distratti dalle focaccine alla panna per prestare ascolto allo scambio di battute tra i due adulti.

“Non provi alcuna pietà per una povera donna che si vede costretta ad accettare la responsabilità di badare ai figli dei suoi amici, quando non è capace neanche di badare alla propria? Per giunta senza Dwight a darle una mano!”

Ross si alzò con la scatola tra le mani, ma presto si accorse che le dimensioni decisamente ingombranti del regalo di Demelza non gli avrebbero permesso di portarselo via con nonchalance. Si prese quindi qualche secondo per ammirare la piccola Sophie e per perdere tempo, “No, Caroline. Vedo con i miei occhi che questa creatura cresce perfettamente grazie alle tue cure amorevoli, anche senza l’aiuto di suo padre.”

“Non sono d’accordo.”

Caroline si accorse immediatamente di quella strana riluttanza da parte di Ross a voler andare via, in quanto prima era stato piuttosto chiaro nell’esprimere la fretta che aveva di realizzare i suoi propositi di festeggiamento con Demelza, “ Caro Ross, un momento fa sembravi così impaziente di liberarti dei tuoi figli ed ora non posso fare a meno di notare quanto ti costi lasciarli. Ancora qualche dubbio sulle mie capacità genitoriali?”

Ross abbassò il tono della voce, “Non so che scusa inventare per questo…” indicò il pacco ben confezionato che gli era stato consegnato precedentemente dalle mani di un valletto, del tutto ignaro del suo contenuto.

“Penserò io a loro. Tu approfittane per defilarti, adesso che sono lontani.”

“Ricordami di dire a Dwight quanto sia fortunato ad avere una moglie così generosa con i suoi amici.” Baciò Sophie sul nasino e, prima di allontanarsi, rivolse lo sguardo ai suoi bambini.

“Quanta nostalgia nei tuoi occhi! Ma non preoccuparti, sono sicura che presto sarai troppo impegnato per concederti il tempo di rimuginare sul senso di colpa.”

Caroline aveva ragione. I suoi pensieri avevano già cambiato rotta, “Sai, a volte le tue premonizioni mi spaventano. Riesci sempre ad indovinare. Potrebbe essere perché ragioniamo allo stesso modo?”

Si incamminò verso Nampara. Caroline lo osservava da lontano con l'espressione di chi la sapeva lunga.

“Può darsi, ma fidati che in questo caso è stata l’esperienza a suggerirmelo…” Sussurrò tra sé e sé, prendendo tra le dita il manico della sua tazza da te.

   
 
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