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Autore: Lady Samhain    27/08/2018    1 recensioni
La notte copre uno dei ponti del fiume Hudson, sull'isola di Manhattan.
Nella penombra sotto il lampione due uomini si incontrano e decidono di cambiare le sorti del mondo magico.
Tra una cicca di sigaretta e l'altra.
Ovvero uno dei tanti possibili modi in cui Gellert Grindelwald è riuscito a prendere il posto di Percival Graves
One shot completamente indipendente dalla mia serie "La strada di casa"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gellert Grindelwald, Percival Graves
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Red Burley Tobacco

***


Percival stava fumando una sigaretta con un gomito appoggiato al parapetto di uno dei tanti ponti che collegavano l'isola di Manhattan al resto del continente.

L'acqua salmastra del fiume Hudson scorreva lenta sotto di lui, e man mano che la sera calava il colore naturale dell'acqua scompariva per lasciare posto al nero liquido ed al riflesso delle luci.

Per l'ennesima volta Percival pensò di riporre il pacchetto di sigarette nella tasca ma poi ci rinunciò; tanto al ritmo con cui le stava accendendo una dopo l'altra sarebbe stato completamente inutile posarle.

Percival sapeva di dover aspettare. Era un incontro troppo importante per farlo saltare a causa di una questione di puntualità.

Si passò una mano sulla fronte per scacciare la noia; la noia e qualche dubbio che ogni tanto lo faceva rabbrividire più che il vento di novembre incanalato tra i grattacieli di New York City o l'umido che saliva dal fiume.

La brace della sigaretta brillava sempre di più man mano che calava la notte.

Arrivato all'ultimo tiro Percival la lasciò cadere nel fiume.

Stava giusto pensando se fosse il caso o meno di accenderne subito un'altra quando uno schiocco alle sue spalle gli fece capire che era arrivata la persona che stava aspettando.

-Alla buon'ora- disse brusco.

-Perdona l'attesa. Io non posso muovermi allo scoperto come te-

Gellert Grindelwald era diverso da come Percival ricordava di averlo visto l'ultima volta.

Era più maturo, più uomo. I boccoli morbidi attorno al viso avevano lasciato il posto ad un taglio spartano, per qualche infelice coincidenza molto simile al suo.

Tutto in Gellert era spigoli, adesso che non era più un ragazzo, dalle guance scavate, al taglio degli occhi, alla posizione delle braccia contro i fianchi.

Il suo cappotto blu scuro faceva risaltare ancora di più il pallore della pelle, e la luce del lampione accentuava l'eterocromia dei suoi occhi rendendo quello azzurro quasi glauco.

Percival scosse la testa e gli porse il pacchetto di sigarette che aveva tenuto in mano tutto quel tempo.

-L'importante è che tu sia arrivato. Vuoi?-

Per un attimo il viso severo di Grindelwald si illuminò di una gioia pura e semplice come un bambino la mattina di Natale.

-Ah, tabacco americano! Finalmente qualcosa di buono in questo paese! Cos'é? Virginia?-

-No, è Red Burley. E farai meglio ad abituarti al resto del paese, dato che ci resterai per un po'-

Grindelwald accese la sigaretta e nel riverbero della fiammella Percival vide che sull'accendino era inciso il simbolo dei doni della morte, quello che ormai era famoso in tutto il mondo magico.

Non era troppo elaborato, e Percival era pronto a giurare che Gellert lo avesse inciso da sé in un momento di noia o di delirio di onnipotenza.

Cose che a volte coincidevano.

Il mago tedesco aspirò a fondo e lasciò andare una boccata di fumo che si perse nel buio della notte oltre l'alone di luce del lampione.

-Allora, Percival? Sei sicuro di volerlo fare?-

-Ne abbiamo già parlato. Non mi tiro indietro. Ho cercato altre strade ma non c'è altro modo-

-Va bene. Fammi vedere cosa hai trovato-

Percival prese dalla tasca interna una pergamena con una stampa della donna a capo della Seconda Salem.

