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Autore: Nao Yoshikawa    01/09/2018    1 recensioni
Esistono tanti tipi di famiglia.
E ognuno cerca la propria a modo suo.
Takumi e Soma, Kuga e Tsukasa, Megumi e Shinomiya, Ryou e Akira, sono coppie tra loro diverse, ma accomunati da un desiderio comune: quello di costruirsi una famiglia.
Ma tra problemi, malintesi e situazioni avverse, le cose non saranno per niente facili.
TRATTO DAL SECONDO CAPITOLO:
Tsukasa si portò una mano sul viso. Per quale assurdo motivo in natura aveva permesso a Kuga di prendere la situazione in mano?
“Kuga… abbassa la voce”.
Terunori però gli fece segno di tacere.
“Se ho detto che le pago vuol dire che le pagherò. Cosa pensate che siamo noi, dei barbari? E’ solo un piccolo ritardo, può capitare, amico. Ah, sì? E lo sai io cosa ti rispondo, vaffa...”
“No, no, no!”, Tsukasa gli strappò prontamente il telefono dalle mani. “Pronto? Sì, chiedo scusa, mio marito è un po’ nervoso. Certo, ma certo, assolutamente, non si preoccupi. Grazie, mille grazie. Buona giornata”.
Chiuse la chiamata. Poi sospirò e guardò Kuga, il quale se ne stava imbronciato.
“Terunori, ti prego, per favore… potresti evitare di litigare con ogni essere vivente e non?”
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Kuga Terunori, Souma Yukihira, Takumi Aldini, Tsukasa Eishi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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12 - Sorpresa...?!

C’erano tanti modi per affrontare la tristezza e lo sconforto. Il modo di Rindou si chiamava Eizan. Lei era probabilmente l’unica che poteva vedere oltre il suo brutto carattere abbastanza dispotico. E lui era sicuramente l’unico a poter andare dietro il suo carattere frizzante e allegro. Quella sera, poggiata al cofano dell’auto, Rindou stava mandando giù grossi sorsi di birra, mentre Eizan la guardava stupito.
“Cosa?”, lo guardò lei. “Una ragazza non può bere?”
“Sì, certo che può. Ma dovresti andarci piano”.
Lei gonfiò le guance. Si sentiva abbastanza in colpa, sebbene di colpe non ne avesse. Non ci sarebbe stato nulla di strano se il risultato fosse stato effettivamente negativo, non è che tutti concepivano al primo colpo, perché per lei sarebbe dovuto essere diverso?
Eppure, nonostante ciò, si sentiva così inutile.
“Sto bene”, borbottò. Ovviamente Eizan non sapeva ancora del suo ruolo di madre surrogata. Chissà come l’avrebbe presa?
Rindou si fece ad un tratto più vicina, abbracciandolo.
“Mi piace il tuo calore”.
Lui ricambiò l’abbraccio. Non riuscendo a non notare che in effetti ci fosse qualcosa che non andava.
“Stai bene? Non mi sembri molto stabile”.
“Sto… amh...”, lei mormorò qualcosa, dopodiché il silenzio. Eizan dovette accorgersi con orrore che la ragazza era svenuta.
“Rindou?! Andiamo, per favore! Non posso credere che tutto ciò stia accadendo a me! Forza, sveglia!”.
Ma non si sarebbe svegliata così facilmente. Non prima di una bella gita all’ospedale.

