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Autore: alessoninromantics_    03/09/2018    0 recensioni
Edith lavora in una dating agency a Stoccarda, la Liebe Struck. È abbastanza soddisfatta della sua carriera, non si può dire però lo stesso della sua vita sentimentale. Questo finché dalla porta dell'agenzia non entra un uomo, che, nel poco che dice, sembra voglia renderle il tutto difficile.
Oliver ha avuto un colpo di fulmine con una ragazza che non ha più visto, e Markus è quell'uomo carismatico che tutti vorrebbero come amico, fratello o amante.
[Tre storie intrecciate in una]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Markus guarda l'altro divertito mentre tiene poggiata la testa sul palmo di una mano e lo sguardo perso a pensare chissà cosa. Dà al moro una gomitata per cercare di attirare la sua attenzione e, una volta avuta, gli indica con un cenno il loro compagno. Sorride anche lui. 


La verità è che sapevano fin troppo bene a cosa stesse pensando: 

"oggi ho visto..." 

"Sonja" dicono gli altri due all'unisono.

 Oliver rimane un po' stranito "come fate a- ah!" si interrompe da solo, sorridendo imbarazzato. Dopo tutte le volte che ne ha parlato ai suoi migliori amici, era logico che sapessero di chi parla. 

La prima volta che ha visto la ragazza è stato durante un mercatino di Natale, lavorava in uno stand che vendeva brezel e Oliver, a parole sue, pare avesse il destino e la fortuna dalla sua parte. Gli è sempre piaciuta da allora, sia perché è indubbiamente una bella ragazza, sia per la gentilezza che ha mostrato nei suoi confronti. I suoi amici lo prendono ancora in giro per questo.

È accaduto in questo modo, in una notte di dicembre di un anno fa, il colpo di fulmine e l'incantesimo che gli ha lanciato Sonja:

in una Stoccarda innevata, l'aria natalizia non faceva fatica a farsi sentire. Era infatti palpabile ad ogni luce accesa, ai canti tradizionali che i bambini cantavano per strada, all'odore dei dolci caldi. A Oliver mancavano i regali da fare ai suoi genitori e, come suo solito, aspettava l'ultimo momento, ce la faceva sempre per un pelo in ogni contesto ed occasione. Se qualcuno gli avesse chiesto perché, lui avrebbe risposto che il brivido di non potercela fare gli dava adrenalina e che la soddisfazione per avercela fatta sarebbe stata di più. I suoi amici e parenti, invece, avrebbero detto senza mezzi termini che fosse perché è un coglione. Nonostante questo, per le persone a cui tiene tenta di dare e fare del suo meglio, perciò passò circa un quarto d'ora a contrattare per il prezzo di una vecchia chitarra per suo padre che alla fine riuscì ad accaparrare e si affrettò a tornare al suo stand, affidato al suo amico mezzo turco. Affrettò per due ragioni: una perché, per l'aria altezzosa di quest'ultimo, non sarebbe riuscito a vendere neanche una sua creazione. Si immaginò che rispondesse male ad ogni persona: "Il prezzo? Non vede che c'è già scritto? non mi faccia perder tempo" avrebbe detto, rivolgendo di nuovo lo sguardo verso un giornale. La seconda ragione era finire al più presto il carillon da regalare a sua madre. D'impegno ce ne aveva messo tanto da iniziarlo settimane prima, solo che il lavoro si era accumulato. Tornò quindi alla sua postazione e iniziò ad intagliare man mano la ballerina che avrebbe dovuto incollare al suo interno, aveva già inserito il meccanismo nella scatolina e gli rimaneva da fare la ballerina e dipingere il tutto. Non si accorse quanto tempo era passato o che fosse diventata notte finché un vigile non gli si avvicinò per avvisarlo dell'orario di chiusura.

Una volta aver messo via quello che non è riuscito a vendere, camminò in cerca di qualcosa da mangiare, già sapendo si trattasse di una cosa poco possibile siccome a quell'ora era tutto chiuso. Nel mercatino vide ancora, però, una luce accesa. Uno stand di brezel. Sorrise speranzoso e iniziò ad avvicinarsi verso questo, e nel mentre una ragazza iniziava a spegnere i macchinari e a mettere a posto le cose. 

"Aspetta!" urlò, ora correndo. La ragazza saltò sorpresa e si girò cercando di capire chi fosse a parlare.

Oliver le si avvicinò "sto davvero morendo di fame, puoi fare questa eccezione? ti prego!" disse, giungendo anche le mani per una preghiera. 

"mi dispiace, sto chiudendo..." alzò le spalle e le chiavi al suo viso, facendole tintillare affinché le notasse. Lui sospirò. 
"Ucciderei per un brezel" la guardò negli occhi, sperando di convincerla "so che hai lavorato finora e che sarai stanca, ti chiedo scusa"


"allora non avresti nemmeno dovuto insistere, non credi?" disse sottovoce. Lui ci restò un po' male e si allontanò dallo stand, una scusa si fece spazio ancora una volta fuori dalla sua bocca che si aprì ma da cui ogni suono venne interrotto da lei che annuì a sé stessa e preparò di nuovo tutto "ti verrà a costare di più, perché non ne avevo voglia e perché sono costretta a fartelo dall'inizio..." disse, posando con forza un pacco di farina sul bancone.

