“Credi che la mamma se la
sia presa troppo, Jeremy?” Il
rammarico per averla trattata così freddamente non
tardò ad arrivare. Ross si
fermò in mezzo alla strada, costringendo sua figlia a fare
altrettanto.
“Un pochino,
forse…” Jeremy cercò di addolcire
quell’amara
verità che tuttavia Ross conosceva già.
“Non dobbiamo andare
più alla miniera?” Chiese Clowance
delusa, avendo percepito la volontà di suo padre di fare
dietro front e
annullare la passeggiata che le aveva promesso. Perlomeno era riuscita
a
raccogliere in un baleno un bellissimo esemplare di fiore selvatico con
cui omaggiare
la sua mamma e conquistare la sua assoluta riconoscenza una volta
rientrati a
casa, visto che sicuramente Jeremy e Ross non sarebbero riusciti a fare
di
meglio.
“Finiremo la passeggiata
arrivando a Killewarren.” Per la
prima volta, Clowance preferì staccarsi dalla presa del suo
beniamino e correre
verso un prato fiorito. Così, tutta accaldata per la corsa,
si accostò ad una
candida corolla solitaria per tentare di afferrare una farfalla che
volteggiava
lì intorno.
“Papà! Vieni,
presto!”
Ross la raggiunse con un sorriso
sulle labbra, ”Credo di
aver intuito cosa vuoi che faccia…”
“Alla mamma piacerebbe
tanto, me lo sento. Lei ama tutti gli
animali e questa piccolina è perfetta per lei.”
“Tesoro, non possiamo
portarla con noi. Riflettici, dove la metteremmo?”
Jeremy guardò la farfalla
con occhi pieni di solidarietà e compassione, poi si rivolse
a sua sorella e le riservò uno sguardo carico di rimprovero ,
“Se stai
pensando alla scatola con i biscotti che ci ha dato Prudie, ti stai
sbagliando.
Senz’aria morirebbe.”
“Anche Clawance ha a cuore
gli animali. Non essere crudele
con lei, Jeremy! Sicuramente stava riflettendo sulle
alternative…” Ross si
avvicinò alla bambina e la prese di nuovo per mano, poi si
inginocchio per
poter essere alla sua altezza e le infilò un fiorellino tra
i capelli, “La
mamma preferirebbe che la lasciassimo volare nel cielo, te lo posso
garantire.”
“Ma io non volevo farle del
male!”
“E’
l’ultima cosa che avrei potuto pensare!”
Ross e i suoi figli si incamminarono
verso la loro meta,
questi ultimi sicuri che una volta arrivati avrebbero avuto di che
divertirsi
grazie ai giocattoli che Dwight e Caroline tenevano conservati soltanto
per
loro. Ross, dal canto suo, fu molto impegnato a riflettere su come
avrebbe
giustificato a Demelza il suo ritorno a casa senza i bambini.
Tutto ciò che desiderava
era passare l’intera giornata con
lei e recuperare quei momenti di intimità che la nascita di
Bella e il bisogno
di prendersi cura di Jeremy e Clowance, aggiunti agli affari londinesi
e
al lavoro in miniera, avevano fatto diventare piuttosto scarsi. La
visita a
Killewarren si poneva come più che necessaria dal momento
che Caroline aveva ritirato
la preziosa scatola dalla sartoria al suo posto, conservandola nel suo
armadio, lontano dalla
curiosità di Demelza. Ross, nel tentativo di far spazientire
sua moglie
lasciandole credere che si fosse dimenticato del suo compleanno, aveva
complottato insieme a Caroline di fermarsi a cena da lei e rimanere in
sua
compagnia almeno fino a quando non sarebbe arrivato il momento di
tornare. Tuttavia,
in cuor suo sentiva di dover cambiare programma.
Dwight si trovava a Bodmin da due
settimane, dove era riuscito
ad ammirare per la prima volta i risultati delle generose donazioni di
Caroline
nella totale ristrutturazione dell’ospedale della
città, della cui scelta per
la direzione dei reparti era stato incaricato lui stesso.
