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Autore: FairySweet    02/09/2018    1 recensioni
Domande, domande senza risposta, domande che massacravano il cuore costringendo il corpo a lunghe maratone infernali.
Aveva già lottato con quel male e ne era uscita vincitrice, cambiata nell'anima ma comunque viva ed ora, tra le sue braccia, pensava e ripensava a quelle fottute cinque righe ...
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dana Katherine Scully, Fox William Mulder
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                           Nenia 





“Non sei divertente” “Cos'ho fatto?” domandò confuso chiudendosi la porta di casa alle spalle “Non sei per niente divertente, te l'ho già detto, non mi piace essere presa in giro” rimase incantato da quel volto leggermente arrossato dove due occhi di cristallo azzurro lo sfidavano arrabbiati.
Aveva sbagliato qualcosa ma il suo problema, era capire cosa perché per quanto si sforzasse di assecondare ogni suo sbalzo d'umore, quando frasi del genere uscivano da quelle labbra di rosa, iniziavano i venti minuti più brutti di tutta la sua vita.
“Io non ...” “Cosa? Non l'hai fatto apposta?” ribatté ironica sfilando la giacca, il tessuto leggero della camicetta si tese dolcemente “Ti ho visto Mulder!” “Ehi ...” strinse le spalle della giovane frenando quel mare di parole sconnesse “ … guardami, non leggo nella mente amore mio, se non mi spieghi cosa ti passa per la testa non riesco ad indovinare nemmeno ...” ma lei sospirò e calde lacrime scesero rapide sul volto “ … stai … stai piangendo?” “Si” esclamò tremante portandosi le mani alle labbra “Perché?” “Non lo so!” “Oh … d'accordo, Dana abbiamo bisogno di tornare indietro vuoi? Perché mi arrivano segnali opposti qui e inizio ad aver paura perfino di assecondarti” la vide sospirare, alzare gli occhi al cielo mentre iniziava a slacciare uno dopo l'altro i bottoni della camicetta liberando la pelle fresca “E questo non mi aiuta” “Cosa?” domandò divertita dimenticando di colpo le lacrime ma quella sfida ancora viva nei suoi occhi lo torturava “Mi hai già visto senza vestiti, cosa c'è di così strano?” gli diede un bacio lasciando scivolare la lingua sulle sue labbra e poi tornò sui propri passi ignorando la reazione chimica e fisica che aveva appena acceso in lui.
Rimase immobile come un'idiota ad osservare il suo prezioso tesoro rifiorire di nuovo, uno dopo l'altro gli abiti sparivano, comodi pantaloncini avevano preso il posto della gonna, i capelli sollevati, i piedi nudi e una canotta nera semplice, normale.
Si lasciò cadere dolcemente sul divano sollevando le gambe di lato, sembrava una bambina, una giovane donna che si divertiva a passare il tempo sola con sé stessa sciogliendo i capelli ed intrecciandoli di nuovo “Che c'è?” domandò confusa finendo di legare quella dolcissima treccia di lato “Va tutto bene?” “Certo” socchiuse gli occhi studiando per qualche attimo il suo volto “Mulder, la smetti?” “Quindi non vuoi dirmi che colpa ho ...” “Matite” “Matite?” ripeté divertito sedendo accanto a lei, sfiorò le gambe nude della giovane strappandole un sorriso indispettito “Sono tutte sul tuo soffitto e quando ho bisogno di una matita devo arrampicarmi come una scimmia sulla tua scrivania” ma lui rise lasciando un bacio delicato sulla tempia della giovane “A me la visuale piaceva parecchio” “La vuoi finire?” “Ehi, sono un uomo, quando una bella donna si arrampica sulla mia scrivania indossando una gonna ...” “Hai riso!” “Perché nonostante tu fossi là sopra non riuscivi nemmeno a sfiorarle Dana” ma lei sbuffò dandogli una leggerissima gomitata, la prese per mano tirandola tra le braccia senza nemmeno darle il tempo di rispondere.
