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Autore: EmsEms    26/08/2018    0 recensioni
[Golden Kamui]
[Golden Kamui]Tsukishima offre lezioni di russo.
[TsuruTsuki]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La seguente fic non è stata betata.
 
***
 
Tsurumi stava scorrendo le fotografie che Usami gli aveva spedito in mattinata, mani fra i capelli e occhi al cielo. Il ragazzo amava fin troppo i dettagli truculenti, e Tsurumi poteva intravedere un certo sadismo dietro agli scatti che aveva ricevuto insieme all’articolo di riferimento. Per quanto lui stesso trovasse interessante quella galleria degli orrori, non poteva fare a meno di pensare a quanto poco appetibili fossero per la prima pagina. Stava per alzarsi e andare a dare una bella strigliata al fotografo, quando la porta del suo ufficio venne spalancata senza nessun preavviso.
 
Tsurumi conosceva un solo uomo che non si degnava di annunciare il proprio arrivo bussando.  
 
“Tsurumi!! Vecchio mio!!” gridò Arisaka, superando di gran lunga i decibel a cui l’orecchio umano può sottoporsi senza riportare danni permanenti. Tsurumi era sicuro di aver visto i vetri del suo ufficio vibrare.
 
“Arisaka” rispose placidamente Tsurumi, sfoderando un sorriso stanco e spostando la pila di documenti in bilico sul bordo della scrivania. Il caporedattore conosceva bene le abitudini del collega, e sapeva che le sedie non erano mai state il suo forte. Arisaka era sempre indaffarato fra lastre e rotative, e quando si sedeva, lo faceva nei luoghi più scomodi e improbabili. Come previsto, Narizou si appoggiò con il bacino all’angolo della scrivania, snobbando completamente la poltrona per gli ospiti.
 
“A cosa devo la tua visita?” domandò Tsurumi, facendo attenzione a scandire le parole in modo che Arisaka potesse leggere le sue labbra.
 
“Devo avere un motivo per venire a trovarti?!”
 
Tsurumi lanciò un’occhiata furtiva all’orologio. L’ora di pranzo era già passata e presto la redazione si sarebbe riunita in assemblea per discutere l’impaginazione degli argomenti del giorno. Aveva un’ora esatta per supervisionare il resto degli articoli che i reporter gli avevano spedito all’ultimo minuto.
 
“Ovviamente non sono venuto a mani vuote!” esclamò Arisaka, sollevando una busta di carta con il logo di una pasticceria che si trovava a due isolati dalla redazione. Tsurumi sorrise affettuosamente all’amico di vecchia data, mentre quest’ultimo tirava fuori un vassoio di pasticcini dai fogli di carta sottilissimi nel quale era stato avvolto.
 
“Non dovevi…” lo rimproverò giocosamente Tsurumi, mentre Arisaka gli spiegava nel dettaglio di cosa fossero ripieni i bignè.
 
“Hai detto qualcosa?!” gridò Narizou, notando con la coda dell’occhio che il caporedattore aveva mosso le labbra.
 
“Ho detto che non dovevi!” ripeté Tsurumi, urlando a sua volta.
 
Arisaka era un formidabile tipografo, e un vulcano di idee. Era grazie a lui che il Japan Times riusciva a mettere le mani su modelli di rotative sempre più all’avanguardia, battendo la concorrenza sul tempo ed assicurandosi sempre i migliori fornitori. Arisaka stesso era un appassionato di meccanica, e si occupava dei guasti nei nastri traportatori e altre beghe che solo un tecnico esperto avrebbe saputo risolvere. Tsurumi lo aveva visto all’opera e si fidava ciecamente dei suoi consigli, a meno che essi non riguardassero la salvaguardia delle sue orecchie. Più di una volta Arisaka lo aveva esortato a togliersi le cuffie che lo isolavano dal rumore, invitandolo ad ascoltare attentamente il ruggito delle rotative.
 
“Nessun disturbo! E poi, conoscendoti, sono sicuro che non hai pranzato!”
 
Tsurumi ammise la sconfitta, e accettò i pasticcini che Arisaka gli stava gentilmente offrendo. In effetti, non aveva avuto tempo di mangiare, impegnato com’era a correggere gli articoli che gli avevano spedito a ridosso della scadenza.
 
“Grazie!!” urlò il caporedattore, prima di addentare un bignè ripieno di crema al pistacchio.
 
“Non cambi mai, eh?!” ridacchiò Arisaka, prendendo un pasticcino e saltando a sedere sul bordo della scrivania. “Mi ricordo quando all’università mangiavi solo take away. Eri così magro che ti si potevano contare le costole! Ah, però i dolci non te li facevi mai mancare!”
 
Tsurumi chiuse il suo laptop prima che Arisaka potesse spingerlo di sotto con uno dei gesti plateali con cui soleva accompagnare i racconti delle loro avventure universitarie. In realtà Tsurumi non ricordava quasi nulla degli anni dell’università, dal momento che questi erano stati cancellati dall’incidente stradale. Rivelare la verità ad Arisaka, però, gli avrebbe procurato un tale dispiacere, che Tsurumi preferiva di gran lunga mentire all’amico, nonostante questo significasse dover prestare ascolto a storie che gli sembravano appartenere al passato di qualcun altro.
 
