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Autore: Astrid lover    24/08/2018    1 recensioni
Una guerra. Una guerra fra due mondi opposti, se possiamo dire, quello terreno e quello divino. Una ribellione porta sulla terra creature provenienti dai cieli. Tante vittime ma una, a detta di Astrid Hofferson, proprio non meritava di morire. Non lui, l'unica persona che gli era rimasta di cara. Ormai aveva perso tutto, ma un giorno forse, la fortuna deciderà di farle visita, portandole una sorpresa alla quale lei ci metterà un po' ad abituarsi. Ma sicuramente, sarà quella più bella di tutta la sua vita. Quando l'amore è vero e forte, può resistere anche alle distanze. Ma riuscirà a rimanere vivo anche quando questa distanza è una dimensione totalmente diversa?
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

POV. Astrid
Non posso crederci. Tengo fra le braccia il cadavere freddo del mio migliore amico. È immobile, gli occhi chiusi, il petto fermo, le labbra serrate. No no, non può essere morto. Lo chiamo, prego gli dei che si risvegli e urli “sto scherzando! Ti sono mancato? Quanto hai avuto paura da uno a dieci?” così da poterlo prendere a pugni per lo spavento, per poi baciarlo e fargli capire che perderlo è l’ultima cosa che vorrei al mondo. La pelle perde colore e le sue lentiggini risaltano ancora di più in quella distesa bianco latte. Sono tutta sporca del suo sangue che tinge di rosso la candida neve attorno a noi. Si sentono delle urla, poi quelle creature orribili si alzano in volo e abbandonano Berk. Cosa sono quelle cose? Perché ci hanno attaccato e perché Hiccup è morto? Vorrei tanto saperlo, anche se le risposte non me lo riporteranno certo indietro. Ora è solo silenzio, silenzio e morte troneggiano sulla nostra isola. Io mi abbandono al pianto, un pianto disperato di cui non pensavo fossi capace, mentre in lontananza vedo Stoick avvicinarsi, ancora ignaro della sorte di suo figlio. Oh Hiccup, se solo non fosse troppo tardi.