Kuga era certo di una cosa: un giorno di quelli avrebbe dato di matto. Lasciare il lavoro perché la sua amica – nonché momentanea coinquilina – era finita in ospedale. Per cosa poi? Il troppo alcol!
“Io farò meglio a non parlare”, si lamentò Terunori, con l’espressione di chi, di lì a poco, avrebbe commesso un omicidio.
“Allora fa parlare me che è meglio”, sospirò Tsukasa.
Quando le porte dell’ascensore si aprirono, trovarono Eizan in sala d’attesa. E Kuga pensò bene di approcciarlo delicatamente come solo lui sapeva fare.
“Cos’hai fatto a Rindou, brutto coglione?”
“Io non ho fatto niente, sottospecie di mezz’uomo isterico”
“Come mi hai chiamato?! Ma io ti ammazzo!”
“Ehi!”, li interruppe Eishi. “Ragazzi, siamo in ospedale, un po’ di delicatezza!”.
Kuga e Eizan si lanciarono un’occhiata truce, per poi sedersi accanto a braccia conserte come due ragazzini imbronciati, nell’attesa che qualcuno desse loro notizie. E dovette passare mezz’ora buona, prima che una gentilissima infermiera arrivasse per dir loro qualcosa.
“Ah! Allora?”, domandò Terunori. “Rindou sta bene?”
“Morirà?”, aggiunse Tsukasa. “Oh, no. Forse è malata”
“Potete stare tranquilli, la vostra amica sta benissimo, e non ha niente che non va. O per meglio dire, ha qualcosa che si risolverà in nove mesi. Un po’ di meno in verità”.
Kuga e Tsukasa cambiarono espressione.
“In che senso, scusi?”, domandò il primo.
“È incinta! Ma non mi sorprende che non lo sappiate, non lo sapeva neanche lei!”.
Tra lo shock generale, c’era anche quello di Eizan, che proprio non riusciva a capacitarsi.
“Ma… ma non è possibile! Io non l’ho neanche baciata! Ho fatto sesso con lei e poi ho perso la memoria?!”.
“Tsukasa!”, gridò Kuga. “Respira, respira!”.
Eishi effettivamente sembrava ad un passo dall’avere un infarto… in senso buono ovviamente.
“Lei… noi...”
“Sì!”, esclamò lui felice. “Avremo un bambino! Aspetta, mio figlio nascerà ubriaco? Non lo posso permettere, basta alcol per quella ragazza! Allora il test aveva sbagliato. Evviva, i nostri spermatozoi hanno fatto un buon lavoro!”.
Erano talmente esaltati che non si erano neanche accorti di come Eizan li stesse guardando. Chissà cosa doveva aver capito dalle loro frasi sconnesse… sicuramente nulla di buono.
“Ma di cosa state parlando? Avete ingravidato Rindou? Dovevo immaginarmi che ci fosse qualcosa di losco fra voi tre, è per questo che state sempre insieme”, li accusò.
“Beh, mi sorprende che sia proprio tu a parlare, brutto...”
“Kuga!”, Tsukasa lo frenò. “Forse dovremmo spiegargli tutto, non pensi?”.
Lui borbottò qualcosa, ma alla fine decise di accontentarlo. Sempre meglio questo che fargli fare strane idee.

“Ah… quindi lei è la vostra madre surrogata?”
“Proprio così. E non l’abbiamo ingravidata con i nostri cosini, lo abbiamo fatto artificialmente”, chiarì Kuga.
“Già. Rindou era un po’ depressa, perché avevamo fatto il test ma era risultato negativo. A quanto pare però avevo ragione a dire di fare un controllo più accurato”.
Eizan aveva l’espressione di una persona che non sapeva che cosa dire. Insomma, la ragazza con cui usciva e di cui probabilmente si stava innamorando aveva dentro di sé il figlio di un’altra coppia. Questo era strano.
“Io… non me lo aspettavo”
“Ehi, non vorrai lasciarla per questo, spero!”
“Io non ho mai detto questo, ma se non ti dispiace avrei bisogno di metabolizzare la cosa. Lo sapevo che c’era qualcosa di losco”
“CONTINUI CON QUESTA STORIA?!”
“Sssh”, lo zittì Tsukasa. “Silenzio, dobbiamo entrare!”.

Rindou era per fortuna sveglia. E aveva anche gli occhi che brillavano, sembrava incredibilmente felice.
“Ehi...”
“Ehi!”, esclamò Kuga. “Hai saputo la bella notizia?”
“Ho saputo”, sospirò. “Ma se lo avessi saputo prima avrei evitato di bere tutta quella birra da quattro soldi”
“Va tutto bene, ma niente più alcol per te, solo acqua e cibo biologico”.
La ragazza sorrise, guardando poi Eizan.
“Scusa se non te l’ho detto ma… era complicato”
“Non preoccuparti per questo, ci ha pensato la coppia più bella del mondo a dirmi tutto. Emh… insomma… come… come ti senti?”
“Sto incredibilmente bene. Alla fine lo svenimento non era dovuto dal fatto che non reggo l’alcol, ho solo avuto un calo di pressione. Non posso crederci… ha funzionato. E fra qualche mese farò nascere vostro figlio”
“Ti prego, non dire così altrimenti rischio seriamente di… di...”, Tsukasa aveva tentato di concludere la frase senza alcun successo, perché subito dopo era scoppiato in lacrime.
“Oh, no, Tsukkasan! Dai, non è questo il momento delle lacrime, conservale per dopo. Allora, ci sono tante cose a cui dobbiamo pensare. Anzitutto… dobbiamo dirlo a tutti. Poi dobbiamo iniziare a comprare tutto il necessario. E cosa più importante… dobbiamo pensare ad un nome bellissimo. Il nome è importante…!”
A Rindou venne da ridere.
“Ho l’impressione che qualcuno sia già partito in quarta, eh?”
“Già”, Tsukasa tentò di ricacciare le lacrime che prima l’ansia e poi la felicità gli avevano causato. “Saranno mesi molto lunghi, questi qui...”

