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Autore: cristal_93    26/08/2018    2 recensioni
[Alcuni di questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di di Cassandra Clare. La storia è ambientata tra il terzo e il quarto libro di The Mortal Instruments. *Spoiler * da Cronache di Magnus Bane e Le Origini. La protagonista e, più avanti, anche altri personaggi, appartengono a me in qualità di Original Characters; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro]
A Brooklyn, dimora di una delle più grandi concentrazioni di Nascosti del mondo, presto farà la sua comparsa una ragazza proveniente dal lontano Oriente. Il suo nome è Yumi, ed è una strega, figlia di un demone e di un umana, ma è diversa da tutti i suoi simili, e nasconde un grande segreto. Ha viaggiato in lungo e in largo per molto tempo prima di raggiungere la Grande Mela, dove vive l'unica persona in grado di aiutarla. Ma la meta, pur essendo così vicina, in realtà è ancora molto lontana. E Yumi si ritroverà a combattere una dura battaglia, sia contro sè stessa, in cui dovrà scegliere se rivelare il proprio segreto o andare contro i propri principi morali e contro il proprio passato.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Catarina Loss, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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L’esperienza non è ciò che accade ad un uomo. E’ quello che un uomo fa con ciò che gli accade
Aldous Leonard Huxley
 
 
Gli amici si dicono sinceri, ma in realtà sinceri sono i nemici. Si dovrebbe quindi utilizzare il biasimo di questi ultimi, come una medicina amara, per conoscere se stessi
Arthur Schopenhauer
 

 

Yumi guardò andar via Layla, lieta di essersi finalmente liberata di lei, ma quando si voltò Alec era ancora lì. Lui evitò il suo sguardo mordicchiandosi il labbro inferiore come se ora che aveva risolto l’emergenza non sapesse più cosa fare. La strega incrociò le braccia e attese una qualunque reazione che però non arrivò. Yumi allora si risedette e riprese a mangiare.

« Non hai demoni da cacciare, Nascosti da tiranneggiare, leggi da imporre? » disse con noncuranza.

Se quel ragazzino stava aspettando che lei lo ringraziasse avrebbe atteso invano. Yumi dubitava che l'avesse fatto per lei, quindi non c'era alcun motivo di essergli grata. Era già la seconda volta però che quel Nephilim l'aiutava, forse non voleva andarsene perchè pensava che le servisse ancora aiuto... o forse voleva regolare i conti con lei ma non aveva idea di come cominciare.

« No… » mormorò Alec continuando a tenere lo sguardo basso.

« E allora sparisci dalla mia vista ».

« Non prendo ordini da te » .

« Ti stavo solo invitando a levarti di mezzo, non vorrei dover spiegare alla tua mammina come mai il suo bambino non è tornato a casa per l’ora della nanna » ribatté Yumi ficcando con tale forza la forchetta nell’insalata che sentì l’impatto dell’acciaio contro la porcellana.

Alec alzò finalmente gli occhi, ma invece che su quelli di Yumi il suo sguardo si fermò sul petto di lei, e la sua espressione divenne ostile. La Nascosta se ne accorse e s'infuriò:

« Solo perché non sono formosa come tua sorella non significa che tu debba farmi la radiografia al petto come se avesse appena sparato raggi demoniaci! ».

Alec la guardò molto seriamente:

« Ci provi proprio gusto ad andartele a cercare? ».

« Sei tu il pervertito che mi sta fissando con due occhi grandi come piattini da caffè ».

« Non ti sto guardando il seno! ».

« Se allora stai cercando un pretesto per spingermi a spogliarmi e vedere il mio marchio degli stregoni, ti avverto che non attacca ».

Alec strinse forte la freccia e la usò per indicare il petto di Yumi.

« Oltre a ribellarti agli Accordi, devi per forza causare altri guai? Perché hai l’immagine di un demone sui vestiti? ».

Teatrino della propaganda critichiamo-i-gusti-di-Yumi parte 2, azione pensò Yumi. Fece una smorfia sprezzante indicando il ragazzo:

« Non vedo perché dovrei ascoltare consigli di moda da signor maglietta-usurata-risalente-al-Mesozoico ».

« C’è poco da ridere, strega ».

Il tono arrabbiato e l'epiteto resero guardinga Yumi. Capì che il giovane impetuoso e insicuro di pochi secondi prima aveva appena lasciato il posto allo Shadowhunter, che questi non aveva alcuna voglia di scherzare e che avrebbe fatto il suo dovere senza farsi intimidire da lei.

« E’ forse una magia degli stregoni? » disse Alec. « Tenere un demone sigillato nei vostri abiti vi permette di chiamarlo in caso di necessità? Le evocazioni di demoni non sono autorizzate se non dietro direttiva del Clave, se proprio devi farlo almeno cerca di nasconderlo invece di essere così evidente ».

Yumi ammirò il suo zelo, ma di tutte le supposizioni e le critiche ricevute per i suoi gusti in fatto di abbigliamento, quella era la più fantasiosa e ridicola che le fosse mai capitata di sentire. Quasi le dispiaceva sgonfiare il rigoroso senso del dovere di quel giovane Nephilim e farlo vergognare di aver preso uno smisurato granchio.

« Faresti meglio a informarti seriamente sulla cultura dei mondani, o rischierai di uccidere inutilmente qualcuno, prima o poi » disse cercando di mantenere il controllo e non sembrare ridicola.

« Cosa c’entra, adesso? ».

« C’entra eccome, e se non sai niente del mondo che ti circonda almeno dovresti cercare di non darlo a vedere così evidentemente ».

Alec inspirò profondamente dilatando le narici come se stesse cercando di contenere la rabbia.

« Perché vai in giro con un demone sugli abiti? » ripetè.

« E’ perfettamente inutile spiegarlo a qualcuno che non ci capirebbe un’acca neanche illustrandoglielo per filo e per segno ».

Alec strinse la freccia nel pugno sentendosi bruciare dalla rabbia e dalla vergogna. Aveva passato tutta la serata a immaginare una possibile conversazione con lei, si era preparato mille scenari in cui si era immaginato abbastanza sicuro di sé; come al solito, però, nella realtà niente di quello che aveva ipotizzato si era avverato. Ora che poi Yumi era davanti a lui in carne e ossa, Alec si sentiva la gola secca e lo stomaco di piombo: davvero non gli importava che Yumi fosse gentile nei suoi confronti, ma aveva pensato che lei non avrebbe avuto riserve, che non si sarebbe curata di ferirlo pur di fargli capire come funzionavano certe cose se lui glielo avesse chiesto … e invece a quanto pareva era stato di nuovo deluso.

