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Autore: Milandra    30/08/2018    4 recensioni
La nascita dell’amore tra Lily e James, i Malandrini, gli ultimi anni tra le mura accoglienti di Hogwarts prima della Guerra.
L’ultimo bacio, l’ultimo abbraccio, l’ultimo sorriso prima della fine.
E per qualcuno, l'ultima occasione di fare la scelta giusta prima di sprofondare in un baratro senza via d'uscita.
Perché quando la guerra arriva a sconvolgere ogni cosa, l’amore e l’amicizia non bastano più per sopravvivere.
O forse sì?
Perchè forse è solo allora che si conosce davvero l’amore, quello vero. Quello per cui si è disposti a sacrificare ogni cosa...anche la vita...
Prima di Harry Potter, prima della guerra, prima dell’Ordine della Fenice e dei Mangiamorte.
Prima che le scelte li dividessero, portando compagni di infanzia sui fronti opposti di una guerra.
Prima di tutto ciò però, ci furono solo dei semplici ragazzi...
E la storia di un amore che sconfisse la morte...
Solo ragazzi.
Molti di loro, oggi non ci sono più.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Prima di iniziare il capitolo desidero chiedervi scusa per il ritardo.
Purtroppo è un periodo allucinante, tra tirocinio esami e problemi personali. Non ho avuto un attimo libero.
Tuttavia rassicuro che non sono morta (anche se potrebbe sembrare, lo so). Ho ancora un esame il 20 di settembre e poi sarò un pò più libera e davvero non vedo l’ora.
Questo per dirvi che la storia continua, e che spero che abbiate ancora voglia di proseguire nella sua lettura. Più sotto gli scleri personali dell’autrice e la data del prossimo aggiornamento.
 
