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Autore: daphtrvnks_    01/09/2018    1 recensioni
Periodo Edo/Tokugawa.
Il popolo cinese sotto il dominio della dinastia Ming inizia la sua conquista nella regione del Kantō, nel sud del giappone.
Vegeta, erede della signoria Satsuma chiederà aiuto ai Daimyō per creare un esercito in grado di fermare l'avanzata nemica.
Insieme a lui il suo miglior amico Kakaroth, generale e samurai di alto grado.
Due donne entreranno a far parte della storia dei valorosi guerrieri cambiando così il corso del loro destino.
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, Bulma, Chichi, Goku, Vegeta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Bulma, seduta sul taitami in fondo alla stanza rifletteva su ciò che le stava accadendo, si chiedeva cosa Vegeta stesse facendo, se la cercasse o se si fosse arreso all’idea di averla persa.

Nella penombra di quel piccolo spazio la figura della principessa fece capolino sedendosi al suo fianco. 

'Cosa vi tormenta? Con me potete sfogarvi.'

Le disse in modo amichevole, le vesti tipicamente maschili mettevano in risalto il suo fisico ora che gli stracci non coprivano le sue femminili forme.

La turchina strinse le ginocchia al petto, il kimono ora pulito e tolto dal fango rivelava i suoi sgargianti colori, solo uno strappo all'altezza dell'avambraccio destro rivelava l'accaduto tra lei e il nobile.

Ella sospirò, alla casa del thè aveva molte amiche con cui confidarsi ed in quel momento la corvina, con i suoi modi gentili, le ricordava quelle ragazze.

'Sono confusa, vi giuro… non so cosa fare e non faccio altro che pentirmi dell'essere stata così codarda.'

La mano della principessa si posò su quella della maiko confortandola ed invitandola a continuare.

'Ho conosciuto alla corte dell'imperatrice l'erede della signoria Satsuma, Vegeta. 

Fin da subito ho sentito di potermi fidare di quell'uomo, ha pagato la mia Geisha per poterlo seguire in guerra ed ero convinta che in quel modo avrei potuto redimermi dal mio dovere di concubina del prossimo imperatore, ma senza che egli mi sposi questo non è possibile… ho osato, convinta che prima o poi sarebbe potuto accadere e ho donato a lui il mio mizuage, mi sento una sciocca.

Presa dai miei dubbi ho evitato il discorso ma lo ha notato e la sua reazione è stata così rude che io… io mi sono spaventata.'

Il suo tono di voce prese ad inclinarsi, non avrebbe pianto, non ancora.

'Se gli avessi esposto le mie preoccupazioni forse non avrebbe reagito in quel modo, anzi, se non mi avesse conosciuta ora non sarebbe contro i voleri del reale.'

La risata di Kakaroth colse l’attenzione delle due, sudato dall'allenamento che qualche minuto prima stava svolgendo.

Il fatto che qualcuno avesse ascoltato il suo discorso la imbarazzò, più di tutti quell'uomo che ancora non conosceva bene.

'Vegeta sa quel che fa, state tranquilla se vi ha scelto, pagando quella somma così alta alla vostra Geisha e portandovi in guerra avrà in mente qualcosa di grande per voi. Ammetto, è un uomo di poche parole ma caparbio, a quest'ora conoscendolo sarà già in viaggio per venire qui. Date tempo al tempo e potrete parlare con lui faccia a faccia. Vi perdonerà.' 

Pronto per uscire e tornare ai suoi doveri si fermò osservando la principessa.

'Sarebbe opportuno che vi allenaste, una buona spada non è nulla se chi la possiede non ne sa fare uso.'

Detto questo uscì, un moto di rabbia e una smorfia di disapprovazione, ella sapeva combattere e se non ci credeva lo avrebbe sfidato.

Venite, vi farò vedere come si fa ad abbassare un uomo ai propri voleri.'  

Sghignazzò sicura di sé stessa, i piedi nudi provocarono continui colpi sulle assi in legno del pavimento ed aiutando la maiko ad alzarsi corsero fuori.

La terra oramai asciutta dal calore dei tenui raggi del sole, l'erba era rigogliosa e le siepi piene di fiori nonostante l'autunno stesse facendo il suo lento corso. 

'Che volete fare?'

Mormorò la più giovane, confusa, nel notare la ragazza sguainare con fiducia la sua katana, lasciò cadere il fodero e con orgoglio non indifferente si mise in posa dinanzi al guerriero.

'Combattere, che domande.'

Sbottò iniziando a far volteggiare l'arma bianca fendendo l'aria, la lama luccicò infastidendo gli occhi di Kakaroth.

