Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: RosaRossa_99_    27/08/2018    0 recensioni
“Lasciami andare ho detto”
dissi con più convinzione provando a liberare i polsi, ottenni solo che la sua stretta aumentò, scavandomi la pelle e facendo pulsare il sangue sotto di essa. Il mio corpo tremò sotto quel tocco così rude e il suo respiro aumentò lasciandomi andare e allontanandosi, mi diede le spalle e si incamminò verso la strada da cui era venuto.
Non vedevo Seth da così tanto che se non fosse stato per quegli occhi non lo avrei riconosciuto.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un rumore assordante mi fece spalancare gli occhi. Erano le sei e venti e il trillo della sveglia era riuscita a tirarmi fuori dal regno dei sogni, interrompendo quell'incubo, che si ripeteva all’infinito nella mia testa. Rivivevo quell’incontro di una settimana fa nei miei sogni ogni notte, ogni volta che chiudevo gli occhi: quegli occhi e quelle labbra erano sempre lì a tormentarmi, quelle mani e quelle braccia erano sempre lì, pronte ad afferrarmi ed io mi sentivo sempre più soffocare…
Un altra sveglia suonò facendomi riprendere da quei pensieri, erano passati altri dieci minuti in cui la mia mente aveva ancora vagato, pensando sempre e solo a lui. Mi diedi uno schiaffetto in faccia, dovevo uscire da quel loop. Mi stiracchiai sbadigliando e scesi dal letto: oggi era l’ultimo giorno di tirocinio in ospedale, dopo questo il St. Thomas’ Hospital avrebbe deciso sul mio futuro, se assumermi a tempo pieno oppure no. 
Andai in bagno trascinando i piedi uno dietro l'altro, non ero affatto una persona mattiniera, se non fosse stato per il tirocinio avrei continuato a dormire fino alle undici quantomeno… ma per fortuna amavo il mio lavoro e soprattutto amavo fare del bene e aiutare le persone, anche se purtroppo non ci si riusciva sempre. Entrata nel mio piccolo bagnetto mi spogliai, lanciando il pigiama in qualche angolino poco definito della stanza ed entrai in doccia, aprì l'acqua e mi buttai sotto il getto gelido, sperando di riprendermi da quel tormento infinito che erano i miei pensieri su di lui, feci uno shampoo veloce e uscì dalla doccia, avvolgendomi in un telo bianco. Mi fermai davanti lo specchio intero, posizionato di fianco a questa, e guardai il volto, il mio volto, riflesso su di esso: una massa di capelli lunghi e rossi scendevano sul viso, restandogli appiccicata a causa dell'acqua e poi giù, dietro le spalle; due occhi verdi erano incastonati nelle occhiaie profonde, sintomo dei miei sogni irrequieti, e le lunghe ciglia rendevano il tutto più evidente; il mio viso era disseminato da piccole lentiggini che andavano da una guancia all’altra, colorando così la mia pelle pallida, che non vedeva luce del sole se non quella che riusciva a passare le schiere di nuvole che ricoprivano il cielo di Londra. 
Feci scendere l'asciugamano, che cadde a terra ai miei piedi: la dieta che avevo seguito aveva fatto i suoi miracoli, trasformando la mia figura un tempo paffutella, in snella e magrolina. Potevo ben tracciare le linee delle clavicole, le costole si intravedevano e perfino gli spigoli del bacino fuoriuscivano leggermente. Forse ero dimagrita anche fin troppo, ma non mi ero mai sentita apprezzata né tantomeno accettata dai miei coetanei e soprattutto da mia madre: lei era una donna perfetta in tutto e per tutto, sempre curata, con la piega e lo smalto perfetti e sempre con un chilo di meno piuttosto che di troppo. Scossi la testa, accennando un sorriso alla mia sagoma: mi ritenevo una donna forte che nonostante le avversità era riuscita nel suo sogno: diventare un medico. Be in realtà quasi, ancora non ero stata assunta ma tempo al tempo.
Mi diressi in camera da letto, indossai le prime mutande pulite che trovai nel cassetto insieme ad un reggiseno scoordinato e poi misi un maglione grigio di lana, adatto al tipico clima londinese, un paio di jeans e degli stivaletti in pelle. Legai i capelli quasi asciutti in una crocchia disordinata e applicai un po’ di mascara sulle ciglia. Guardai l'orologio, erano le sette in punto ed era l'ora di andare così presi la giacca, una sciarpa calda e scesi in strada per andare in ospedale. Il tirocinio iniziava alle sette e mezza e dal mio appartamento ci stavo una decina di minuti a piedi, ma ne impiegavo sempre una ventina perché mi piaceva così tanto respirare quell'aria frizzantina e osservare le strade ancora poco illuminate ma affollate da gente che iniziava il turno di lavoro da lì a poco. 
Attraversai il ponte che separava la mia casa dall'ospedale e dopo poco  entrai nella hall del St. Thomas', salutando l'infermiera di turno con un sorriso. Mi diressi negli spogliatoi dove misi la tenuta azzurra da tirocinante e quel camice bianco che mi aveva accompagnato per quasi un anno, presi la cartella delle visite e iniziai il mio giro. 
Scoprì che la signora Kristen, una vecchietta che quotidianamente scordava il mio nome, si era spenta durante la notte, troppo stanca per continuare a combattere contro il cancro, e che il signor Antonio, originario dell’Italia che mi raccontava sempre quanto il clima della sua patria fosse bello e solare e quanto invece quello di Londra fosse brutto e triste, era stato dimesso dopo una tac alla testa. Era sempre così in ospedale: c'era chi entrava, chi usciva e chi se ne andava per sempre… e non ci si faceva mai l'abitudine.
Dopo qualche nuovo e vecchio paziente e qualche controllo di routine mi incamminai verso la mia ultima visita: un ragazzo di 26 anni, dopo aver fatto un incidente con la moto, aveva riportato diversi traumi e un taglio che doveva essere curato. Arrivai nella stanza n°152, spostai la tenda e…
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: RosaRossa_99_