E ora... il sospirato capitolo!!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Decimo capitolo: Secondo Atto
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
In principio ci fu il primo atto.
In secondo luogo ci fu il secondo atto.
Come ogni buona commedia o tragedia - scegliete voi - che si rispetti, il secondo atto era stato d’obbligo.
Era stato studiato per ben una settimana e mezza tale sopracitato secondo atto, calcolando al millesimo tutte le possibili variabili e turni di ronda.
E ora erano lì, tutti asserragliati davanti al camino della sala comune tipo setta.
“Vi dico che dobbiamo agire stasera” James Potter friggeva.
Occhioni luccicanti per il suddetto ‘secondo atto’ e sorriso malandrino, James Potter sembrava pronto a inneggiare alla guerra.
Si stava già sfregando le mani, pensando al suo glorioso e fantomatico secondo atto, quando qualche buon guastafeste decise di rompergli le uova nel paniere.
“Stasera dovrebbe essere di ronda anche Evan Rosier. Non si può fare, James” Edgar Bones, perfetto nel ruolo di massacratore di uova, lo guardò scuotendo la testa.
“Ma intanto ci sei anche tu di ronda, Eddie” tono soave e occhioni nocciola fiduciosi, James Potter quando voleva romper le balle e ottenere qualcosa era proprio un asso.
La tecnica era stata comprovata e consolidata in anni e anni di esperienza e sopravvivenza a Charlus Potter, ed era praticamente un’arma di distruzione di massa.
Funzionava sempre, sbaragliando chiunque gli si opponesse e non lasciando superstiti.
Con qualche rara eccezione.
Charlus Potter, per esempio, aveva sviluppato negli anni una sorta di strana orticaria quando il figlio gli tirava fuori quell’espressione.
A Edgar Bones invece, anche lui profondo conoscitore delle arti del raggiro e quindi impossibile per James da raggirare, non fece un baffo.
“È un rischio grande, James” gli rispose, mentre l’altro lo guardava come se gli avesse soffiato il boccino da sotto il naso, “Oltrettutto che non siamo in pochi ad agire, ma mezza Grifondoro è invischiata nel piano.”
“Non mi interessa” si lagnò James, che tra un pò si sarebbe messo a pestare i piedi come un bambino spastico se fosse servito. “VOGLIO agire stasera.”
Broncio.
Occhi nocciola contratti.
Braccia incrociate.
Niente da fare.
“E come facciamo a filare in una ventina al campo da Quidditch senza essere scoperti?” gli rispose ragionevole Bones. “È impossibile”
“Dobbiamo solo stare più attenti” si intromise Sirius, profondo estimatore del ‘mettiamo in atto subito il secondo atto e chissene frega delle conseguenze.’
“È da suicidio immediato” bofonchiò invece Remus, che nonostante non fosse d’accordo col piano, alla fine era stato convinto e costretto a prenderne parte.
Fondamentale nella sua disfatta era stata la faccia da distruzione di massa di James Potter.
“Tesoro, forse sarebbe meglio rimandare” avvolta in un caldo maglione bianco e jeans stretti sempre bianchi, Charlotte Benson era un’autentica visione.
Ma non abbastanza perchè il maledettissimo figlio di Charlus Potter desistesse.
“Traditrice” le soffiò dietro James, piantandole su uno sguardo da cucciolo tradito che non fece altro che far alzare gli occhi al cielo alla bionda fidanzata, “Ti sei alleata con Bones!”
“Sto cercando di non farti espellere, amore” frecciò ironica la Benson, stringendoglisi al braccio.
“Un pò di ottimismo gente!” si intromise Fabian Prewett.
“Anche io opto per stasera” annuì d’accordo Gideon.
“Visto?” rimbeccò James, mentre alla setta segreta davanti al camino si aggiunsero anche Marlene McKinnon e Mattew Harold, alias numero uno di settembre.
Incredibile ma vero, Harold resisteva ancora.
Ed erano ormai agli sgoccioli di Settembre.
“Allora Capitano?” Marlene salutò tutti e si accomodò di fianco alla Benson.
“Mi stanno rovinando il divertimento Mar” si lamentò il moro stizzito. “Questo traditore di Bones e Remus sono contrari.”
Harold si accigliò. “Ma ci sono problemi?”
“Pare che stanotte Rosier sia di ronda” si schifò Sirius, allungando le gambe sul tavolo della Sala Comune.
“Quindi dobbiamo rimandare?” chiese dispiaciuta Marlene.
“UN CAZZO!!” James Potter fece terra bruciata intorno a lui, pronto a brandire una spada e ad andare in guerra.
“Tesoro, calmati” lo blandì rassegnata la Benson, scuotendo i lunghi capelli biondi.
“No invece, dici bene James” diede manforte Sirius. “Dobbiamo farlo stanotte. Non possiamo più rimandare.”
