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Autore: DanieldervUniverse    31/08/2018    3 recensioni
Più di mille anni prima della distruzione del pianeta Vegeta e dell'arrivo di Goku, il sayan Yamoshi giunge sulla Terra in missione per conto di un funzionario dell'impero galattico, che intende ovviamente comprarsi il pianeta. L'unico problema è che la Terra non così indifesa come la galassia era convinta...
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-I Terrestri sono un branco di incapaci- sbuffò Tark, colpendo la cenere sul terreno con un calcio.
-Mi chiedo perché mai qualcuno sia interessato a questo posto- sbuffò Bakka con la bocca piena -Il cibo non è neanche così raffinato.
-Niente è raffinato se ti ingozzi, ztrus- replicò il primo.
-Bah- replicò l’altro, grugnendo -Il cibo è ‘uono ‘uanho è ‘uono!
Yamoshi rimase in silenzio a rimirare lo sfacelo della città della Terra, interamente bruciata e senza speranze di essere ricostruita.
Alcuni degli abitanti avevano tentato di fermarli con lance e spade, e altre armi primitive e incapaci di ferirli, ma la maggior parte si era limitata ad invocare aiuto inginocchiandosi presso alla statua di una donna in armatura mentre loro gli facevano crollare la città sopra.
Il sayan strinse gli occhi con disgusto, osservando i suoi due compagni battibeccare sopra le ceneri dei morti senza ritegno, fin quasi ad azzuffarsi.
Tark era anziano, aveva superato da tempo i cinquanta e il suo volto rugoso era provato soprattutto dalla durezza della vita che aveva vissuto, tramutandolo in un arrogante ed egocentrico mostro; aveva gran parte dei capelli imbiancati, e lo stesso valeva per i peli della coda.
Per contro Bakka era molto giovane e basso, e per gli standard dei sayan anche molto bello, con i suoi occhi bruni e il volto sorridente, soprattutto quando si concedeva al massacro degli innocenti; nonostante il suo appetito fosse capace di ridurre alla fame un intero pianeta era alto poco più di un metro e aveva una corporatura poco massiccia.
-Adesso bassa- ordinò Yamoshi con tono secco, irritato ed offeso per il comportamento irrispettoso dei suoi compagni -Questa è solo una città: ce ne sono altre centinaia da abbattere secondo le nostre informazioni, e anche di più grandi.
-È uno spreco usare le nostre arti di combattimento su questi smidollati. Andiamocene e lasciamo che il committente se la sbrighi da solo- insisté Tark, sparando una sfera di energia in un punto a caso, provocando un piccola esplosione.
-Il cibo è pessimo, e le donne fragili. Non abbiamo spoglie di guerra da portare in trionfo- gli fece eco Bakka, pulendosi il volto con una mano.
-Noi siamo qui per saccheggiare, siamo qui per fare un lavoro- replicò Yamoshi, assumendo un tono apertamente minaccioso -Non fatemi perdere la pazienza: dopo quella figuraccia che avete fatto su Namek non vi concederò una seconda occasione.
-Non ci avevano detto che quelle lumache fossero anche guerrieri!- protestarono in coro gli altri, ma il leader non si fece scrupoli e li afferrò per il collo, una mano per uno, e li sollevò in aria.
-Questo è l’ultimo avvertimento: non mi fate rovinare anche questo contratto o mi assicurerò di finirvi di persona.
Gli altri due annuirono, dimenandosi, e Yamoshi li scagliò da parte per diversi metri, chiarendo il punto. Poi il suo rilevatore trillò tracciando due scie energetiche in avvicinamento.
“Alla buon ora” pensò, riconoscendo l’inconfondibile aura delle due giovani sayan che stavano planando verso di loro. Si chiamavano Yarik e Ophi; erano appena adolescenti, ed erano entrambe mute per dei motivi che non gli erano stati rivelati. Erano quasi rasate, e portavano entrambe un marchio sul polso sinistro, un altro misterioso legame tra loro di cui a nessuno era nota la natura. Forse solo alla loro vecchia squadra, ma erano comunque tutti morti in missione prima che lui ne sapesse niente.
-Che cosa hanno preso quelle due?- chiese Tark, tornando ad affiancare il leader.
