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Autore: Federica_97    25/08/2018    2 recensioni
(STORIA COMPLETA)
Con la conclusione del progetto mew, le ragazze hanno continuato a lavorare nel locale che per mesi era stato la loro base segreta. 
Diplomate e con altre vite, hanno fatto un patto: continuare a lavorare lì e tenerlo aperto. 
Strawberry ha alle spalle una relazione con Ryan, non andata bene. Scelto Mark, per passare la vita con lui, parte per Londra... 
Ma la sua storia non è andata bene, tornata in Giappone con un segreto più grande di lei.
Cosa succederebbe se ragazzi si rivedessero dopo mesi dalla partenza di lei? 
''Si voltò a guardarla, senza espressione, senza saper che dire.
"E cosa vuoi? Cosa pensi che possa fare io?" 
Strawberry alzò gli occhi cioccolato per incrociare quelli ghiaccio di lui e non disse nulla.
"Vattene" fece per andare ma la ragazza lo trattene per il polso.
"Ryan io.."
"Cosa!? Torni qui e stravolgi tutto! E adesso cosa vuoi da me!?" 
"Non urlare..." 
"Vattene Strawberry!".
Si richiuse la porta alle spalle, lasciandola da sola nel corridoio del locale che ormai sentiva casa...
Da sola, esattamente come aveva fatto lui. Piangendo rese conto di non aver nessuno''
Curiosi? Leggete e fatemi sapere! 
Un bacio grandissimo a tuttei voi!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2-bugie e verità?

 

Inevitabilmente Strawberry aveva dovuto dire ai suoi genitori del suo rientro in Giappone. Aveva atteso la chiamata quotidiana di sua madre per tutto il giorno, sapeva che prima di andare a dormire, l'avrebbe chiamata.

Erano rimasti molto sorpresi dalla sua decisione e dalle sue poche spiegazioni.

Era stata riaccompagnata a casa da Kyle, non aveva più visto Ryan da quando si erano scontrati nel salone del suo locale. Era arrabbiato, ma non lo biasimava: era partita senza neanche salutarlo, era rimasta fuori due mesi senza scrivergli mai nemmeno un messaggio e ora? Cosa pretendeva, che l'avrebbe accolta a braccia aperte?

Era stato ferito, proprio dall'unica persona che aveva sempre amato.

Lei questo lo sapeva, Ryan le aveva detto mille di non aver mai provato amore per qualcuno, prima che arrivasse lei. Ryan era un tipo di poche parole ma si era completamente aperto a lei, rivelandole tutti i suoi sentimenti.

Adesso lei se ne stava in camera sua a disfare la valigia piena, riponendo tutti i suoi vestiti nell'armadio.

Ripensava alla conversazione coi suoi genitori e alle mille domande che suo padre, Shintaro, le aveva posto su Mark.

Ma lei rimaneva sempre vaga: ''la convivenza non faceva per noi. Magari doveva solo andare così'', aveva risposto, semplicemente. Senza andare oltre con le spiegazioni.

Sentì bussare alla porta, sua madre non attese il permesso per entrare, lo fece e basta guardando sua figlia:

“Tutto bene, tesoro?”.

Strawberry annuì senza smettere di fare le sue cose.

“Sicura?”.

“Mamma, davvero sto bene. Passerà”.

Sua madre le fece segno di sedersi sul letto con lei, con la sua solita aria gentile e premurosa che solo una mamma poteva avere.

Non si fece pregare, l'affetto di sua madre era l'unica cosa di cui adesso aveva bisogno per sentirsi un po' meglio.

“Bambina mia...”, Sakura la guardò, “ti prometto che andrà meglio. Magari non era destino, no? Adesso so che stai male perché tu e Mark vi siete lasciati, ma passerà, promesso”.

Strawberry annuì e sorrise, magari fosse solo questo. Tenne il suo pensiero per sé mentre abbracciava la sua mamma.

Da sempre avevano avuto un solido rapporto, basato sulla fiducia reciproca.

“Mamma senti...”, la fermò prima che potesse uscire dalla camera, “io... ti devo dire una cosa”.

Sakura la guardò sorridendo: “tutto quello che vuoi, amore”.

La ragazza rifletté due minuti prima di ricominciare a parlare: “io... ecco... è che, niente. Solo felice di essere tornata a casa. Tu e papà mi mancavate”.