“Infatti!” concordò James con occhi combattivi e passandosi una mano tra i capelli che quel giorno erano battaglieri quanto lui. Non che normalmente fossero docili. Niente di James era docile.
“Ormai è una settimana e mezza che i Corvonero e i Tassorosso si allenano senza sosta. Se continuiamo così arriveremo ultimi al campionato. Ultimi, battuti, persino dietro Tassorosso! E noi non vogliamo essere dietro quegli idoti!!” continuò implacabile James, sentendosi come un generale in dovere di motivare le truppe verso un suicidio assicurato.
“Anche i Serpeverde sono messi come noi” disse Mattew Harold, tentando di risollevare gli animi.
“Chissene frega delle Serpi! Morissero avvelenate farebbero un favore all’umanità” berciò Sirius, mentre James fulminava il suo portiere, reo di aver citato gli innominabili e di aver espresso una rassicurazione assolutamente fuori luogo.
“Ok, riflettiamo” sospirò Remus. “Abbiamo tutto quello che ci serve?”
“L’incantesimo ce l’abbiamo” disse Bones, indicando delle pagine di libro posate sul tavolo.
Il giovane Bones le aveva reperite senza alcuno sforzo: semplicemente, con nonchalace, le aveva strappate dal libro della biblioteca a cui appartenevano, senza che la bibliotecaria – pace all’anima sua, quando se ne fosse accorta le sarebbe venuto un mezzo infarto – lo vedesse.
“I turni delle ronde e i percorsi li ho io” disse Remus. “Penso che Rosier rimarrà in quest’area, quindi se passassimo di qui dove dovresti fare ronda tu, Eddie, dovremmo essere a cavallo”
“Ottimo” annuirono quasi tutti in sincrono.
“Gazza?” chiese James, ancora stizzito per la faccia tosta del suo portiere.
“Abbiamo reclutato Pix per dargli il tormento” risero i Prewett.
“Ma come ci siete riusciti?” alitò stupefatta Marlene.
“Oh, un equo scambio.” Ridacchiarono quelli, e al sopracciglio inarcato dei Malandrini si affrettarono a spiegare. “Vuole che facciate sparire la gatta di Gazza per un pò di giorni.”
“Geniale” commentò Sirius, “Perchè non ci abbiamo mai pensato prima, Prongs?”
“Per carità, ci manca solo Pix ora” sbuffò Remus. “Guardate che se poi non gli facciamo sparire davvero la gatta saranno guai. Non ce lo leveremo più dai piedi.”
“E come facciamo a farla sparire poi?” chiese Minus preoccupato.
“Un modo lo troveremo di sicuro.” Se ne fregò incurante James, procedendo spedito tipo panzer “Poi? Dov’è Frank? L’ha travasata la pozione?”
“Stava aspettando che gli arrivasse da suo padre, che è nel Dipartimento Pozioni, l’ampolla giusta, perchè se la mettiamo in una normale, la pozione comincia ad aumentare di volume” spiegò Remus, proprio mentre Frank entrava in quel momento in sala comune con un ampolla di ferro di folletto in mano appena riempita.
“Questa dovrebbe impedire alla pozione di espandersi” disse il Grifondoro piazzandola sul tavolo.“Non avete idea di quante domande ha fatto mio padre prima di mandarmela! Un incubo. Gli ho detto che era per scuola ma non ci ha creduto.”
“Ma siamo sicuri che la pozione sia giusta?”chiese Peter titubante.
“Dovrebbe.” Fece spallucce James.
Si erano messi in quattro nel tentare di far venire quella maledetta pozione.
Avevano piazzato il calderone nella stanza della necessità e poi lui, Remus, Eddie e la Vance ci avevano letteralmente sudato dieci mantelli.
Ovviamente era già tanto se la Vance aveva contribuito alla pozione –causa faccia da distruzione di massa di James Potter -, perchè di prendere parte a quella pagliacciata di piano, come l’aveva chiamato lei, non ne aveva avuto la benchè minima intenzione.
“Bene” James si sfregò le mani eccitato, avvertendo che la resa di tutti era ormai prossima. “Direi che c’è tutto. Avvisiamo anche il resto della squadra e siamo a posto.”
“Finirà in un macello” sospirò Bones coprendosi la faccia con le mani.
“Suvvia Eddie, non dire così” lo ripresero ridacchiando i gemelli Prewett.
“Avvisiamo anche le riserve?” domandò Sirius.
“Direi almeno le riserve di non invischiarle” rispose Remus.
“Sì sì uguale, come volete voi” acconsentì sorridente James, che intanto ormai quello che voleva l’aveva ottenuto, quindi che facessero un pò quello che gli pareva per il resto. Potevano anche giocarci al tiro al piattello con le riserve, per quel che gli interessava.
La faccia da distruzione di massa ancora una volta aveva funzionato.
Che gioia!
Un cazzo che gli avrebbero fottuto il campionato!
 
