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Autore: Trivo    31/08/2018    0 recensioni
Le informazioni che ho, riguardanti gli avvenimenti, verranno descritti senza però utilizzare la medesima metodologia, con cui ne sono venuto io a conoscenza, altrimenti, non credo potreste capire, nemmeno dopo aver letto la fine della fine, le vicende che involontariamente, hanno contribuito, al far finire tutto.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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-”sinceramente Sara, il ragazzo, appena si sveglia, lo farei andare al Monte”- disse una voce di ragazzo non poco lontano dal letto sul quale mi sentivo sdraiato -”credo che mia madre avesse la stessa idea”- disse l'oramai voce famigliare che aveva appena acquisito, per me, anche un nome, a pochi passi dal mio letto -”con il dovuto rispetto”- sentenziò un'altra voce da ragazzo, più lontana e rauca -”avviserei la cima....”-

Di quella discussione non sentì più nulla, dato che probabilmente svenni nuovamente, ma appena mi risvegliai, mi sentì meglio, ovviamente riposato, notando che Sara, la magica ragazza bruna, stava in piedi accanto al letto -”ragazzo che non so come ti chiami, ma eri giustamente spaventato e sconvolto da ciò che ti è capitato. Non dico che capita a tutti, ma molti non arrivano nemmeno a varcare un tunnel se veniamo scoperti da super randagi. Quindi non preoccuparti del fatto di esser svenuto, non è una cosa di cui dovresti stupirti dati gli insoliti eventi”- mi disse lei, facendomi intuire che i due ragazzi e l'omone, non solo erano ovviamente contro di noi, ma che erano super randagi, qualsiasi cosa volesse dire -”hai qualche domanda?”- stupendomi con un tranquillo sorriso.

Ero curioso di sapere qualcosa riguardante il dove fossimo innanzitutto, ma le dissi anche, che l'avevo sentita parlare con qualcuno mentre dormivo, finendo col chiederle anche di quello:

-”Ora ci troviamo all'interno della villa Nicolay e più precisamente al pian terreno, nella sua infermeria, anche se, date le piccole dimensione potrebbe non sembrare. Un posto decisamente sicuro, abitato dal secondo genito della famiglia di stregoni più conosciuta nella dimensione nella quale siamo entrati attraverso l'albero, l'Einstein-Rose, un portale, un cunicolo dimensionale che appunto, conduce chiunque lo attraversi, nella dimensione parallela rispetto alla quale si trova prima di entrarci”-.

-”Fra poco dovrai andare in un luogo, nel quale, persone con particolari abilità, vengono mandate. Più specificatamente, una montagna, insita in un una dimensione a artificiale, un luogo irraggiungibile se non per chi sapesse dove si trova o come arrivarci. Sulla cima di questa alta montagna, si è decretato di costruire una scuola per queste particolari persone, ma non una scuola babbana, o umana dovrei dire, bensì una scuola che aiuta i Super, a utilizzare le proprie abilità senza farsi ne far del male”- rispose lei di buon grado -”io e mia madre pensavamo di portartici subito dopo aver mangiato, ma dato l'ovvio inconveniente, dovrai andarci passando per un portale un po' inusuale che Nicolay ti sta appositamente preparando”-.

Capii, ma tutti questi salti tra una dimensione e l'altra, mi sembravano un po' troppo presi alla leggera, o forse, era semplicemente il fatto di non averne mai sentito parlare, che mi causava un po' di disagio.

Mentre Sara si prodigava a spiegarmi meglio che poteva, mi aiutava ad alzarmi con calma dal letto sul quale ero sdraiato da non sapevo quanto, e lei, accorgendosi che riuscivo a rimanere in piedi anche da solo, continuò a darmi spiegazioni, mentre mi fece cenno di seguirla al di fuori di quella piccola stanza chiamata infermeria, che non aveva bisogno di lampadine per esser illuminata, dato che i muri stessi, emanavano una fievole luminescenza giallastra in grado di renderla visibile nella sua piccola interezza, riempita solo dal mio letto che, mentre seguivo la ragazza ormai uscita dalla stanza, osservai fluttuare a mezz'aria, constatando il fatto d'essere veramente nella villa di uno stregone, dopo esser scappato da super randagi e dopo aver percepito la sensazione soffocante, di farmi piccolo abbastanza, da stare nudo all'interno di uno scrigno, posto dentro la mia stessa mente, osservando il mio corpo muoversi come se non gli servissi più io per decidere cosa fare nella mia vita.

-”Prima di arrivare nel salone, ti vorrei far incontrare anche il maggiordomo di casa”- mi disse la ragazza mora che mi faceva strada, alta poco meno di me, tentando di farmi ritornare ad osservare ciò che avevo davanti, cercando di farmi distogliere lo sguardo, da sogni ad occhi aperti riguardanti momenti precedenti lo svenire davanti ad una persona che apre la porta, e che dal tanto che la vidi sfocata, mi dissi, non avrei mai potuto riconoscerla, nemmeno fosse stato il maggiordomo che stavo per incontrare.