Sdraiata sulle sue gambe, il volto posato sul suo petto e nelle orecchie il battito forte del suo cuore mentre quelle mani che l'avevano sempre protetta, lasciavano carezze dolci come il miele sul suo ventre “Chissà che cosa sta pensando” sussurrò scostandole dal volto una ciocca ribelle “Chissà se mi sente” “Certo che ti sente ...” intrecciò la mano alla sua sorridendo “ … la tua voce è diventata la sua compagnia preferita” “Bella fortuna” “Secondo te ...” “Una femmina” sollevò lo sguardo divertita incontrando due occhi verdi come il mare pieni d'amore “Sarà una femmina” “Sei un veggente ora?” “L'universo ce l'ha con me” “E per quale motivo avere una bambina è una punizione?” sentì la sua mano muoversi appena, un sospiro pieno di ironia “C'è qualcosa nell'universo, la Mulderite probabilmente e io avrò una figlia. Non è una punizione Dana” “E allora?” “Sarà terribilmente bella, avrà occhi grandi e luminosi e ci sarà una schiera di ragazzotti un po' troppo eccitati fuori dalla porta di casa ...” fece un bel respiro stringendola più forte a sé “ … passerò le notti a chiedermi se sta bene, se è viva, se è abbastanza in sé da non accettare passaggi dagli sconosciuti ma uno di questi giorni, qualcuno busserà alla mia porta e la trascinerà via da me ...” la sentì ridere, accadeva di rado ma a volte, quando chiudevano il mondo fuori dalla loro vita, lei era libera di ridere, di giocare, di essere sé stessa.
Il suo ossigeno, la sua vita, il suo amore, era una risata nuova, una risata che sapeva di dolcezza e di futuro “ … qualcuno innamorato, qualcuno che perderà la testa per lei proprio come io l'ho persa per te” le labbra si unirono dolcemente costringendolo a sospirare “E fino a quando non accadrà, sarò costretto a seppellire cadaveri in qualche campo scordato dal tuo Dio” “Cadaveri?” “Adolescenti eccitati che scorderanno puntualmente che suo padre, il suo meraviglioso e bellissimo padre, ha una pistola e non ha alcuna paura di usarla” “Mulder, non vogliamo farla nascere prima?” “Mi preparo psicologicamente” ribatté giocherellando con quell'unica ciocca di fuoco vivo “E la sai una cosa? Sarà terribilmente intelligente e dannatamente furba, riuscirà ad aggirare con facilità divieti e limiti e prima che ne accorga, farà sesso, guiderà una macchina e avrà dei bambini” “Ehi ...” la mano della giovane si posò sul suo volto costringendolo a rallentare “ … andrà tutto bene. Avrà un padre orgoglioso alle spalle e sarà abbastanza intelligente per distinguere il bene dal male. Accadrà Mulder, diventerà grande, farà sesso e guiderà una macchina e non potrai cambiarlo, non potrai impedirle di assaggiare la vita” “No?” ribatté divertito “Ehi, chiuderla nella torre più alta del castello e nutrirla con torte e schifezze per farla ingrassare non funzionerà” sbuffò indispettito da quella risposta così perfettamente calibrata.
“La sai una cosa? Non sei divertente” “Perché? Perché voglio evitare che la mia ipotetica quanto ancora non reale figlia sia costretta dal padre alla clausura?” le diede un bacio alzandosi “Ho fame, che ti va di mangiare?” “Pizza” “Inizio ad odiare tutti i pizzaioli di questa città” ribatté divertito prendendo le chiavi dell'auto “Mulder, domani ...” “No scordatelo” “Perché?” si avvicinò al divano posando le mani sullo schienale accanto alle sue spalle “Perché sei incinta e tre giorni di missione puoi vederli solo in televisione, sono stato chiaro?” Dana sbuffò reclinando la testa sui cuscini “Ti odio” “Non è vero” sussurrò chinandosi leggermente, le labbra si sfiorarono e un sorriso nacque spontaneo “Tu mi ami da morire” “Perché ne sei così sicuro?” “Perché io sto uscendo per comprare la pizza” le fece l'occhiolino uscendo di casa, lasciando alle sue spalle una giovane sorridente che ora chiamava famiglia.




Aveva nascosto una bugia immensa in quei tre giorni passati lontano da lei, ore infinite che lo avevano massacrato dentro.
Ore intervallate solo dalle poche telefonate che si concedeva, dalla sua risata, dalla sua gioia nel sentire aggiornamenti assurdi di un caso che nemmeno esisteva.
Doveva arrivare alla verità, era così vicino da poterne sentire il sussurro.
L'aveva a un soffio da lui ma ogni dannata volta gli scivolava via dalle dita lasciando rabbia e rancore dove prima viveva speranza.
Era sfinito dalle ore passate a rincorrere un fantasma malato d'onnipotenza e appestato dal fumo delle sigarette.
Oh lui l'aveva trovato quel fantasma, aveva trovato i suoi ricatti, i suoi occhi pieni di orgoglio e di gioia e quella voce lasciva che accarezzava l'anima con promesse che ora sembravano diamanti grezzi.
Gli aveva promesso una cura, gli aveva promesso una vita assieme a lei ma quello che chiedeva in cambio, quello era troppo da poter sopportare.
Lasciò le chiavi sulla mensola all'ingresso respirando il profumo di famiglia che improvvisamente il suo appartamento aveva rubato dalla vita.