 
 
 
 
 
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La sala comune di Serpeverde, illuminata dalla luce verdastra del lago, era lo scenario perfetto per quelle brave personcine degli Slytherin.
Tinte cupe, atmosfera sinistra e tanto veleno.
Quel giorno, nei recessi più bui e più tetri di Serpeverde, si stava tenendo un raduno.
Evan Rosier, biondo, occhi blu e faccia scazzata, stava avendo una discussione molto interessante con Martina Zabini, la famosa artefice del ratto della biancheria.
“Quindi sei sicura?” le chiese guardando la mora Slytherin annuire.
“Ho rivisto stamattina Jared Garret, il battitore dei Tassorosso, e mi ha confermato quello che aveva già detto ieri” assicurò Martina Zabini.
“E come avresti fatto a scucire certe informazioni a Garret, sorella?” le chiese Max Zabini, portiere della squadra di Serpeverde. Alto e ben messo, era un mastino nel difendere gli anelli.
“Devo davvero dirtelo, fratello?” maliziosò divertita Martina Zabini.
“Quindi, gli schemi delle partite dei Tassorosso rimangono lì fino a stasera, e domani Jacob Hopkin, il Capitano, li sposterà” ripetè Adrian Avery, mentre anche Bastian Mulciber annuiva.
“Perfetto” Evan Rosier stirò un ghigno compiaciuto. “Dobbiamo prendere quegli schemi. Mi sono fatto spostare apposta la ronda da domani a stasera, così potremo agire più tranquilli. Il problema è che ci dovrebbe essere anche Bones di turno.”
“Bones?” chiese Mulciber incazzato. “Quello lì è capace a farci saltare tutto.”
“Già.” Concordò cupo Max Zabini. “Ehi, Severus, potresti provare a farti cambiare di turno con Bones. Così siamo coperti.”
“Non penso che acconsentirà. Quello fa ciò che gli pare, ma posso provare.” Annuì Piton, chiudendo il libro che stava leggendo e unendosi al gruppetto.
“No. Non fare niente, Severus” disse Evan Rosier, “Rischiamo ancora di fargli capire qualcosa riguardo le nostre intenzioni stasera, e non possiamo permettercelo”
“Hai ragione Evan” concordò Goyle ridendo di una risata sciocca.
“Ho sempre ragione” lo fulminò Rosier, che Goyle proprio non lo poteva sopportare. Sia lui che Tiger. Due emeriti imbecilli per conto suo. Almeno erano dei bravi battitori, se no davvero li avrebbe stecchiti già da un pezzo.
“Allora Evan” proferì melliflua Martina Zabini, sedendosi accanto a lui sul divano di pelle nera e accavallando le gambe alle sue. “Posso venire anche io stasera?”
“È per questo che hai deciso di usarmi come divano, Zabini?” sibilò il biondo squadrandola.
“Anche. Non dirmi che ti dà fastidio” celiò maliziosa la mora, sotto lo sguardo di fuoco di suo fratello Max. “E poi perchè è così divertente vedere la tua fidanzata mangiarsi i fazzoletti” ridacchiò velenosa, accennando a Delia Lewis che li squadrava in lontananza.
“Martina, piantala” la riprese suo fratello.
“Tutto molto adorabile, ma vedi di lasciarmi fuori dai tuoi giochetti Zabini” la freddò il biondo Caposcuola, scostandosi di malagrazia le gambe della Serpeverde da sopra di sè.
“Che c’è Martina? Non sei ancora soddisfatta dopo il ratto della biancheria?” le chiese Avery ridendo divertito.
“Oh, non hai idea di quanto sia stato piacevole vedere quelle cretine andare a caccia di farfalle per i corridoi, ma ora mi sto annoiando” confermò la mora, accomodandosi più composta sul divano, ma non rinunciando comunque a scoccare un’occhiata maliziosamente divertita alla Lewis.
A Martina Zabini, Delia Lewis non era mai andata giù.
Era bella Martina Zabini, con i suoi occhi scuri e i capelli mogano. Tuttavia non poteva competere con Delia Lewis, rea di essere più bella di lei.
Questo, unito alla cotta madornale della Lewis per Evan Rosier, gliel’avevano fatta detestare.
Non che lei fosse innamorata del Caposcuola, che fosse chiaro. Erano solo amanti quando uno dei due ne aveva voglia.
Però la bellezza della Lewis, unita a quell’aria fragile e superba da principessina, gliela rendevano insopportabile.
“Dovrei proprio trovarmi qualche nuovo passatempo” ridacchiò Martina, continuando a tenere gli occhi scuri puntati sulla Lewis.
“Basta che non mi crei problemi, Zabini” scandì mellifluo Evan, scoccandole un’occhiata d’intesa.
Ci mancava solo che quella si mettesse a giocare al gatto e al topo con la Lewis.
“Tu vieni, Severus?” chiese Avery guardando l’amico.
“I-io... non so” rispose il Serpeverde scoccando un’occhiata a Rosier.
Severus Piton aveva legato molto in quegli ultimi tempi con Avery e Mulciber, specie da quando era successo quello che era successo con Lily.
Tuttavia con Evan Rosier era un altro paio di maniche.
Aveva sempre l’impressione che il biondo Caposcuola lo studiasse, e la cosa ovviamente non gli andava molto a genio.
“Se vuoi venire decidi in fretta Piton” gli comunicò annoiato Rosier, squadrandolo con quei suoi ipnotici occhi blu.
“Aspetta, perchè lui sì e io no?” chiese Martina Zabini evidentemente oltraggiata. “Neanche lui gioca a Quidditch.”
“È un prefetto” spiegò Evan, incurante dell’espressione ostile della compagna di casa, “Potrebbe sempre tornarci utile.”
“Allora?” anche Avery si voltò verso Piton, aspettando una risposta.
“Se viene lui vengo anche io” chiarì minacciosa Martina Zabini.
Severus nel frattempo stava riflettendo. Non era raro che Avery e Mulciber lo coinvolgessero in simili iniziative, ma mai Rosier l’aveva reso partecipe in certe situazioni.
Era una prova, capi. Lui lo stava ancora studiando.
“Accetto” enunciò infine. Se era una prova l’avrebbe superata.
Evan Rosier annuì senza dire nulla.
“Bene, ci vediamo tutti qui per le dieci” ordinò loro. “Non voglio ritardi.”
Avrebbe vinto lo stramaledetto campionato.
Guai a chi gli avesse messo i bastoni tra le ruote.
 