Non ricordava la maggior parte delle loro bravate, ma ricordava il sesso. Era come se i suoi anni di università si fossero sovrapposti per formare un solo, confusissimo ricordo, in cui lui e Arisaka - nudi su un letto che Tsurumi era quasi certo non fosse il suo – sottolineavano manuali di comunicazione aziendale.
 
“Devo scappare! Questi sono i modelli, fammi sapere se possono interessarti!”
 
Tsurumi si accorse che Arisaka aveva finito la sua tirata solo quando si ritrovò a fissare due cartelle zeppe di informazioni su due nuovi macchinari che avrebbero potuto velocizzare i tempi per la stampa del giornale.
 
“Grazie” mormorò fra sé e sé, prima che Arisaka uscisse dal suo ufficio.
 
Con un sospiro, Tsurumi sollevò lo schermo del computer e tornò a studiare scrupolosamente ogni singola fotografia che Usami gli aveva inviato.
 
Passò una buona decina di minuti indisturbato, finché il telefono nella tasca della giacca non cominciò a vibrare. Era Koito. Tsurumi si era dimenticato di dargli la lista della spesa.
 
 
***   
      
"Va tutto bene?"
 
Tsukishima si alzò a sedere, braccia che gli tremavano per lo sforzo. Tanigaki appoggiò la sbarra al suo posto, facendo tintinnare i pesi ai due estremi del bilanciere. Cento sollevamenti in trenta minuti gli erano sembrati troppi perfino per lui. Era chiaro che qualcosa non andasse.
 
"Sì. Oggi non sono in gran forma..." rispose Tsukishima, accettando di buon grado l'asciugamano che Tanigaki gli stava porgendo.
 
"Veramente ne hai fatti trenta più del solito. E ti sei bloccato a metà dell'ultimo. Per un attimo ho creduto che la sbarra ti sarebbe scivolata di mano. Sembravi... Uhm... Con la testa da un'altra parte..."
 
Tsukishima arrossì furiosamente nel realizzare che sì, la sua testa era stata altrove. Ad essere più precisi, nel letto immaginario di un certo Tsurumi. E sul divano. E sul tavolo. E anche su un pregiato tappeto che Tsukishima sperava vivamente fosse soffice nella realtà, quanto lo era stato nella sua fantasia.
 
"Scusa, ho perso il conto" ammise Tsukishima, asciugandosi il sudore dagli occhi e mettendo finalmente a fuoco il suo interlocutore.
 
Hajime non sapeva bene come definire la sua relazione con Tanigaki Genjirou. D'altronde, non era sicuro potesse trattarsi di amicizia nel senso ampio della parola, dal momento in cui non erano mai usciti insieme al di fuori della palestra. Ad avvicinarlo per primo era stato Tanigaki, dopo due mesi di timidi cenni del capo ogni volta che si incontravano negli spogliatoi. Una volta rotto il ghiaccio, l'appuntamento ai bilancieri era entrato a far parte della loro routine quotidiana. I due si aiutavano l'un l'altro, senza perdere troppo tempo in chiacchiere.
 
L'unica volta in cui Tanigaki aveva accennato alla propria vita privata, era stato per rivelargli che la sua fidanzata, Inkarmat, sarebbe passata a prenderlo in macchina. 'Se hai bisogno di un passaggio...' aveva mormorato Genjirou, visibilmente in imbarazzo. La curiosità aveva avuto la meglio, e Tsukishima si era fatto riaccompagnare fino a casa. In quell'occasione, era venuto a sapere che Tanigaki aveva perso una persona molto importante nella sua vita. 'Quello è Nihei' gli aveva spiegato Inkarmat, accorgendosi di come Tsukishima stesse fissando una foto sbiadita, posata sul cruscotto della macchina. 'Era il suo insegnante di judo. È morto tre anni fa.'
 
Dal tono della sua voce, Tsukishima aveva capito che Nihei non era stato solo un maestro per Tanigaki. Nessuno dei due aveva parlato per il resto del viaggio, limitandosi ad ascoltare i grugniti di Tanigaki, addormentato sul sedile posteriore dell'auto.
 
 
"C'è qualcosa che ti preoccupa?" chiese Genjirou, passando a Tsukishima la sua borraccia.
 
"Non proprio. È solo..."
 
Hajime si guardò intorno come se si aspettasse di vedere Tsurumi sbucare da dentro la stanza dove un gruppo omogeneo di persone - che spaziava dai 16 agli 80 anni - stava facendo pilates. Dopo aver scrutato ogni essere umano nel raggio di una decina di metri, Tsukishima decise che Tsurumi non era tipo da palestra, e tantomeno da pilates, e che quindi non se lo sarebbe ritrovato davanti (almeno non fino a quella sera).
 
