Videogiochi > Sonic
Segui la storia  |       
Autore: Indaco_    31/08/2018    3 recensioni
Il cuore di Amy saltò un battito capendo bene che quel devastante e incredibile dettaglio non era affatto dovuto ad una semplice coincidenza.
I puri e grandi occhi del piccolo erano di un accecante verde magnetico.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Dance'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il mattino seguente, Sonic si svegliò presto e di malumore. Il fianco sembrava scoppiargli da un momento all’altro, aveva dormito pochissimo e di conseguenza si sentiva ancora stanco.
Sbuffò innervosito e si alzò con un movimento doloroso. La gamba aveva ripreso vita, fin troppa però. Ogni più piccolo movimento gli provocava una piccola fitta e perciò le più banali delle azioni, come sedersi, alzarsi, camminare, etc. erano autentiche torture.
Zoppicò in cucina ricordando solo in quell’istante di dover avvisare Dylan delle sue condizioni. Conoscendolo, il suo insegnante si sarebbe arrabbiato moltissimo e in quel momento non aveva voglia di sentirlo sbraitare. Cominciò così a preparare il caffè, appoggiandosi malamente al lavabo. Digitò il numero di Dylan sul secondo cellulare e aspettò pazientemente che rispondesse. Nonostante fossero solamente le sei e mezza del mattino, l’insegnante aprì la chiamata quasi subito,
< buongiorno Sonic, come mai così mattiniero? Problemi? > lo interrogò con una nota sconcertata il riccio nocciola. In sottofondo, il rumore dell’acqua corrente copriva un po’ la voce dell’ interlocutore,
< giorno a te Dylan, si, effettivamente si, c’è un piccolo problemino > iniziò con calma il ragazzo, cercando di prepararlo alla brutta notizia.
< Sentiamo > sentenziò asciutto l’insegnante, divenendo improvvisamente serio e preoccupato. Il blu sospirò profondamente e preso coraggio, il più velocemente possibile snocciolò il problema
< non posso ballare da oggi a tempo indeterminato. Ovviamente verrò lo stesso a lezione, ma al momento faccio fatica a restare in piedi > concluse rapido, allontanando il cellulare dal suo orecchio. In sottofondo l’acqua si chiuse e cadde un profondo silenzio.
< SONIC! IL CONCORSO E’ TRA MENO DI UN MESE! Come pensi di fare? C’è mezza coreografia da imparare e pulire e abbiamo pochissimo tempo! > Urlò livido di rabbia l’insegnante un attimo dopo.
< Non l’ho fatto apposta! Secondo te vado a farmi male per divertimento? > Esclamò spazientito il blu alzando il tono di voce,  possibile che per Dylan fosse sempre colpa sua?
< Conoscendoti avresti potuto benissimo farlo! Cosa cazzo ti sei fatto per non poter ballare? >  Ringhiò Dylan con la voglia di prenderlo per il collo.
< E’ una lunga storia, Justin ieri è caduto nel fiume e nel soccorrerlo ho sbattuto contro un tronco, tutto qua > concluse velocemente, ancora irritato dal comportamento dell’insegnante. Dall’altro capo del telefono si sollevò un sospiro spazientito, seguito da qualche attimo di silenzio.
< Va bene, d’accordo So, ma sappi che sei declassato in fondo alla fila. Al tuo posto andrà Jacob. E se entro il mese non saprai la coreografia come dico io, non farai il concorso > sentenziò Dylan con straordinaria sicurezza e determinazione, in tono di sfida.
< C-cosa? NO! Non esiste! Quella postazione me la sono guadagnata! Non puoi declassarmi! > Esclamò Sonic con una punta di panico nella voce. Quel maledetto posto se l’era aggiudicato sudando le proverbiali sette camicie, farselo fregare in quel modo era a dir poco oltraggioso.
< E invece posso e lo faccio. Ciao. E muoviti. > Concluse Dylan riagganciando freddamente e orgogliosamente.
Sonic rimase allibito mentre la rabbia cominciava a farsi strada nei suoi pensieri, invogliandolo a scaraventare il telefono addosso al muro.  Non poteva crederci, lui, lui era stato declassato. Mise giù il cellulare prima di far danni e rimase a fissare il pavimento finché la moka non iniziò a gorgogliare emanando un delizioso profumo di caffè. Sospirando si massaggiò le tempie con movimenti rotatori, ragionando su una soluzione. Doveva riguadagnare la postazione, a tutti i costi, non avrebbe permesso a quel Jacob, che oltretutto gli stava antipatico, di appropriarsi del suo più che meritato primo posto. Ma come fare se non poteva muoversi? Dubbioso provò a flettere il ginocchio per capire quanto fossero limitati i suoi movimenti, ma oltre ad uno schiocco secco proveniente dall’anca, sentì anche un bruciore intenso al fianco che lo obbligò a fermarsi con una smorfia.