POV. Hiccup
*Un anno dopo*
Mi sveglio nella mia stanza e subito il mio primo pensiero si rivolge ad una e una sola cosa: oggi scoprirò chi sarà il mio protetto e sarò pronto a tornare a Midgard. Mi sono allenato duramente durante quest’anno, Ingrid è stata un’ottima insegnante e un’amica disponibile per parlare di qualsiasi cosa, quando ne avevo bisogno. Stamattina devo incontrarla per l’ultima volta. In tutta onestà, mi dispiace davvero molto non vederla più. Mi alzo e mi lavo con l’acqua fredda che funge da duro schiaffo per risvegliarmi completamente dal mio sonno. Mi vesto con una specie di armatura di cuoio, del tutto simile a quella che avevo progettato io, giù a Berk, poi esco e mi dirigo nel luogo che ieri sera la mia valkiria mi aveva indicato, ovvero la stanza  più alta di una delle torri della reggia. Salgo i numerosi scalini e dopo almeno dieci minuti buoni, vedo Ingrid nella sala voltata di spalle con il suo solito abitino bianco e le spalline d’argento. Deve avermi sentito sputare un polmone, perché lei si gira con la sua solita grazia e mi sorride divertita.
“Buongiorno signore dei draghi” esordisce avvicinandosi a me brandendo un’ascia strana.
“Ehi” riesco ad ansimare piegato su me stesso, tenendo le mani sulle ginocchia, rivolgendole il sorriso più disinvolto che riesco a concepire e facendole un cenno con una mano.
“I gradini vi hanno stancato?” chiede lei, non mascherando minimamente il sorrisino sul dolce viso chiaro, nettamente in contrasto con i capelli e gli occhi scuri.
“No no, assolutamente no, sto uno splendore non vedi? E quella a cosa serve? Vuoi piantarmela in testa perché sono in ritardo? Peggio di così non può andare, sono già morto!” le domando alludendo all’ascia.
“No, no non sei nemmeno in ritardo. Ma se ti offri volontario per fare da bersaglio per qualche lancio, ti uso molto volentieri.”
“Lusingato dalla sua offerta milady, ma passerò per questa volta.”
Ingrid ride e si avvicina al centro della stanza, guardandomi.
“Allora Hiccup, quando arriverai a Midgard nessuno potrà sentirti né vederti. Nessuno, nemmeno il tuo protetto. Anche se in realtà…-“ Ingrid si blocca e mi guarda come se stesse dicendo qualcosa di proibito.
“In realtà cosa?”
“Niente niente, non ha importanza. Dicevo. Il tuo compito è vegliare su di lui, a qualsiasi costo e proteggerlo. Io sarò comunque qui a tua disposizione, per qualsiasi dubbio o altro. Dovrai solo chiamare Heimdallr che ti porterà qui tramite il Bifrǫst. Ah, quando le persone ti passeranno attraverso le prime volte sarà fastidioso, ma ci farai l’abitudine, tranquillo. Ho detto tutto? Penso di sì. Pronto per andare a Midgard?” domanda lei congiungendo le mani.
“Se rispondessi di no conterebbe?”
“Assolutamente no. Dunque, veglierai su Astrid Hofferson.”
Fermatevi tutti.
“Come hai detto scusa?!”
“Wow è questo il tuo modo di ringraziarmi?” esclama lei agitando l’ascia. No no no, una ragazza arrabbiata con un’ascia in mano? Meglio evitare la situazione. Falla calmare Hiccup… falla calmare o non credo gli dei ti concederanno di ‘ritornare in vita’ una seconda volta…  
“No cioè… intendo… wow… Astrid… proprio lei…”
“Sì, proprio lei.”
“Grazie Ingrid, davvero. Anche se lei… sa proteggersi benissimo da sola.”
“Oh fidati, non le farà male un po’ di aiuto. Specialmente se da parte tua.” Conclude voltandosi e protendendo le mani dinanzi a sé. La sua ascia brilla di un bagliore glaciale e davanti a noi si apre un portale attraverso il quale posso benissimo riconoscere i boschi di Berk. Mi avvicino a lei e la abbraccio, le tocco con un dito il nasino all’insù sorridendo e poi attraverso il portale. Inspiro l’aria pungente di Berk e mi volto per salutare Ingrid, la quale mi rivolge un sorriso prima di chiudere il passaggio alle mie spalle. Bene, ora sono solo e devo cercare Astrid. Mi soffermo a guardare il paesaggio constatando che non è cambiato nulla e un senso di forte malinconia mi scuote, soprattutto quando mi rendo conto che mi trovo vicino alla conca, il luogo dove ormai cinque anni fa ho fatto la conoscenza di Sdentato. Il mio migliore amico… quanto mi manca…
Scivolo giù per le rocce e con un salto mi ritrovo a terra ma, come alzo lo sguardo, il mio corpo si paralizza. Astrid, la ragazza dei miei sogni più innocenti da bambino e non, si trova seduta poco più avanti appoggiata a Sdentato, il mio fedele amico. È semplicemente bellissima: i lunghi capelli d’oro sono raccolti in una treccia che appoggia delicatamente sulla sua spalla, i suoi occhi di cristallo guardano un punto impreciso davanti a sé e potrei giurare che mi stia guardando, se solo non fossi invisibile. Indossa una maglietta rossa che le mette in risalto il seno e la vita stretta, a sua volta circondata da una gonna marrone con i soliti teschi. Le spalle coperte da un cappuccio di pelliccia, la stessa dei suoi stivali. Nella sua semplicità, è veramente divina. D’un tratto Sdentato comincia ad agitarsi e si alza, facendo allontanare Astrid bruscamente.
“Ehi bello, cosa succede?” chiede lei. La sua voce mi colpisce come un pugno gelido allo stomaco. Mi era mancata davvero da morire. Ed ecco il gioco di parole più azzeccato che potessi trovare… Sdentato allarga enormemente le pupille e si precipita davanti a me, cominciando a saltellarmi intorno e ad emettere mugolii che potrei paragonare ad un pianto. Cavolo, lui può percepirmi è vero.
“Sdentato, cos’hai? Hai trovato qualcosa? Non c’è nulla lì!” esclama Astrid avvicinandosi a noi, decisa a scoprire che cosa sia preso al mio drago. Già… non c’è nulla qui… se solo potessi vedermi.
“Ehi bello, anche io sono felice di vederti, non sai quanto amico mio, mi sei mancato tantissimo.” Dico a Sdentato, trattenendo le lacrime che bruciano negli occhi come fuoco ardente. Posso almeno parlare, no? Tanto non mi sentono.
“Cosa?! Chi è là??” domanda Astrid scattando rapidamente sull’attenti, brandendo l’ascia e guardandosi intorno. Non ci posso credere. Mi ha sentito. Ingrid aveva detto che sarei stato invisibile ad occhi e orecchie. Non è possibile.
La bionda si volta bruscamente e mi passa attraverso senza che io possa evitarlo; un senso di vuoto e di nausea pazzesco scuote le mie membra e sono costretto ad appoggiarmi alla parete rocciosa per riprendere stabilità. Stranamente, pare che anche Astrid abbia percepito qualcosa.
“Ma cosa…? Cosa sta succedendo qui? Sdentato torniamo a casa, credo di aver bisogno di riposare. Anche le allucinazioni ci volevano…” dice lei con un velo di tristezza negli occhi, accarezzando il muso di Sdentato che nel mentre si era calmato e salendo in sella. Astrid volge un ultimo sguardo verso di me, come non convinta che si trattasse di un’allucinazione, poi spicca il volo.
“Non ti sei sbagliata Astrid… io sono qui… sono qui per te.” Sussurro quando la perdo di vista. Qualcuno mi deve delle spiegazioni, anzi, rettifico, INGRID mi deve delle spiegazioni. Mi era sembrata troppo strana questa mattina, prima di aprire il portale. Mi sta chiaramente nascondendo qualcosa e in un modo o nell’altro troverò il modo di farle sputare il rospo. Questi sono i pensieri che accompagnano il mio viaggio turbolento tramite il Bifrǫst.

Angolo autrice 
Eccomi qui di nuovo! Pare che in questi giorni l'ispirazione non manchi, perciò mi ritrovo a scrivere più che posso, in modo da rifarmi del tempo perduto, per quanto possibile... Nulla, spero che questo capitolo possa essere stato di vostro gradimento, fatemi sapere le vostre impressioni. Ho già qualche idea per il prossimo, perciò aspettatevi un altro aggiornamento a breve. 
Un bacio
Ast

Legenda
Heimdallr: è il dio della sorveglianza nella mitologia norrena. Egli è il guardiano del regno degli dei Asi e Vani e sorveglia il ponte Bifrǫst.
Bifrǫst: ponte dell'arcobaleno, che unisce la terra alla dimora degli dei.
   
 
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