Nelle sue fantasticherie poi non aveva tenuto conto delle emozioni  contrastanti che provava in quel momento e degli occhi di Yumi che lo scrutavano rabbiosi come se l’animale che era in lei (qualunque esso fosse) si trovasse appena sottopelle aspettando un minimo pretesto per sostituirsi all’umana. Tutti quei dettagli non facevano che aumentare la soggezione di Alec, che si sentiva frustrato e confuso: perché quella strega lo faceva sentire come se lui avesse sbagliato qualcosa di cui però non si rendeva conto? Era stato uno sciocco anche solo a considerare l'idea di poter sostenere un confronto con lei, non avrebbe nemmeno dovuto provarci. Si chiese se fosse il caso di dare retta a Yumi e andarsene prima di essere umiliato ancora di più, ma le sue gambe non sembravano dello stesso parere del suo cervello e si ostinavano a rimanere immobili…perché forse sapevano che il loro padrone non voleva davvero andarsene.

« Ehilà, c'è nessuno ? » disse Yumi sventolandogli la mano davanti agli occhi.

Alec si riscosse ma continuò a guardare i vestiti di lei con disprezzo come se, da un momento all’altro, quello strano e  tenebroso demone bianco dagli occhi rossi avesse preso vita. Se davvero era opera dei mondani, allora aveva una ragione in più per disprezzarli. Aveva sempre pensato che fossero degli stupidi, ma questo era veramente il colmo; già gli Shadowhunters avevano grossi problemi a distinguere chi aveva cattive intenzioni da chi non ne aveva, non avevano certo bisogno di altra confusione per poter fare il loro lavoro.

« Cos’è quell’espressione sconvolta, pensavi forse che gli stregoni fossero tutti bambolotti inamidati e incipriati come il tuo ragazzo? ».

Visto che il giovane non rispondeva e continuava a scrutare la sua maglietta con ostilità, Yumi si arrese prima che la situazione degenerasse:

« E’ il personaggio di un manga giapponese, se proprio vuoi saperlo. E se non sai cosa sono i manga- ».

« So benissimo cosa sono » la interruppe duramente Alec.

Yumi rimase perplessa dalla sua aggressività.

« Se lo sai bene allora smettila di insistere e torna ai tuoi doveri di soldatino cherubino » e ricominciò a mangiare come se lui non ci fosse.

Di nuovo però Alec non sembrò intenzionato ad andarsene, e Yumi sospirò esasperata:

« Oltre a essertelo bevuto, il caffè ti è entrato anche nelle orecchie? ».

Il giovane sobbalzò.

« Come sai che ho bevuto caffè? ».

« Ah bene, allora il tuo apparato uditivo non è così danneggiato come temevo » sbuffò lei rimestando un’insalata che, se continuava di questo passo, sarebbe diventata poltiglia marcia invece che trovare un posto nel suo stomaco, in cui comunque la dogana aveva ormai chiuso definitivamente i battenti.

« Rispondimi » insistette il ragazzo.

« Per lo stesso motivo per cui sapevo che i tuoi hanno divorziato ».

« L’hai sentito dire? ».

« No agnellino che puzza ancora di latte, semplicemente perché sono attenta. Odori di caffè, e oggi ho notato la runa infranta sul braccio di Maryse ».

« Conosci le nostre tradizioni? ».

« Penso di conoscerle molto meglio di quanto non le conosciate voi » e sfiorò appena con gli occhi il petto del ragazzo, lì dove immaginava essere la sua runa parabatai.

Alec non se ne accorse, troppo impegnato com’era a guardare colpito la strega.

«  Bisogna per forza essere Shadowhunters per sapere osservare? » sbuffò di nuovo lei.

« No, però… ».

« ...ti sembra strano che ciò che pensavi fosse limitato alla vostra gente possa invece essere alla portata di chiunque » .

Alec arrossì ma annuì. Yumi sospirò e si grattò la testa.

« Hai ancora molto da imparare ragazzino, e faresti meglio a rendertene conto e porvi rimedio al più presto prima di cadere nello stesso errore di tua madre ».

« Mia madre non è il principale problema ».

« Infatti, lei ne è una parte, il resto è tutta la vostra gente nel suo intero ».

Alec le afferrò furioso il polso, ma Yumi lo torse e si liberò dalla presa, prese il giovane per la maglia e lo sbatté sul tavolo, afferrò la forchetta e la puntò alla gola di Alec.

« Nel caso ti fossi dimenticato di averlo detto, io non sono il tuo ragazzo. Ho imparato molte lingue nel corso della mia vita, ma non vorrei dover ricorrere a tutte pur di imprimerti il concetto ».

Alec era troppo sorpreso dall’abilità di lei per spiccare parola. Yumi fece una smorfia e lo lasciò andare, senza però posare la forchetta. Il Cacciatore non si rialzò subito e rimase sdraiato ancora un po' prima di riuscire a tirarsi su con molta cautela senza però perdere di vista la Nascosta.

« Fin dove sai spingerti? » chiese stupito.

« Scoprilo con le tue forze invece di perdere tempo a fare domande, non ci sarà sempre qualcuno inodorarti la pillola ».

Alec si morse le labbra ma non ribatté. Si chinò invece a recuperare la freccia caduta senza degnare Yumi di alcuna attenzione. La Nascosta ne approfittò per dare una veloce occhiata intorno, e così scoprì l'arco del ragazzo posato su un tavolo poco distante dal suo. Corrugò la fronte, perplessa: perché Alec avrebbe commesso una sconsideratezza simile? Era stato così frettoloso di correre in suo soccorso da non rendersi quasi conto di quello che faceva? Perché poi era intervenuto, e da quanto tempo la stava spiando? Il giovane tornò a guardarla e lei fece finta di niente: non erano problemi suoi se si era scavato la fossa con le proprie mani, ma non essersi accorta della sua presenza era oltremodo frustrante. Ora c'era solo da capire se anche lui se n'era accorto e se capiva o meno in che razza di guai si era cacciato.
 
« Perché ti trovavi qui? » disse Yumi incrociando le braccia.

« Non sono affari tuoi ».

La strega inclinò la testa da una parte all'altra e guardò soprappensiero il locale.

« Avevi bisogno di silenzio? ».

Alec aggrottò le sopracciglia e si guardò intorno perplesso: non c’era la confusione del Pandemonium ma nemmeno c'era silenzio di tomba.

« Se avessi voluto silenzio mi sarei chiuso in camera mia, qui non ce n'è affatto » disse guardando la Nascosta come a chiederle se erano le sue, di orecchie, ad avere dei problemi.

« Ci sono altri tipi di silenzio, Shadowhunter » disse secca Yumi.

« E a quale ti riferivi, allora? ».

« Al silenzio come assenza di voci conosciute ».

Alec rimase a bocca aperta.

« Sì...cercavo quel silenzio » ammise.

« E ti ha portato consiglio? ».

« Non proprio...».