-Una nativa sembra- dedusse lui, riconoscendo la forma fragile e coperta di stracci sorretta, o meglio trasportata, dalle due. La coppia si fermò poco davanti a lui e lasciò andare la femmina terrestre poco prima di atterrare; quella toccò terra senza emettere un gemito.
-E questa chi è?- brontolò Bakka.
-Perché l’avete portata qui?- chiese Yamoshi, tenendo le braccia incrociate sul petto, e lanciando allo stesso tempo un’occhiata d’avvertimento al compagno, per ricordargli di tenersi in riga. Per tutta risposta Yarik tirò un calcio alla femmina terrestre, ma il colpo venne respinto da uno scudo luminoso, che si materializzò per un breve attimo tutt’attorno a lei.
-Interessante- osservò il guerriero sayan -Esiste allora un potere su questo pianeta.
-Sfruttato da creature deboli che non sono in grado di combattere!- esclamò Tark, sputando verso la femmina. Yamoshi gli rivolse un ringhio minaccioso. La nativa non disse niente, ma si scoprì il capo, rivelando un volto molto giovane, quasi da bambina, coperto da polvere ma senza traccia di timore o terrore nei suoi occhi.
“Somiglia alla donna raffigurata nella statua” pensò il leader sayan.
-Dimmi il tuo nome- le disse Yamoshi, cercando di essere il meno pressante possibile: non voleva inimicarsi la giovane femmina prima di capire quale forza possedesse.
-Atena- rispose lei, e per un attimo al guerriero parve di sentire una grande forza nelle sue parole.
-Come hai ottenuto questo potere?- continuò il sayan, sciogliendo le braccia e mettendosi in ginocchio davanti a lei per fissarla dritta negli occhi.
-È il mio Cosmo- spiegò lei -Il Cosmo che protegge e guida tutti gli esseri dell’universo.
-Si chiama “Aura”- brontolò Bakku.
-La chiamiamo Aura, ma non è detto che tutti usino la stessa parola per definirla- lo corresse Yamoshi, prima di tornare a rivolgersi a lei -Cosmo lo chiami dunque. Significa che ci sono altri umani in grado di usarlo per difendersi?
-Solo quelli che contano- intervenne una voce femminile, rimbombando tutt’attorno a loro. Yamoshi scattò in piedi, usando il visore per individuare la fonte di potere; fu il primo ad individuare la splendente figura dorata che si ergeva tra le rovine, con un ampio mantello bianco che garriva al vento.
-Finalmente!- esclamò Tark, balzando all’attacco assieme a Bakka.
-Fermi idioti!- gridò il leader, lanciandosi dietro di loro -Non sottovalutatela!
-Stavolta non mi faccio prendere di sorpresa!- replicò Tark, testardamente. In un lampo i due sayan vennero scaraventati da parte, così in fretta che Yamoshi non vide nemmeno come erano stati colpiti. Si arrestò sgomento alla vista dei due riversi a terra e intenti a sputare sangue; sembravano respirare a malapena. Il leader riportò la sua attenzione sull’avversaria, sbalordito e anche spaventato di fronte ad una simile potenza.
-Non sfidarmi mostro- disse minacciosa la misteriosa terrestre -Non c’è forza mortale che possa sconfiggere un Cavaliere d’Oro.
Yarik e Ophi atterrarono al suo fianco, attendendo l’ordine di attacco; ma Yamoshi esitò, non del tutto sicuro della linea d’azione da seguire: egli stesso era abbastanza forte da sconfiggere Tark e Bakka da solo, ma non così facilmente.
-Hai fatto un grosso errore ad affrontarci da sola, terrestre- sbuffò dopo alcuni istanti, iniziando a bersagliare il “Cavaliere” con le sue sfere d’energia, imitato presto dalle gemelle. Se il corpo a corpo non funzionava forse potevano indebolire il nemico usando gli attacchi di energia quanto bastava per poterlo sopraffare con la superiorità numerica.
Dopo diversi secondi di assalto incontrastato Yamoshi arrestò l’offesa e segnalò alle compagne di trattenersi a loro volta, non volendo sprecare energia inutilmente se il loro approccio non fosse stato sufficiente. Quando il fumo della distruzione si fu diradato, non restava altro che un cratere, e la terrestre dorata non era più in vista. Polverizzata nel nulla.
