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Autore: channy_the_loner    02/09/2018    1 recensioni
La Wammy's House non è mai stata un orfanotrofio come tutti gli altri, e mai lo sarà. Al suo interno, piccoli soldatini vengono addestrati per sviluppare uno sconfinato genio, per ottenere riconoscimenti di fama internazionale, per diventare Qualcuno.
Ma la mente umana è contorta e spesso, durante la fase di crescita, subisce traumi irreparabili se essa si trova in circostanze eccessivamente violente o disagiate.
Qui seguiremo il percorso psicologico di un eterno secondo, di un irremovibile apatico, di un fanatico videoludico.
Qui conosceremo un'imbranata lettrice, una logorroica paurosa e una leale sognatrice.
Piccole menti e grandi cuori. Insieme sulle tracce di L.
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[Fanfiction presente anche sul mio profilo Wattpad]
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Ma che...?»
Blanca si sollevò sulle ginocchia, massaggiandosi lentamente il gomito sinistro, il quale aveva subito maggiormente il peso del suo corpo, appesantito dalla caduta improvvisa.
«Ecco dov'era, il pezzo mancante del mio puzzle.»
La bambina alzò lo sguardo e vide che, davanti a sé, se ne stava placidamente un bambino vestito interamente di bianco, in abbinamento con l'albina chioma riccia che gli ricadeva sulla fronte, coprendogliela tutta. Il fanciullo si chinò e raccolse la tessera lattea, ignorando bellamente l'infortunata, ormai con le lacrime agli occhi; le rivolse un'occhiata vitrea appena fu nuovamente in piedi, squadrandola. Blanca ricambiò lo sguardo, un occhio socchiuso dal dolore.
«E tu saresti...?»
La bambina rispose, ma dalle labbra uscì un lieve gemito di dolore. L'altro s'inginocchiò in parte a lei e, afferrandola per il polso, le fece alzare il gomito ferito e disse: «Non ti sei rotta niente, né ossa né legamenti. Vai in infermeria e fatti dare una borsa di ghiaccio secco, ti allevierà il dolore. Domani avrai solo una contusione violacea.»
Detto questo, le lasciò andare il braccio, che ricadde lungo il corpo di Blanca, la quale non si era azzardata a parlare. Il bambino si alzò e, dopo aver infilato il tassello del puzzle in una delle tasche anteriori dei suoi larghi pantaloni color panna, s'incamminò nel corridoio, diretto chissà dove. Lei si fece coraggio e si alzò a sua volta, iniziando a seguirlo cautamente; diminuì la distanza tra loro con poche falcate, poi alzò il braccio e picchiettò, con l'indice, sulla spalla del piccolo abitante dell'orfanotrofio. Lui si girò e, nel farlo, si accorse di essere più basso dell'altra; la invitò silenziosamente a parlare, nonostante fosse annoiato dalla sua presenza.
«Io... Io non so dov'è l'infermeria» balbettò Blanca. «Sono arrivata oggi.»
L'albino alzò gli occhi al cielo. «Piano terra, ultima sala in fondo al corridoio in direzione est.»
«Potresti accompagnarmi?»
«No» rispose secco lui. «Sto andando in sala da pranzo. Ho fame, è ora di cena.»
«Anch'io dopo devo andare a mangiare. Non mangio da due giorni.»
Il bambino sospirò, acconsentendo col capo; era seccato dall'idea di dover fare da badante, seppur temporaneo, alla nuova arrivata, tuttavia non voleva sembrare scortese ai suoi occhi - non troppo. Blanca gli rivolse un gran sorriso e iniziò a camminargli di fianco. Stettero in silenzio per tutta la durata del tragitto e anche in infermeria, dove l'infermiera diede alla bambina una pomata da spalmare sulla zona colpita ogni mattina e ogni sera, prima di andare a dormire.
I due orfani, successivamente, entrarono nella sala da pranzo e, dopo che gli furono consegnati un vassoio a testa, presero posto allo stesso tavolo.
Rivolse un sorriso caloroso al suo compagno di cena. «Mi chiamo Blanca.»
L'altro non ebbe nessuna reazione e continuò a masticare il boccone di carne. Poi ingoiò e disse, glaciale: «Near.»