La penombra invadeva ogni angolo della sala, l'unico sprazzo di colore veniva dall'acquario, il rumore delicato dell'acqua mossa dal filtro aveva sempre avuto un'effetto calmante sui mille pensieri sconclusionati che gli giravano in testa.
Chiuse gli occhi concedendosi qualche attimo per riflettere.
Sul divano accanto alla coperta riposava una dolcissima ranocchia viola e due scarpine bianche così piccole da sembrare quelle di una bambola.
La porta della camera era accostata e dall'interno, un sussurro, una dolcissima ninna nanna riempiva l'aria.
Si avvicinò lentamente imprimendosi a fuoco nella memoria la sua voce “ … Ho parole da raccontarti per i giorni in cui mamma non sarà più qui, resta un segreto, resta nascosta, resta al sicuro piccola mia perché tu sei la cosa più cara che ho...” trattenne il respiro mentre una dopo l'altra, le lacrime scendevano insolenti sulle guance.
Conosceva quelle parole, le aveva sentite ogni notte negli ultimi sette giorni, non aveva bisogno di spalancare la porta per indovinare cosa stesse facendo Dana.
Cantava, stava cantando per il loro bambino anzi, cantava per la loro bambina perché negli ultimi giorni, la certezza di avere una piccola bambolina tutta rosa si era presa ogni suo pensiero convincendola, forse perfino legandola ad un desiderio che lui aveva sempre nascosto al mondo intero.
Una figlia, una piccola principessa in grado di curare le ferite di un cuore ormai stanco, il cuore di un drago che non sapeva più volare.
Era egoista? Si, forse lo era ma non desiderava altro al mondo, una bambola di porcellana fragile e minuta che ad ogni primavera, avrebbe tolto pezzo dopo pezzo la candida armatura diventando donna.
Dio come amava quella piccola donna che riposava cullata dal canto della sua mamma.
Era per lei quella ninna nanna, era per lei la ranocchietta sul divano e per lei la culla ancora smontata in sala.
Era per lei la macchina più grande, il fasciatoio nel bagno, la borsa già pronta nell'armadio, per lei era la bicicletta rossa con le rotelline che aveva comprato, in anticipo certo, ma prima o poi l'avrebbe usata.
Ogni suo respiro, ogni cosa al mondo era diventata per lei, per quella piccola bambina che gli aveva rubato anima e cuore ancora prima di aprire gli occhi.
Non era stato facile accettarla, all'inizio quell'intrusa nelle loro vite aveva incrinato pericolosamente il filo di lama sul quale camminavano.
La sua presenza aveva sconvolto Dana più di quanto forse avesse immaginato, era colpa di quella piccola vita se il tumore della ragazza cresceva indisturbato.
Ci era voluto del tempo e due occhi azzurri come il cielo ad aiutarlo, a guidarlo attraverso il buio mostrandogli che non tutto era male, che nella cattiveria spesso poteva nascere una piccola scintilla di luce.
Ma quella canzone lo uccideva dentro ogni notte un po' di più perché non era sussurrata al silenzio ma registrata su cassetta affinché il suo piccolo amore potesse un giorno ascoltare la voce della sua mamma.
Spinse dolcemente la porta senza fare alcun rumore e l'immagine più bella del mondo invase ogni angolo dell'anima.
Seduta tra i cuscini e le coperte una fata cantava la sua nenia con la maglietta legata appena sotto al seno e le gambe libere da qualsiasi tessuto.
Quanti anni aveva passato inseguendo gli esseri più strani che mitologia e scienza potessero offrire? Una volta quando era bambino, sua nonna gli raccontò una fiaba, la storia di una fata che aveva rubato il cuore di un mortale e che per amore ogni notte si spogliava delle ali diventando umana, nonna Helena l'aveva vista quella fata e nella fantasia di un bambino di cinque anni, era nato un mondo intero di magia.
Era cresciuto senza famiglia, senza regole precise, era diventato uomo da solo, inseguendo miti e leggende, inseguendo la sua amata sorellina ma le parole di sua nonna, quella favola innocente, l'aveva sempre accompagnato.
Forse perché da qualche parte in fondo all'anima, custodiva il desiderio di poter un giorno trovare quella fata.
In quella casa, in quella stanza avvolta dal profumo di bimbo, le parole di sua nonna erano più vere che mai perché lui una fata l'aveva trovata davvero, una giovane ninfa dei boschi che sorrideva a quel pancino irriverente, che non temeva l'aria fresca della notte né il mondo là fuori, che sfiorava la linea delicata del ventre reggendo con la mano libera il registratore vicino alle labbra “ …i tuoi occhi così grandi cercano i miei, leggono ogni mio timore, ogni domanda, come se fossi stata dentro di me da sempre perciò ora con quegli occhi di cristallo, ascolta le mie paure nella nenia che ti regalo, per i giorni in cui mamma non sarà più qui, resta un segreto, resta nascosta, resta al sicuro piccola mia ...” aveva i capelli umidi per la doccia, sciolti sulle spalle dove disegnavano teneri intrecci di fuoco vivo.