“Anche tu mancavi a noi tesoro, soprattutto a tuo padre. Non puoi capire quanto ha pianto appena te ne sei andata”, adesso Sakura rideva ripensando a suo marito coi lacrimoni.

Strawberry non aveva dubbi sul fatto che suo padre si fosse disperato per la partenza. Per la prima settimana non la lasciava in pace nemmeno mezzo secondo, la chiamava a tutte le ore. Lo aveva dovuto letteralmente pregare di smetterla, la deconcentrava e avrebbe avuto i test per entrare all'università solo dieci giorni dopo; con suo padre che continuava a darle il tormento, non li avrebbe mai superati.

 

 

 

Al caffè mew, invece ormai c'era un silenzio tombale, Kyle se ne stava in cucina a preparare alcuni impasti per l'indomani, mentre Ryan lo osservava in silenzio, assorto nei suoi pensieri.

“Quindi vi siete parlati...”

“No”, rispose subito il ragazzo biondo. “E no, non ho intenzione di parlare con lei”.

“Ryan...”, Kyle sospirò. “Lo so che ti ha ferito, ma siete grandi ormai. Cerca di passare sopra a tutto questo. E' andata così, piccolo, si vede che non era destino”.

Destino... doveva tutto essere per forza predestinato? Lui non credeva a queste cavolate. Le conseguenze cambiavano in base alle azioni della gente, e non per il loro ''destino''.

“Il fatto che tu a 22-quasi 23-anni continui a chiamarmi piccolo, mi inquieta e non poco. E poi il destino è una cavolata. Lei ha scelto Mark,” lo disse con una punta di disprezzo mentre addentava un pezzo di pane, “quindi non è stato il destino. E' partita con lui, e adesso per chissà quale ragione è tornata a nemmeno 3 mesi. E poi sai che c'è? Non mi importa”.

Il moro lo guardò, quel ragazzo seduto di fronte a lui rappresentava tutta la sua famiglia, lo aveva considerato un fratellino minore e poi il suo migliore amico, man mano che cresceva nutriva sempre più affetto per lui. Lo aveva visto piangere, ridere, soffrire, gioire. E come lo conosceva lui, non lo conosceva nessuno.

“E se non ti importa, perché me ne stai parlando?”.

“Hai iniziato tu, non ci provare”.

“Ma tu non mi hai fermato...”.

“Kyle, davvero, basta. Smettiamola di parlare di Strawberry. Ti ho già detto che sono in pace con me stesso. E' un capitolo della mia vita che ho già chiuso da tempo”.

Kyle scosse la testa: “Sei stato tu a lasciarla per primo, ricordi?”.

Ryan sbuffò, cercava sempre di giustificarla, secondo lui non prendeva mai le sue parti; sempre e solo Strawberry.

“Sai benissimo perché sono andato via. Ma poi sono tornato, ho chiesto mille volte scusa e lei non ha voluto sentire ragioni. Quindi non è colpa mia”.

“Lasciarla nel cuore della notte, Ryan, non è una cosa da niente. Era arrabbiata, non puoi biasimarla”.

E questo era anche vero, mesi prima l'aveva lasciata mentre dormiva, con una stupida lettera, senza darle più notizie di sé per settimane e poi... era tornato. Ma lei non lo aveva più voluto.

“Perché la difendi tanto? Ti ho già detto che l'ho fatto perché voleva mandare a puttane il suo futuro, quindi adesso smettiamola e basta. Sono stanco”, si alzò dalla sedia.

“Okay, okay...” alzò le mani, “non la difendo, ti faccio solo capire che non ha fatto nulla di diverso da quello che hai fatto tu”.

Ryan continuò a camminare verso fuori: “Tanto non è tornata qui per me”.

“Non puoi saperlo se non le parli”.

Il biondo si girò: “magari più avanti, okay? Adesso c'è Alexandra con me, ricordi? Non posso mandare la mia relazione all'aria solo per una supposizione”.

“Quindi ti importa...” Kyle sorrideva.

“Non l'ho mai detto. Buonanotte imbroglione”, ed uscì dalla cucina.

 

 

La mattina arrivò in fretta, Strawberry aveva dormito male e alle 8.30 del mattino si rese conto di non aver niente da fare per l'intera giornata.