Era passato qualche giorno da quella lieta notizia, e finalmente Rindou, Tsukasa e Kuga avevano avuto la possibilità di dirlo a tutti i loro amici. Soma non aveva perso tempo e subito si era fiondato sull’amico, abbracciandolo.
“Ottimo lavoro, sei stato bravo Kuga!”
“S-scusate… veramente ci sarei anche io”, aggiunse Tsukasa.
“E io”, sbuffò Rindou. “Nessuno ha un po’ di considerazione per me? Dopotutto sono io quella che farà tutto il lavoro pesante”.
Sfortunatamente per loro, né Kuga e né Soma sembravano molto propensi ad ascoltarli.
“Ma ci pensi? I nostri figli cresceranno insieme. Saranno migliori amici”, disse il primo.
“O potrebbero anche stare insieme un giorno. Così io e te diventeremmo parenti”
“Sì! Ho deciso, uno dei tuoi figli starà con il mio!”
“Scusate!”, intervenne Takumi. “Guardate che non stiamo parlando di merce di scambio”.
Terunori allora gonfiò le guance, abbracciandolo.
“Che ti prende, Takumicchi? Non vuoi imparentarti con me?”
“Oh, certo. Le cene di natale sarebbero un vero spasso”, sospirò alzando gli occhi al cielo.
“Volendo c’è anche il bambino di Megumi e Shinomiya”, disse poi Kuga. “Non so, dovrò valutare bene la situazione”.
Megumi sorrise nervosamente nel sentirsi chiamata in causa. Era ancora ospite di Soma e Takumi, lei e Shinomiya non si erano sentiti ultimamente. E la cosa la spaventava non poco! Cosa avrebbe dovuto fare? Cercarlo? O aspettare che suo marito smaltisse la rabbia e la cercasse? D’altro canto, non poteva occupare abusivamente casa di quei due per sempre, avevano già tanto da fare.
Rindou, tutta contenta, le si avvicinò.
“Megumi! Sono così felice di sapere che potremo vivere la gravidanza insieme”
“Eh… sì, anche io”, rispose non molto convinta.
“Umh? Su, che ti prende? Non mi dire che Kojiro non si è ancora fatto sentire. Perché se è così, vado da lui e gli do un bel pugno…!”
“No! Non è necessario, davvero! E poi ha ragione ad essere arrabbiato. Forse sono stata egoista? Forse ho sbagliato tutto…?”.
Prima che potesse lasciarsi andare ad una vera e propria crisi, Rindou l’afferrò per mano, invitandola a respirare profondamente.
“Tu hai soltanto seguito il tuo istinto. Non c’è nulla di male, è una cosa normale. Certo, forse le modalità sono state poco ortodosse… ma tanto prima o poi vi sareste trovati in questa situazione, meglio prima che dopo, no? Vedrai, vi riappacificherete presto. Mentre invece io devo sperare che Eizan non sparisca nel nulla. Adesso vado a ubriacarmi di acqua, se non ti dispiace”.
A Megumi venne da ridere nel sentirla parlare così, la sua positività era sempre contagiosa. Sperò che le parole di Rindou si rivelassero veritiere…

Lei non poteva saperlo, ma in verità anche Shinomiya si stava lasciando andare ad una serie di elucubrazioni mentali che lo stavano facendo andare fuori di testa… e il fortunato a doverlo ascoltare era proprio Isshiki, il quale amava tanto fare da consulente in certe situazioni.
“Farò bene ad essere sconvolto, no? Certo, forse avrei potuto capirlo prima, ma che colpa ne ho?”
“Mi spiace”, rispose l’altro. “Sfortunatamente mi sento di tifare più per Megumi che per te”
“Cosa?! Bene, ti ringrazio per la solidarietà. Brutto idiota, non dovevo venire qui”. Nene si avvicinò ai due, servendo sul tavolo del caffè amaro.
“Andiamo, non c’è bisogno di farne una tragedia. O forse sono di parte perché ho suggerito io a Megumi di farsi ingravidare”
“TU HAI FATTO CHE COSA?!”
“Oh”, Isshiki era sorpreso. “Però Nene, non pensavo fosse così audace”
“Con il senno di poi mi rendo conto che probabilmente è stata una mossa avventata. Ma oramai è successo, che intenzioni avresti, non prenderti le tue responsabilità?”.
Shinomiya non trovò la forza di rispondere. Certo che doveva prendersi le sue responsabilità, e poi amava Megumi, non aveva certo intenzione di lasciarla da sola a crescere un figlio che era di entrambi.
“E se fallisco?”
“Però, non ti facevo così insicuro”, disse Isshiki allegro. “Una cosa è certa, finché non ci provi non puoi saperlo!”.
A quel punto era chiaro cosa ci fosse da fare. Affrontare la situazione di petto.

