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Autore: dpadwood_    27/08/2018    0 recensioni
" Il buio avvolgeva il cielo che si ergeva sull'Isola che non c'è; sollevai lo sguardo su di esso, soffermandomi ad ammirare la seconda stella in alto a destra, quella che Derya aveva bramato di raggiungere per così tanto tempo, quella che io ringraziavo da oltre due secoli, per avermi fatto evadere da una realtà che non mi era mai appartenuta. Raramente, venivo colto dalla sensazione che una folta barba, poco curata, ancora incorniciasse il mio viso, dunque mi ritrovavo a grattarmi le guance, con il timore di poter tornare ad essere il riprovevole uomo ch'ero stato un tempo, nella Foresta Incantata. Durante la notte mi capitava di issarmi dal letto di soprassalto, svegliato dalla voce del piccolo Tremotino che mi chiedeva per quale motivo lo avessi abbandonato. Ma poi mi guardavo allo specchio, traendo un sospiro di sollievo nello scoprire di avere ancora le sembianze di un ragazzino, di trovarmi ancora sulla mia isola, di non aver bisogno d'altro; ma quello, poteva realmente considerarsi un lieto fine? ".
Genere: Angst, Dark, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bambini Sperduti / Lost Boys, Felix, Henry Mills, Peter Pan, Robin Hood
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Mio padre, munito di arco e frecce, lasciò casa appena dopo aver mangiato un velo di marmellata adagiata su una sottile fetta di pane; era tutto ciò che potevamo permetterci, considerando il calo di clienti alla Taverna degli Hood. La guerra che incombeva costringeva i più codardi a rinchiudersi nelle proprie case e gli eroi a scendere sul campo di battaglia, nessuno aveva il tempo necessario per mandar giù un boccale di birra e gli affari andavano decisamente a rilento. Tuttavia non ne sentivamo il peso, la famiglia restava unita e l'amore di certo non mancava.

 

Mia madre, Marian, si occupava delle faccende domestiche. Mio padre, Robin, si armava di buon cuore e rendeva felici le persone meno fortunate. Roland, il mio fratellino, giocava con i suoi soldatini di legno per la maggior parte del tempo ed io, essendo la sorella maggiore, lavoravo alla taverna dal mattino fino alla sera. Starsene in piedi per dodici ore consecutive dietro ad un bancone era stancante, costretta a sopportare uomini ubriachi e pirati con le mani lunghe ─ entrambi bramosi di gustare l'unica pietanza non in vendita: me. Malgrado ciò, ogni sera, dopo aver lasciato la taverna, facevo ritorno a casa pienamente soddisfatta. Insomma, quella era la mia vita. Ero circondata da persone che mi amavano, da amici fedeli e ─ e poi c'era lui, il ragazzo per il quale avevo completamente perso la testa, qualcuno che faceva di me la sua regina: Lip. Non avevo bisogno d'altro.

 

Era un giorno come un altro; il mio turno alla taverna era giunto al termine anche quella sera e, con la puntualità di un orologio svizzero, Lip mi aspettava sulla nostra panchina con una rosa bianca stretta tra le mani. I suoi vestiti erano logori e le sue mani rovinate da numerosi tagli ─ aveva lavorato duramente anche quella giornata. Corsi nella sua direzione e, con un balzo, fui tra le sue accoglienti braccia; intrecciai le dita dietro il suo collo, prima di poter posare le labbra sulle sue in un bacio ristoratore. Erano ore che bramavo quel momento e, finalmente, potevo trascorrere qualche minuto con il ragazzo che amavo. 

 

"È esasperante, non poter stare con te" sussurrò contro le mie labbra, mentre ancorava le mani ai miei fianchi "Sai che non possiamo cambiarlo, almeno non per adesso. Le nostre famiglie contano su di noi, non possiamo permetterci sbagli né distrazioni" sospirai, carezzando delicatamente le ciocche bionde dei suoi adorabili capelli ricci. Quest'ultimo posò la fronte contro la mia, traendo un lungo sospiro ─ anche quella notte, era giunta l'ora di separarci. Mio padre stava facendo ritorno e spettava a me preparargli la cena poiché mia madre, a quell'ora tarda, dormiva già. "Sarò qui domani, al solito orario, promesso" sussurrò prima di regalarmi un ultimo bacio, un ultimo sorriso. 