"Te ne sono molto riconoscente" Oliver sorrise. La guardò lavorare per un po' in silenzio, a studiare le forme del suo viso inizialmente per noia. Era una ragazza minuta, il cui piccolo viso si nascondeva nel grande maglione verde bosco che indossava. Tra il cappello e la sciarpa di lana si intravedeva un caschetto nero, probabilmente tinto ipotizzò guardando i suoi occhi azzurri. 
"Io sono Oliver" si presentò, senza pensarci troppo. La ragazza sembrò non aspettarsi che le si rivolgesse la parola.

 "Oliver" ripeté ad alta voce, più a sé stessa. "anche tu stai lavorando qui in questi giorni?" chiese, guardando la grande borsa che porta lui.

"Sì," annuì "forse anche un po' troppo" ridacchiò, facendole vedere le mani sporche. Lei, senza preavviso, ne prese una tra le sue e le guardò, piene di piccoli tagli, macchie di pittura e calli. "Sei un'artista" disse con un tono di affermazione. 

Lui alzò le spalle e lei riprese a lavorare, lasciandogli la mano. Sentì un po' più freddo. "Non saprei se definirmi così, forse lo sono" disse, e tirò fuori dalla borsa il carillon al quale stava lavorando "questo è il motivo per cui sono qui così tardi" lo poggiò sul bancone e con un gesto del capo la invitò ad aprire la scatolina.
 Lei stette per aprirla e poi si bloccò "non è uno scherzo, vero? non c'è qualche mostro che spunta fuori? ti avverto così non ci rimani male se non mi spavento" fece, permalosa.

 Lui allora le sorrise con aria di sfida "allora perché me lo chiedi prima di aprirla?" la ragazza ricambiò il sorriso e lui girò l'ingranaggio dietro, per poi invitarla a riprovarci. Aprì la scatola e una dolce melodia iniziò a suonare nel silenzio della notte, così come la ballerina girava. 
La ragazza non parlò, allora "mi sembrava poco natalizia, così ci ho aggiunto qualche schiaccianoci e ho dipinto il tutù come se fosse un abete" ridacchiò imbarazzato, cercando di spezzare il silenzio. 
Lei sorrise a pieno, alzando gli occhi per guardarlo nei suoi. Si sentì come folgorato. "È bellissimo. Sei molto bravo" sembrò addolcirsi un po' anche lei.
 "Grazie, anche se non è ancora finito. Devo perfezionarlo" disse, rimettendolo a posto. Nel frattempo lei lavorava l'impasto e passarono almeno un'ora e mezza a chiacchierare, durante la quale assicurarono al vigile di stare per chiudere, e scoprì il suo nome. Sonja. Gli porse il suo brezel e iniziò a mettere a posto tutto mentre lui lo addentava. Fece dei versi di apprezzamento "anche tu sei un'artista!" lei rise guardandolo divorare affamato il brezel. 
Cacciò dal portafoglio quello che le doveva e qualcosa in più "va bene?" le chiese, cercando altre banconote. 
Lei le prese "va bene." distolsero entrambi lo sguardo e "allora..." dissero insieme. "Oliver," lo chiamò, "buonanotte. E buon Natale" gli porse la mano. 
"E buon anno nuovo" aggiunse lui, stringendola. Poi la guardò andar via.

Da qualche parte ha ancora conservato il tovagliolino da cui ha mangiato e si dannerà per non averle chiesto il numero, perché da allora non ha saputo più niente di lei.

Fino a poco fa.

Quando lui, Markus e Christian si lanciarono quella sfida, nessuno di loro avrebbe immaginato avrebbe portato a quello che più desiderava da un anno a questa parte. 
Era iniziata come una cosa stupida, partita per Oliver. I suoi amici erano stanchi di sentirlo fantasticare sempre su Sonja, su come la sua forma degli occhi fosse incantevole e come avesse provato tutte le bakery della città per trovare un brezel buono come quello di un anno fa per cui, lo scopo era quello di trovargli una nuova ragazza, una che si sarebbe ricordata di lui e che non gli avrebbe permesso di andarsene senza un contatto. 

Ovviamente, al biondo non andava molto a genio la cosa, così hanno pensato di trasformarla in una scommessa, coinvolgendo anche le loro vite: chi fosse riuscito ad accaparrarsi almeno tre numeri di telefono entro una settimana si sarebbe salvato, chi invece meno di tre o zero avrebbe perso e si sarebbe dovuto iscrivere alla dating agency più vicina. Questa cosa sarebbe potuta funzionare solo per l'animo romantico di Oliver, naturalmente, per cui non l'hanno del tutto esclusa o derisa. 

Ora, Markus riuscì a ricevere cinque numeri di telefono e qualche bacio. Il suo punto forte era l'umorismo, e non doveva sforzarsi più di tanto per attirare l'attenzione su di sé, essendo anche un bel ragazzo di colore, alto e sicuramente molto più in forma dei suoi due compagni. È stato un gioco da ragazzi. 