Per Caroline quel giorno sarebbe
stato utile per uscire
dalla sua tenuta e chiacchierare con Demelza riguardo alle
novità riportatele
da Dwight nelle lettere che giungevano regolarmente ogni tre giorni, ma
la
scelta di Ross le impediva di farlo e pertanto decise di aspettare
l’arrivo dei
suoi ospiti sorseggiando un tè nel giardino.
“Il tradimento è
un peccato, o almeno così mi è sembrato di sentir
dire in chiesa…” Si alzò per accogliere
Ross.
“Anche quando è
innocuo e messo in atto per un buon fine?” Le
chiese, baciandole una guancia leggermente arrossata per via del calore
emanato
dalla bevanda bollente.
“Perché devi
vedere sempre della malizia dietro le mie
parole, Ross?”
“Dammi una buona ragione
per non farlo…”
“Beh,
io…” si indirizzò versò il
lettino di vimini che
custodiva il suo bene più caro, protetto da un leggero
strato di tulle.
“Io non alludevo a nulla di
indecente che potrebbe succedere
tra di noi, ma solo…”
“Al fatto che Demelza pensi
che io mi trovi altrove,
suppongo.”
Caroline sorrise, mentre
Ross si accinse ad aggiungere,
“Rimedierò subito. Ho intenzione di far
sì che il piacere di Demelza non debba
aspettare il tramonto, credo tu non ti dispiaccia se ti chiedo di
ospitare loro per
questa notte.” Indicò Jeremy e Clawance, troppo
distratti dalle focaccine alla
panna per prestare ascolto allo scambio di battute tra i due adulti.
“Non provi alcuna
pietà per una povera donna che si vede costretta
ad accettare la responsabilità di badare ai figli dei suoi
amici, quando non è
capace neanche di badare alla propria? Per giunta senza Dwight a darle
una
mano!”
Ross si alzò con la
scatola tra le mani, ma presto si accorse che le dimensioni
decisamente ingombranti del regalo di Demelza non gli
avrebbero permesso di portarselo via con nonchalance. Si prese quindi
qualche
secondo per ammirare la piccola Sophie e per perdere tempo,
“No, Caroline. Vedo
con i miei occhi che questa creatura cresce perfettamente grazie alle
tue cure
amorevoli, anche senza l’aiuto di suo padre.”
“Non sono
d’accordo.”
Caroline si accorse immediatamente di
quella strana riluttanza
da parte di Ross a voler andare via, in quanto prima era stato
piuttosto chiaro
nell’esprimere la fretta che aveva di realizzare i suoi
propositi di
festeggiamento con Demelza, “ Caro Ross, un momento fa
sembravi così impaziente
di liberarti dei tuoi figli ed ora non posso fare a meno di notare
quanto ti
costi lasciarli. Ancora qualche dubbio sulle mie capacità
genitoriali?”
Ross abbassò il tono della
voce, “Non so che scusa inventare
per questo…” indicò il pacco ben
confezionato che gli era stato consegnato precedentemente
dalle mani di un valletto, del tutto ignaro del suo contenuto.
“Penserò io a
loro. Tu approfittane per defilarti, adesso
che sono lontani.”
“Ricordami di dire a Dwight
quanto sia fortunato ad avere
una moglie così generosa con i suoi amici.”
Baciò Sophie sul nasino e, prima di
allontanarsi, rivolse lo sguardo ai suoi bambini.
“Quanta nostalgia nei tuoi
occhi! Ma non preoccuparti, sono
sicura che presto sarai troppo impegnato per concederti
il tempo di rimuginare sul senso di
colpa.”
Caroline aveva ragione. I suoi pensieri avevano già cambiato rotta, “Sai, a volte le tue premonizioni mi spaventano. Riesci sempre ad indovinare. Potrebbe essere perché ragioniamo allo stesso modo?”
Si incamminò verso Nampara. Caroline lo osservava da lontano con l'espressione di chi la sapeva lunga.
“Può darsi, ma
fidati che in questo caso è stata
l’esperienza a suggerirmelo…”
Sussurrò tra sé e sé,
prendendo tra le dita il manico della sua tazza da te.