« Bè, non sono fatti miei e nemmeno voglio che lo diventino. Torna pure al tuo tavolo a fare quello che stavi facendo prima di rispondere alla segnalazione di codice D.I.D.(1*) e fai finta che io non esista ».

« E' impossibile ».

« Le occhiate di fuoco di Layla ti hanno fuso le suole delle scarpe e ora sei inchiodato al pavimento? ».

« E' impossibile far finta che tu non esista ».

Yumi assottigliò lo sguardo.

« Dovresti ponderare meglio quello che dici, il tuo ragazzo potrebbe ingelosirsi ».

« Lui non c'è, e considerato quanto sia in credito nei miei confronti e visto che lui è il primo a nascondermi le cose, non credo proprio che gli lascerei aprire bocca ».

« Rettifica, ho la sensazione che sia tu quello geloso ».

Alec arrossì ed evitò il suo sguardo.

« Non ti riguarda ».

« Le parole non servono, il tuo corpo sta parlando da solo ».

Alec si morse il labbro superiore e inspirò profondamente per calmarsi e non darla vinta alla strega, anche se, purtroppo, ci aveva azzeccato. Sentì divampare la frustrazione: ecco che stava succedendo di nuovo, ecco che una persona estranea sembrava leggerlo e capirlo molto meglio di quanto non avessero fatto i suoi genitori finora.  Perchè quello che non era evidente agli occhi di chi lo aveva messo al mondo doveva esserlo per qualcuno che non lo conosceva affatto?

« Non devo tenere conto a te di come gestisco la mia vita » rispose seccato.

Yumi si mise davanti ad Alec e si appoggiò al tavolo . Non pensò nemmeno per un secondo di invitare Alec ad accomodarsi, non avrebbe ripetuto lo stesso errore commesso con Layla. Non sarebbe stata nemmeno comprensiva: appena avesse trovato il tasto dolente da premere, avrebbe insistito finché quel giovane non si fosse arreso e se ne fosse andato; le importava ben poco se fosse arrivata a dargli ulteriori motivi per avercela con lei, tanto peggio di così non poteva andare. Sia che avesse cercato di rabbonirlo sia che avesse contribuito ulteriormente a farsi odiare da lui, poi, cos'erano dopotutto i discorsi di una Nascosta per uno Shadowhunter se non una perdita di tempo? E se lui di tempo ne voleva perdere lo stesso, allora lei lo avrebbe fatto pentire di non averle dato retta:

« Ero seria quando dicevo che non ho problemi a sapere uno Shadowhunter e uno stregoni innamorati... ma pensavo che il vostro fosse un rapporto sincero! ».

Con sua grande sorpresa, Alec rispose mortificato:

« Mi dispiace » .

Yumi aggrottò le sopracciglia: non era certo quella la risposta che si era aspettata di sentire.

« Ma che fai? Io non sono nessuno per te, perché dovresti scusarti? ».

« Perché ho capito quanto tu ne abbia interesse ».

Roba da matti pensò sconvolta Yumi scuotendo la testa.

« Da quant' è che sei qui? » disse cercando di dirottare la sua attenzione.

« Da prima che tu arrivassi. E no, non ero abbastanza vicino da sentire cosa dicevi, ma è stato difficile ignorare le tue urla ».

« E sei intervenuto per impedirmi di ammazzare quei due? ».

« Sono uno Shadowhunter, stavo solo facendo il mio lavoro » .

« Ora mi verrai a dire che non era nelle tue intenzioni intrometterti? ».

« Non quella iniziale ».

« E per quale motivo saresti rimasto a guardare? Speravi di cogliermi con le mani nel sacco in qualcosa di losco ? ».

« Io...non lo so...».

Yumi rimase sbalordita dalla sua sincerità, come riusciva a essere così ligio al dovere ma al tempo stesso così genuino? Nel crescere la sua pianta avevano forse usato concime naturale invece delle solite sostanze chimiche?

« Bene, spero che tu ti sia divertito. Se ti va male come Shadowhunter puoi sempre optare per la carriera di spia, anche se dovresti stare attento a non buttarti così precipitosamente nelle situazioni ».

Alec sembrò raccogliere i propri pensieri, sospirò e poi la guardò affranto:

« Perché sei così? » e prima che lei potesse rispondere, specificò: « Perché combatti anche se sei una strega? » .

Yumi batté le palpebre, stranita per quel drastico cambio di argomento ma anche, di nuovo, dall'ingenuità di lui: era una strega che per poco non aveva menomato un suo simile, a momenti ammazzava Maryse, i Nascosti avevano per lei un interesse che sarebbe potuto andare a danno degli Shadowhunters...e ciò che ad Alec premeva maggiormente era sapere perché lei era una guerriera anche se mezzodemone? Quel ragazzo era davvero strano. Fece per rispondergli, ma notò i suoi occhi guizzare da una parte all'altra del locale, specialmente in direzione della porta.

Iniziò a insospettirsi: Alec temeva forse che qualcuno dei presenti andasse a fare la spia al suo ragazzo e che Bane arrivasse e lo trascinasse via a forza? Erano le controindicazioni dell'essere fidanzato con un pezzo grosso, non poter avere una vita all'infuori della loro relazione ed essere costantemente seguito da telecamere e guardie del corpo pronti a riferire anche il più piccolo battito di ciglia? O forse invece...si aspettava di veder entrare qualcuno, sì...ma di più ufficiale, e il motivo per cui si stava trattenendo lì con Yumi era solo per guadagnare tempo e impedirle di filarsela.

La strega fece una smorfia: ora si spiegava tutto. Quasi provava pena per quel povero illuso, davvero la credeva una sprovveduta? Non c'era niente di male però a fargli credere di esserci cascata e di stare al suo gioco per un po', appena fosse giunto il momento propizio se la sarebbe filata. Si chiese poi se il motivo dei capelli colorati di Bane, oltre che una questione di moda, non fosse anche un modo per nascondere i capelli bianchi che quel ragazzo sicuramente gli faceva venire.

« Non ho una vera ragione » disse secca . 

Alec notò la sua espressione e quasi si pentì di averglielo chiesto. Sembrava però più stanca che arrabbiata , come se quello fosse un discorso ripetuto allo sfinimento, cosa che, trattandosi di Yumi, Alec non faticava a crederlo.

« Avere dei poteri non significa esserne dipendenti. In ogni caso, non è che abbia potuto dire al destino “ no, aspetta, fermati, non puoi farmi vivere questa esperienza, non fa parte del pedigree della mia razza! “, le circostanze della vita non stanno mica a guardare il sangue o l'etnia. Le cose spiacevoli accadono, che ci piaccia o no, ma siamo solo noi a decidere come far fronte ai disagi e se lasciare che ci dominino o meno ».

« E' un ragionamento che ti fa onore » disse sinceramente colpito Alec.