Le squillò il cellulare per poco attimi, segno che le fosse arrivato un messaggio:

''vieni al locale a darmi una mano in cucina? -Kyle''.

Pochi secondi dopo un altro sms: ''se non hai niente da fare, chiaramente''.

Sorrise, certo che sarebbe andata!

Come cameriera non poteva lavorare, si era licenziata e non aveva il permesso del capo per poter svolgere quella mansione, quindi si limitava a dare una mano in cucina, rimanendo lontana da occhi indiscreti.

Indossò i pantaloni che preferiva di più, erano comodi e non stringevano troppo sulla pancia, cosa che ultimamente odiava, essendo ingrassata di qualche chiletto.

Una maglia comoda e non troppo aderente ed era pronta.

“Mamma vado al locale, okay? Ci vediamo stasera”.

“Stai attenta per le strade, tesoro!” urlò sua madre prima che la porta si richiudesse.

 

 

Il locale già a quell'ora del mattino era pieno di clienti, la maggior parte erano studenti, ma anche uomini e donne d'ufficio facevano parte della vasta clientela del caffè mew.

“Buongiorno principessa”, Kyle la salutò sorridendole. “Oggi Lory non c'è, e come ben sai Pam è in giro per lavoro... siamo un po' accorti di personale”.

Strawberry annuì, rimboccandosi subito le maniche.

“Penso ai tavoli? Non ho l'uniforme però...”

“No, mi aiuti in cucina, alla sala pensano Paddy e Mina. Oggi è sabato e la piccola non ha la scuola, quindi è qui anche per il turno mattutino”.

“Mina lavora?”. Le sembrava quasi una battuta. Per tutto il tempo in cui erano rimasta a lavorare lì dentro, non l'aveva mai vista muoversi dalla sedia. Sempre a sorseggiare tè. Cosa aveva poi di così speciale, Strawberry non lo sapeva. A lei non piaceva il tè.

“Strano ma vero”, il moro ridacchiò tra sé.

Strawberry sorrise, aiutandolo a montare la panna che gli sarebbe servita per farcire una della sue buonissime torte.

La crema pasticcera poi, aveva un profumo talmente buono che l'avrebbe mangiata tutta.

“Hai fatto colazione?, Kyle di asciugò le mani appena lavate e si voltò verso Strawberry, intenta a togliere un po' di farina sul bancone.

Scosse la testa. “No, sono uscita di casa appena mi hai mandato il messaggio”.

“Male, devi mangiare”, si avviò verso il frigo tirando fuori una di quelle enormi torte alle fragole che lei adorava veramente tanto.

Le brillarono gli occhi, non appena Kyle le mise di fronte un enorme fetta.

Era risaputo quanto Strawberry adorasse i dolci, soprattutto quelli alle fragole... andava pazza per le fragole.

I suoi genitori non potevano azzeccare nome più adatto a lei.

La sua gioia, però, duro poco.

Fu colta da una sensazione sgradevole che la costrinse a correre in bagno, per evitare che rimettesse anche l'anima in cucina, tra le cose che poi andavano serviti ai clienti.

Per poco non andò a smettere contro Ryan, che la seguì con lo sguardo fino a vederla sparire nei bagni degli spogliatoi.

“Che le prende?”, aveva domandato a Kyle, che ne sapeva quanto lui.

Il moro scosse la testa confuso: “forse ha un sapore sgradevole?”, assaggiò la torta ma secondo lui era tutto apposto.

“No, non l'assaggio e non ci provare”, Ryan non gli diede neanche il tempo di formulare un pensiero, che subito lo bloccò. “E poi, che ci fa lei qui? Non mi risulti che lavori ancora con noi”.

Il ragazzo più grande fece spallucce. “Mi serviva una mano in cucina”.

Il biondo sospirò pesantemente. Non avrebbe mai smesso di fare cupido.

“Piuttosto, vai a vedere come sta? Io sono impegnato qui”.

“Non mi importa”. Si portò le mani dietro la testa.

“Ryan”, lo riprese a mo di rimprovero. “Per favore, ci sarei andato io, ma non posso”.

“Sei insopportabile”. Il ragazzo si alzò. “Ma se litighiamo, non è colpa mia”.

“Devi solo vedere come sta”.

Il biondo non rispose, uscendo dalla cucina per dirigersi in bagno.