< Cosa fai di bello? > Domandò d’improvviso una voce squillante proveniente dall’entrata della cucina. Sonic sobbalzò sorpreso trovandosi il piccolo riccio blu impalato accanto alla porta. Lo stava osservando con curiosità, mentre un sorriso gigantesco faceva capolino tra le labbra e buona parte degli aculei erano a dir poco euforici.
< Buongiorno Justin. Mi … mi stavo allenando. Cosa ci fai tu sveglio? Non è troppo presto per te? > Lo interrogò a sua volta, rasserenandosi un po’. Il piccolo scosse la testa con un sorriso e si catapultò tra le sue gambe, allungando le braccia in una muta richiesta di esser preso in braccio. Adorandolo, l’adulto lo accontentò in men che non si dica, mentre la pace e la felicità riempivano il suo cuore, facendogli dimenticare il problema della postazione.  
< In verità ho sentito che stavi litigando con qualcuno > rispose il piccolo con un mezzo sorriso tenerissimo, accomodandosi tra le sue braccia.
< Mi dispiace averti svegliato, vuoi che ti porta su così dormi un’altra mezz’oretta? >  Propose l’adulto accarezzandogli dolcemente i capelli di un bel blu elettrico.
Il bambino scosse la testa,
< no, ho troppa fame per dormire, mi prepari il latte con i cereali? > Lo supplicò incrociando le manine, con uno sguardo da cucciolo meraviglioso.
< Te lo preparo io, basta che smetti di importunare Sonic > esclamò Amy entrando in cucina con un sorriso leggiadro. Lo stomaco dell’adulto si contorse di fronte alla ragazza, possibile che ogni mattina fosse più bella del giorno precedente?
La riccia si avvicinò ai suoi due blu osservandoli con attenzione, un sorriso spontaneo le irradiò il viso, eh si, era proprio figlio suo quello. Erano identici e lei ne era felicissima, non perché fossero uguali, ma perché dimostrava che il suo piccolo non conteneva i geni di Jason.
< Forza tesoro, lascialo un po’ in pace > lo esortò incrociando le braccia in attesa di una qualche reazione scollante da parte del bambino,
< no! A Sonic non do fastidio, vero Sonic? > Domandò Justin speranzoso, incollandosi ancor di più al collo dell’adulto.
< Certo che no, probabilmente la mamma è gelosa perché io riesco a prenderti in braccio > esclamò serio, facendo ridere entrambi i suoi ospiti. Amy con un sorriso si legò i capelli in fretta ed iniziò a preparare la colazione per entrambi,
< ti ho sentito litigare prima, era ancora Dylan? > Chiese innocentemente con un sorriso furbetto, decisa a farsi svelare il motivo della litigata con l’insegnante.
Sonic si era aizzato parecchio durante la chiamata e questo accadeva molto, molto raramente. Il riccio blu, impegnato a coccolare il piccolo, annuì semplicemente, non aveva voglia di parlarne rovinando quel momento. Inoltre si era appena calmato, parlarne avrebbe solo portato a galla altra rabbia.
La rosa, intuendolo, non approfondì il discorso e servì la colazione ai suoi mirtilli. Justin era accoccolato al petto di Sonic, con uno sguardo serenissimo, tutto preso nella narrazione del sogno che aveva fatto quella notte.
La ragazza, con discrezione, teneva sott’occhio i ricci per controllare come interagivano tra loro. Pochissime volte aveva visto Justin così espansivo e rilassato come quella mattina, anzi, si stupiva della velocità e della facilità con cui aveva legato con suo padre. Gran parte del merito andava al ventiquattrenne, la pazienza infinita e l’attenzione con cui si dedicava al figlioletto non era cosa di poco conto. Era sicura inoltre, che l’affetto che provasse per Justin fosse sincero al 100% e di questo era molto, molto felice.
Sonic ascoltava interessato con un sorriso,  sorprendendosi della fervida fantasia del bambino. A vederlo sembrava rilassato e spensierato, come se la litigata con Dylan non fosse nemmeno avvenuta. Ed effettivamente si sentiva proprio così, Justin aveva il potere di distoglierlo da qualsiasi attività o pensiero, quando lui era nelle vicinanze, tutte le attenzioni e le priorità andavano a lui soltanto. E non ne capiva il motivo. Perché proprio e solo lui? Non gli era mai successo con i bambini degli altri, nemmeno con quelli di Silver per quanto gli volesse bene.