«Si mangia con la bocca chiusa.»
«Senti, ho fame. Non darmi fastidio, per favore.»
«Ti stai ingozzando.»
«Non si dicono queste cose, specialmente alle fanciulle ben educate come me.»
«Le fanciulle ben educate non parlano con la bocca piena.»
Blanca ingoiò il boccone di tiramisù e sorrise. «Amo questo dessert!»
«Mi stai ignorando» puntualizzò Near, guardandola senza battere le palpebre.
La bambina fece spallucce e si leccò gli angoli della bocca, assaporando le ultime tracce di panna; poi puntò i suoi occhi color prato in quelli scuri dell'albino, pronta a prender parola. «Dimmi un po', chi è quel tizio che ti sta incenerendo con lo sguardo?» Lo aveva adocchiato già da parecchio tempo, quel bambino arrabbiato, e per tutta la cena non aveva fatto altro che pensare a cosa volesse da Near e, soprattutto, chi fosse.
«Ha i capelli biondi ed è vestito di nero?»
«Sì.»
«Affianco a lui c'è un bambino con i capelli rossi che sta giocando con un gameboy?»
«Sì.»
«Il primo si chiama Mello. L'altro è il suo compagno fidato, Matt.»
L'albino non si era nemmeno girato per vedere di chi Blanca stesse parlando, perché sembrava ne fosse già a conoscenza, che fosse abituato a quel brutto déjà vu, che ormai non ci facesse neanche più caso. Questo turbò molto la bambina dai capelli castani.
«Compagno fidato? Parli come se fossero degli adulti» disse lei. «Perché ti guarda così male?»
Near scrollò le spalle. «Non lo so. Non mi interessa.»
A quel punto, Blanca si alzò dal proprio posto, abbandonando il cucchiaino di metallo nel piattino di terracotta, ormai svuotato dal proprio dolce contenuto. Con passo deciso, si avvicinò al tavolo dei due bambini, che si trovava in uno degli angoli della sala, il quale pareva il più scuro di tutti, e forse faceva quell'effetto perché era parzialmente coperto da un pilastro addossato alla parete adiacente, colorata di un giallastro sbiancato dal tempo. Quanti anni avrebbe potuto avere quell'orfanotrofio?
Sentì addosso lo sguardo cocente del bambino biondo, e si pentì in anticipo di quello che stava per fare; persino il suo amico alzò lo sguardo dal proprio videogioco, avendola sentita arrivare.
«Hey, tu» lo chiamò Blanca. «Smettila di guardare Near in quel modo.»
Lui aggrottò le sopracciglia. «E tu chi saresti per dirmi quello che devo fare?»
Era una bella domanda, quella le era stata posta con voce fanciullesca e prepotente. Chi era lei?
«Non sta bene guardare qualcuno come stai facendo tu» disse la bambina. «Non è carino.»
Il biondo scattò in piedi e la fronteggiò, rivelandosi della sua stessa altezza. «Ascoltami bene, supereroina. Ti conviene farti gli affari tuoi, se non vuoi avere guai.»
Il bambino dai capelli rossi rise, senza staccare gli occhi dal proprio gameboy grigio. «Andiamo, Mello, stai esagerando. Cosa vorresti farle?»
Mello si girò di scatto verso l'amico. «Da che parte stai, Matt?!»
«Sto solo cercando di impedirti di cacciarti di nuovo nei guai» disse. Poi si rivolse alla bambina, dicendo: «Non ti ho mai vista da queste parti. Sei nuova?»
Lei annuì. «Sono arrivata oggi. Mi chiamo Blanca.»
«Forte. Non faccio le presentazioni, tanto hai già capito come ci chiamiamo. Ti piace qui?»
«Faccio meglio ad andarmene» intervenne Mello, girando i tacchi e abbandonando la sala.
