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Autore: Explore_Dream    02/09/2018    0 recensioni
Sono Hollie Cooper, ho 20 anni e vivo a Cambridge da solo 2 settimane.
Ho lasciato a Londra tutto il mio passato e mi sono trasferita per cacciare via ogni ricordo dalla mia mente che sia legato alla “vecchia me”.
Eppure tutti i miei piani si sono andati a far fottere quel Sabato sera in cui, io ancora non lo sapevo, ma mio fratello avrebbe fatto un incontro che mi avrebbe totalmente scombussolato la vita.
E sarei di nuovo caduta, caduta come una stella cadente, solo che nessuno avrebbe espresso nessun desiderio vedendomi cadere, però qualcuno mi avrebbe salvato stavolta, oppure sarebbe caduto con me.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Vivo a Cambridge da solo 2 settimane, io e mio fratello Dylan ci siamo trasferirti quando i 
nostri genitori sono morti in un incidente stradale e la nostra casa a Londra è stata sequestrata per i troppi debiti di mio padre.

A Londra ero una semplice studentessa del college, mora, bassina, occhi marroni e sempre pronta a dare il massimo per il mio orgoglio personale, invece adesso mi ritrovo con tutte le responsabilità sulle spalle. Ho dovuto lasciare lo studio per lavorare e mantenere mio fratello che invece pare non andare d'accordo con l'argomento scuola.

A proposito, Dylan sta sempre lì a fissarmi e mi osserva con uno sguardo poco convinto.

"Fra poco stacco, andiamo a mangiare insieme?" chiedo per cambiare argomento e spezzare quel silenzio imbarazzante. Lui in risposta si gratta la testa con fare poco convinto.

"In realtà mi dispiace sorellina ma stasera esco" mi confessa lui facendo un sorriso innocente e da quello capisco che gatta ci cova.

"Dylan ti sei già fatto degli amici? E poi dove vai? Non fare cazzate di prego" dico tutta d'un fiato preoccupata per l'unico membro della famiglia che mi è rimasto e che ormai è famoso per fare amicizia sempre con le persone sbagliate.

"Dio Hollie rilassati. Esco con alcuni amici e so badare a me stesso" annuncia lui rubando una patatina rimasta lì sul bancone per coloro che fanno un aperitivo e facendomi un cenno con la mano mentre esce dal bar.

Fin da quando ha iniziato il liceo Dylan è sempre stato un ragazzo difficile ma, dopo la morte dei miei genitori, la situazione è andata ancora peggiorando: risse a scuola, rischio di bocciatura, sospensioni, amicizie sbagliate e chi più ne ha più ne metta.

Raccolgo dai tavoli gli ultimi spiccioli di mance e mi tolgo il grembiule da cameriera che sono costretta a portare per prepararmi a dare il cambio a Alex che sta entrando proprio adesso dalla porta.

Si toglie il cappello dalla testa e porta con una mano i lunghi capelli biondi dietro la schiena prima di avvicinarsi a me con il suo solito sorriso "Ciao bellissima, come è la giornata? Posso sopravvivere?".

Sbuffo una risata e scuoto leggermente la testa "Certo Alex, si sa che tu riesci sempre a tenere testa a qualsiasi cliente" gli schiaccio l'occhiolino e prendo la mia borsa dirigendomi verso la porta d'uscita.

"Chi mi conosce meglio di te Hollie Cooper?" mi sento urlare dietro mentre esco ridendo per quella ragazza che ormai sembra essere la mia prima vera amica in questa città.

Percorro a piedi le strade di Cambridge riflettendo sulla piega che ormai ha preso la mia vita e non riuscendo a non preoccuparmi di dove sarà e cosa starà facendo il mio fratellino, ma soprattutto se mi toccherà andarlo a recuperare, ovunque sia adesso.

                                                                                  ***

Dylan's pov

Non è stato facile trovare il posto che mi era stato indicato ma alla fine eccomi qui.

Sembra l'interno di una specie di industria abbandonata e quando entro mi ritrovo davanti uno scenario che mi lascia a bocca aperta.