 
 
 
 
 
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Aula di Trasfigurazione, ore 16,00.
Lezione pomeridiana Grifondoro e Serpeverde.
 
 
“C’è qualcosa che non va” Lily Evans sollevò la testa di scatto dagli appunti e fissò Mary, nel banco davanti a lei e girata di tre quarti.
“Se la McGranitt ti becca Mary...”
“Sono perfettamente mimetizzata” sorrise tranquilla l’altra, facendole alzare gli occhi al cielo.
“Che intendi comunque?” chiese Lily, sorvolando sul fatto che la schiena di Harold poco servisse a nascondersi dagli occhi di falco di Minerva McGranitt.
“Osserva.”
Lily sollevò il capo dalla frase che stava scrivendo, inarcando un sopracciglio, e a malincuore distolse l’attenzione dalla spiegazione.
Una linea immaginaria divideva l’aula stile Equatore. Precisa, perfetta, invalicabile. Nulla di nuovo.
Grifondoro da una parte, Serpeverde dall’altra.
“Non capisco” ammise.
Mary si rigirò ancora di più, incurante del pericolo McGranitt all’orizzonte. “Osserva meglio.”
Era ovvio che non sarebbe riuscita a seguire la lezione. Lily sospirò, posando la piuma e gettando uno sguardo stavolta più attento all’aula.
Linea di divisione immaginaria, Potter e combricola nei soliti ultimi banchi a far casino, e Avery e Mulciber and co che facevano altrettanto ma dalla parte opposta.
Eppure c’era qualcosa.
Lily strizzò inconsapevolmente gli occhi, mentre qualcosa in quello scenario le sfuggiva.
Potter stava parlando sottovoce con Black, intercalando quella che sembrava una conversazione concitata con sorrisi da perfetta faccia di bronzo appena la McGranitt li inquadrava. Black da parte sua assentiva, parlottava in risposta, e quando inquadrato insieme al degno compare si chiudeva in una smorfia altera che Lily si chiedeva come la McGranitt non lo avesse già ripreso per tanta sfacciataggine. Inaudito.
Nei banchi davanti a loro stava Remus, che cercava inutilmente di prendere appunti, ma che in realtà ascoltava con un orecchio solo e intercalava qualche frase ai compagni a movimenti sconsolati del capo, mentre Peter, al fianco di quest’ultimo, sembrava non far caso al fatto che la lezione si stesse svolgendo dalla parte diametralmente opposta rispetto a quella verso la quale era rivolto.
Lily scosse il capo.
“Non vedo nulla.”
“Ti ho detto di osservare meglio.”
Avery e Mulciber d’altro canto stavano facendo la stessa medesima cosa. Dalla parte opposta dell’aula, che fosse ben chiaro.
Lily si portò l’estremità della piuma alle labbra, ticchettando lievemente.
Eppure, ne era certa, Mary aveva ragione.
Non vedo nulla” sussurrò esterrefatta, mentre Mary si voltava verso di lei anche dell’ultimo quarto che che le mancava, e annuiva esaltata.
“Sta succedendo qualcosa!”
“Su che basi lo affermi, Mary?” Lily occhieggiò Marlene parlare con voce disinteressata, gli occhi azzurro ghiaccio straordinariamente fissi sulla Professoressa.
“Come su che basi?” saltò su la mora, avvicinandosi cospiratoria, “non sta succedendo niente! Quando mai non succede niente?!
“Beh forse non è così male come cosa” eppure Lily non ci credeva neanche lei a quello che aveva appena detto, a dimostrarlo anche la faccia incredula di Mary.
“Non si sono ringhiati dietro neanche una volta, non è volato neanche un misero insulto da nessuna delle due parti. Nemmeno uno!!” Mary si sporse verso il banco di Lily artigliandone il bordo di legno, mentre Lily sospirò, rassegnata a quell’invasione di campo, pregando che la McGranitt non decidesse proprio in quel momento di girarsi.
“Bhe io non vedo nulla di strano” abbozzò Frank, seduto di fianco a Mary, lanciando un’occhiata puramente casuale a Marlene McKinnon. Una McKinnon interessata come non mai alla lezione.
“Appunto. Non c’è assolutamente nulla di strano” convenne la bionda, “state vaneggiando.”
“Non sta succedendo nulla, Mar” parlò Lily, anticipando la violenta esplosione di Mary che dal canto suo si limitò a sospirare un ‘non ci arriva’ sotto gli occhi furenti di Marlene. “Non si sono rivolti neanche parola, nemmeno uno sguardo omicida. È da sta mattina che si ignorano.” Già, Lily a quel punto ne era assolutamente convinta, “Stanno tramando qualcosa!”
“Sei paranoica Lily”
“Davvero secondo è tutto a posto” tentò di convincerla anche Frank, mentre Lily fulminava Marlene che non le dava la minima.
“Non sono paranoica e poi perchè tu..”
E poi il disastro, che si calamitò su Lily dal banco esattamente dietro al suo, e che portava niente meno che la voce scocciata della Vipera.
“Potter” proferì Emmeline, girandosi solenne verso il Grifondoro, qualche fila dietro di lei, con la calma di chi sta per compiere un massacro.
Lily vide il moro rivolgere uno sguardo stranito ad Emmeline, mentre Sirius ringhiava infastidito dall’interruzione e davanti a lui c’era qualcuno – Remus con tutta probabilità- che ringraziava Merlino Morgana e qualche altro santo babbano in generale per poter finalmente prendere qualche appunto.
“Lily si lamenta che non sta succedendo nulla...” Lily vide Potter guardarla attonito, mentre lei stessa cercava di prendere atto di quello che Emmeline Vance stava osando proferire.
“Quindi...”
Si metteva male, molto male.
“...vedi di combinare qualcosa!”
Lily spalancò la bocca, shockata.
Emmeline impassibile.
James che le guardava sconcertato.
Erano in tregua. Anche se solo per le ronde, erano finalmente in tregua.
Lily riportò lo sguardo sul moro.
No, non avrebbe osato.
James Potter si aprì in uno di quei fastidiosi sorrisi molesti, uno dei suoi, uno di quelli che sapevano far andare in cortocircuito chiunque intorno a lui, tant’è che Lily vide addirittura una Serpeverde inquadrarlo con occhi tra il sognante e il velenoso.
“Qualcosa, dici?”
No, non avrebbe assolutamente osato.
Proprio no.
“PROFESSORESSAA! EVANS CONTINUA A DISTRARMI!!” Detto fatto, con la voce più sfacciatamente divertita che un essere senziente potesse avere e gli occhi così chiaramente derisori che Lily ci avrebbe volentieri piantato la sua bacchetta, prima in uno e poi nell’altro, tanto per essere sicura di centrarli entrambi, Potter le sorrise, l’accenno di denti bianchi e quegli occhi da prendere a pugni.
E la stoccata finale, rivolta direttamente a lei, la McGranitt che passava velocemente in secondo piano.
“No Evans, mi spiace, sono fidanzato. Non posso uscire con te ad Hogsmade.”
Lily si sentì friggere sul posto, la bacchetta pronta al tiro al bersaglio.
E quegli occhi nocciola sfacciatamente irriverenti.
Lo odiava, dannazione se lo odiava!
 
 
 
 
 
 
 
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Sette ore più tardi...
 