Forse perché sentiva che Justin necessitava di lui più di quello che ammettevano o forse per la profonda somiglianza che li legavano. Per un motivo o per l’altro comunque, Justin veniva prima di tutto e di tutti, lui stesso compreso. Oh, e non dimentichiamo la madre del bambino! Anche lei aveva un posto speciale nel suo cuore, ma era un pelino più difficile relazionarsi con la ragazza, a causa dell’imbarazzo palpabile che c’era tra loro. Perciò, al momento, si limitava ad osservarla e ad adorarla in segreto.  
< Ti porto io a ballo? Non penso tu riesca a camminare fin la > si propose d’un tratto la riccia, buttando giù un sorso di caffelatte bollente ustionandosi la lingua. Sonic con un sorrisino fece accomodare Justin al suo posto,
< e come? Mi porti in braccio anche stavolta? > Le domandò ironico sorseggiando il suo caffè ormai tiepido, incollandogli gli occhi addosso. Un aculeo rosa le ricadde sulla spalla dolcemente,
< certo che no! Prendo la spider > rispose con determinazione e leggerezza, mescolando la bevanda per farla raffreddare,
< così dopo andiamo a salutare Beyoncè e Rihanna? > Propose con un sorriso il bambino, pensando già ai giochi che avrebbero potuto fare assieme. 
Sonic rischiò l’infarto, il caffè gli andò di traverso e iniziò a tossire forsennatamente prima di soffocare. Aveva sentito bene? La sua preziosissima macchina in mano a … lei? La sua delicata vettura si sarebbe preservata meglio se l’avesse guidata Justin! La rosa aspettandosi una reazione del genere non si alterò, sollevò un sopracciglio e incrociò le braccia sul tavolo con aria di sfida, era l’unica soluzione fattibile d’altronde!

Infatti, un’ora dopo si trovarono tutti e tre seduti sulla scattante macchina blu, con Amy alla guida, un disperato Sonic al suo fianco e un emozionato Justin alle loro spalle. Il riccio blu per tutto il tragitto aveva continuamente avvertito la riccia di ogni curva, semaforo e macchina e l’aveva esortata (inutilmente)a fare attenzione e andare piano. Arrivarono alla palestra dopo qualche minuto, era una limpida giornata, il venticello estivo spazzava la corte ghiaiosa sollevando un mulinello di polvere e foglie. Aiutato dalla riccia rosa, Sonic uscì dallo stretto abitacolo, ma diversamente dalle altre volte, la vista dell’edificio peggiorò il suo umore.
Sbuffò innervosito con la voglia pari a 0 di entrare e dover discutere con il suo patrigno,
< grazie Amy, sta molto attenta nel tornare e parcheggiala nel vialetto > le ordinò preoccupato. La rosa sospirò facendo roteare gli occhi,
< tu comportati bene con Dylan e porta pazienza, è un po’ in ansia per il matrimonio > gli consigliò dolcemente, sistemandogli in velocità un aculeo fuori posto.
< Speriamo arrivi settembre in fretta allora, non se ne può più > rispose irritato il blu, accarezzando amorevolmente i capelli del bambino al suo fianco.
< Assicurati che la mamma guidi piano > mormorò a Justin con un occhiolino, provocandogli un leggero risolino. Dopo i saluti e dopo averli visti uscire dal cortile, respirò profondamente per prepararsi all’imminente guerra. Zoppicando vistosamente entrò nella palestra, ma prima di varcare la sala, si costrinse a camminare il più normalmente possibile, odiava sembrare debole, soprattutto davanti all’intera classe.
Entrò con circospezione nella saletta, i suoi compagni erano così concentrati nel riscaldamento che in un primo momento non si accorsero di lui, consentendogli di raggiungere Dylan senza essere notato. L’insegnante era seduto sull’angolo sinistro della sala ed aveva appena terminato di fare l’appello quando si accorse della sua presenza.
Alla vista di Sonic mise giù foglio e penna, aggrottò le sopracciglia e incrociò le braccia irritato. Il ragazzo invece, sforzandosi al massimo per mantenere la calma e la serenità, non pronunciò una sola parola aspettando che fosse Dylan a rompere il ghiaccio. Nella sala cadde il silenzio appena i ragazzi si accorsero dell’inusuale atteggiamento da parte del loro insegnante e del loro compagno.