 

( ... ) 

 

"Buonanotte, papà" gli risposi con un filo di voce, dolcemente, calando le palpebre sugli occhi nel sentire le sue labbra posarmisi delicate sulla fronte "Buonanotte, bambina mia" mi sussurrò, prima di recarsi nella propria camera.

 

Dopo aver riordinato la cucina, mi fu finalmente consentito un bagno caldo; mi spogliai della veste sporca ed immersi il corpo nell'acqua piacevolmente calda, rilassando poi il capo contro il bordo della vasca. Il mondo oltre la finestra era silente, ma quel piacevole attimo di quiete fu ben presto interrotto da Roland; sobbalzai quand'egli aprì la porta, coprendo il possibile con le mani. "Tesoro, perché non sei nel tuo letto?" gli chiesi, osservando l'espressione spaventata sul suo viso "C'è qualcosa fuori la finestra" disse con tono di voce docile, assonnato, avvicinandosi a passo lento. Ciò che disse mi portò a ridere in tono sommesso, mentre allungavo un braccio per carezzare i suoi morbidi ricci "Non c'è nulla fuori la finestra, sono sicura che si sia trattato soltanto un incubo" provai a rassicurarlo "Posso restare con te?" ridacchiai ancora, alla sua richiesta, annuendo in risposta. 

 

( ... )

 

Fummo finalmente tra le calde coperte; Roland cadde in un sonno profondo dopo la solita favola della buonanotte, dimenticando il mostro della finestra. Qualche minuto più tardi, dopo essermi assicurata che stesse bene, mi fu possibile seguirlo tra le braccia di Morfeo. 

 

"DERYA!" la voce terrorizzata di Roland mi portò a sobbalzare. Aprii gli occhi giusto in tempo per vedere ciò che stava accadendo a pochi metri da me: una presenza oscura, un'ombra, era avvinghiata alle spalle di Roland che, con le manine, stringeva forte la tastiera del letto. Balzai rapidamente in piedi, avventandomi sull'ombra che si stava librando in volo portando con sé il mio fratellino; ma fui repentina, dunque anch'io mi aggrappai ad essa. Quest'ultima si addentrò nella notte volando sulla Foresta Incantata e, a poco a poco, guadagnò velocità, raggiungendo una notevole altitudine. "Andrà tutto bene, non mollare la presa!" gli gridai, tenendolo in una presa salda con la mano libera. 

 

( ... )

 

"Ahia!" gridò Roland quando la sua testa incontrò il profilo di uno scoglio. Mi affrettai a recuperarlo, seguendo con lo sguardo l'ombra che ci lasciava lì. "TORNA INDIETRO, CODARDA! DICCI PERCHÉ CI HAI PORTATI QUI! COSA VUOI DA NOI?" gridai a pieni polmoni stringendo ulteriormente Roland, singhiozzante e spaventato tra le mie braccia. L'ombra era già sparita, quando provai ad attirare la sua attenzione.

 

"Fa ─ fa freddo" sussurrò, provando a trovare calore in un abbraccio "Troveremo un riparo per la notte e domattina andremo via di qui" gli dissi in tono rassicurante, cullandolo piano "Dove ─ dove siamo?" ero prossima a rispondergli, malgrado non ne fossi certa, ma qualcun altro provvide al mio posto; un ragazzo notevolmente alto, biondo, con parte del viso coperta da un cappuccio e dall'aria vagamente sinistra, si avvicinò a noi. Egli stringeva tra le mani una lancia appuntita ed indossava un lungo mantello scuro che copriva dei vestiti marroni e trasandati.

 

"Benvenuti sull'Isola che non c'è".

 

Cast:

 

Robin Hood ( Sean Maguire )

Marian Hood ( Christie Laing )

Roland Hood ( Raphael Alejandro )

Phillip Evans / Lip ( Jeremy Allen-White )

 

Spazio autrice:

 

Se vi state chiedendo per quale motivo la protagonista ( Derya Hood ) non abbia un volto, è perché voglio che ognuna di voi abbia la possibilità di immedesimarsi appieno nella storia. 

 

Detto questo, spero possa essere di vostro gradimento. Troverete: magia oscura, dramma, scene cruenti, avvincenti, mozzafiato e... ehi, non posso dirvi tutto io!

 

Enjoy it, girls🖤

   
 
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