 
Alle undici di sera c’era qualcuno che di dormire non ne aveva proprio l’intenzione.
Erano in molti in realtà.
Armati di bacchette, incantesimo e pozione, James, Sirius, Remus, Peter, Frank, Edgar Bones, i Prewett, Marlene, Mattew Harold, Charlotte Benson e il resto della squadra di Quidditch – praticamente mezza Grifondoro – stavano per giocare al gioco ‘ti piace essere sgamato facile?’.
Silenziosamente erano sgattaiolati via, a parte Peter che era inciampato per le scale, e ora vagavano indisturbati per i corridoi.
In realtà si rivelò tutto molto facile, tanto che in molti rimarcarono al Caposcuola Bones quanto fosse stato pessimista. Rosier difatti non si era fatto vedere e James camminava quasi a dieci metri da terra tanto era felice.
Era dallo sputtanamento che non ne combinava una delle sue.
Il giro in scopa non contava visto che non era voluto.
E la rissa al campo da Quidditch era stata tutta colpa di Rosier.
Era già pronto a stappare lo champagne quando, arrivati al campo da Quidditch, capirono che qualcosa non quadrava.
Le luci degli spogliatoi erano accese.
“Merda, me lo sentivo che stasera non era da farsi” bofonchiò Edgar Bones, col tono di uno che dice ‘ve l’avevo detto’.
“Non fare lo iettatore” lo rimbeccarono i Prewett, appostati insieme a tutti gli altri in un angolino buio, per cercare di capire che cosa stesse succedendo negli spogliatoi.
“Chi diavolo può essere?” ringhiò invece James Potter, infuriato per quel fuoriprogramma.
“Magari qualcuno che trova divertente farsi una sana scopata negli spogliatoi per spezzare la routine” se ne uscì invece Black, ignorando gli sguardi allibiti di tutti.
“Che scopino dove gli pare, ma oggi gli spogliatoi sono off-limits” sibilò James, mentre Charlotte Benson cercava inutilmente di fargli abbassare la voce, onde evitare che li scoprissero.
“E cosa fai? Irrompi lì mentre stanno scopando?” gli chiese Sirius.
“Padfoot, io non so davvero come ti possano uscire certe sparate” si lamentò Remus con una mano in faccia.
“Certo che irrompo lì. Vista una, viste tutte” fu l’intelligente commento di James, mentre la fidanzata gli rifilava una gomitata.
“Scusa Lottie, tu esclusa ovviamente” le fece soave, mentre la Benson alzava gli occhi al cielo.
“Quindi dite che stanno scopando?” chiese interessato Fabian Prewett, mentre anche Edgar Bones si copriva la faccia per evitare di vedere quei chiari esempi di deficienza di fianco a lui.
“Indubbiamente” sostenne Black, “Che cosa ci andresti mai a fare se no in uno spogliatoio di notte?”
“Giustamente” gli diede conferma Marlene McKinnon, “Quindi cosa facciamo?”
“Irrompiamo!” proferì solenne James, muovendo un passo fuori da quel cantuccio in cui erano nascosti da circa un quarto d’ora quando, prontamente, venne riacciuffato e tirato indietro da Remus.
Due figure erano appena uscite dagli spogliatoi, e se Sirius inneggiava all’ ‘evviva, hanno finito di scopare’, tutti gli altri boccheggiarono impietriti quando i due individui entrarono nel cono di luce che si rifletteva all’esterno.
Tiger e Goyle erano appena usciti  per controllare che fosse tutto a posto, come aveva chiesto loro Evan Rosier, quando improvvisamente si beccarono un pugno ciascuno.
James Potter superò i cadaveri di Tiger e Goyle incazzato nero, e mentre gli altri cercavano di corrergli dietro per fermarlo, il caro James quasi scardinò la porta ed entrò nei fottuti spogliatoi urlando istericamente un “ROSIEEEER!!” che molto probabilmente fu sentito anche da Silente in persona nonostante la vecchiaia.
D’altro canto, il caro Rosier se ne stava tranquillo e beato a studiarsi le carte con gli schemi del Quidditch di Tassorosso, quando una certa voce da usignolo con il potere di fargli venire l’orticaria gli sfondò i suoi preziosissimi timpani purosangue facendogli girare i cinque minuti.
Fu così che ebbe inizio il secondo atto.
In meno di dieci secondi si ritrovarono tutti fuori dagli spogliatoi, invischiati in una rissa e a sbraitarsi dietro.
Martina Zabini, Marlene McKinnon e Charlotte Benson, nel frattempo, ne approfittarono chi per scrutarsi le unghie, chi per aggiustarsi la gonna e chi per districarsi i capelli dai nodi a mò di sirenetta.
Dieci minuti più tardi erano tutti agonizzanti per terra tentando di riprendersi.
“Tu lo fai apposta, Potter, ammettilo” ringhiò esausto Evan Rosier, mentre il suo nemico gli schiantava in faccia il dito medio.
“Sei sempre in mezzo ai coglioni” replicò James irritato, passandosi una mano tra i capelli sconvolti, “Si può sapere che ci facevate al Campo?”
“Siete voi che siete sempre tra i coglioni” berciò Adrian Avery, mentre Sirius tentava di ficcargli la bacchetta in un occhio.
“Noi?? State scherzando??” esordirono i Prewett, svaccati a terra a pochi passi da Mulciber che si massaggiava l’occhio nero.
“Se voi non aveste tirato quel bolide nello studio della Megera, ora noi non saremmo nella merda” se ne uscì contrito Zabini, tirando un calcio a Harold.
“Noi?” si infiammò James furibondo, saltando per aria come un petardo, ”Sono stati quegli imbecilli dei vostri battitori a tirarlo” gridò piantando il dito contro Tiger e Goyle.
“Non dire cazzate Potter! Sono stati i tuoi di battitori, non i miei!” berciò incazzato Rosier, mentre i battitori di entrambe le squadre si sbraitavano dietro, dando la colpa gli uni agli altri e viceversa.
James si girò verso il biondo con gli occhi ridotti a due fessure. “Senti, ma lo sai che mi stai proprio rompendo?”
“Perchè tu coglione? Mi hai quasi sputtanato il Quidditch!”
“TU MI HAI QUASI SPUTTANATO IL QUIDDITCH!!”
Rimasero lì a fissarsi in cagnesco, scagliandosi fulmini e saette, quando Charlotte Benson, con le ditine su un nodo dei capelli particolarmente ostico, parlò.
“Scusate, ma se anche voi Serpeverde siete qui per cercare di non farvi battere da Tassorosso e Corvonero, allora abbiamo lo stesso obiettivo. Potremmo anche collaborare.”
Silenzio.
Si squadrarono tutti per un paio di secondi per poi iniziare a sbraitare frasi tipo “Io collaborare con quello?? Piuttosto mi soffoco con un cuscino” oppure “Smetti di ficcarmi la bacchetta nell’occhio Black” o anche “Testa di cazzo di un grifone pennuto, guarda che ti spiumo e te lo do io il cuscino.”
Alla fine però davvero collaborarono.
“Allora, che cazzo stavate a fare qua?” chiese scazzato Rosier.
“Prima voi” gli rispose imbronciato e di cattivo umore James; “Primi ad arrivare, primi a parlare.”