L'immenso parcheggio della vecchia industria si è trasformato in una vera e propria pista per moto da corsa e centinaia di ragazzi e ragazze si trovano lì. Molti sono riuniti in gruppetti a chiacchierare seduti sulle loro moto, altri stanno limonando, altri ancora si esercitano sulla pista ripetendo più volte i vari giri.

Non appena riesco a intravederlo da lontano comincio ad avvicinarmi.

Dennis, 25 anni, occhi di un celeste talmente chiaro e limpido da potertici specchiare dentro e capelli neri acconciati in un ciuffo, se ne sta seduto sulla sua moto con una sigaretta tra le labbra, vicino ad altri amici e ad alcune ragazze. Tutti i ragazzi indossano più o meno gli stessi vestiti, Dennis ad esempio indossa un paio di jeans neri stracciati sulle ginocchia e abbastanza attillati, una t-shirt bianca semplice e sopra un giacchetto di pelle nero con alcune borchie.

"Ma guarda chi si vede" afferma un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi celesti vicino a Dennis.  Si chiama Luke e pare sia il suo migliore amico, ho sentito dire che sono inseparabili da molti anni e dove va uno va anche l'altro. Anche lui indossa un paio di jeans attillati e grigi scuri, con sopra una t-shirt nera e un giacchetto di pelle nero. Mi batte una mano sulla spalla e ridacchia guardando Dennis con sguardo di intendimento.

Osservandoli mi rendo conto che in confronto a loro sembro un pesce fuor d'acqua con i miei jeans neri, la mia felpa blu e bianca e le mie amate converse.

Dennis fa un tiro dalla sigaretta e poi la butta mentre soffia fuori il fumo e mi guarda "Non pensavo saresti venuto novellino, stasera vediamo di che pasta sei fatto. Gareggerai e non deludermi chiaro?".

Io annuisco e poi trovo il coraggio di rispondere "Non ti deluderò Dennis".

Mi dirigo verso la moto che Luke mi indica già pronta per me e la osservo accarezzandola leggermente. Si tratta di una Harley-Davinson nera e lucidissima, si vede che è stata pulita e sistemata per questo momento.

Afferro il casco e salgo in sella, guardo un'ultima volta Dennis e Luke e mi infilo il casco, metto la mano sul manubrio e accellero per dirigermi sulla linea di partenza insieme a tutti gli altri.

Cosa sto facendo?

                                                                                        ***

Hollie's pov

Quando finalmente raggiungo casa mia mi sembrano passate ore per tutte le cose che mi hanno frullato nella testa durante il tragitto, nonostante il mio piccolo appartamento disti solamente 10 minuti a piedi dal bar in cui lavoro.

Non faccio che pensare a quel maledetto 10 Gennaio di  esattamente un anno fa, quando mamma e papà si trovavano poco fuori Londra di rientro da un weekend romantico proprio qui, a Cambridge e un idiota non ha rispettato uno stop colpendoli in pieno, lo stesso idiota che è scappato senza chiamare l'ambulanza e lasciandoli lì a morire, mentre lui adesso probabilmente è vivo o forse no, ma è comunque sparito. Adoravano questa città e forse è proprio questo che mi ha spinto a trasferirmi proprio qui, volevo chiudere i ponti con tutti, dimenticare ogni cosa di Londra per ricominciare da capo e sopratutto non potevo vivere in quella casa passando ogni mattina davanti alla camera da letto dei miei o al salotto dove tante volte avevo giocato con papà e dove mamma ci osservava ridendo con il pancione mentre era incinta di mio fratello.

Infilo la chiave nella serratura nello stesso momento in cui sento la voce di Mary dietro di me "Tesoro, scusa il disturbo, ma oggi è passato il camion dei traslochi dicendo che si erano dimenticati un pacco che è tuo" sorride e mi porge il pacco con scritto sopra il mio nome e il mio indirizzo. "La ringrazio molto Mary" rispondo sorridendo alla mia vicina, una donna bassina sulla settantina molto simpatica prima di aprire la porta e entrare.