-Whew, c’è mancato poco- ammise il sayan asciugandosi il sudore sulla fronte.
-State bene mia Atena?
Yamoshi si volse immediatamente dove aveva lasciato la piccola umana, scorgendo un’altra figura dorata che le posava dolcemente un manto candido sulle spalle della giovane.
Questo nuovo terrestre però era un maschio, non una femmina, e la sua corporatura era diversa, completa di due ali dorate che spuntavano dalla schiena.
Solo allora Yamoshi realizzò che indossava un’armatura, simile a quelle che avevano loro ma comunque completamente diversa, più rudimentale e d’oro massiccio, ma soprattutto la vedeva brillare di energia come una stella..
-Chi diavolo sei tu?- chiese ad alta voce, preparandosi a colpire il nuovo arrivato quando Tark, ripresosi, l’avverti di guardarsi alle spalle. Il sayan ebbe giusto il tempo di volgersi prima di accorgersi che la terrestre che credeva di aver distrutto era in piedi dietro di lui, illesa eccetto per il mantello ridotto a brandelli. Aveva il volto coperto da una maschera, che rendeva impossibile scorgerne i lineamenti, e dava un’aria cupa e inquietante alla sua presenza.
-Come diavolo hai…- fece per dire Yamoshi, ma Yarik balzò immediatamente avanti a lui per proteggerlo; provò a colpire la guerriera con un calcio, ma la terrestre alzò la propria mano destra e con un colpo netto recise la gamba della giovane, per poi spingerla indietro con un calcio al petto. Yarik cadde rotolando diversi metri più in là, vomitando sangue e lasciando Yamoshi ancora più sconvolto.
-Noi siamo i difensori della Terra e di tutti i mortali che la abitano, per bontà della dea Atena- spiegò il maschio, portandosi all’altro fianco del sayan. Ophi provò a reagire ma il terrestre schivò prontamente il suo attacco, per poi allontanarla con un gesto della mano: un semplice gesto che provocò un’onda d’urto.
Yamoshi sudò freddo, reprimendo l’istinto di reagire aggressivamente perché sapeva che gli sarebbe costato inutilmente la vita. La sua unica chance per uscirne vivo era la diplomazia, che tanto altri sayan disprezzavano ma che ciò nonostante egli aveva perfezionato in quegli anni di conquista.
-E come tali non potete permettere che la Terra venga distrutta- rispose, inspirando profondamente per calmarsi. Su Namek i suoi compagni avevano attaccato senza ritegno e le avevano buscate di brutto al punto da scappare senza pensarci due volte, ma per quanto scottante fosse stata la sconfitta li era stata determinata dall’ingenuità dei suoi.
Qui invece rischiavano seriamente la pelle, e se voleva che se ne andassero tutti vivi da lì senza dover definitivamente rinunciare all’onore di essere ancora fieri combattenti sayan doveva essere estremamente prudente.
-Noi non siamo solo i guardiani, siamo anche i giustizieri- intervenne però la femmina, alzando la mano destra in aria -Significa che puniamo in nome di Atena coloro che portano distruzione e morte.
-Comprendo la natura della vostra condotta, ma vi prego comunque di risparmiarci questa volta- disse il sayan, sforzando tutto il suo autocontrollo e la sua disciplina per non mostrare paura.
-Perché?- chiese la donna -Avete trucidato un’intera città, più di un migliaio di vite senza rimorso. A cosa vale la pietà con voi?
-Non siamo venuti sulla Terra per distruggerla per il gusto di farlo: siamo stati assunti per ripulirla dai suoi abitanti per volontà di un funzionario dell’impero galattico- spiegò Yamoshi, temendo ad ogni sillaba che il micidiale braccio della guerriera calasse sulla sua testa, segnando la fine sua e dei suoi compagni.
-Ma di cosa parli?- sbottò la femmina, palesemente irritata, ma il maschio fu lesto a posarle una mano sulla spalla.
-Non siamo gli unici abitanti nell’universo- intervenne la bambina chiamata Atena, sprigionando improvvisamente un energia luminosa senza pari. Il rilevatore di Yamoshi impazzì e si sgretolò in piccoli pezzi: non riusciva determinare i valori di tanta potenza, ma gli occhi del Sayan erano del tutto rapiti dallo spettacolo.