A Yumi venne quasi lo sconcerto a vederlo illuminarsi di fronte alla sua risposta, certo che per essere un ingenuo sapeva recitare bene la sua parte.

« Sembra che sia la prima volta che lo senti dire ».

« Bè, da quello che conosco di Magnus so che vive la sua magia in modo molto diverso, ma voi due siete come cane e gatto, quindi non mi sorprende ».

Yumi inarcò un sopracciglio e lo guardò sospettosa.

« Perché mi guardi così? » fece Alec, incerto.

« Era per caso una battuta, quella? ».

« N-No, era solo...mi dispiace ...».

Yumi fece una smorfia che dissimulò una risata. Alec sopirò, appellandosi all'Angelo e chiedendogli perché dovesse sempre avere a che fare con persone così particolari nella sua vita, ma fu lesto a riprendersi:

« Siete fin troppo diversi: lui si lamenta degli Shadowhunters, è vero… ma almeno non va apertamente contro gli Accordi ».

Il sorriso di Yumi si spense e lei si accigliò: ecco che finalmente Alec aveva deciso di giocare a carte scoperte. Non era durato molto con la sua recita però, era stato il più misero tentativo di guadagnare tempo mai visto prima. Con una naturalezza simile, come facesse quel giovane a essere ancora vivo era un mistero. Il pensiero di lui che si accucciava terrorizzato davanti a un demone facendogli gli occhioni dolci per dissuaderlo a fargli del male faceva quasi ridere.

« Lo trovi così divertente?! » esclamò arrabbiato Alec notando la sua espressione.

« Affatto, ci sarebbe solo da piangere! ».

« Hai aggredito il capo dell'Istituto di New York, sei andata contro gli Accordi, hai ferito il Sommo Stregone di Brooklyn; avrei più di una buona ragione per portarti a Idris e farti processare dal Clave ».

« E perché non l’hai ancora fatto invece di perdere tempo a chiacchierare? ».

Alec esitò come se l'avesse colto di sorpresa.

« Non...lo so ».

Yumi non gli credette neanche per un secondo.

« Forse speravo di poter ragionare con te...minacciarti non sarebbe servito a niente » aggiunse il giovane.

« Bene, uno a zero per te, ma non montarti la testa solo perché pensi di avere il controllo della palla » .

Alec stava iniziando ad avere il mal di testa nel cercare di venire a capo ai discorsi di Yumi. Per un attimo rimpianse di non essere in buoni rapporti col Diurno e di non essersi fatto spiegare un paio di cose, ma si appuntò mentalmente di chiedere  delucidazioni a lui o a Clary la prossima volta che li avrebbe visti.

« Ti rendi conto o no della situazione in cui ti sei messa? Io potrei anche lasciar correre, ma puoi star certa che mia madre non farà altrettanto ».

« E perché vorresti lasciar correre? »

. Alec non rispose. Yumi cercò una qualsiasi spiegazione che giustificasse le sue parole, ma più ci pensava più non riusciva a venirne a capo. Pensarci troppo non sarebbe servito a niente, quindi non le rimaneva altra alternativa che continuare a battere il ferro finché era caldo sperando che prima o poi Alec si decidesse di vuotare il sacco di persona:

« Io non sono un mollusco capace solo di attaccarsi agli scogli con tutte le forze per evitare di essere trascinato via dalle onde, e vorrei proprio sentirti dire una singola buona ragione per cui non dovrei difendermi da chi mi minaccia ».

Dentro di Alec, il suo lato razionale e quello emotivo facevano a pugni per prevalere l'uno sull'altro, con quello razionale che urlava di fare il suo dovere, di mettere a tacere quella strega e trascinarla davanti al Clave per processarla; come poteva però farlo quando non aveva niente con cui farlo valere, come poteva imporre la legge a quella Nascosta senza darle ragione e sembrare un carceriere? Come gli si poteva anche solo chiedere di imbrigliare una persona così autentica come Yumi? Lei era uno spirito selvaggio, era impossibile imprigionarlo; come sperava di competere con lei, lui che si sentiva da tutta la vita come se fosse legato da pesanti catene impossibili da far sparire, non importa l'essere riuscito a distruggere qualche anello?

« Tu sei molto in gamba, è normale guardarti e desiderare di averti dalla propria parte, saresti una valida alleata...».

Yumi lo fulminò con gli occhi. Alec impugnò d'istinto la freccia con entrambe le mani, ma Yumi sbuffò e scosse la testa.

« Se qualcuno mi vuole dalla sua parte è perché ha paura di me, perché non mi faccio comandare da nessuno; avermi dalla propria parte darebbe un'illusione di controllo ».

Alec moriva dalla voglia di dire che rispettava il suo rifiuto, ma il suo senso del dovere prevalse sul lato emotivo:

« Noi cerchiamo di far rispettare gli Accordi e di proteggere la gente, non imponiamo con la forza ai Nascosti di aiutarci ».

« Costringere qualcuno ad adempire ad un ordine tirando in ballo le vostre leggi se dovesse mostrarsi reticente per te è sinonimo di “ non imponiamo con la forza il nostro volere “ ? E quando incontrato un osso duro che fate, vi armate di segugi al guinzaglio e andate a stanarlo nella sua tana riservandogli poi un posto omaggio nelle vostre Wunderkammer? ».

« Cosa sarebbero?... ».

Yumi si massaggiò la fronte, trasse un profondo respiro e guardò sconsolata Alec:

« Non parlavo tanto per insultare Maryse quando dicevo che dovreste abbassare lo sguardo dal cielo da cui pensate di venire e di guardare più in basso, all'altezza delle altre persone che camminano sullo stesso suolo che calpestate voi. Come pensate di poter proteggere un mondo che nemmeno conoscete? E come potete pretendere che gli altri smettano di essere sé stessi solo perché non lo sono nella misura in cui lo vorreste voi? Dovremmo mettere in pausa tutto il mondo e vivere solo quando voi vi svegliate e ne avete bisogno? Non accetto che sia un foglietto firmato da emeriti sconosciuti senza interpellare nessuno a definirmi : io sono io, prendere o lasciare ».

« Il tempo non è dalla nostra parte come per voi immortali, non ne abbiamo da sprecare » ribatté Alec infastidito.

Yumi lo guardò riflessiva e il giovane guardò verso l'entrata del locale come una sorta di tic nervoso, anche se stavolta fu più per sfuggire allo sguardo di lei che, anche se non adirato, gli metteva ugualmente i brividi.

« Credi che sia solo questione di questo? » disse Yumi con calma.

« B-bé, sì. Voglio dire...» .

« Abbassa le barricate, non sei del tutto in torto. Per quanto mi riguarda, è così solo in parte: come mezzosangue ho sempre ritenuto doveroso conoscere il più possibile di entrambi i mondi che mi compongono, anche se so bene che non arriverò mai a conoscere davvero tutto  ».