'Finitela, non ne siete capace.'

Disse con tono ironico, si mise comunque in difesa togliendo a sua volta dal fodero la spada, quanti ricordi racchiusi in quell'ammasso di metalli.

'Vedremo.'

Un sorrisetto furbo incorniciò il volto della donna seguito poi dai suoi passi veloci sulla terra, un salto e lo stridere delle lama l'una contro l'altra.

Katana divina o meno l'esperienza del rönin prevaleva su quella della principessa, ciò che all’inizio pareva una sfida divenne ben presto una danza. 

Le spade volteggiavano rivolte al cielo mentre i due continuavano a fissarsi non perdendo un battito di ciglia dell'altro, sembrava passassero minuti e ore, non lasciavano la presa tanta la forza d'animo che li spingeva.

Da quella stupida gara si lesse altro, non importava più a nessuno dei due far prevalere lo stile di combattimento. 

Erano persi, completamente persi nelle iridi dell'altro, affondavano in quel sentimento a cui non avevano dato nome.

Finché, risvegliatasi da quello stato di totale abbandono diede un colpo secco alla katana del guerriero sbalzandola lontano, si stupì, il tocco era stato delicato ma allo stesso tempo di una potenza tale da fargli dolere il polso.

Rimasto senza difesa ritrovò a un palmo di mano dalla sua gola la kessaki, scorse la punta con incisa la testa del dragone. 

'Credo di averla vinta io.'

Mormorò, non sembrava esserne felice, forse ancora scossa da quegli sguardi.

'Credete male.'

Accadde tutto così velocemente che neanche si rese conto di essere stata sbattuta pesantemente contro il suolo, quel maledetto le aveva fatto uno sgambetto ed ora teneva ben stretta la katana nella mano destra, l'altra pressava a qualche centimetro dal suo viso, si teneva steso sul suo corpo facendo attenzione a non schiacciarla.

'Non sapete combattere, ve l'avevo detto.'

Sussurrò, sentì il suo fiato caldo infrangersi sulla sua pelle e quell'odore maschile invaderle le narici. Riprendere il controllo divenne difficile, sentendo poi in quel frangente il peso del petto dell'uomo posarsi sul suo.

'Levatevi.'

Riuscì soltanto a dire, le uscì un sussurro, così flebile che neanche ella stessa quasi riuscì ad udirlo. 

Il viso di Kakaroth si avvicinò al suo, le ciocche dei suoi capelli si posarono sulla sua guancia e le sue labbra sottili catturarono il lobo del suo orecchio in un lieve bacio.

'Altri uomini non si sarebbero trattenuti.'

Trattenne il respiro percependo un calore familiare al basso ventre, ingoiò il magone osservando i suoi muscoli contrarsi nel tentativo di rialzarsi ed una volta che fu in piedi non degnarla di attenzione e ritornare dentro la stanza.

'State bene?'

Annuì alla turchina mettendosi seduta, con le dita accarezzò il lembo di pelle accarezzato dalle labbra del samurai, un brivido la percorse ed iniziò a capire cosa le stesse accadendo.

___________________

A Vegeta non importava molto dell'esercito, nonostante questo non si addicesse al suo compito ed alla sua posizione, era preso da altro.

Si chiedeva che cosa avrebbero mai potuto pensare i suoi genitori, maggiormente suo padre, ora al sicuro alla corte dopo la sconfitta dei cinesi, del fatto che stesse abbandonando tutto e tutti per andare alla ricerca del suo migliore amico.

Ancora ferito nell'orgoglio dell'essersi fatto fregare da una semplice donna, era sfuggita via dal suo controllo lasciandolo con un vuoto all’altezza dello stomaco assieme alla ribollente rabbia che avvolgeva il suo animo.

Non lo avrebbe mai ammesso ma per ella provava una certa attrazione non solo fisica ma mentale, il modo in cui sosteneva il suo sguardo senza timore e di come gli si rivolgeva schietta ed usando termini precisi, sì, era più intelligente di tutti i suoi commilitoni messi insieme.

Prima di andare si era fermato a parlare con Lapis informandolo di ciò che stava accadendo, lo aveva lasciato lì ad occuparsi del resto ed ammonendolo di non dire nulla e mantenere il segreto. 

Se avessero fatto domande di dire che fosse stato chiamato dall'imperatrice e che sarebbe dovuto tornare, sapeva che nessuno avrebbe osato contraddirlo, di lui si fidava.

Dopo ben quattro ore di viaggio senza alcuna sosta si ritrovò dinanzi al tempio suggerito dal monaco, quell'idiota di Kakaroth era troppo prevedibile, avrebbero dovuto spostarsi.