Atena sembrava improvvisamente più adulta, ed emanava un carisma del tutto diverso da quello di altri abitanti dell’universo. Nemmeno il re dei Sayan era capace di ispirare una simile reverenza, perché lui era un tiranno combattente, e non… qualsiasi cosa Atena fosse, non era semplicemente mortale, era qualcosa che andava oltre la sua comprensione.
-Ci sono altri come voi, che distruggono pianeti e li vendono a dei futuri possessori?- chiese Atena.
-Molti- rispose lui -Decine di migliaia, e pochi possono resistergli come fate voi.
-Tante più ragioni per ucciderne il più possibile quando abbiamo la chance- proseguì la donna guerriera.
-Vorreste sacrificarvi per il bene dell’universo e sterminare tutti i guerrieri che verranno qui a conquistarvi?- replicò Yamoshi, lesto.
-Per ogni Saint morto un altro crescerà e prenderà il suo posto. Così è sempre stato e così sempre sarà- rispose l’uomo dorato.
-Dimmi il tuo nome, straniero- gli disse la giovane, liberandosi degli stracci che la coprivano e rivelando un candido abito splendente: la sua figura perse definitivamente ogni sorta di fragilità, lasciando spazio ad un incommensurabile energia, qualcosa di terrificante eppure compassionevole. Yamoshi cadde in ginocchio di fronte a lei.
-Yamoshi è il mio nome- disse.
-E ora dimmi perché sei qui.
-Perché sono un fiero membro del mio popolo, e noi tutti seguiamo la via dei guerrieri prestando il nostro servizio di mercenari a chi lo richiede.
-E dov’è l’onore del guerriero in tutto questo?- sentenziò la guerriera terrestre.
-Accetto qualsiasi giudizio voi vogliate darmi, ma solo a patto che hai miei compagni si risparmiata la vita...
-Non prenderci in giro ragazzo!- lo interruppe Tark, con voce roca. Yamoshi non ebbe bisogno di voltarsi per immaginarselo mentre cercava di tenersi in piedi sentenziando un sermone su come un sayan si arrendeva solo dopo morto e altre cose da vecchio rimbambito. Ma il leader aveva idee ben diverse rispetto a cosa dovesse essere un sayan, per cui non ebbe rimorsi ad alzarsi in piedi e rispondere con durezza ai suoi compagni.
-Voi farete esattamente quello che vi ordino! Prendete le navette ed andatevene verso il pianeta più vicino prima che vi uccida io con le mie mani!- a sottolineare la cosa aggiunse anche una mano pronta a rilasciare una sfera di energia letale contro di loro -La nostra battaglia qui è finita. Il contratto non può essere portato a termine. Tornate dal committente e portategli i miei saluti.
La maggior parte dei sayan gli avrebbe volenterosamente sputato in faccia, più per orgoglio personale che per altruismo: non c’era cameratismo, solo rigida disciplina e determinazione a diventare sempre più forti, ed essere salvati da un altro era segno di debolezza.
Yamoshi non si fece illusioni di gratitudine. Tenne lo sguardo fisso su di loro con tutta l’autorità di cui era capace, schiacciando la loro volontà di opporglisi, e infine la disciplina ebbe la meglio sui cuori furenti dei Sayan sconfitti.
-Aspettate- intervenne Atena, passandogli affianco per chinarsi affianco a Yarik, che fece per ritrarsi impaurita. Ophai si trascinò zoppicante al suo fianco, pronta a difenderla, ma il guerriero maschio alzò una mano e lei si ritrasse impaurita. Atena rimase per alcuni istanti in silenzio, come se stesse ispezionando il corpo della sayan mutilata, ma prima che Yamoshi potesse chiederle cosa stesse facendo, una calda luce ristoratrice si distese dalle mani della Terrestre, andando ad avvolgersi attorno alla gamba monca della sayan. Dopo poco più di un minuto il sangue aveva cessato di scorrere.
-Incredibile- mormorò lui, perdendo per un attimo il cipiglio da comandante, ma solo per un attimo.