Gliel'aveva mandata Gellert mesi prima, uno schizzo di una delle sue visioni, e lui aveva passato molto tempo tempo a setacciare le strade alla ricerca della “donna fanatica” descritta da Grindelwald.

-È lei: Mary Lou Barebone. È a capo di una specie di setta convinta che la magia esista e che sia un'opera del demonio da estirpare. I suoi raduni preoccupano molto il MACUSA, ultimamente, perché sembra che sappia cose che non dovrebbe sapere. Come se avesse avuto a che fare direttamente con la magia, in passato-

-Questo è un problema del MACUSA. Che hai per me?-

-Sì, anche per me è un piacere stare a sentirti, Gel-

-Primo: non mi chiamare in quel modo; secondo: lo sai che abbiamo poco tempo-

-Lo so. Per te ho lui-

Percival evocò l'immagine di un ragazzo.

Avrebbe potuto essere alto se non fosse stato con le spalle così curve, ed i capelli erano tagliati in una maniera davvero terribile.

In mano reggeva un mazzo di fogli e sembrava volerli distribuire a qualcuno.

-Lui? Speravo in qualcosa di meglio. Chi è?-

-Si chiama Credence. È il figlio adottivo di Mary Lou. Non sottovalutarlo, Gellert, perché è molto più di quello che sembra-

-Lo spero proprio. Perché sarebbe speciale?-

-Te ne accorgerai quando lo vedrai. La magior parte del tempo è timido, silenzioso ed in cerca di rassicurazioni, ma poi, ogni tanto, ci sono momenti in cui la magia brilla dentro di lui-

Era difficile da credere. Il ragazzo sembrava non avere nulla di speciale a parte il modo fuori moda di vestire.

Eppure Percival aveva visto oltre tutto quello, e sapeva che c'era qualcosa che aspettava solo l'occasione giusta per fiorire.

-Quanta poesia-

-Piantala, idiota!-

-Argomento sensibile, eh? D'accordo... Non potrebbe essere un magonò?-

-No. Non con quella forza. Secondo me è un mago, ma è finito a crescere in un posto con un sentimento antimagico e la sua magia non può manifestarsi-

Grindelwald girò attorno all'immagine semitrasparente come quella di un fantasma, con il fumo che saliva dalla sigaretta rigirata tra le dita tra un tiro e l'altro.

L'immagine era la proiezione di un ricordo di Percival, e forse la sua mente aveva esasperato ed accentuato l'aria di supplica silenziosa che l'intera figura del giovane emanava.

Il mago biondo lo studiò attentamente per un paio di minuti, fermandosi a leggere con una smorfia il volantino che aveva tra le mani.

Niente stregoneria in America.

-Eppure la sua magia non è soffocata, da quello che mi dici. Potrebbe essere davvero interessante. Come ha a che fare lui con te?-

A quel punto Percival fece sparire la proiezione con un cenno di bacchetta.

In realtà non gli piaceva esporre Credence in quel modo, ma era davvero per un bene superiore.

-Gli ho rivelato dell'esistenza del nostro mondo. Gli ho detto cosa è lui realmente e perché deve aiutarmi a trovare l'obscuriale-

Senza nessun apparente motivo, Grindelwald scoppiò a ridere.

-Che hai da ridere, imbecille?-

-Oh, Percival, non cogli la crudele ironia della situazione? Il Direttore della Sicurezza Magica che rompe per primo lo Statuto di Segretezza-

-Se è per questo sto anche per diventare complice di un criminale-

-È questo che pensi di me? Che io sia un criminale?-

-Non lo sei?-

Grindelwald tornò immediatamente serio.

La luce arancione del lampione scavava ancora di più gli spigoli del suo viso e lo rendeva davvero un personaggio inquietante.

- La morale è un problema che non posso pormi. Io faccio ciò che va fatto-

Rispose secco.