Le pareti degli spaziosi e lunghi corridoi a casa Nicolay, erano come le pareti dell'infermeria: brillavano, erano luminescenti, emanavano luce abbastanza, da rendere inutili, qualsiasi altro tipo di luminarie, dando un'atmosfera accogliente agli insoliti corridoi che attraversammo.

Notai anche il pavimento ed il soffitto, costituiti da lastre rettangolari nella quale mi ci specchiai.

Seguendo la ragazza, alla quale ancora non mi ero presentato, tentando di allontanare la claustrofobia che ancora sentivo addosso, un eco della sensazione provata quando compresi, di non esser più io, a controllare il mio corpo, mi resi conto di camminare in un corridoio uguale ai 7 appena attraversati, che come unica differenza, possedeva una tonda cornice di cemento, che faceva da porta, ad una stanza alquanto interessante che mi fece ritornare con i piedi a terra.

Non era una stanza normale, dato che al suo interno, intravidi dei numeri colorai che si rincorrevano, una successione di uno e zeri, e man mano mi avvicinavo, più accresceva la mia curiosità.

Sara passò oltre, come persa nei suoi pensieri tanto quanto io poco prima, ma io mi ci fermai davanti osservando all'interno, vedendoci un'indefinita dimensione costellata di numeri colorati, come se non avesse esattamente altezza, larghezza o profondità, notando, al suo interno, un ragazzo di media altezza, robusto, che non sentivo parlare, pur notando il palese muoversi delle sue labbra.

-”Sara....”- dissi senza pensare -”che stanza è questa?”- domandai senza distogliere lo sguardo da quell'attraente vivacità di colori in continuo movimento.

Sara si arrestò, accorgendosi che io mio ero fermato, e dopo averla vista con la coda dell'occhio, fare dietro front, mi rispose come se non si fosse mai persa a pensare ad altro -”quella è una stanza particolare. Anni fa, un amico del padre di Nicolay, creò questa enorme stanza per permettere la comunicazione tra questa dimensione e la cima del Monte”-.

Arrivata ad un passo da me, ero ancora sconcertato da quella scena, e notando la mia curiosità, lei continuò -”quello al suo interno è Maiolo, il maggiordomo. Noi non lo sentiamo, quanto lui non sente noi, ma da quella stanza, sta avvisando la presidentessa della scuola del tuo imminente arrivo”- e con tranquillità, ritornò sui suoi passi -”ora possiamo andare nel salone, Nicolay non dovrebbe avercene ancora per molto”-.

 

Per quella ragazza, e per quelle persone, vivere in certi posti, avendo a che fare ogni giorno con Super, deve essere una monotona ripetizione di eventi, ma temetti d'avere una crisi epilettica se avessi continuato a guardare quei numeri colorati , così, tornai a seguire Sara sperando di avere altre opportunità per osservare, ed entrare magari, in quella affascinante stanza.

Senza camminare ancora molto, finimmo per sbucare nell'entrata ampia della villa, dove una grande scalinata portava ai piani superiori e un ragazzo, che indossava un mantello blu metallizzato lungo fino ai piedi, mentre agitava la bacchetta che impugnava nelle sue mani, come se stesse mescolando la pasta, puntando le braccia verso il pavimento, stando in punta di piedi sul primo scalino a partire dal basso, generando con la sua stregoneria, un qualcosa simile ad una macchia di olio sul pavimento, facendo arrivare al macchia, fin quasi al portone d'entrata e ai nostri piedi appena sbucati dal corridoio.

-”Aspettavo proprio te! Vedi di sbrigarti ad entrare nel mio portale se non vuoi che ti ci spinga la carina ragazza che ti sta a fianco”- mi urlò quel giovane ragazzo coi capelli castani e dagli occhi azzurri, che parlando, mi ricordò la prima voce maschile che avevo sentito parlare, con Sara mentre stavo sdraiato sul letto fluttante.

-”Sentite, io credo solo di aver avuto un piccolo problema poco fa, ero scioccato, credo, e non credo di aver nessuna particolare abilità se non quella di svenire”- mi scusai io -”ragazzo”- mi parlò Sara che ora si trovava affianco a me -”anche se non so quale sia il tuo nome e anche se, ne mia madre, ne io, ne Nicolay o Maiolo, ti conosciamo, percepiamo un'aura attorno a te, ed è proprio l'aura di un Super”- mi disse lei sorridendomi pacatamente prima di esser interrotta -”ragazzo da adesso hai un paio di secondi, o ti ci butti tu o ti ci butta lei”- mi urlò Nicolay, evidentemente impegnato a continuare ad applicare impegno in qualsiasi cosa stesse facendo -”non so che dire”- riuscì a sussurrare, prima di esser spinto nuovamente in un portale dimensionale senza il mio consenso -”grazie”- riuscì a sillabare il secondo prima d'esser completamente immerso, sperando che quelle persone mi stessero davvero aiutando, facendomi venir dei dubbi, sul fatto che i buoni, potessero essere quei tre incontrati nella casa nel bosco, e con questo dubbio, sparì dalla villa con la sola speranza di non sortire gli stessi effetti che sortì il primo salto all'interno di un tunnel dimensionale.

   
 
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