Matt lo salutò, per niente turbato dal pessimo umore dell'amico biondo; Blanca si ripromise di andarci piano, con quel bambino vestito di nero. Lo seguì con gli occhi, dispiacendosi appena: gli aveva rovinato la cena? La sua porzione di carne con i fagiolini era ancora nel piatto bianco, ormai fredda e abbandonata; chi avrebbe finito il pasto al posto suo? Non era abituata agli sprechi. Prima di perdere tutto e di ritrovarsi nella Stazione Centrale londinese, senza neanche sapere come ci fosse arrivata, le era stato impartito un insegnamento vitale, il quale prevedeva di non sprecare cibo in nessuna occasione.
Stava per afferrare una forchetta per consumare il cibo, quando Matt allungò la propria posata nel piatto dell'amico e afferrò la fettina di vitello fattasi fredda, per poi portarsela alla bocca e masticarla senza curarsi di non emettere suoni.
«Ho ancora fame» si giustificò, lanciando uno sguardo d'intesa a Blanca, accompagnato da un sorriso.
La bambina sorrise a sua volta. Si voltò per tornare da Near, ma scoprì che se n'era andato, e il loro tavolo era già stato sparecchiato e imbandito per la colazione dell'indomani. Sul suo volto si fece largo un'espressione triste, l'ennesima di quella giornata. Aveva paura che quel posto le portasse esclusivamente desolazione e rassegnazione, le quali sarebbero state causa del suo cambiamento di personalità; perché le era capitato? No, no. Stava viaggiando troppo con la fantasia. Dopotutto, non era successo ancora nulla, era in quel posto da neanche ventiquattro ore. Avrebbe provato a stringere amicizia con qualcuno per poter rendere la sua vita lì piacevole, per non sentire troppo il peso del tempo e dell'oppressione gravare su di sé. Se proprio avesse dovuto porsi delle domande, si sarebbe chiesta cosa intendevano Watari e Roger riguardo la questione del quoziente intellettivo, mentre discutevano della custodia della stessa Blanca nell'ufficio del responsabile della Wammy's House.
Si voltò nuovamente verso Matt, il quale aveva mandato giù anche la maggior parte della verdura destinata a Mello.
«Senti» iniziò, «ti sta bene se in questi giorni ti sto attorno? Vorrei provare ad interagire con...»
«Mi sta benissimo!» esclamò il rosso, mostrandole un sorriso a trentadue denti. «Non mi dispiace ad avere un'altra persona con cui poter passare il tempo. Vedrai, non dispiacerà neanche a Mello. Solo, dagli un po' di tempo. È un tipo timido, sai?» Spense il gameboy e si alzò da tavola, invitandola silenziosamente a seguirlo fuori dalla sala.
«Non si direbbe» rispose Blanca, soffocando una risata.
«Già, non si direbbe. Dà quest'impressione a tutti, ma in fondo è gentile. Non gli piace l'aria che tira qui, ecco» le raccontò. «Dagli un po' di tempo, e vedrai che diventerete amici.»
La castana annuì appena, decidendo di fidarsi di Matt; sembrava onesto, e i suoi occhi non lasciavano trasparire alcuna malizia.
«A proposito, dove hai detto che è la tua stanza? Ti accompagno lì.»
«Al terzo piano.»
«La mia stanza è al quarto. La condivido con un ragazzo chiamato Arthur e, ovviamente, con Mello. In realtà, ho chiesto io che Mel fosse spostato nella camera mia e di Arthur, perché all'inizio lui era al primo piano. Non si trovava bene con i suoi compagni di stanza, quindi il Nasone ha accettato che Mello venisse da noi per evitare che lui se la prendesse con la tappezzeria, come aveva già fatto in passato.»
«Il Nasone?»
«Roger, no? Ha un naso enorme.»
Blanca rise di gusto, appuntandosi nella mente quel soprannome.
«All'inizio, ad Arthur non stava bene che Mello si trasferisse da noi, ma alla fine ha scoperto di tollerarlo. Questa è la dimostrazione che il lieto fine esiste.»
La bambina tentennò, e il sorriso dal suo volto scomparve.