Si portò di nuovo la sigaretta alle labbra ma ormai era arrivato a consumarne più di metà.

Da parte sua Percival non voleva che quell'incontro fosse più difficile del necessario, per questo ci tenne a chiarire subito la sua posizione.

-Lo so. Per questo ti sto aiutando-

Rimasero a fissarsi ed a valuarsi a vicenda.

Percival non sapeva cosa stesse passando per la mente dell'altro mago, ma era sicuro di ciò che stava facendo lui; non aveva bisogno di nascondersi dietro trucchi e giochetti meschini.

-Va bene. Dimmi di più sul ragazzo-

-Mary Lou Barebone lo ha adottato, ma lo picchia e lo umilia continuamente. Qualche volta ho curato le sue ferite. Si sta affezionando a me, credo, quindi stai attento a come comportarti-

Il sogghigno di Grindelwald nella penombra non era per niente rassicurante.

Il mago si appoggiò con schiena e gomiti al parapetto con fare indolente, come se fosse lì in gita di piacere e la sua unica preoccupazione fossero i pettegolezzi.

-E tu, Percy? Tu si stai affezionando?-

Lui scrollò le spalle.

-I sentimenti sono un problema che non posso pormi. Ascoltalo, aiutalo se serve, ma non dargli illusioni-

-Chiaro. Altro?-

-Sì: mentre sei qui, fammi il favore di non reclutare teste di cazzo come fai in Europa-

-Ho reclutato te-

-No: sono stato io a cercarti. E comunque mi riferivo a quegli invasati che agiscono senza un minimo di logica e pianificazione e riescono a fare solo casino-

Stavolta fu Grindelwald a fare spallucce.

-Che vuoi farci? Compensano la scarsa intelligenza con l'entusiasmo-

-Sono dei pessimi soggetti. Non abbassarti al loro livello-

-Non ho molta scelta, Percy. Dovresti sapere che si fa quel che si può con quel che si ha-

-Adesso hai di meglio. Hai il Dipartimento della Sicurezza Magica e mi aspetto che tu ne faccia buon uso-

Sotto di loro la corrente del fiume Hudson sciabordava con un mormorio lento e costante. Chissà che momento della marea era?

Ma forse non era il momento di pensare alla marea quando il mago che avrebbe dovuto essere suo avversario lo stava studiando attentamente per valutare la sua proposta di collaborare.

-Ancora non posso credere che tu mi stia proponendo di fare questa cosa. Sul serio, Percy, credevo che questa fosse una trappola! Mi stai offrendo di prendere il tuo posto all'interno del MACUSA. Non avrei mai sperato tanto. O forse la trappola deve ancora scattare?-

Percival scosse la testa.

-Se non avessi visto quello che ho visto in questi anni da Auror, fidati che ti avrei affrontato in duello, sconfitto ed arrestato. Ma adesso ne ho abbastanza di ipocrisia, di divieti assurdi e di ingiustizie. Se c'è un obscuriale nella nostra società vuol dire che non siamo abbastanza protetti, ed allora l'unica soluzione è risolvere il problema alla radice-

Gellert annuì.

-Sono contento che la pensi anche tu così. Ma dimmi, cosa ti impedisce di mollare tutto e di unirti a me. Percival Graves, discendente di una famiglia di Auror, non ha il coraggio di esporre le sue idee in pubblico?-

Per poco Percival non lo affatturò per poi gettarlo in pasto ai pesci.

-Quanto sei stronzo, Gel! Non sono mai stato un ipocrita e tu lo sai, quindi sfoga la tua acidità su qualcun altro-

-Non capisco perché te la prendi con me. Tu non saresti sospettoso? Non sono ancora del tutto convinto che tutto questo non sia una trappola-

Stavolta fu il turno di Percival di sogghignare.

-Dunque Gellert Grindelwald rinuncerebbe a cogliere un'occasione unica per codardia? Non varrebbe la pena di rischiare una trappola per un bene superiore?-

-Fanculo, Percy-

Lui fece spallucce. Essere mandato era il minimo che poteva succedergli.