« Non ci avevo mai pensato...».

« Per voi è diverso perché siete accecati dalla vostra metà non umana e dimenticate sovente che le vostre radici partono anche da un comune mondano. Non che dalla nostra parte non ci siano altrettanti megalomani senza speranze... ».

Fece una smorfia e agitò la mano come se i suoi pensieri fossero stati condensa sulla finestra del suo cervello e tornò a focalizzare il giovane davanti a sé. Alec si morse le labbra e si guardò i piedi come se fosse spaesato e avesse le mani legate. Yumi sospirò di nuovo: in un mondo dove angeli alti diciotto metri donavano poteri agli umani ed esseri metà umani e metà demoni avevano la libreria stipata di volumi e gadget dei fumetti giapponesi , Yumi non credeva nell'esistenza di divinità. Malgrado questo, in quel momento si sentì molto affine a Hecate, la divinità degli incantesimi e delle stregonerie rappresentata coi volti di una bambina, di una giovane donna e di un’anziana insieme; passato, presente e futuro uniti in una sola figura. Con Catarina si era ritrovata a essere la Donna, mentre con Layla era stata la Bambina; cosa l'avrebbe fatta diventare ora, quel Cacciatore? Di nuovo Bambina, di nuovo Donna, la Vegliarda… o tutte loro insieme?

 
 
« Magnus non approva davvero gli Accordi, ma lui almeno li rispetta e fa sì che vengano mantenuti » disse ancora Alec.

Yumi alzò gli occhi al cielo.

« Bane è il Sommo stregone di Brooklyn; io non sono nessuno , non devo rispondere dei suoi stessi obblighi ».

« Non è vero » disse deciso Alec.

« Come hai detto? ».

« Anche se non sei un Sommo Stregone, verso la tua gente non hai meno impegni di quanti ne abbia lui. Ho avuto modo di vederlo coi miei occhi: tu sei una personalità non indifferente per i Nascosti, forse anche più di quanto lo sia Magnus ».

« E sei ancora qui per questo, per cercare di » virgolette con le dita « accaparrarti la considerazione di questa Nascosta considerevole e guadagnarti un nulla osta che ti renda immune dalla sua rabbia? O per rendermi innocua perchè non costituisca più una minaccia per legge o peggio ancora per te e il tuo ragazzo? ».

« Non lo so perché sono ancora qui, ma so che non è per quello che immagini tu. E provarci comunque non servirebbe a niente, giusto? ».

« Hai detto bene ».

Alec sospirò affranto, ma pur se affaticato a star dietro ai discorsi di Yumi senza perdersi per strada, la strega, notò Alec,  non parlava per dare aria alla bocca e non lo faceva con il classico tono di superiorità di chi la sa lunga e non vede l'ora di dimostrarlo, ma solo perché era quello che pensava lei e non aveva timore a esporlo.

Da parte sua, la Nascosta si stava stupendo da sola per la facilità con cui stava dando corda a quel giovane, se continuava così avrebbe finito per strozzarsi.  Il Cacciatore però sembrava davvero interessato a quello che diceva, non si stava forzando nel farlo. Oltre che ingenuo, forse era anche facilmente impressionabile e malleabile ; se Yumi fosse stata davvero meschina avrebbe anche potuto pensare di sfruttare la cosa, ma tutto ciò che voleva era che chi il giovane stesse aspettando arrivasse e ponesse fine a quella seccatura cui si stava sottoponendo.

Detestava dover aspettare il pericolo invece di inseguirlo e affrontarlo: in natura le pantere aspettavano con pazienza che la preda arrivasse a tiro, magari anche facendo passare ore e ore interminabili prima di vedersi esaudite. Anche se nel corso degli anni era stata costretta a fare molta pratica a riguardo, Yumi non aveva mai condiviso appieno il modo di fare di quei magnifici felini: lei preferiva, come le tigri, seguire la preda, invece di perdere tempo ad attendere che arrivasse a lei.

« Chi era...quella mannara? » disse Alec guardando verso la finestra, anche se per il buio della strada era difficile riuscire a scorgere qualcosa.

« Nessuno di cui tu debba preoccuparti ».

Alec annuì soprappensiero e divenne meditabondo .

« Sento gli ingranaggi del tuo cervello lavorare freneticamente fino a qui, magari se mi dici cosa stai pensando forse posso lenirti il fastidio » disse Yumi sorprendendolo.

« Non ho chiesto il tuo aiuto, e comunque non vedo perchè dovrebbe interessarti se sto bene o meno ».

« Infatti non mi interessa, ma se aiutarti è l'unico modo per liberarti dallo stallo che ti tiene ancorato al pavimento e vederti sparire, allora posso sopportare il rischio » rispose Yumi con scherno.

La domanda che seguì però spense la sua baldanza come la fiamma di una candela:

« Tu che avresti fatto... se avessi avuto tra le mani la Coppa Mortale? ».

Una domanda da premio Oscar. Per l'ennesima volta Yumi si chiese perché quel ragazzo le stesse chiedendo quelle cose, anche se non erano solo le domande in sé a stupirla quanto il modo con cui lui gliele stava porgendo, come se... come se volesse conoscerla. Scosse la testa allibita: ma che andava a pensare? Se quel giovane la stava riempendo di domande era per riassestare l'equilibrio che lei aveva sconvolto (oltre che per aspettare che arrivasse chi di dovuto per consegnarla alla giustizia), non perché era davvero interessato a fare la sua conoscenza. Era pur sempre la strega che aveva aggredito delle persone che quel Cacciatore che amava, era assurdo credere che volesse conoscerla davvero. Pur se inaspettata, però, non era una domanda su cui Yumi non avesse riflettuto spesso, sapeva bene cosa rispondere:

« L'avrei riportata dai Fratelli Silenti ».

Fu il turno di Alec rimanere sorpreso questa volta.

« Ma così avresti perso la possibilità di mettere in difficoltà Valentine, e... ».

« ...e consegnarla ai Fratelli Silenti sarebbe stato inaspettato e imprevedibile oltre quello che avrebbe garantito un margine di sicurezza più alto che darla al Clave ».

« Ma perchè? ».

Yumi sospirò prima di rispondere, come se dirlo le costasse molto:

« Se Valentine avesse saputo che ero in possesso della Coppa, avrebbe ricominciato a darmi la caccia, e molte vite di Nascosti innocenti sarebbero state di nuovo sacrificate per causa mia. Non m'importa di quello che sarebbe potuto capitare a me... ma non mi sarei perdonata di coinvolgere qualcun'altro ».

« Sapevi che la Coppa ce l'aveva Clary? ».

« L'avevo sentito, sì. Ma avevo altre priorità ».