Bussò: “Tutto okay?”.

Non parve preoccupato più di tanto, conosceva Strawberry e quanto fosse golosa. Sicuramente aveva mangiato qualcosa che le aveva fatto male, e quelle erano le conseguenze.

La aspettò uscire, cinque minuti dopo dalla sua domanda, era abbastanza pallida.

La guardò, in attesa di una risposta.

“Sì, scusa io...”, si portò una ciocca ribelle dietro l'orecchio, “sto bene... grazie per...”

“Ringrazia Kyle, non me”. E iniziò ad avviarsi.

“Ryan...”, quasi lo sussurrò. Per un attimo sperò che il ragazzo non la sentisse, ma quando si ritrovò i suoi occhi azzurro cielo fissarla, capì che era tardi.

“Mi dispiace...”.

Il biondo la fissava torturarsi le mani, era tipico di Strawberry. Essere costantemente in imbarazzo.

“Io sono tornata perché...”

“Perchè?”, sembrava incitarla a parlare, ma non le diede il tempo, “te lo dico io perché, Strawberry. In poche parole con Mark non è andata, quindi hai deciso di tornare, ovviamente che fai? Ti presenti qui perché speri in... non so che cosa da parte mia. Adesso mi chiedi scusa perché speri che tutto torni come prima. Sbaglio, Strawberry?”.

La vide abbassare gli occhi e quindi continuò: “ma sai che c'è? Non penso tornerà mai come prima. Te ne sei andata, con lui, dopo aver passato la notte con me. Come pensi che mi sia sentito? Come pensi che...” inspirò profondamente, iniziava ad alzare la voce, ma non era quella la sua intenzione. “Sai che c'è? Sei egoista, lo sei sempre stata. Me ne rendo conto adesso. Hai scelto la via più semplice. Avevi paura? Anche io ne avevo. Sono consapevole di non sono facile, ti dicevo sempre che sono complicato, che probabilmente molte volte non saresti riuscita a capirmi. Ma nonostante ciò hai rinunciato”.

“Ryan ascoltami io... sono qui perché...”

“Nemmeno un messaggio, Strawberry. Te ne sei andata senza neanche un messaggio”

“Nemmeno tu mi hai più cercata”.

“E perché avrei dovuto? Dopo essere stata con me, te ne sei andata con lui. Era chiaro come messaggio, no? Per l'ennesima volta io ero quello sbagliato”. Non aveva più voglia di discutere. Più parlava e più gli faceva male.

“Sei stato tu a lasciarmi per primo!”, adesso era lei ad urlare.

Ryan la fulminò, facendola rabbrividire solo con lo sguardo.

“Sai bene perché sono andato via. Ti ho chiesto perdono mille volte!”.

Strawberry rimase in silenzio. E Ryan continuò: “volevi mandare il tuo futuro a puttane, per me! Sapevo quanto ci tenessi all'università, a laurearti e trovare il lavoro dei tuoi sogni! Non puoi biasimarmi perché ho voluto il meglio per te!”.

“Ma ti amavo, Ryan! Mi hai lasciato con la consapevolezza che avrei sofferto come un cane!”.

“Ti amavo anche io. Per questo sono andato via. Magari un giorno lo capirai, Strawberry”. Chiuse il discorso, non voleva più discutere con lei. Non ne vale la pena. Non capiva.

“Ho comunque mandato tutto a puttane”, disse, facendolo bloccare sulla soglia, prima che uscisse definitivamente dal suo campo visivo. Non si voltò, aspettando che parlasse ancora. Ma non lo fece.

Andò via, lasciandola da sola.

 

 

Ciao ragazzeeeee.... eccomi tornata. Come va?

Questo è il secondo capitolo. Finito alle 01.49 di notte! Evvivaaaa!

Spero vi piaccia... che ne pensate, troppo lungo? Fatemi magari sapere se farli più corti, o se modificare qualcosa sul mio stile di scrittura. Accetto tutto, vorrei agevolare la vostra lettura il più possibile.

Detto ciò, ancora grazie per aver seguito anche questo capitolo.

Un bacio grande e alla prossima! <3

P.S. Al solito perdono per gli errorini di battuta e non.

Ho poco tempo per rileggere molte volte, il lavoro purtroppo mi chiama. Ma spero vi piaccia lo stesso!

  
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