Nel frattempo, Hajime e Kou erano nuovamente finiti con l’essere al centro dell’attenzione. Il primo era contesto fra Megumi e Rindou, mentre la seconda si trovava tra le braccia di Kuga.
“Ah”, Takumi aveva un’espressione strana. “Kuga, attento a come la tieni”
“Non preoccuparti! Devo far pratica e tua figlia è la cavia perfetta. D’altronde, a Kou piace tanto stare con il suo zio preferito, vero?”.
Forse a causa di una forza maggiore o del karma, Kou iniziò a piangere e a strillare.
“No!”, esclamò Terunori. “Che cosa ho fatto?”
“Oh, sì, credo che di pratica ce ne vorrà tanta”, rise Soma divertito.
“Tsukassan, prendila tu!”
“Ma io non so come si fa!”
“Fallo lo stesso!”.
Sebbene Eishi provasse non poca ansia a tenere in braccio una bambina così fragile, alla fine fu costretto a prendere Kou. Sorprendentemente quest’ultima si calmò immediatamente, forse sentendosi rassicurata.
“Amh… okay… wow, non piange più”, sussurrò cullandola.
“Sei bravo! Sicuramente molto più di Kuga!”, commentò Soma.
“Mh”, fece lui geloso. “Smettetela. Anche io sono bravo, è stato solo un caso. Me la ridai adesso?”
“Fra un momento. Ci sto prendendo la mano!”, esclamò Tsukasa contento come un bambino che imparava ad andare in bicicletta. E in quel momento Kuga iniziò a sentir accrescere in sé una rivalità notevole. Nulla di strano, si erano conosciuti come rivali, ma adesso si trattava di crescere un figlio insieme, non di una sfida culinaria!
“Per caso aspettate qualcuno?”, domandò Rindou. “Bussano alla porta!”
“No. Vedi chi è”, si lamentò Takumi mentre preparava il latte per i gemelli.
Rindou si avvicinò e quando aprì si sorprese di ritrovarsi davanti Shinomiya.
“Ciao, Rindou. Ma che fai qui?”
“Se proprio lo vuoi sapere festeggiamo un lieto evento. Sono incinta”.
“Oh, felicitazioni
Megumi è qui, vero?”.
Rindou sospirò, permettendogli di entrare. E in quel momento, ogni singolo sguardo si posò sul nuovo arrivato.
“Shinomiya?”, domandò Soma sorridendo. Lui non rispose, semplicemente si limitò a guardarlo male e rivolse poi le attenzioni alla moglie, la quale aveva subito spalancato gli occhi per la sorpresa.
“K-Kojiro!”, esclamò alzandosi in piedi.
“Megumi… ciao.. amh… io… noi...”
“Amh, amh”, Takumi si schiarì la voce. “Io vado a cambiare i piccoli”
“E io ti aiuto!”, esclamò Soma.
“Io, Tsukasa e Rindou andiamo a… ah, ma che importa, filiamo!”, borbottò Kuga nel tentativo di lasciare i due coniugi da soli.
E Megumi attendeva che Shinomiya prendesse a parlare.
“Immaginavo di trovarti qui. Quei due scemi ti hanno trattata bene?”
“Sono stati gentilissimi con me. Ma ovviamente non posso rimanere qui per sempre. Io ho già una casa da cui tornare e… ho un marito, a meno che tu non voglia divorziare. Non vuoi, vero?”
“Accidenti, no, ma che diamine! Ti prego, torna a casa, non ce la faccio a vivere con il pensiero che non sei con me”.
La ragazza sentì gli occhi divenire lucidi. Kojiro non si lasciava mai andare a certe frasi così tenere, se non in occasioni particolari e… forse quella era effettivamente un’occasione particolare.
“Questo significa che… va bene? Voglio dire… tu accetti tutto questo?”.
Lui sospirò, facendo spallucce.
“Beh… è una mia responsabilità. Non sono un ragazzino che scappa di fronte la realtà dei fatti. Ma avrò bisogno di tempo per abituarmi al pensiero che… cavolo, avrò un figlio, io. Per fortuna ci sono nove mesi”
“Facciamo sette”
“Umh, bene. Allora… torni a casa con me stasera?”.
Megumi batté le palpebre, sollevandosi sulle punte e baciandolo.
“Assolutamente sì. Scusa se non ti ho detto nulla. Giuro che la prossima volta te ne parlerò”
“Ah, pensi già alla prossima volta?”, domandò con un sorriso, accarezzandole i capelli.
“Aaaaw”.
Nell’udire quel guaito, i due si voltarono. Kuga, insieme a tutti gli altri, aveva cacciato la testa dalla porta e li stava guardando con gli occhi che brillavano.
“Vi prego, continuate pure, non badate a noi”
“Certo”, borbottò Shinomiya. “Takumi e Soma, grazie per esservi presi cura di Megumi, ma adesso la porto via con me”
“Prego, prego, vai pure”, rise Soma. “Ah, l’amore...”.