-Non sprecare le tue magie: un sayan diventa due volte più forte se sopravvive ad una ferita altrimenti mortale. Se non è capace di sopravvivere a questo, tanto vale che muoia- spiegò con durezza ad Atena, mantenendo il suo atteggiamento sprezzante ad aggressivo nei confronti dei suoi ex-compagni.
-Barbari- sibilò la guerriera dorata, e il maschio le lanciò una strana occhiata, come se lei non avesse di che vantarsi.
Tark, benché indebolito trovò la forza di alzarsi da solo e si avvicinò con passo malfermo a Yarik, prendendo la gemella in braccia mentre Ophi aiutava Bakka.
-Mi deludi ragazzo- ringhiò a Yamoshi, sputando verso di lui -Sei la disgrazia di tutta la nostra razza, sei senza spina dorsale e senza onore. Farò dannare il tuo nome per secoli.
Una volta Yamoshi l’avrebbe fatto a pezzi per quell’insulto, ma visto che era in procinto di morire fargli ingoiare l’ingiuria non aveva senso: che fosse dimenticato o meno non aveva importanza, nessuno su Vegeta l’avrebbe mai apprezzato per le sue vere qualità.
-Sparite dalla mia vista. Siete deboli, siete indegni, e vivrete nella vergogna per aver fallito il vostro compito- rispose, velenoso, dando loro le spalle.
Atena e i suoi Cavalieri rimasero a fissare la scena impassibili e nel più totale silenzio, senza neanche accennare un gesto di saluto mentre i quattro sayan si allontanavano feriti e sconfitti, ma almeno vivi, tanto bastava al loro leader per rassicurarsi di aver compiuto il suo dovere fino in fondo.
Quando finalmente le quattro capsule lasciarono il pianeta, tracciando le loro scie luminose nel cielo stellato, Yamoshi sospirò di sollievo, lasciando andare tutta la sua fredda sicurezza ed accasciandosi a terra per la stanchezza.
-In nome della giustizia e della dea Atena...- iniziò a dire la guerriera d’oro, portandosi davanti a lui e alzando il braccio destro alto sopra la testa.
-Non ho ancora espresso il mio giudizio- la interruppe Atena, posando protettivamente una mano sulla testa del sayan
Cadde un pensate silenzio sul gruppo per diversi secondi, ma infine la guerriera abbassò l’arto e si fece indietro, facendo spazio all’altra.
Improvvisamente tra le mani della giovane apparve uno scettro, e lei batté sul terreno una volta: in pochi attimi la sua figura divenne quella di una donna matura e nel fiore degli anni, solenne e dalla bellezza disumana, seppur solida ed imponente pur essendo poco più alta di lui.
-Offri dunque il cuore e la tua vita al mio giudizio?- disse, con voce forte, alzandogli il mento con lo scettro per farsi guardare negli occhi mentre lo diceva.
-Offro anche la mia anima perché il mio fato venga deciso, mia signora- replicò il sayan, senza battere ciglio anche di fronte a quell’immagine incredibile: non aveva la forza di sottrarsi a quella visione.
-E allora Yamoshi, Venuto dalle Stelle, ti dichiaro mio prigioniero. Ti sarà concesso di muoverti per il Santuario con un accompagnatore ma non potrai recarti fuori dai suoi confini a meno che io non ti dia il permesso.
Poi calò il silenzio. La forma divina di Atena scomparve, lasciando solo il suo aspetto di giovane donna, apparentemente innocua e priva di ogni grazia ultraterrena.
-Prigioniero?!- esclamò la guerriera, e stavolta Yamoshi riportò lo sguardo direttamente su di lei.
-La dea Atena ha espresso il suo giudizio. Yamoshi si è sottoposto a lei, non siamo noi che possiamo decidere- intervenne l’uomo, e il sayan si fece dovutamente indietro per lasciare i due a confrontarsi senza rischiare di trovarsi sulla linea di fuoco.
Dopotutto, ora che aveva tempo di pensarci, anche lui trovava il giudizio sorprendente: non aveva realmente pensato a cosa gli sarebbe successo una volta che avesse lasciato andare i suoi compagni, aveva solo sentito che era la scelta giusta da fare. Forse era stata la visione di Atena ad ispirarlo, a stordirlo con la sua divina potenza e a guidarlo nelle sue scelte, ma mai si sarebbe aspettato compassione per sé. Ammesso che fosse questo il caso.