“Mi stai davvero rompendo i coglioni, ti avviso” masticò malevolo il biondo, per poi farsi passare delle carte dalla Zabini, che intanto sembrava avesse finito di limarsi le unghie.
“Siamo qua per questi” rispose, spiaccicando gli schemi con malagrazia in faccia a Potter.
“Serpi bastarde” se ne uscì tetro James, mentre fissava gli schemi dei Tassorosso davanti a lui, fulminato da Rosier.
“Bastardi sarete voi, imbecilli!” berciò dietro Avery, mentre al suo fianco Severus Piton, che non aveva preso parte alla rissa, si manteneva un po' a distanza, squadrando malevolo Potter. Non lo poteva sopportare ed era sempre stato così: Severus Piton odiava James Potter.
Lo odiava di un odio viscerale, l’odio di chi teme che da un momento all’altro il suo nemico gli sottragga la cosa più preziosa. Lily.
Ma non era solo questo. James Potter era e sarebbe sempre stato tutto ciò che lui non avrebbe mai potuto essere. Il grande campione di Quidditch, il leader dei Grifondoro, qualcuno da ammirare e seguire... lo odiava. Ma lui, sì, lui riusciva a cogliere l’essenza dietro la maschera di Potter: arrogante, sbruffone, tronfio del suo stesso nome.
Anche Lily un tempo aveva il suo stesso pensiero. Si chiese se ora si fosse già fatta plagiare dal grande eroe dei Grifondoro. Se era già troppo tardi...
Perché Severus lo vedeva come James Potter guardava Lily Evans. L’aveva sempre visto.
Forse Lily non ci era mai arrivata, ma lui, da sempre innamorato della sua migliore amica, riusciva a vedere perfettamente dietro le azioni di Potter.
James Potter girava sempre intorno a Lily Evans, e Lily glielo lasciava fare.
Era come vedere due pezzi di un puzzle cercare di incastrasi nella maniera errata, eppure lui lo vedeva dov’era l’incastro giusto, perchè c’era. Era proprio lì, sotto gli occhi di tutti, chiaro, lampante... e prima o poi anche Lily lo avrebbe visto.
E Severus non poteva permetterlo.
Significava guardare un film dall’esterno e sapere già il finale, e nonostante tutte le rassicurazioni di Lily sul fatto che lei considerasse Potter solo un idiota immaturo, lui sapeva, lui riusciva a vedere.
E quello che vedeva lo terrorizzava.
James Potter sarebbe riuscito a portargliela via.
Severus strinse i pugni in una morsa, ignorando la sagoma di Mulciber, impegnato in uno scontro verbale e presto forse anche fisico con i gemelli Prewett, che gli sovvenne nella sua visuale.
“Imbecilli sarete voi” attaccava intanto Sirius, mentre Peter e Remus lo trattenevano dal rificcare la bacchetta nell’occhio ad Avery.
E mentre quelli continuavano a insultarsi, James Potter boccheggiava davanti agli schemi.
Bastardi. Come erano riusciti ad entrarne in possesso?
Memorizzò velocemente nomi e posizioni e poi tornò ad alzare lo sguardo sul biondo.
“Ma come diavolo avete fatto ad averli?” bofonchiò a metà tra l’allibito e l’incazzato.
“Credi davvero che lo venga a dire a te, Potter?” Rosier gli scoccò un’occhiata omicida, riappropriandosi degli schemi, mentre la Zabini più indietro tubava divertita sotto lo sguardo incazzato di suo fratello.
“Voi piuttosto, imbecilli? Che cazzo ci fate qua?” ringhiò Rosier, mentre intanto ordinava a Goyle di rimettere i piani al loro posto, perchè se no i Tassorosso se ne sarebbero accorti. Tanto ormai sapeva già tutto quello che voleva sapere.
“Quello che fate voi, no?” sibilò James in risposta, “Evitare di farci fottere il campionato” infine, scoccando un’occhiataccia al biondo, sospirò.
Facendo alzare tutti tra urla, insulti e bestemmie, diedero inizio al fantomatico secondo atto.
Si piazzarono tutti ai margini del campo, vicino all’uscita - e c’è da dire che non fu semplice, tra ringhi, bacchette che volavano impazzite e qualche minaccia di ennesima rissa alla babbana – ma alla fine tra un sibilo e un insulto a mezza voce riuscirono ad aprire l’ampolla, svuotando il contenuto sull’erba.
Una pozzanghera gelatinosa si formò e cominciò rapidamente ad allargarsi a vista d’occhio.
Infine, pronunciarono l’incantesimo e... boom.
Il campo era invaso da una massa gelatinosa e spumosa – un vero controsenso ma era esattamente quella la consistenza di quella ‘cosa’ orribile - che si moltiplicava a ritmo vertiginoso, arrampicandosi sugli spalti, sulle torri e invadendo gli spogliatoi.
Campo inutilizzabile.
“Ma che razza di pozione è?” alitò Rosier sconcertato.
“Proibita” fece spallucce James, “Dal libro è uscita la testa di un pazzo scriteriato che puntava alla mia carotide.”
E ignari delle espressioni boccheggianti delle Serpi, i Grifondoro si complimentarono tra loro per l’ottimo lavoro, mentre James tranquillo e beato batteva il cinque a Sirius.
“Voi siete pazzi” alitò ancora Rosier, mentre anche gli altri Slytherin li guardavano con occhi sbarrati.
“Davvero, tu sei da rinchiudere Potter” rincarò il biondo, mentre il suddetto non se lo filava di striscio.
Infine, quando quella sottospecie di schiuma gelatinosa li raggiunse, tutti tra Grifondoro e Serpeverde se la diedero a gambe.
Ovviamente ci furono dei problemi nel rientro.
Pare che alla fine, Sirius fosse davvero riuscito a rificcare la bacchetta nell’occhio ad Avery, e da lì c’erano stati un po' di spintoni, gomitate e quant’altro, per cui alla fine Severus Piton si era ritrovato a penzolare da un’arcata del corridoio del castello, mentre James lo fissava sardonico.
Il casino che ne derivò, tuttavia, attirò prima i fantasmi, poi Gazza, che a quanto pare era riuscito a liberarsi di Pix, e infine qualche professore dal sonno leggero (Minerva McGranitt).
Fu così che tutti quanti si diedero alla fuga - lasciando Piton appeso a tre metri da terra - compresi i Serpeverde che, povere gioie, erano già troppo impegnati a pensare a loro stessi per pensare anche al prossimo, alias Severus Piton.
James Potter, invece, infinitamente di buon umore per quella sera, pensò di accomiatarsi da Piton con un mellifluo “Buonanotte Mocciosus”.
Alla fine pare che il Serpeverde fu ritrovato dai professori, e ovviamente accusò l’odiato James Potter; tuttavia il mentecatto in questione, manco a dirlo, la fece franca.
Edgar Bones infatti, di ronda quella notte, negò vigorosamente di aver visto James nei corridoi ad appendere Piton.
E d’altronde... come non credere a quella perfetta personcina di un Bones!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DI UN’AUTRICE DISPERATA:
 