-Hai iniziato tu. Adesso occupiamoci di cose serie invece di litigare come ragazzini-

-Per un bene superiore. D'accordo, che altro devo sapere?-

-Quando sarai me ricordati di non fumare mentre sei in servizio. E non bere percé io non lo faccio mai. Inoltre non provarci con nessuno. Io non l'ho mai fatto e questa sarebbe la cosa che più desterebbe sospetti-

-Va bene, mi tratterrò. Sarà noioso essere te-

-Arrangiati e ricordati che avrai cose più importanti a cui pensare piuttosto che a Bacco, Tabacco e Venere-

-Hu-hum... Detesto ammetterlo ma hai ragione-

-Un'ultima cosa-

-Cosa?-

-Stai attento a Credence. Ha già una vita difficile, quindi non azzardarti a farlo soffrire-

Lo sguardo di Gellert si fece distante e duro oltre la nuvola di fumo appena espirato.

-È la guerra, Percy. I forti sopravvivono ed i deboli soccombono-

-Questa patetica scusa di ideologia non ti servirà a giustificarti con me, se scoprissi che lo hai deliberatamente messo in pericolo-

-Quanta premura nei suoi confronti. C'è di più, non è vero Percival? Non è solo un gatto randagio a cui fai la carità-

Quelle allusioni facevano venire voglia a Percival di strappargli la sigaretta di mano e di fargliela inghiottire ancora accesa.

-Gellert, il fatto che tu sia uno stronzo privo di empatia non vuol dire che tutti debbano essere come te. Voglio evitare di fare del male ad una persona se posso evitarlo, e siccome tu sarai me voglio che tu faccia lo stesso-

-Che pessima opinione che hai di me. Va bene, d'accordo, tratterò bene il tuo prezioso fianceé-

-Quando fai finta di essere raffinato sembri più coglione del solito. E poi fianceé è femminile, quindi se devi rovinare il francese con il tuo fottuto accento tedesco almeno rispetta le concordanze-

-Quanto sei pignolo. C'è altro?-

-Dentro il MACUSA devi stare attento ad una legilimens-

-Dovrebbero essere tutti abili legilimens. Il sistema americano è così scarso da avere una sola legilimens in tutto il MACUSA?-

-Stronzo. Lei è diversa: ha il dono dalla nascita-

-Oh. Interessante-

-No, non è interessante. Sta lontano da lei. Si chiama Queenie Goldstein: è una bionda con i boccoli corti, si veste economico ma con grande attenzione alla moda. Sembra fragile ma non lo è affatto, quindi non sottovalutarla. Non è una dei miei diretti collaboratori, e non cercare di avere a che fare con lei più del necessario-

-Peccato. Una bella bionda con un simile potere avrebbe potuto essere perfetta-

-No, scordatelo. E stai attento anche a sua sorella Porpentina. È tenace, testarda ed è indisciplinata. Ho dovuto relegarla all'ufficio permessi per le bacchette, due mesi fa, perché metteva in pericolo la sicurezza magica più di quanto non la proteggesse-

Un accenno di qualcosa che era assieme divertimento ed ammirazione passò sul viso di Gellert.

-Addirittura?-

-Già. Un vero spreco di talento, il suo, ma non potevo tollerare altri atti di insubordinazione-

-Che genere di insubordinazione?-

Certo, sia mai che quando si trattava di insubordinazione, caos e mancato rispetto delle autorità Gellert non fosse interessato!

Accidenti, che razza di idea che aveva avuto a voler restare in contatto con un soggetto del genere! Ed ancora di più a coprire la sua fuga, latitanza ed a proporgli quel piano folle.

Ma ormai era fatta.