L’unico che sembrava divertito e incurante della situazione era Silver, conosceva bene quel tipo di  silenziosa sfida e sapeva che non sarebbe durata tanto. Infatti, il primo a rompere quel lungo silenzio, fu Dylan qualche secondo dopo,
< sei in ritardo. Siediti qui e cerca di imparare > ordinò breve, portandosi al centro della sala. Sonic ubbidì in silenzio, ignorando le curiose occhiate che gli venivano lanciate di tanto in tanto dai compagni, si concentrò invece sul discorso minuzioso del riccio nocciola, sperando in un cambio di programma.
< Bene, ora che siamo tutti qui ho delle modifiche da annunciare e da attuare > iniziò l’insegnante incrociando le braccia e fissandoli uno per uno,
< come prima cosa, Sonic non può ballare e non sappiamo nemmeno se riuscirà a partecipare al concorso, perciò Jacob prenderà il suo posto al momento. Come seconda cosa, ho ordinato i costumi, spero arrivino per la settimana prossima > esclamò tranquillamente come se avesse esposto un’insignificante annuncio di servizio.
Jacob era un dingo dalla pelle color mandarino e gli occhi color corallo, aveva un lungo ciuffo cotonato che esibiva con un certo orgoglio a tutte le ore del giorno e in qualsiasi luogo. All’eclatante notizia, per poco non iniziò a saltare dalla contentezza ed in men che non si dica, occupò la nuova postazione, irritando non poco il blu che stava cercando di reprimere la rabbia che bruciava dentro di lui.
< Bene, detto ciò, possiamo iniziare a ripassare la coreografia > concluse Dylan facendo partire la musica.
Tutti i ragazzi, freschi e concentrati, iniziarono a ballare con coordinazione ed energia il particolare balletto. Sonic osservò a lungo il suo nuovo rivale, doveva ammetterlo, era bravo: le sue movenze erano precise e coordinate, l’energia era ben dosata in ogni passo. Gli dispiaceva moltissimo non poter unirsi ai suoi compagni, tutta quella musica e quella accattivante coreografia lo stavano invogliando un sacco. Aveva voglia di misurarsi con gli altri e soprattutto stracciare quell’arancia indegna che gli aveva fregato la postazione. Ma quando, nel tentativo di accavallare una gamba, il fianco esplose regalandogli in aggiunta un crampo alla gamba, capì che non si sarebbe unito a loro tanto presto.
E questo lo preoccupava, cominciò a temere realmente la possibilità di non partecipare al concorso. Di questo passo avrebbe impiegato secoli a guarire! Incominciò ad intrecciare un aculeo tra le dita cercando disperatamente una soluzione. Il problema era il dolore, l’articolazione stava da dio, o almeno credeva, sarebbe bastato solo un po’ di antidolorifico e sarebbe tornato in pista fin da subito. Riconfortato dalla proposta si annotò di fermarsi in farmacia prima di tornare a casa, dopodiché si concentrò interamente sulla coreografia memorizzandola pezzo per pezzo.

Fu una mattinata molto intensa, Dylan mise sotto torchio i ballerini per tutta la mattina, facendogli provare e riprovare il balletto migliaia di volte. Perfino Silver sembrava sofferente nell’ultima ora di lezione, il riccio argento possedeva una resistenza eccezionale e farlo stancare era una vera e propria impresa.
Ma tutta la fatica fu in parte ricompensata, la coreografia stava acquistando forma e carattere e Dylan cominciava finalmente a tranquillizzarsi.
Il riccio nocciola dal canto suo, era molto dispiaciuto che Sonic non potesse partecipare al concorso. Senza essere notato, lo aveva scorto dalla finestra e da come aveva zoppicato all’interno, aveva capito che a quel concorso, stavolta non avrebbe partecipato. Con la sua mancanza si abbassava anche la probabilità di vincere, effettivamente il suo figlioccio era una bomba nella danza quando esplodeva, più volte aveva assicurato la vittoria al suo gruppo. Certo, gli rimanevano ancora ottime carte, Silver, Jacob, Leon, erano mostruosi!
Ma Sonic, con il suo modo di fare un po’ sbruffone ed egocentrico, aveva ottenuto nel tempo un occhio di riguardo da parte di giudici e critici. Non gli restava perciò, che aspettare e sperare in una rapida guarigione.  
 
Spazio autrice:
Buona sera lettori, come state? Ecco un altro capitolo! Critiche e consigli sono ben accetti, se ci sono errori segnalateli per favore. Nel prossimo capitolo inserirò un’altra immagine. Ciao e baci!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Sonic / Vai alla pagina dell'autore: Indaco_