"Ho un appuntamento e non so bene come... Insomma lui è molto..." farfugliò Tsukishima, alzandosi dalla panca e premendosi la borraccia fredda contro una tempia.
 
Tanigaki sembrava ancora più confuso di quanto non lo fosse già, braccia incrociate sul petto e sopracciglia aggrottate.
 
"Lui?” domandò Genjirou, spostando il peso da una gamba all’altra.
 
Tsukishima cominciò a mordersi l’interno della guancia mentre soppesava le due alternative che gli rimanevano: sputare il rospo, o confondersi tra la folla di persone che aveva appena finito di fare pilates e che si stava dirigendo verso le docce. Alla fine decretò che non ci fosse nessuno nella sua vita adatto al ruolo di ascoltatore, e che prima o poi avrebbe comunque dovuto vuotare il sacco, quindi tanto valeva farlo con qualcuno che gli ispirasse fiducia.  
 
“Si chiama Tsurumi. È il caporedattore del Japan Times. Mi ha invitato a cena da lui, ma non ho la più pallida idea di come comportarmi, e tanto meno di cosa portare.”
 
Tanigaki arrossì come se all’appuntamento ci fosse dovuto andare lui. Tsukishima si maledisse per aver aperto bocca, ma prima che potesse rimangiarsi tutto e fuggire lontano da quella situazione imbarazzante, Tanigaki borbottò qualcosa che a Tsukishima suonò vagamente come ‘porta del vino’.
 
“Del vino?”
 
“Sì.”
 
“Non beve.”
 
Tsukishima era segretamente grato del fatto che Tsurumi fosse astemio. Non se ne intendeva di vini e per quanto lo riguardava, a cambiare fra una bottiglia e l’altra erano solo i prezzi e l’intensità del mal di testa che gli provocavano dopo due bicchieri.
 
“Perché non porti un dolce allora?” propose Tanigaki, arrotolando il suo asciugamano e passandoselo dietro al collo.
 
A Tsukishima quella sembrò un’opzione decisamente più allettante della prima. Dopo averci rimuginato sopra, decise che sarebbe passato a comprare qualcosa sulla strada per recarsi all’indirizzo scritto in un corsivo svolazzante sul retro del biglietto da visita di Tsurumi.
 
“E’ un’ottima idea. Grazie.”
 
Per un attimo Tsukishima fu tentato dal dare una pacca amichevole a Tanigaki, ma tornò subito indietro sui suoi passi, ritirando la mano che aveva allungato verso l’amico e infilandosela nella tasca dei pantaloncini. Magari un altro giorno, pensò mentre si dirigeva verso gli spogliatoi. 
 
***
 
Tsukishima ispezionò la fila interminabile di campanelli prima di trovare la targhetta giusta. Come sospettato, Tsurumi viveva in un palazzo situato nel quartiere ricco della città, nel cuore della metropoli. Le persone che uscivano dal portone lo squadravano con la stessa cauta curiosità con cui avrebbero osservato un marziano. Tsukishima era sul punto di andarsene, quando qualcuno decise finalmente di rispondere al citofono.
 
"Sono Tsukishima" annunciò Hajime, asciugandosi il palmo della mano libera sui jeans.
 
"Lo vedo" gracchiò una voce dall'altra parte del citofono. Tsukishima notò l'occhio di una telecamera brillare in cima alle due file di campanelli. A Hajime quella non era parsa la voce di Tsurumi, ma non ebbe modo di indagare oltre, perché la serratura del portone scattò e la luce della telecamera si spense. Nonostante il chiaro invito ad entrare, Tsukishima rimase pietrificato sulla soglia. Forse aveva frainteso le parole di Tsurumi. Forse con 'cena' Tsurumi intendeva una cena fra amici. Si sentì sprofondare il cuore nelle scarpe.
 
"Per quanto mi riguarda puoi restare lì fino a domattina, ma se non ti faccio entrare Tsurumi si arrabbia con me."
 
Tsukishima sobbalzò nel sentire la stessa voce piccata che gli aveva risposto al citofono esortarlo a darsi una mossa. Dopo aver preso un respiro profondo, Hajime spinse il portone di vetro. Nella peggiore delle ipotesi, ci avrebbe guadagnato una cena gratis.
 
***
 
Ebbene eccomi qua con il secondo capitolo. Mi scuso subito per avervi fatto aspettare così tanto, ma purtroppo ho un esame a breve e non posso dedicarmi alla scrittura a tempo pieno.
Inizialmente la parte della cena doveva essere inclusa in questo capitolo, ma poi ho deciso di spezzarla, perché avevo già messo troppa carne al fuoco. Sappiate che il terzo capitolo è work in progress.
Non abbiate paura a lasciarmi un commento! Se non avete un account qui, potete scrivermi sul mio twitter @Ems_Ems_2.
Ringrazio Carly per avermi sopportato durante la gestazione di questa fic.
PS mi è stato fatto notare che Tsurumi sembra il tizio che vuole le foto di Spiderman. I’m happy to make memes anytime.  
PSS finito l’esame arriverà la traduzione in inglese su AO3.
  
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