Alec la guardò in silenzio come a valutare  le sue parole e scegliere se crederle o meno.

« Sei una brava persona, Yumi » disse infine.

« Hai uno strano concetto di “brava” ».

« Non ho detto che sei una buonista. Sei intelligente, leale, molto coraggiosa e fai di tutto per proteggere i tuoi ideali, ma non per questo sconfini e tieni di poco conto la vita delle persone intorno a te ».

Yumi fece una smorfia: quel ragazzo era sorprendente. Era un guerriero che sapeva svolgere bene il proprio lavoro ma al tempo stesso era piuttosto insicuro, anche se aveva un buon cuore e arrivava a preoccuparsi persino di perfetti estranei. Provò un istintivo moto di tenerezza verso di lui che però riuscì a spengnere in fretta, e quando si rivolse ad Alec lo fece con lo stesso tono inflessibile che aveva usato fino a quel momento:

« Non esistono brave o cattive persone. Tu sembri un ragazzo gentile, ma esiteresti ad agire contro i tuoi principi e ad avere dei segreti per chi ami se questo volesse dire proteggerli? ».

« No » ammise il giovane. 

C'erano ancora domande che lo tormentavano e a cui avrebbe voluto tanto trovare risposta, ma di colpo scoprì che avevano perso la priorità avuta per tutta la giornata, e si guardò di nuovo intorno. Lì per lì Yumi meditò di girargli il collo in modo irreversibile , poi però iniziò anche lei a gettare occhiate sofferenti alla porta. Pur avendo passato gli ultimi minuti a sperare che Catarina  tornasse, ora più che mai desiderò invece che non scegliesse proprio quel momento per risorgere dai morti e rimanere coinvolta.

« Ti senti mai... combattuta tra il compiere il tuo dovere e proteggere chi ami? » aggiunse Alec.

« Spesso, purtroppo ».

« E... come fai a bilanciare le due cose? ».

« E’ difficile, e non sempre ci riesco » ammise Yumi con un sospiro.

« Ti capisco. Io cerco di far rispettare la legge... ma quando questa tocca le persone che amo è difficile... ».

Alec si portò una mano al petto e strinse la maglia tra le dita come se fosse infastidito.

« Prima consideravo le emozioni un impedimento, adesso invece mi accorgo che finora ho solo combattuto un nemico impossibile da sconfiggere ».

« Sei qui a parlare con me, non sei scappato quando ti ho aggredito e hai affrontato le tue insicurezze. Forse non sarà un segno definitivo ma è pur sempre qualcosa, è la prova che, anche se non hai il pieno controllo delle tue emozioni, non cerchi più di fuggirne ».

Alec sbattè le palpebre colpito, poi sorrise.

« Grazie, Yumi ».

« Mamma mia, stai iniziando a spaventarmi. Non hai niente di cui ringraziarmi, io ti ho solo esposto come la penso, mica volevo asciugarti gli occhi e rimboccarti le coperte ».

« Lo so, ma anche se brontolando hai comunque risposto alla mia domanda».

Yumi sgranò gli occhi sbalordita, non sapendo più cosa aspettarsi: essere ringraziata perchè ogni giorno si svegliava e usciva di casa? Sarebbe stato come ringraziare il sole per essere sorto e aver illuminato metà della Terra coi suoi raggi, era assurdo.

« E mi... dispiace per quello che ha detto mia madre ».

Yumi guardò il Cacciatore come se fosse impazzito, e con  enorme sconcerto  del ragazzo, scoppiò a ridere.

« Tu...sei...incredibile » disse Yumi tenendosi la pancia. « Invece di avercela con me per aver aggredito tua madre ti stai scusando con me per quello che ha detto lei ?!? Non pensavo proprio che gli Shadowhunters avessero il senso dell'umorismo, è proprio vero che le sorprese non finiscono mai ».

Si era sbagliata: era questa l'uscita più assurda che avesse mai sentito. Smise di ridere quando notò che Alec non sembrava affatto divertito.
« Sono serio » disse lui, aumentando l'ilarità della strega a cui però non fece caso:

« Lei è fatta così...e... specie dopo quello che è successo a Idris... con nostro padre e con.... ».

S'interruppe e si passò una mano sulla faccia. Yumi vide un profondo dolore attraversare il suo viso e si fece attenta.

« E' solo il suo modo di fare, anche per quanto riguarda le persone...soprattutto la sua famiglia...esige di avere sempre tutto sotto controllo... e...  non si è ancora ripresa da quello che è successo, nessuno di noi l'ha fatto. Penso che nemmeno ci riusciremo mai, ci ha segnato per sempre...lei in particolare ».

« E' la classica reazione di chi soffre e ha paura di rimettersi in gioco ».

« Come ti permetti?! » scattò Alec impugnando di nuovo la freccia . « Io...io mi alzo ogni giorno sentendomi...dannatamente in colpa di essere ancora vivo, di affrontare un altro giorno senza di- Vorrei essere stato al suo posto, e non potrò mai dirgli che mi dispiace. Cerco di farmi forza ogni giorno perchè è quello che vorrebbe, ma come posso essere forte per gli altri quando quello che desidero è addormentarmi e non risvegliarmi mai più? ».

Non sapeva perchè gli fosse preso di affrontare quell'argomento, ma ora che aveva iniziato sentiva che non sarebbe più riuscito a fermarsi, esattamente come succedeva ormai da settimane e come ancora sentiva che avrebbe fatto per tutta la vita, perché niente sarebbe riuscito a guarire il suo dolore. Era più corretto dire però che era l’indifferenza di Yumi a renderlo furioso, ma non le avrebbe permesso di ridere della sua sofferenza.

« Non ce la faccio a vivere la mia vita portandomi dietro una colpa che non riuscirò mai a espiare. E se riuscissi a trovare un modo per riportarlo qui, farei di tutto per- ».

Lo schiocco delle dita di Yumi sulla fronte del ragazzo interruppe quel frenetico monologo. Alec si toccò la fronte guardando sbalordito Yumi, che  invece lo guardò con una serietà tale che fece venire la pelle d'oca al giovane.

« Datti una calmata » disse lei abbassando lentamente il braccio.

« Per l'Angelo, lo so che per voi è nella norma perdere qualcuno, ma solo perché non siamo immortali non significa che non abbiamo anche noi il diritto di soffrire! » .

Yumi alzo di nuovo la mano e Alec alzò d'istinto il braccio per proteggersi dal colpo che però non arrivò; sentì invece la mano di lei posarsi sulla spalla.

« Non intendevo questo » disse calma la strega.

 « Cosa... vuoi dire, allora? ».