-Ma-ma la dea non può rischiare tanto per un simile mostro!- continuò la guerriera.
-La sua saggezza è superiore a quella di qualsiasi mortale, ha saputo fare la sua scelta. Le leggi…
-Oh piantala con le tue leggi Marius! Le tue leggi sono carta stracciata e sopraffazione mascherata da giustizia!
-Non osare offendere le mie leggi quando voi barbari sapete solo depredare città indifese, Crimilde!
-Mamma, papà, non litigate- intervenne Atena, con tono apparentemente accondiscendente.
-Non chiamarmi così!- replicarono in coro i due guerrieri, lasciando Yamoshi sbalordito di fronte alla scena. Pochi attimi dopo però il sayan avvertì chiaramente il cambiamento d’atmosfera che seguì quando Atena batté lo scettro per terra. I due guerrieri fecero immediatamente un passo indietro.
-Vieni Yamoshi- lo invitò Atena, porgendo una mano verso di lui -Abbiamo molto di cui parlare. Puoi considerarti un mio ospite più che un prigioniero, salvo le apparenze ovviamente.
Il sayan esitò ancora un attimo, prima di affiancarsi alla dea, lasciandosi guidare ovunque si trovasse la sua nuova prigione.
Non poteva fare a meno di chiedersi cosa stesse succedendo attorno a lui, o perché per tutto quel tempo nessuno nell’impero avesse mai sentito parlare di una dea come Atena. Certo, vi erano varie voci di dei in tutta la galassia, a partire dal temuto Lord Beerus, il dio della Distruzione in persona, ma niente di così rassicurante come questa dea Terrestre. Forse ne esistevano altre che non avrebbe mai incontrato.
-So cosa stai pensando- sospirò lei ad un certo punto.
-Davvero?- replicò il sayan, sciogliendo il nodo tra i suoi pensieri e tornando a concentrarsi su di lei.
-Marius e Crimilde non sono i miei genitori, sono solo due dei tanti che hanno avuto cura di crescere il mio corpo mortale. Ma dato il loro attaccamento reciproco e alla mia persona è divertente provocarli sull’argomento- spiegò lei.
Per tutta risposta Yamoshi alzò ancora più il sopracciglio.
-Pensi che l’abbiano capito?- chiese poi Atena, assumendo un tono più serio -I tuoi amici intendo. Quello che hai fatto per loro.
-Un sayan non capisce l’amicizia o la compassione. Se fossi stato compassionevole con loro non avrebbero compreso, quindi ho usato l’unico tono che gli fosse chiaro. Che vadano al diavolo loro e le loro minacce: tanto non li rivedrò mai più- rispose Yamoshi, tradendo un lieve senso di abbandono all’idea. Pensare che egli stesso si sentisse abbandonato dai propri compagni… che strano sayan che era.
-Ucciderti sarebbe stato uno spreco Yamoshi. Non posso leggere l’anima delle persone ma so che tu hai qualcosa di unico nel cuore. E hai tanto da insegnare ad altri, molto più di quanto pensi. Per questo ti voglio al mio fianco, almeno per ora. Sei tra i primi extra-terrestri a visitare il nostro mondo, e trovo incredibile solo la fortuna che ho avuto di incontrarti- disse Atena, stringendogli la mano con fare rassicurante.
Di fronte a quella dimostrazione d’affetto il sayan si ritrasse, arrossendo appena.
-Voi mi lodate, mia Atena. Non sono degno di un simile trattamento.
-Solo il tempo ci dirà se sei degno di redenzione, Yamoshi- replicò lei, sorridendo in modo radioso, mentre il sole della Terra cominciava a fare capolino all’orizzonte -Fino ad allora, sappi che sei il primo extra-terrestre ad essere il benvenuto al Santuario- disse la giovane indicando con un ampio gesto del braccio la piccola città che sarebbe diventata la sua nuova casa.


AN: E come al solito, godetevi la storia e, se vi interessa, magari la scriverò per intero. Fatemelo sapere nel modo che ritenete più opportuno. Alla prossima. Ciao.
  
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