*Evita i pomodori e si nasconde*
Sì, sono ancora viva, anche se temo fortemente che dopo tre mesi di assenza lo sarò ancora per poco lol. Prego clemenza (*non esce dal suo nascondiglio*)
Come ho scritto sopra è stato un periodo davvero incasinato, tirocinio tutto il giorno e lo studio la sera... vi lascio immaginare...
E di vacanze in fin dei conti ho fatto solo due settimane... non sapete quanto voglio tornarmene al mare, davvero non avete idea.
Comunque eccomi qui, rinnovo ancora le scuse, perchè non pensavo di avere una sessione estiva così impegnativa, e anticipo che il prossimo aggiornamento sarà a inizio Ottobre (purtroppo Settembre ce l’avrò totalmente assorbito dal fantomatico esame di Tossicologia... orrore!).
 
Per quanto riguarda le recensioni, conto entro stasera di finire di rispondere, perchè non sapete quanto mi state tirando su di morale. Siete il faro in mezzo a un deserto di tristezza, e non sto ne scherzando ne esagerando.
 
Venendo al capitolo... Capitolo più leggero, dove finalmente si scopre qual’è il grande piano di James per riappropriarsi del campo. Che dire se non che provo pena per quella povera anima di Minerva McGranitt..
 
Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, e vi prego di farmi sapere cosa ne pensate, anche insulti se seguite ancora XD... perchè spero che nonostante il mio enorme ritardo non abbiate dimenticato questa storia, con James Lily Sirius e tutti gli altri.
 
Un bacio e un abbraccio
Mila
   
 
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