Bagnavano la stoffa leggera della maglia ma non le importava, era incantata da quel sottilissimo muro di pelle che separava il loro bambino dalla sua mano “ … sarai al sicuro qui fuori perché c'è un re pronto a difenderti ma fino ad allora, nasconditi nei raggi di luna amore mio e non piangere, la notte può essere spaventosa, i tuoni e i fulmini fanno rumore ma un giorno sarai più forte di loro, sarai del mondo e non solo il mio segreto ...” rise divertita interrompendo qualche attimo la sua ninna nanna “Ti sei mossa?” spense il registratore sollevando lo sguardo, i suoi occhi colmi di gioia, quel sorriso nella penombra che illuminava il volto di un uomo distrutto “Ehi” allungò una mano verso di lui sorridendo “Come state?” sussurrò sfinito intrecciando le dita alle sue, la vide sollevare appena le spalle mentre una smorfia allegra le colorava il viso ma quella gioia durò pochi secondi appena “Mulder?” domandò tremante seguendo con le dita le scie lucenti delle lacrime “È successo qualcosa?” e il silenzio fu l'unica risposta che riuscì ad ottenere.
Lo vide sospirare, nascondere il viso tra le mani allontanando da lei lo sguardo poi quell'abbraccio improvviso, caldo, soffocante, un abbraccio che conosceva bene perché altre volte in passato, si era aggrappato a lei per sopportare il peso di una scelta che sembrava impossibile.
Strinse con forza le braccia attorno al corpo del compagno sorridendo appena “Non vuoi dirmi cosa ti preoccupa?” di nuovo il silenzio, di nuovo lui e la sua maledetta paura di confidarle i propri pensieri, quasi come fosse un prezioso ninnolo di cristallo pronto a rompersi in ogni momento “Mulder ...” lo spinse lentamente indietro sollevandogli il volto, c'era stanchezza nel suo sguardo, un'abisso di domande alle quali lei non poteva rispondere “ … cos'è successo?” “Sono solo … ho bisogno di riposare” “È solo questo?” “Scusami, non volevo spaventarti” “Non mi spaventano le lacrime, puoi piangere amore mio, non sei meno uomo se mi mostri il dolore” lo vide annuire mentre a fatica, costruiva un sorriso falso e bugiardo sulle labbra, qualcosa in grado di rassicurarla o per lo meno, qualcosa che gli evitasse il terzo grado ma la giovane socchiuse gli occhi leggendogli nell'anima “Non voglio … non so cosa ti è successo, non so cosa è accaduto là fuori ma non sei pronto a condividerla con me e ho paura di perderti nel silenzio. È questo che mi spaventa Mulder, il silenzio” sfiorò con le dita le sue labbra seguendone i lineamenti, la mano scivolò leggera sul collo, sulla spalla, sul braccio.
Intrecciò le dita alle sue trascinando la mano forte dell'uomo sul ventre nudo “La sai una cosa?” sussurrò posando la fronte sulla sua “Tua figlia ha imparato a giocare” rimasero immobili per secondi lunghi anni interi fino a quando, sotto alle dita, una spinta leggera non lo costrinse a trattenere il respiro.
Cercò gli occhi di Dana, la vide sorridere orgogliosa mentre muoveva le loro mani seguendo quei piccoli battiti di vita “Lo senti? Quando diventa tutto buio, quando il mondo là fuori diventa troppo amore mio, pensa al nostro bambino” strinse le braccia attorno al ventre di Dana sdraiandosi accanto a lei, il volto sul suo petto, la mano posata sul loro piccolo diamante, chiuse gli occhi sospirando mentre la ninna nanna tornò a riempire l'aria “ … volerai nel vento assieme alla mia voce, fianco a fianco con me, la mia bambina per sempre, sana e forte e spiegherai ali fragili di farfalla che ora ti sfiorano il viso ...” passò una mano tra i capelli di Mulder mentre il registratore aveva ripreso il suo tenero lavoro “ … ricorda le parole che canto per te, per i giorni in cui mamma non sarà più qui , resta un segreto, resta nascosta, resta al sicuro amore mio, perché tu sei la cosa più cara che ho” il respiro di Mulder diventò più lento, regolare, la presa più tenera sulla loro bambina “Dormi amore mio, ci penso io a difendervi dal mondo”. 
  
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