Notò lo stallone legato, altra imprudenza.

'Dannazione, che cazzo ha nel cervello quell'imbecille?'

Sbraitò scendendo da cavallo, il suo orgoglio gli impediva di essere felice per averlo ritrovato trasformandolo in rozzi epiteti che dimostravano, ad un occhio attento, il suo affetto nei confronti del guerriero.

Si incamminò all'interno della struttura tenendo dalle redini il suo destriero e portandolo con sé, oltre le porte verniciate in rosso si estendeva un grande giardino con diversi ciliegi e siepi, più avanti una piccola abitazione in legno ed accanto ad essa un santuario dedicato alla dea della natura.

Si sorprese del fatto che nessuno fosse venuto ad accoglierlo e la risposta venne quasi subito, un vecchio seduto su una sedia dormiva profondamente; la barba bianca abbelliva il suo volto segnato dall’età, appoggiato al suo fianco un bastone. 

Alzò gli occhi al cielo tenendo un piccolo sorrisetto per la buffa scena a cui si era ritrovato ad assistere.

Il rumore di un combattimento colse la sua attenzione portandolo ad aprire bene le orecchie.

Che fossero già venuti per prendere Kakaroth? 

Escluso. All'entrata non aveva notato nessuna guardia.

Lasciò lo stallone dirigendosi dietro la casetta in legno, sentì un tonfo e dopo qualche secondo una voce.

Sopraggiunse la pelle d'oca ed un oceano in tempesta, non poteva essere lei. 

Scosse il capo cercando di riprendere contegno, non poteva e non doveva farsi sopraffare dalle emozioni.

'Bulma!' 

Quella che doveva essere una chiamata uscì come un ringhio, paragonabile ad una tigre che dopo tanta fatica era riuscita a catturare la sua preda.

Due passi e mezzo. 

Seduta e sporca della polvere una donna dai lunghi capelli corvini, al suo fianco la maiko piegata, forse, nel tentativo di aiutarla.

Ogni passo che compieva nella loro direzione doleva, poteva sentire l'ira scuoterlo da capo a piedi e le iridi azzurre nel quale senza volerlo osò incappare erano simili a lame.

‘Vegeta… voi...'

Digrignò i denti e senza che neanche potesse accorgersene quei dieci metri di distanza che lo separavano dalla ragazza divennero nulli, lottò, pregò ed urlò a sé stesso di mantenere la calma. 

Si accorse di quanto in quel breve periodo di tempo gli fosse mancata ed ancora stentava a credere di averla ritrovata.

La strattonò dal kimono, quel pezzo d'abito ch'ebbe strappato ancora nella sua armatura.  

'Che diavolo ci fate qui e perché siete scappata!?' 

Lo fissava, il trucco che portava la prima volta in cui la vide non le donava quanto la pelle nuda e pulita del suo viso adesso, le labbra di un colore rosato parevano così appetibili che avrebbe dato qualsiasi cosa per poterle assaggiare un'ultima volta.

'Caspita Vegeta, pensavo che con le donne fossi più rispettoso!

Kakaroth. Alzò il viso nella direzione della voce, sedeva sull'uscio della porta senza indosso la solita armatura in ferro, neanche il mantello, sicuramente abbandonato.

'Oh tu, razza di idiota mi stai cacciando in un mare di guai!'

Lasciò fulmineo la presa dalla ragazza andando dal suo migliore amico, le mani strette in due pugni.

'Non vorrai mica lottare? Sai bene che sono troppo forte.'

Rise tenendo i palmi sulle ginocchia, un leggero sorriso per la felicità, gli era mancato il burbero e vecchio Vegeta.

'Sta zitto babbeo. Hai abbandonato tutto per… per quella?!'

Gridò indicando Chichi ancora seduta, non gli era sfuggito la sua presenza e subito l'aveva collegata alla ragazza che i soldati avevano detto di aver visto, rimase appena disgustato da come fosse vestita.

Gli occhi della sottoscritta si assotigliarono, pronta sulla difensiva il rönin la precedette.

'Potrà anche sembrare un uomo dai capelli troppo lunghi ma di fronte a te hai la principessa cinese Chichi.'

Tra la rabbia della corvina e le sguaiate risate del guerriero i due amanti continuavano a rivolgersi strani sguardi.

'Finiscila Kakaroth, da quando te la fai con il nemico? Se qualcuno lo scoprisse saresti morto, mi correggo, dovresti già stare tre metri sotto terra.'

Preso dal colletto della veste il samurai emise un sospiro per poi spingerlo di lato.

