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Autore: lirin chan    01/09/2018    2 recensioni
[Per il Afuro san, perché il suo afro regnerà per l'eternità]
“Vedo che è la prima volta che prova a farsi pubblicare… Non ha mai nemmeno presentato una one shot a qualche concorso…” Perfetto, ed era solo lunedì.
Finalmente il tizio diede segni di avere almeno la capacità di capire il linguaggio umanoide, lentamente alzò la testa e lo fissò con occhi privi di voglia di vivere. La lontananza dalle sopracciglia gli davano l’aria di un pesce morto.
“Quando sei un genio non hai bisogno di certe cazzate, no?”
Quello fu il suo primo incontro con Sakata Gintoki, il genio incontrastato della stupidità.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gintoki Sakata, Toushiro Hijikata
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Redattore e Mangaka sono come Culo e Slip: Indivisibili e Sozzi
 
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Scadenze
 
La porta si aprì lentamente, rendendo subito udibili due starnuti potenti.
“Allora non è vero che gli stupidi non prendono il raffreddore.” Era stranamente divertente osservare lo sguardo di puro odio che quegli occhi trasudanti febbre riuscivano a fare.
“Prendi la tua roba e vattene, stronzo.” Ordinò Gintoki, con voce ridicolmente nasale.
Ciabattò dentro l’appartamento, fra fazzoletti moccicosi, bottigliette di bibite energetiche vuote e altra spazzatura varia. Ed erano passati solo due giorni dalla sua ultima visita.
“Strano che tu sia riuscito a finire il capitolo in tempo.” Era sinceramente ammirato, di solito erano sempre gli ultimi a consegnare a causa del carattere di merda di quell’escremento umano che aveva davanti.
Gintoki non ribatté nulla e si limitò a mettersi a sedere nel kotatsu, accasciandosi sul tavolino mentre cercava di avvolgersi con la coperta.
“Volevo donare al mondo almeno l’ultimo barlume della mia genialità, prima di dire addio a questa vita.” Rispose, chiudendo gli occhi.
Hijikata prese in mano la busta vicino alla testa argentata, controllando distrattamente che dentro ci fosse effettivamente il capitolo e non gli sconti del supermercato; non aveva intenzione di farsi fregare per la terza volta.
“Se hai tirato fuori un buon lavoro non ho niente da obiettare.” Disse, ghignando.
Il mangaka ridacchiò piano, sarcasticamente.
“Molto divertente, ma lo so che ti sentiresti solo, Toushiro…” Lo sentì biascicare mentre scivolava lentamente nel sonno. Sentì il suo respiro farsi regolare, vide la sua schiena scendere e salire piano.
Il cretino si era addormentato nel kotatsu come un moccioso.
Sospirò, avvicinandosi e inginocchiandosi vicino al mangaka.
“Ohi, se dormi qui non guarirai mai, domani devi iniziare a lavorare al prossimo capitolo…” Disse, provando a scuoterlo un poco, ma l’altro non dava segni di risveglio.
Sbuffò, ridacchiando.
“Peggio dei bambini.” Sentenziò, appoggiando il gomito sul tavolino e sorreggendosi la testa.
Si mise un attimo a godersi la pace della notte, di solito quell’appartamento era così caotico da non riuscire nemmeno ad ascoltare i propri pensieri, come il suo proprietario.
Osservò Gintoki. Era la prima volta in dieci mesi che lo vedeva immobile, a parte le rarissime volte in cui lavorava con concentrazione.
Doveva ammettere che, da un punto di vista puramene oggettivo, era passabile alla vista, a parte quel groviglio di laniccia dell’ombelico che si ritrovava sulla testa. Senza rendersene conto ne sfiorò una ciocca, passandosi fra indice e pollice i capelli argentati rendendosi conto che non erano ispidi come aveva sempre creduto, avevano una loro morbidezza.
“Toushiro… Freddo…” Quelle parole addormentate lo risvegliarono dai suoi pensieri, si alzò dal kotatsu e prese una delle coperte malamente abbandonate lì vicino per poi adagiarla sulle spalle di Gintoki.
Ovviamente tutte quelle premure erano date dal suo buon cuore di redattore e nient’altro. Non ci teneva in nessuna maniera a quel lavativo rasenta scadenze. Infatti poco dopo, quando consegnò il capitolo al reparto stampa, si pentì di ogni azione misericordiosa che aveva elargito.
Quel pezzo di merda non aveva disegnato tre pagine.
 
 
   
 
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