Quella sera Yukio sarebbe dovuto andare a dormire prima del solito. Dopo che Jun era morta, il bambino aveva smesso di frequentare l’asilo, ma adesso era opportuno che tornasse, era giusto che passasse il tempo con i suoi coetanei. Peccato che il piccolo sembrava non volerne sapere nulla.
“Io non voglio andare a scuola!”, si lamentò seduto a gambe incrociate sul letto.
“Perché no?”, domandò Akira. “So che prima ti piaceva tanto”
“Prima era prima, ora è ora, io non voglio andare, non mi piace! Piangerò tantissimo, mi verrà la febbre e moriró!”
“Mio Dio”, si lamentò Ryou, con un mal di testa lancinante addosso. “Perché questo ragazzino è così tragico?”. Hayama alzò gli occhi al cielo, tornando a concentrarsi su Yukio.
“È davvero necessario che tu vada, non puoi stare sempre a casa con noi”
“Sì invece”, gonfiò le guance. “E se poi non venite più a prendermi?”
“Oh, questa sì che sarebbe una bella idea”, disse Ryou. “Potremmo effettivamente lasciarti lì a scuola, così ti spediranno nel negozio dei bambini dimenticati dove ti rivenderanno a cinque yen”
“Cosa? Ryou! Ti sembrano cose da dire?!”. Yukio aveva ovviamente preso sul serio quella che era palese ironia.
“Noooo! Non voglio andare nel negozio dei bambini abbandonati, non voglio!”
“Bravo, ottimo lavoro”, sbottò Hayama.
“Ah”, Ryou era seccato. “Insomma, Yukio! Possibile che non capisci che ti sto prendendo in giro? Potremmo mai lasciarti da solo?”.
Il bambino si asciugò gli occhi.
“Ma tu dici sempre che qui non devo starci, che devo stare con chi deve prendersi cura di me”.
Hayama allora guardò male Ryou. Quella era la dimostrazione che i bambini ricordavano tutto ciò.
Il diretto interessato si sentì in difficoltà.
“Non dicevo per davvero”
“Ah, sì?”, chiese Akira.
“No, cioè… accidenti, ma cosa vuoi tu? Yukio, non fare storie, avanti, è già tardi, domani andrai a scuola”.
Capendo che sarebbe stato inutile insistere, il bambino si asciugò gli occhi, mentre Akira gli sistemava le coperte.
“Secondo te perché Ryou non mi vuole bene?”, domandò ad un tratto.
L’altro rimase molto stupito da quella domanda.
“Non è che non ti vuole bene. Ryou è così, non sa dimostrare bene l’affetto, sapessi che fatica ho fatto per conquistarlo. Però mi ama, questo lo so. E in fondo vuole bene anche a te, solo che non se ne rende conto”
“Davvero? Me lo puoi giurare?”
“Certo che sì. Sta tranquillo. Su, adesso dormi, okay?”, domandò accarezzandogli il viso. Sentendosi rassicurato, il bambino poté finalmente chiudere gli occhi.
Fuori dalla cameretta, Ryou aveva ascoltato la loro conversazione. E si sentì toccato nel vivo. Era davvero così che appariva? Come uno che aveva difficoltà ad esprimersi? Probabilmente aveva ragione Hayama. E probabilmente l’arrivo di Yukio aveva cambiato molte cose, il suo modo di approcciarsi alle persone compreso.



NDA
E' ufficiale, la gioia è arrivata anche per Tsukasa e Kuga... chi potrebbe essere il genitore preferito beh... ho i mieid ubbi al riguardo, ma non lo diciamo a Kuga che è meglio XD Shiomiya ha chiesto consigli niente meno che a Isshiki, però quanto meno alla fine si è convinto, e lui e Megumi hanno fatto. Eizan invece c'è rimasto di sasso nel scoprire che la sua ragazza è incinta (e non per colpa sua), sarà una relazione destinata a durare?
   
 
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