'Sì, se è per questo anche tu.'

Passò le mani tra la nera chioma dando uno sguardo alla maiko, doveva lasciarli chiarire. 

Conosceva Vegeta fin da bambino e tutto quel nervosismo non era dovuto alla situazione ma alla donna che ora, davanti ai tre, teneva la testa bassa.

'Principessa, venite, devo parlarvi di una questione importante.'

Mentì alzandosi, posò la mano sulla schiena del nobile in segno di incoraggiamento e prendendo la ragazza dal polso la allontanò dai due.

'Che avete da dirmi? E vedete che quella battuta potevate anche risparmiarvela.'

Alzò un sopracciglio notando quando fosse indispettita, tanto da sbattere un piede a terra per dar più forza alle sue parole.

'Non ho niente da dirvi, ora fate silenzio e lasciatemi ascoltare.'

'Voi siete matto.'

Nel frattempo il nobile aveva preso il posto del suo amico, teneva le braccia incrociate contro il petto e la testa alta.

'Vado dal monaco Muten.'

Disse ella, Vegeta la fermò sul posto con una semplice frase: 'Rimanete qui.'

Un ordine, di quelli dati con freddezza ai propri soldati per non farli smuovere dal punto di attacco.

Dovete dirmi il perché del vostro comportamento, non voglio scuse. Nessuna!'

Il tono di voce si alzò e l'atmosfera divenne tesa, le dita della turchina tremavano mentre l'ansia si impadrovina del suo corpo fermandola.

'Non urlate, vi sento forte e chiaro. Ma non arrabbiatevi e lasciatemi parlare… voglio dirvi la verità.'

Il coraggio in quella donna non mancava, ruggiva ora spingendola a parlare ed a non tenere a freno la lingua, se ciò che il guerriero le aveva detto fosse vero lui avrebbe capito.

'Parlate, vi ascolto.'

Chiuse gli occhi e prendendo un lungo respiro si avvicinò all'uomo, il tanto dal poterlo guardare negli occhi senza problemi.

'Prima che voi mi conosceste, come ben sapete avevo molti clienti e di questo la mia Geisha era molto felice… tenevo loro compagnia passeggiando per le strade o durante le runioni tra i damyo più importanti. Ma quello di cui la mia Geisha era più soddisfatta era che -'

Il labbro inferiore venne stretto con forza tra gli incisivi, così imbarazzata che le guance si colorarono di un rosso porpora. 

Vegeta si tenne calmo, provava un senso di angoscia solo nell'immaginare la sua donna mano per mano con un altro uomo. 

' era che fossi stata scelta per essere la concubina del prossimo imperatore. La sua amante. Io… vi ho messo in una situazione assurda e me ne rendo conto. Lo capisco io-'

'State zitta.'

L'uomo si alzò sovrastandola con la sua ombra, non sapeva come reagire a quella rivelazione ed essere contro i voleri dell'imperatore non era un bene.

Perché siete scappata? Potevate dirmelo prima invece di mentire. Sono stato in pena per voi, lo capite?!.' 

Nonostante si fosse ripromesso di rimanere calmo la rabbia prese il sopravvento, le grandi mani si posarono sulle braccia della donna, la vicinanza era tale dal poter percepire l'odore della sua candida pelle.

'Mi spiace.'

Sussurrò, le sue iridi azzurre lo incantarono portandolo al silenzio più assoluto, fece la cosa che più riteneva necessaria al momento, la strinse a sè in un abbraccio goffo.

'Cosa… che fate?'

Mormorò strinta contro la sua fredda armatura, gli occhi sgranati, di certo non aspettava una simile reazione.

'Non ditelo a nessuno. Chiaro!?'

Sbottò lui dopo averla allontanata, le rivolse uno sguardo più dolce, in netto contrasto col tono violento appena usato.

Sì… insomma, se lo dite voi.'



'Io non ci sto capendo nulla.'

La corvina interruppe dando un colpo al giovane al suo fianco, era curiosa e non si sarebbe arresa finchè qualcuno, chiunque egli fosse, non le avrebbe detto che cosa stesse accadendo.

'Oh su, hanno fatto pace ovvio no!.'

Una voce fuori dal coro li fece girare, il monaco con il solito bastone nella mano destra sorrideva come una pasqua.

'Anche se devo ammettere, doveva scegliere me, non quel giovincello! È anche basso!.'

Disse il vecchio accarezzandosi la barba, Kakaroth si avvicinò con espressione fanciullesca ed un sorriso da ebete, era la prima volta che la corvina notava un certo comportamento dall'uomo.

'Avete ragione, è proprio basso!.


  
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