-Era una cosa grave: si immischiava troppo spesso nelle faccende dei Secondi Salemiani. Forse è stato un mio errore di valutazione chiederle di controllare quella setta. Avrei dovuto capire che si sarebbe lasciata coinvolgere a livello personale, eppure non tutto il male viene per nuocere, perché è proprio grazie a lei che ho saputo di Credence-

Troppo tardi si accorse del suo errore.

-Il discorso torna sempre lì, eh, Percy?-

-Fottiti, Gel-

Per tutta risposta Gellert scoppiò in una sonora risata.

-E quel tuo amico britannico, Theseus... che ne penserebbe?-

Non gli piaceva che Gellert avesse tirato in ballo Theseus.

Lui sapeva che Gellert era pericoloso, e mai avrebbe voluto che si scontrasse con Theseus.

-Cosa ne penserebbe di cosa?- chiese cauto.

-Ad esempio del fatto che tu abbia mantenuto rapporti segreti con un criminale ricercato. O di questa tua brillante idea dello scambio di persona-

Perché accidenti Gellert non stava mai fermo quando parlava?

Quando ascoltava qualcuno si muoveva di meno, ma quando parlava lui era un moto continuo, difficile da seguire per lo sguardo e per la mente. Oltretutto con la sigaretta accesa creava ghirigori di fumo che rendevano tutto più caotico.

-Non so cosa ne penserebbe Thes e non posso preoccuparmene. La posta in gioco è molto più importante delle amicizie e delle personali antipatie e simpatie-

Gellert annuì soddisfatto.

-Fortunatamente c'è ancora qualcuno con un po' di buonsenso in questo mondo. So che mi detesti, Percy, eppure ti fidi di me-

-Vero: ti detesto. Sei arrogante, egocentrico e megalomane. Ma sei intelligente e le tue idee mi convincono. Personalmente ti metterei sotto cruciatus, ma il mondo magico ha bisogno proprio di uno stronzo come te in questo momento-

-Hai un vero talento per fare i complimenti, lo sai?-

-Sei tu che ispiri-

Gellert gettò il mozzicone di sigaretta giù dal ponte ed entrambi rimasero a seguire la lucciola rossa con lo sguardo finché non scomparve nell'acqua.

Senza nemmeno una parola, Percival estrasse il pacchetto dalla tasca interna del cappotto e ne offrì un'altra a Gellert.

Ne prese anche una per sé, e lui gli porse l'accendino per tirare le prime boccate.

Forse era una forma di cortesia o forse era un modo per fargli notare il simbolo dei doni e costringerlo a commentare.

Nel dubbio, per non dargli nessun tipo di soddisfazione, Percival rimase in silenzio.

Tirarono un paio di boccate appoggiati al parapetto, ognuno immerso nei suoi pensieri.

Grindelwald aveva un piede sul gradino.

Qualsiasi cosa facesse doveva sempre stare più in alto di qualcun altro.

Stronzo.

Il sapore del tabacco Red Burley si mescolava al sentore salmastro del fiume intorno a loro, e per un attimo rimasero in pace, senza complessi scontri ideologici e senza tentare di colpirsi al fianco scoperto.

A vederli da lontano si sarebbe potuto pensare che fossero amici.

Gellert aspirava lunghe boccate e lasciava sfuggire il fumo tra le labbra molto lentamente.

Chissà a cosa stava pensando.

Sembrava inconsapevole della presenza di Percival accanto a lui, o semplicemente non gli badava.

Da parte sua Percival se la prese altrettanto comoda.

In quel lasso di tempo si chiese come fosse possibile che le idee di Gellert lo convincessero tanto e che invece lui di persona gli facesse tanta antipatia.

Come fosse possibile essere talmente d'accordo su poche cose da continuare a cercarsi anche a costo di azzuffarsi su cento altre.

Come aveva potuto mantenere con lui un contatto epistolare pieno di insulti, accuse reciproche e denigrazioni dopo averlo incontrato solo una volta in Europa ed averlo odiato a prima vista.

