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Autore: sil79    30/08/2018    1 recensioni
Sasuke e Naruto si incontrano prima del massacro degli Uchiha.
Itachi potevi fare di meglio btw
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Clan Uchiha, Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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IRIS



 Sasuke aveva già perso il sorriso eccitato di un bambino di sei anni pronto a passare un pomeriggio in compagnia del fratello maggiore quando Itachi chiuse la porta scorrevole alle proprie spalle senza produrre il minimo rumore. Abbassando lo sguardo verso il pavimento in tatami Sasuke sbuffò, e diede un calcio debole al mobile alla propria destra.

 Ultimamente Itachi sembrava spendere sempre meno tempo a casa.

 Di ritorno dagli allenamenti con la sua squadra ANBU raggiungeva il padre nello studio, a volte non uscivano nemmeno per cenare, e Sasuke e Mikoto si ritrovavano a mangiare in silenzio, spezzato solo dalla voce di sua madre che gli chiedeva come fosse andata la giornata con un sorriso caldo. Sasuke rispondeva, e ogni giorno con sempre più frustrazione chiedeva quando Nii-san e Tou-san si sarebbero uniti.
 
 “Sasuke, tuo padre e Itachi stanno discutendo questioni molto importanti, per il clan degli Uchiha come per Konoha” e dopo un sospiro rassegnato Mikoto trovava sempre la forza di accennare un sorriso. “Presto tutto tornerà come prima Sasuke.”

 Ma “presto” sembrava non arrivare mai, ed erano passate settimane dall’ultima volta che Itachi aveva passato più di mezz’ora con l’intera famiglia.

 Se Itachi non aveva tempo per Sasuke al momento, Sasuke avrebbe dovuto trovare il modo per far passare il tempo più velocemente, e con questo pensiero indossò i sandali all’ingresso prima di gridare alle proprie spalle che sarebbe uscito.
 
 “Fai attenzione Sasuke, e torna prima di cena!” arrivò la risposta di Mikoto dalla cucina.

 Aprendo le porte scorrevoli l’aria fresca di Konoha lo colpì con la solita delicatezza, e la luce che quel pomeriggio inondava il complesso del clan Uchiha prometteva la giornata perfetta per allenarsi. Con l’aiuto di Itachi o senza, Sasuke avrebbe dovuto allenarsi se per raggiungere il proprio obbiettivo e superare il fratello.
 
 Uscendo dal complesso, Sasuke si chiese brevemente e con fastidio la ragione per la quale gli Uchiha dovessero rimanere ai margini del villaggio, facendogli perdere tempo ad attraversarlo ogni giorno per raggiungere i campi di allenamento riservati agli studenti più giovani dell’Accademia.

 Konoha a quell’ora presentava un’immagine pittoresca di sé: i civili erano per la grande maggioranza a lavoro o a casa, lasciando le strade libere dalla folla che di solito ne colorava le vie, e gli shinobi raramente si degnavano ad utilizzare le strade quando i tetti delle abitazioni fornivano una visuale migliore e quindi meno vulnerabilità. Il fatto che correre da un tetto all’altro rendesse più veloce il passaggio all’interno del villaggio oltre che un divertimento per le nuove squadre Genin erano solo dei punti a favore.

 Arrivato al campo di allenamento della propria classe Sasuke si diresse verso i bersagli per allontanarli di giusto qualche metro. Lanciare kunai alla distanza prefissata dall’Accademia per gli studenti del primo anno sarebbe stato un gioco da ragazzi per il fratello minore del ragazzo prodigio (bambino, sarebbe stato meglio dire) del clan Uchiha.  

 Lanciare kunai sembrava essere diventato più un passatempo o un antistress che un vero e proprio allenamento, ma raffinare le proprie tecniche non poteva essere un male, per questo dopo la seconda volta che ogni kunai si era conficcato al centro (o poco lontano) del bersaglio e Sasuke era andato a recuperarli uno ad uno, la sua mente iniziò a vagare. Pensieri di Itachi, Tou-san, Shisui-san, che in quel periodo sembrava costantemente sotto stress, Kaa-san.

 Per questo forse non si accorse della figura non troppo alta, dai capelli biondi che sembravano andare in tutte le direzioni, vestita in una tuta arancione che avrebbe fatto male agli occhi fissarla per più di qualche secondo come una maledizione.

 (Naruto e le sue tute arancioni, onestamente, pensava Sasuke qualche anno più avanti, trovandosi a ricordare il loro primo incontro con un sorriso nostalgico sulle labbra. Se il sole le colpisse da un’angolazione sbagliata tutto quel colore potrebbe seriamente far perdere la vista a qualcuno.

 Abbassando lo sguardo verso il viso tranquillo di un uomo addormentato tra le braccia della persona amata, sul divano, Sasuke poggiò una mano sulla sua guancia per accarezzare con affetto i segni che la marcavano.)

 “EHI TU! Quelli erano i miei bersagli!”

 Senza nemmeno pensare, l’azione automatica di lanciare kunai al bersaglio si trasformò in lanciare kunai al pericolo. Girando su sé stesso con fluidità il giovane Uchiha lanciò due kunai nella vaga direzione di provenienza della voce, e solo dopo aver rilasciato i due coltelli Sasuke realizzò che si trattasse di un compagno di classe probabilmente arrivato al campo di allenamento per fare esattamente quello. Allenarsi.

 Con un grido di sorpresa, e probabilmente anche terrore, Naruto fece quello che ogni persona sana di mente farebbe con due kunai velocemente in avvicinamento poco lontano dalla propria testa. Si buttò per terra lasciando che i coltelli si conficcassero nell’albero dietro di sé con due sonori thump.

 “Ehi ehi ehi! Insegnami quello che hai appena fatto!”

 Lì, a pochi metri, un bambino con un sorriso accecante come le tute che indossava, sebbene per motivi polarmente opposti, guardava Sasuke con grandi azzurri occhi sgranati, entusiasmo e curiosità che trapelavano sia dalle sue parole che dal suo sguardo.

 A corto di parole il maggiore dei due annuì, incapace di formare parole davanti ad una tale manifestazione di emozioni, e in quel momento Sasuke desiderò sprofondare perché non sapendo come comportarsi continuò semplicemente a fissare l’altro bambino senza aprire bocca, mentre un rossore per l’imbarazzo della situazione iniziò a farsi largo sulle proprie guance.
 L’altro bambino continuava a sorridere come se fosse la cosa più naturale del mondo (e se gli Uchiha sorridessero di più, magari Sasuke avrebbe realizzato quanto effettivamente lo fosse). Dopo quello che sembrava un momento interminabile l’altro bambino si alzò in piedi per poi pulirsi velocemente i pantaloni prima di tornare a fissarlo con quegli enormi occhi azzurri.

 “Sono Uzumaki Naruto, e un giorno sarò il prossimo Hokage!” esclamò. “Tu sei nella mia classe, come ti chiami?”

 Sasuke, che spesso sopportava poco essere riconosciuto solo perché parte del clan Uchiha, si sentì comunque leggermente stizzito dalle parole, non che lo lasciò trapelare. Ma comunque.

“Uchiha Sasuke.” rispose, e se un pizzico di orgoglio gli colorava la voce, beh, nessuno poteva veramente saperlo.
   
 
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