Yumi strinse leggermente la spalla del Cacciatore e si morse le labbra pensando al maestro: a suo tempo, malgrado fosse stata già piuttosto grande, per lei era stata dura sentirsi dire cose simili. Alec però era molto ma molto più giovane di quanto fosse stata lei, e anche molto più insicuro ; era giusto inculcargli una tortura gratuita come quella? Comprese però che Alec doveva aver pensato che lei fosse insensibile a quel genere di argomento e per questo si era arrabbiato. Yumi però aveva parlato senza pensare, non era stata sua intenzione aggravare il dolore di quel giovane. Di certo non poteva aiutarlo a liberarsi di quel peso... ma contro ogni buonsenso, volle provare a insegnargli a gestirlo:

« Non puoi davvero sapere cosa vorrebbe o meno quella persona... perchè lei non è più qui, per quanto tu possa ancora avere impressione che lo sia come se, voltandoti a cercarla , potessi trovarla ».

« Come osi- » .

« Invece di fare come tua madre e aggredirmi subito senza nemmeno ascoltare quello che ho da dire, prova a stare in silenzio. Deciderai dopo cosa fare ».

Alec sospirò e fece un cenno brusco con la testa a Yumi perché continuasse a parlare.

« Riesco a capire dal tuo dolore quanto tenessi a quella persona » proseguì Yumi addolcendo il tono. « C'è modo e modo però di non lasciare andare il ricordo di qualcuno che non si traduce nel tenerlo stretto a qualunque costo e privarsi del resto. Porre fine alla tua vita solo perchè ti sembra di averla sprecata sarebbe un errore imperdonabile: ora stai soffrendo, ma devi guardare al passato senza però esserne vittima e imparare dalla tua storia. E preoccuparti di chi è ancora vivo, invece che inseguire l'ombra di qualcuno che non tornerà mai più ».

Appena ebbe pronunciato l'ultima parola, Yumi si portò una mano alla bocca mentre una terribile consapevolezza si affacciò nella sua testa, ma ormai era troppo tardi per riuscire ad arginarla. Alec non si accorse del suo turbamento e la guardò disorientato.

« Io... noi...vorremmo solo rivederlo... ».

« Credi forse che cambierebbe qualcosa? Che evocare il suo spirito risolverebbe tutto? ».

« Ci permetterebbe di scusarci... ».

« E vi restituirebbe quella persona? O avviereste un'interurbana una volta al mese col mondo degli spiriti per parlare con lui? Chi dice poi che avrebbe piacere a venire richiamato? ».

« Ma noi... noi siamo... ».

«... distrutti dal dolore, e lo capisco, ma la convinzione che sia sufficiente questo per credere che non abbia lasciato questo mondo e che sia ancora in giro è quello che volete voi, chi vi dice che sia quello che voleva lui? Potete averlo amato, ma se è in pace allora dovete lasciarlo stare ».

« Tu non sai niente di lui! » scattò Alec liberandosi dalla presa di Yumi. «Aveva tutta la vita davanti, aveva bisogno di noi, era- ».

« Comincio a capire il tuo problema, sai? Ti trovi più a tuo agio in battaglia che fuori perchè in combattimento hai la mente sgombra dalle preoccupazioni, ma quando si tratta di relazionarti col prossimo vai in paranoia perchè le persone sono molto più complesse di quando potessi immaginare, vero? ».

« Ma è egoista pensare che- ».

« E' molto più egoista pretendere che lui rimanga qui ai margini della vostra vita piuttosto che lasciarlo libero ».

« E Ryuu, allora? ».

« ...Cosa vuoi dire? ».

« Lui è tornato, no? Lui continua a far parte della tua vita, non ne è affatto ai margini ».

Il cuore di Yumi accelerò i battiti e lei si morse le labbra.

« Ryuu è un caso più unico che raro, quello che gli è successo stato accidentale. E non puoi pretendere che solo perchè è successo a lui allora debba succedere anche a qualcun'altro ».

« Però Ryuu è ancora qui, e tu puoi vederlo, toccarlo, parlare con lui... ».

Yumi sospirò stancamente.

« Vuoi sapere come mi sembri ? Come uno che sta leggendo un romanzo ma evita le scene dolorose perchè lo fanno soffrire e si scoraggia a proseguire perchè ha paura di continuare a leggere. Tu hai appena iniziato a leggere il libro della vita ma stai già tentennando per le scene drammatiche; sono proprio queste però a portare avanti la narrazione, e non è facendo finta che non esistano che riuscirai a superarle o arriverai ad apprezzare la storia ».

Alec era così stanco che rinunciò definitivamente a tenere d'occhio l'entrata del locale: che venissero pure a prenderlo, non era più  la sua preoccupazione maggiore al momento. Discutere con Yumi lo stava prosciugando di tutte le sue energie ancor più di una sessione di allenamento intensivo, e si sentiva davvero sfinito.

« Tu non hai niente da perdere? » domandò quasi senza accorgersene, come se non avesse più forze per contestarla e ormai avesse perso ogni paura di mettere le carte in tavola e vedere come proseguiva la partita.

« Prego? ».

« Sei contraria alle leggi, non hai problemi a essere te stessa e parli del dolore di perdere qualcuno come se niente fosse. Fai così perchè non ha niente a cui tieni? ».

La domanda rese confusa la strega, sopratutto perché lui gliel'aveva formulata non come un'accusa ma solo come una genuina osservazione. Se aveva da perdere? Lui non immaginava nemmeno cosa o chi avesse da perdere, ma non gli avrebbe dato tutto quel potere:

« Sono nata in tempi in cui per i Nascosti era molto più faticoso di oggi vivere, e non è che si possa cambiare atteggiamento dall'oggi al domani. Bisogna dire però che il modo di fare delle persone non è mutato poi molto... e tu non hai la più pallida idea di quanto sia difficile vivere, per noi... ».

All'improvviso sembrò molto più vecchia di quanto apparisse, ed Alec si stupì di vedere una strega che aveva vissuto a lungo e aveva visto il mondo cambiare in modo drastico dietro la giovane mondana che sembrava. Poteva solo immaginare quante storie, quanti doveri, quanta stanchezza fossero celati nelle profondità di quegli occhi blu senza tempo. Capì finalmente perchè si sentiva  in colpa nei suoi confronti: lei lottava da sempre per donare una vita migliore alla sua gente, cosa in cui però lui e la sua, di gente, non avevano mai  dato un vero contributo ma solo peggiorato le cose. Lei però non aveva mai ceduto, portava avanti da secoli quella difficile battaglia... ma lo faceva da sola. Non c'era da sorprendersi se fosse così diffidente e scorbutica, Alec era certo che anche lui lo sarebbe stato se si fosse trovato al suo posto. Sentì di dover dire qualcosa, ma non riuscì a formulare niente che ritenesse lontanamente indicato in un momento come quello.

« Comunque sia, » riprese Yumi « non sono come Valentine, e di certo non arriverei a ridurmi come lui per cambiare le cose ».