Avevano continuato a rispondersi per offendersi e per il piacere di argomentare minuziosamente ogni offesa, per vedere come l'altro avrebbe smontato le accuse o se fosse stato costretto ad ingoiare il rospo.

Era stata una bella storia, la loro.

Di odio, antipatia e dispetto reciproco, ma pur sempre una bella storia.

L'importante era l'intensità del sentimento.

E poi, quando Gellert era finito in carcere, Percival non aveva resistito alla tentazione di scrivergli un biglietto con un'unica frase.

“Te l'avevo detto che saresti finito così, testa di cazzo”.

Ed aveva pure aggiunto una simpatica effige di dito medio come faceva spesso alla fine delle sue letteree.

Non si sarebbe mai aspettato che Gellert continuasse a rispondergli persino in latitanza.

Ovviamente senza lasciare indizi su dove fosse.

Le lettere arrivavano in mezzo alla posta di Percival, e quando lui voleva rispondere non doveva fare altro che scrivere “Gellert Grindelwald” sulla busta.

Gellert si era sempre rifitato di dirgli come diavolo facesse a prendersele, e quel mistero irrisolto era una spina nel fianco per Percival.

Ma avrebbe atteso anche quello.

Con un obscuriale in pericolo, Credence maltrattato e la società magica americana sull'orlo di essere strangolata, Percival aveva concepito quel piano assurdo dello scambio di persona, ed adesso lo stavano mettendo in atto.

-Va bene, la pausa è finita- disse a sigaretta consumata.

Spedì la cicca nel fiume e si voltò verso Gellert -Facciamo questa cosa?-

Lui lo guardò come se stesse tornando da un posto lontano mille miglia.

-Cosa, esattamente?-

-Di cosa abbiamo discusso fino ad ora? Tu che prendi il mio posto-

-Ah, giusto... è che stento ancora a crederci, sul serio. Va bene, facciamolo-

Dopo l'ultimo tiro anche la cicca di Gellert finì nell'Hudson.

-Sono pronto. Cosa hai in mente? Pozione polisucco? O solo un incantesimo di disillusione?-

-No, niente polisucco. È la prima cosa che viene controllata all'ingresso al MACUSA. Solo la disillusione. La cosa veramente importante è la bacchetta, perché vengono pesate all'ingresso senza eccezioni-

Grindelwald era perplesso. Forse confuso. E non erano molte le cose in grado di metterlo in difficoltà.

-Mi cederesti la tua bacchetta, Percival? A me, che ti sto così antipatico?-

-Questo è più importante. E non posso solo cedertela: devi disarmarmi. Le bacchette vengono controllate più strettamente che i proprietari, quindi devi possedere la mia bacchetta, con lealtà e tutto-

Gli sembrava impossibile da dire.

E per Gellert doveva essere impossibile da credere.

-Cioè... mi stai dicendo che perderesti a duello contro di me, così? Volontariamente?-

-Non c'è altro modo. Devi avere la lealtà della mia bacchetta. Un incantesimo di disarmo basterà-

-E tu come farai senza?-

-Me la caverò. Posso sempre fare incantesimi senza bacchetta, ricordi? E non guardarmi in quel modo-

Gellert era un invasato, e Percival ci teneva a zittirlo prima che partisse con un'orazione su quanto fosse nobile quello che lui stava facendo. A quanto stava rinunciando per il bene superiore.

-Se solo più persone fossero come te, Percival! Tu sei...-

-Sbrigati oppure il mio ultimo incantesimo sarà per legarti la lingua-

Grindelwald aveva assorbito troppo dello spirito romantico diffuso in Europa il secolo scorso, Percival invece ci teneva a restare piantato nel pragmatismo americano.

-Sempre a rovinare i bei momenti- sospirò Gellert.

Percival sfoderò la bacchetta e si mise in posizione di guardia.

Stava per fare la scelta più difficile della sua vita.

Era ancora in tempo per difendersi, per tenersi la sua bacchetta e la sua vita e dire a Gellert che lo avrebbe aiutato in ogni altro modo possibile.