«Ho colpito nel segno, vero?» disse Matt. «Come pensavo, anche tu sei spaventata da questo posto. Credi che, una volta qui, la possibilità di avere una vita felice sia impossibile da raggiungere. Ma è okay, tutti quando arrivano qui la pensano in questo modo, perciò non sei l'unica. Un po' mi dispiace, perché questo posto non è poi così tanto male come tutti pensano: abbiamo un letto dove dormire, cibo sempre in tavola e un riparo dalla pioggia. Ci sono persone che si prendono cura di noi, incluso il Nasone, anche se quello ci odia tutti.» Fece una breve pausa, il tempo di inginocchiarsi per allacciare i lacci della sua scarpa destra. Poi si alzò e continuò: «Quello che voglio dire è che tutti dovrebbero imparare ad apprezzare queste piccole cose. A me piace stare qui, per esempio. Non lo dico per vantarmi, ma perché è la verità. Se non fossi qui, probabilmente sarei già morto. Sono felice di essere ancora vivo.»
Gli occhi di Blanca erano ormai velati da lacrime pronte a sgorgare; Matt parlava un sacco, ma la bambina sapeva che lo faceva col cuore, glielo poteva leggere negli occhi, nonostante non fosse esperta in quella cosa. Il rosso aveva ragione, e lui stesso lo sapeva. Lo conosceva da pochi minuti, eppure già poteva affermare di potersi fidare ciecamente di lui.
«Parli in modo strano, Matt» gli disse, tirando su col naso.
«Vuol dire che sto facendo bene il mio lavoro» affermò il bambino. «È questo il compito degli orfani della Wammy's.»
«Che compito?»
«Non mi dire che il Nasone non ti ha detto niente!» disse Matt, accennando ad una risata. «Qui non siamo semplici bambini. Questa è un luogo d'addestramento. Uno di noi, qui dentro, è destinato a diventare il Successore.»
Se prima Blanca non aveva le idee chiare, allora in quel momento poteva definirsi completamente confusa.
«Siamo arrivati al terzo piano» annunciò il rosso, sottolineando l'ovvietà. «Ti lascio qui, io me ne torno in camera. Mi sono appena ricordato di una cosa molto importante. Buonanotte, Blanca!» disse liquidandola, e corse al piano superiore, sparendo dalla vista della castana e senza darle il tempo di rispondergli.
Lei si ripromise di tartassare Matt di domande l'indomani e, nel frattempo, arrivò di fronte all'uscio della propria stanza. Una volta dentro, vide la finestra aperta ed Amy avvolta da un pigiama bianco e un lenzuolo color lillà, ormai addormentatasi. Sulla scrivania, padroneggiava un vassoio sorreggente due piatti ormai vuoti.










Angoletto dell'Autrice!!

Ho da raccontare per chi è così annoiato da volerlo leggere un aneddoto divertente:
Prima di pubblicare questo capitolo, ero sul letto col portatile e stavo scrivendo un'altra fanfiction; mia madre mi aveva chiamata da un'altra stanza, così mi ero alzata, avevo lasciato il PC sul letto ed ero andata da lei. Poco dopo, tornata in camera mia, avevo notato che il computer era particolarmente caldo. E niente, stava andando tutto a fuoco e sono intervenuta giusto in tempo. Sono una piromane. Spero solo di poter recuperare ciò che stavo scrivendo altrimenti mi butto in un dirupo.

Tra dieci giorni tornerò sui banchi di scuola. Non credo debba aggiungere altro.

Ma passando al capitolo, come vi è sembrato? Il biondino darkettone e il nerd più nerd di me hanno fatto la loro comparsa, insieme all'apprendista nano numero uno della Wammy's! A proposito di Near, vi è sembrato OOC? Ho fatto del mio meglio per gestirlo, ma non sono intelligente abbastanza... Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, e grazie per aver letto fin qui!

-Channy
  
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