« Lo so che non lo faresti » disse Alec tranquillo.

« La tua ingenuità fa quasi paura, Shadowhunter. Mi conosci così poco eppure ti è bastato sentirmi dire due parole per poterti fidare di me? ».

« Non sono davvero certo di potermi fidare di te » ammise Alec. « Ma se avessi voluto fare davvero come Valentine, l'avresti fatto già da tempo, no ? ».

Yumi inarcò le sopracciglia.

« Ingenuo e cristallino. Spero che tu non sia così anche sul lavoro perché farti fuori sarebbe questione di un attimo ».

« So fare il mio lavoro, grazie » disse seccato Alec. « Però vorrei solo capire: sei disposta a fare così tanto per gli altri... ma lo sei altrettanto per le persone che ami? ».

Yumi scoprì i denti. Alec temette che si fosse arrabbiata e arretrò.

« Sono disposta a fare qualunque cosa per le persone che amo » disse monocorde Yumi. « Questo però non significa che li vincolerei a me a qualunque costo. E, Lightwood? » .

« Sì? ».

Yumi strinse i pugni e prese un profondo respiro.

« Anche se fa male, anche se a volte uno vorrebbe solo tornare indietro nel tempo e cambiare il passato…i morti è meglio che restino tali » disse grave.

Alec non riuscì a fare altro che guardarla in silenzio.

« Io... » disse. « Forse è meglio che vada ».

« Sarebbe anche ora » sbuffò Yumi.

Alec annuì e andò a recuperare la sua roba, lasciò i soldi sul tavolo e fece per andarsene, poi però ci ripensò e tornò indietro.

« Yumi? ».

« Che vuoi ancora? ».

Alec si morse le labbra: non voleva disturbarla ulteriormente, ma c’era ancora un'ultima cosa che avrebbe voluto dirle prima di andarsene. Prima che potesse riuscirci, però, qualcun'altro lo anticipò:

« Ecco a voi la Principessa Incoerenza ».

I due si voltarono e videro Catarina, comparsa dal nulla, che li guardava scocciata e con le braccia incrociate. Alec fece un balzo indietro, Yumi invece guardò la collega aprendosi in un largo sorriso.

« Ed ecco a voi April o'Neil riemergere dai bassifondi di New York, cominciavo a credere che ti avessero rapito le Tartarughe Ninja » replicò sogghignando.

« Sarebbero saltate in aria » ribattè Catarina senza smettere di guardare ad Alec con espressione infastidita.

Lui strinse nervosamente la freccia.

« Avresti davvero fatto esplodere le fogne mettendo a repentaglio la vita di tutta la popolazione newyorkese? Mi meraviglio di te, senpai » ridacchiò Yumi.

« Pensa per te, Zorro in kimono: mi allontano cinque minuti e ti ritrovo a far salotto con uno Shadowhunter! ».

« Chiamali cinque minuti, avrei fatto in tempo a lavare i piatti di tutta la settimana senza magia, nel tempo che sei sparita ».

Alec non capì il loro scambio di battute ma non mancò di notare quanto l'arrivo di quella Nascosta avesse portato uno strano cambiamento nell'atteggiamento di Yumi: sembrava molto più rilassata, come se la presenza della sua simile l'avesse in qualche maniera tranquillizzata.

« Cause di forza maggiore » tagliò corto Catarina.

Yumi inarcò un sopracciglio e la squadrò con attenzione.

« Il tuo amico rompiscatole? ».

Catarina sospirò alzando gli occhi al cielo.

« Sputa il rospo » ordinò perentoria.

« Ho tirato  a indovinare:  io e te non possiamo avere quella causa di forza maggiore e hai ancora il cellulare in mano, e a meno che non stessi guardando foto compromettenti... » disse con malizia Yumi leccandosi il labbro superiore e facendole l'occhiolino.

Catarina sospirò ma sorrise stancamente. 

« Quell'impiastro mi ha inchiodata parlando ininterrottamente peggio di una zitella depressa e non mi ha fatto quasi parlare! Sono riuscita a liberarmene solo chiedendogli di venire qui per parlarne di persona, invece di fondermi l'orecchio con questo arnese malefico » disse cacciando il telefono in tasca con irruenza. « Spero che non ti dispiaccia ».

« Mi stavo già abituando a sostenere comizi, uno in più uno in meno per stasera non fa differenza » disse Yumi con sufficienza.

Catarina fece una smorfia e posò lo sguardo su Alec come se si fosse resa conto davvero della sua presenza solo in quel momento.

« Cosa ci fai qui, Shadowhunter? ».

« Niente, io... ».

« Se non hai di meglio da fare che  dormire sugli allori puoi anche sloggiare, o se vuoi te lo trovo io un po' di lavoro da fare visto che sembri così annoiato ».

« Me ne stavo giusto andando... » .

« E allora sbrigati a sparire e a impiegare il tuo tempo in qualcosa di utile che non sia rompere le uova nel paniere ».

Yumi cercò di nascondere un sorriso con la mano senza riuscirci. Alec guardò ora lei e ora la strega blu: cominciava a capire perché Yumi si sentisse così a suo agio con lei. Decise che non era il caso di insistere oltre e rischiare di farle arrabbiare entrambe.

« Bè, allora ciao, Yumi » disse, ma lei non gli rispose.

Aveva smesso di sorridere e  guardava la propria mano sinistra  con stupore. E iniziò a ringhiare.

« Yumi, cosa... » disse Cat, ma Yumi afferrò lei e Alec e si buttò sul pavimento. In quel momento la finestra esplose.

 

 
Angolo autrice*

A essere sincera, l’idea di questo capitolo era nata già da qualche capitolo fa, ma anche se ero in piena visita da parte del Fantasma Presente, il Fantasma Futuro ha voluto accelerare i tempi e mostrarmi comunque uno scorcio del futuro della mia storia. Questo futuro, che ora è il mio presente, si è realizzato, sì, ma non come l’avevo preventivato, la storia a cui guardo ora non è affatto come l’avevo immaginata quando l’ho concepita , né quella già pubblicata né quella ancora da pubblicare. E’ stato piacevole e complicato insieme scrivere questo capitolo, non facevo in tempo ad appuntarmi un’idea che subito ne saltava fuori un’altra ed è stata dura trovare un buon filo logico che facesse di tutti questi grani un’unica grande collana ( di cui molti sono finiti in magazzino :-) ); spero comunque  di essere riuscita a non deludere le aspettative di chi segue la mia storia :-) anche se ora il povero Alec avrà bisogno di uno psichiatra XD.

PS: grazie a RagazzaOmbra per avermi ispirato alcue battute ;-)
 
Citazioni:

(1*) viene da Hercules, la versione cinematografica del 1997 della Disney.

 
   
 
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