Lui si allontanò di un paio di metri e solo allora sfoderò a sua volta.

-Quando sei pronto, Percy, fammi un cenno-

Si morse le labbra.

Per la prima volta in vita sua la bacchetta tremava tra le sue mani, e Grindelwald, guardandolo come un condannato a morte che dovesse decidere il momento esatto della sua esecuzione, non lo stava aiutando.

Percival sapeva che fargli scegliere il momento era una contorta forma di mostrare rispetto, e forse lui, in fondo ed in modo altrettanto contorto, gliene era grato.

Respirò a fondo per schiarirsi le idee e rimettere sotto controllo le emozioni.

Gellert era ricercato dall'intera comunità magica, ed essere in cima ad un organo di governo avrebbe potuto essere per paradosso il posto più sicuro in cui stare, per lui.

Nessuno avrebbe mai pensato che potesse arrivare a tanto.

E da lì, dalla posizione di Direttore per la Sicurezza Magica, non controllato e libero da vincoli, Gellert avrebbe potuto realizzare molto.

Per i ragazzi come Credence: esclusi dal mondo che era loro di diritto ed abbandonati in un mondo che non era il loro, ad essere tormentati da mostri o a diventare mostri a loro volta.

Per l'obscuriale, di cui il MACUSA si rifutava di ammettere l'esistenza e che sarebbe di certo stato condannato a morte nonostante fosse un bambino.

Per l'intera comunità magica americana, ancora giovane ed indebolita dall'epidemia di vaiolo di drago di solo vent'anni prima e costretta a vivere nella paura di essere scoperta e sterminata dai nomag che li superavano enormemente di numero.

Se Gellert fosse riuscito a liberare i maghi dalla clandestinità, allora sarebbe valsa la pena di rinunciare ad una vita.

Che la vita fosse la sua non aveva importanza.

-Adesso-

-Expelliarmus-

L'incantesimo lo sbalzò all'indietro e lo fece sbattere di sciena contro il lampione.

La bacchetta gli sfuggì di mano e roteò in alto, ma prima che cadesse a capofitto tra i flutti dell'Hudson una forza invisibile la sollevò e la portò in mano a Grindelwald.

Ormai non poteva più tornare indietro: la bacchetta aveva cambiato lealtà.

Percival rimase qualche secondo con la schiena appoggiata al palo di metallo, e non si sarebbe mai aspettato di vedere Grindelwald avvicinarsi a lui preoccupato.

-Come stai?-

-Tutto bene-

Mentiva.

Si era appena buttato a capofitto nell'ignoto, aveva appena consegnato il suo paese al caos, ed aveva meno di una flebile speranza che dalle ceneri del caos potesse nascere un mondo nuovo.

Si sentiva di merda, grazie tante.

-Se mi scopriranno dirò di averti assalito alle spalle-

Percival lo guardò offeso.

-Assolutamente no! Se ti cattureranno dirai esattamente come sono andate le cose. Non sono abituato a sfuggire dalle mie responsabilità-

Estrasse di tasca una piccola pergamena ripiegata.

-Ecco: questo è l'indirizzo della mia casa a New York. Tu abiterai qui finché sarà necessario, quindi vedi di non rovinare le mie cose. Il secondo è l'indirizzo di dove andrò a stare per togliermi di mezzo. È in Oregon, un bel posto. Se tutto andrà bene passa a trovarmi, prima o poi-

Gellert prese il foglio ma senza distogliere lo sguardo da lui.

-Non andartene. Resta qui a combattere per quello in cui credi-

-E come? Senza bacchetta sarei un peso, e rischierei di essere scoperto. No: è meglio che io me ne vada- gli scappò una risata nervosa -Che c'è, pensi di non riuscirci senza di me?-

Gellert gli rispose con uno schiaffo sul collo, subito ricambiato da Percival con una gomitata tra le costole.