Il mio piccolo appartamento è esattamente come l'ho lasciato. Subito davanti l'entrata c'è il piccolo salotto collegato alla cucina, entrambi in stile moderno e sul bianco, poi un piccolo corridoio conduce alla mia stanza da letto, a quella di mio fratello e al nostro unico piccolo bagno che puntualmente ci litighiamo.

Poso il pacco sul divano con l'intento di aprilo più tardi e mi tolgo il giacchetto di jeans che indosso poggiandolo con cura sulla sedia della cucina, mi dirigo verso il bagno e, una volta dentro, accendo l'acqua della doccia perché raggiunga la giusta temperatura. Comincio togliendomi la maglietta e il reggiseno, poi le converse e infine i pantaloni della tuta lasciandoli scivolare al suolo. Mi sciolgo i lunghi capelli castani che erano legati in una coda alta e li lascio ricadere sulle spalle, entro nella doccia e appena la mia pelle entra a contatto con l'acqua calda, i miei muscoli subito si rilassano e chiudo gli occhi mentre afferro lo shampoo per insaponarmi i capelli.

Quando esco dovrei mandare un messaggio a Dylan? Tornerà? Sarà davvero uscito solo con degli amici di scuola? La risposta a quest'ultima domanda mi spaventa perché Dylan non è mai stato capace di farsi amici, con il suo carattere misterioso e anche un po' arrogante, nessuno ha mai voluto avvicinarsi troppo a lui, tranne chi voleva approfittarne. A volte penso di non essere una brava sorella perché non sono mai stata in grado di farlo cambiare, di aiutarlo a mettere la testa a posto.

Non appena il mio corpo e i miei capelli sono puliti chiudo l'acqua della doccia e allungo la mano all'esterno per afferrare l'asciugamano e avvolgermelo attorno al corpo. Esco dalla doccia e con il phon mi asciugo i capelli cercando di renderli più lisci possibile.

Non appena mi sono messa in pigiama, tornando il sala per riprendere la giacca di jeans e metterla al suo posto, mi ricordo del pacco e decido di sedermi ed aprirlo. Non appena la carta è strappata e caduta al suolo ecco i miei genitori davanti a me che mi sorridono nella cornice che io e Dylan gli avevamo fatto per l'anniversario. Passo i pollici delle dita sopra i loro visi sorridenti e sento le lacrime che minacciano di uscire dai miei occhi e una ci riesce cadendo sulla guancia lentamente.

Faccio un respiro e mi alzo asciugando con la mano la guancia bagnata e poggiando la cornice sul mobile di sala e sorridendo appena mentre la osservo. Mi chino a prende la carta e la butto prima di sedermi di nuovo e accendere la tv.

Mentre guardo le puntate di una serie tv su netflix le ore passano e si sono fatte le undici e trenta, con uno sguardo osservo la porta di casa sperando che Dylan torni sano e salvo ma presto mi rendo conto che il mio desiderio non sarà esaudito, così faccio un sospiro e mi alzo dal divano spegnendo la tv. Spengo la luce e mi dirigo in camera.

Una volta stesa a letto non riesco a prendere sonno perché il mio orecchio rimane teso nella speranza di sentirlo. Il tempo mi sembra non passare mentre fisso il soffitto, eppure a un certo punto sento la porta aprirsi e i passi di Dylan dirigersi piano verso la sua stanza. Do uno sguardo alla sveglia sul comodino e vedo che sono l'una e mezzo.

Non nego che avrei voglia di alzarmi ed andare di là per scoprire cosa cavolo abbia fatto, ma infondo sono stanca e per stasera è meglio lasciar perdere, domattina cercherò di scoprire qualcosa senza dare nell'occhio.

Finalmente posso chiudere gli occhi e lasciarmi andare al mondo dei sogni, dove tutto sembra andare bene e i problemi non esistono.

***
Salve a tutti!
Spero tanto che questo primo capitolo vi sia piaciuto, vi abbia sopratutto fatto capire qualcosa sulla nostra protagonista e che vi abbia incuriosite. Se tutto ciò è vero vi prego di commentare dicendomi i vostri pensieri, mi fa sempre piacere avere dei pareri che siano positivi o negativi.
Un bacio e ci vediamo al prossimo capitolo!
 

 
  
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