-Devo ricredermi su di te, Percival: sei un cretino-

-Mi aspettavo insulti più fantasiosi-

-Si fa quel che si può. E se invece andasse tutto storto? Dovrei dire che sei colpevole di alto tradimento-

-Sì, in linguaggio tecnico si chiama così-

-E ti condanneranno a morte-

“Grazie per ricordarmelo”

-Conosco le leggi, dato che alcune ho provveduto io stesso ad approvarle-

Gellert si fermò a guardarlo.

Qualcuno aveva detto che lo sguardo di Grindelwald fosse impossibile da sostenere, Percival invece lo trovava affascinante, e non solo per l'eterocromia delle iridi.

Gellert gli si avvicinò e lentamente gli posò una mano sulla mascella.

Non lo teneva come se fosse fragile, ma come se fosse qualcosa di estremamente prezioso.

-Se solo tu potessi vedere la meraviglia che vedo io-

Percival non si trattene più: lo afferrò da una spalla e poi dietro la nuca per portare i loro visi quasi a contatto.

Per un attimo riuscì a sentire l'aroma del Red Burley che gli era rimasto sulla pelle.

-Tu ci devi riuscire, figlio di puttana!- gli ringhiò addosso -Io ti ho dato la mia vita, ora fai il tuo dovere. Liberali. Libera tutti noi-

Gellert lo strinse tra le braccia così forte da fargli male.

-Lo farò. Posso giurartelo-

-Non giurare. Fallo e basta-

Lo respinse come se ce l'avesse con lui e rimase a riprendere fiato e contegno.

-Addio, Gel. Buona fortuna e non combinare cazzate quando indossi la mia faccia-

Si voltò per sparire nel buio, prima di dover sopportare di essere consolato da lui.

Mentre si allontanava sul ponte, come se non gli pesasse il fatto di andarsene a piedi e di non potersi smaterializzare, sentì alle sue spalle Gellert che sbaritava alla faccia dell'essere ricercato e parte di un piano segreto.

-Stai facendo la cosa giusta! Sei una brava persona in fondo, lo sai, Percy?-

Lui fece un cenno vago con la mano senza fermarsi.

Non ci teneva ad essere trascinato nei deliri eroici di Gellert, gli bastava che facesse la cosa giusta: liberare il mondo magico affinché un talento come quello di Credence non dovesse mai più essere sacrificato.

-Mi ricorderò di te quando vinceremo. Sei un eroe, Percival, ed io non ti dimenticherò. Mi hai sentito? Io non mi dimenticherò di te-

Percival ne aveva più che abbastanza.

Sapeva che intimargli di piantarla o altro avrebbe solo peggiorato la situazione, quindi si limitò ad alzare il braccio ed a fargli l'ennesimo dito medio.

Era una bella soddisfazione farglielo finalmente di persona, dopo tanti che ne aveva disegnati sulla carta delle loro lettere.

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Nel Cerchio della Strega


Buooonsalve....

Vorrei darvi delle spiegazioni ma la verità è che prima dovrei trovarle io, quindi diciamo che ci provo.

Il fatto è che ho riguardato il film e credo che, per essere riuscito a spacciarsi per Direttore della Sicurezza Magica, Grindelwald deve essere o un super genio del crimine (cosa possibile) oppure che abbia avuto un complice all'interno del MACUSA.

Non mi andava di battere la solita strada del “Percival è un cavaliere senza macchia e senza paura” e così ho provato ad immaginare uno scenario in cui Percival Graves avesse volontariamente ceduto il suo posto a Grindelwald perché davvero convinto dalle sue idee.

Ed ecco qui come è nata questa cosa.

Fatemi sapere se vi convince, se vi è piaciuta o se vi sembra un delirio.


Lady Samhain


Ps: le sigarette sono una pessima abitudine, ricordatevelo e non prendete esempio da questi due.

E non buttate cicche o altra spazzatura nei fiumi.









  
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