La volontà di Oliver di non impegnarsi con nessuna è stata tale da armarsi di coraggio e chiedere a qualsiasi persona gli capitasse davanti il suo numero, tutto per la fretta di finire questa cosa. Era arrivato a due numeri.

 Christian sapeva che, per far sì che il piano andasse a gonfie vele, si sarebbe dovuto impegnare. Tuttavia, è stato sommerso dal lavoro e dalla sua svogliatezza, e da qui si conosce il risultato. 

Piano fallito, scommessa persa e adesso toccava a lui mettersi in gioco; una cosa che, tra l'altro, non gli interessava minimamente. 


Uscito dall'agenzia la prima volta, raccontò ai due com'era andata. Ad Oliver faceva comodo, Markus aveva preso la situazione come nuova fonte di intrattenimento proprio perché conosceva il carattere del moro. 
"Christian? E da dove ti è venuto fuori?" chiese Olli.
"Il marito di Doris, quello svizzero" alzò le spalle. Markus scosse la testa, disapprovando ma divertito. "Non riesco ad immaginartici, troppo da bravo ragazzo" 
"è un bravo ragazzo" lo contraddice l'artista.
"Sai che devi tornarci, vero?" lo guarda Markus. Il moro sembra pensarci su. Non avevano accordato un numero di volte né un risultato, perché non era inteso per loro due. 
"Quanto?" allora chiede. Entrambi mimano una risata dei cattivi dei film, malvagia, e ignorano la sua domanda. 


Così è lì, per la seconda volta. Sbuffa e apre la porta, pronto ad annoiarsi nuovamente. 

Ha firmato il contratto e compilato frettolosamente il profilo online così da non farsi chiedere nient'altro. Compilato a modo suo, certamente. Non ci si può aspettare molto dalla sua serietà. 

Si siede davanti alla stessa scrivania dell'ultima volta, con la stessa operatrice che lo accoglie sorridente "Sig. Mann! Ben ritrovato" non si aspettava di rivederlo. Ricambia il saluto con un gesto della mano e apre la borsa per estrarvi il contratto che poi poggia sulla scrivania "ecco a lei". 

Ad Edith non è molto chiaro il modo di parlare del Sig.Mann, non sembrava restasse coerente con la sua scelta di darle o meno del Lei. 
Prende il contratto e ne sfoglia le pagine, poi, soddisfatta, lo mette da parte.

 "Allora, oggi è pronto a dirmi di più su di lei?" chiede e riapre il modulo per compilare il suo profilo.
"Non serve. Ho già creato il mio profilo online, speravo mi indicasse qualche ragazza da conoscere" dice ancora una volta con aria di sufficenza. 
"Non le sembra un po' presto?" chiede, ma nel frattempo apre il database delle clienti femminili nella sua fascia d'età. Lui non risponde. Cerca il suo nome sul programma, ma i risultati non indicano lui. 


"è proprio sicuro di averlo compilato, Sig.Mann? Non riesco a trovarla nel nostro sistema" dice, scrollando col mouse freneticamente "Se non riesce, possiamo indicarle una guida, posso linkarle il procedimento tramite mail e-" il ragazzo ridacchia e la interrompe "ma per chi mi hai preso? So come usare un sito così semplice e banale come il vostro" la sfida, alzando un sopracciglio. 

"Mmh," pensa ad alta voce lei "ora ricontrollo, chiedo scusa" ma ancora nulla. 


Lui prende iniziativa "non c'è un modo per incontrare più ragazze in una volta? Non vorrei intraprendere qualcosa con qualcuna senza aver conosciuto magari l'altra che è...quella giusta" dice con ironia, era evidente il suo scetticismo per quanto riguarda il loro programma.

 Edith non riusciva a capire allora perché si fosse iscritto. "Il prossimo venerdì la pasticceria qui vicino ospita un evento di speed dating e noi siamo ospiti" lo informa, aprendo qualche cassetto e trovando finalmente ciò che cercava: un volantino promozionale che gli offre. 

"È per i clienti più giovani e per chi vuole guardarsi un po' intorno prima di affidarsi ai nostri consigli, vale a dire gli incontri pianificati in base a personalità, interessi" gli spiega, pacata come sempre.


"In effetti va un po' contro i vostri principi" si avvicina con la sedia, questa volta genuinamente interessato ad intavolare una discussione. 

"Dipende dai punti di vista," ragiona Edith "alla fine che cos'è una dating agency se non un mezzo per far incontrare persone?" 

"Ma così potrebbe capitarmi di essere attratto da una persona che si svelerebbe essere una da cui stare lontani" replica.

"Beh," intavola lei intrigata "ancora, dipende. Per quanto anche il nostro programma di match making sia studiato, non è detto che due persone siano fatte per stare insieme soltanto perché hanno cose in comune, non crede?" 

lui sorride. Sembrava avesse ottenuto una buona risposta. "Sono d'accordo. È per questo che non capisco a cosa serva tutto questo, e te lo dico senza volervi offendere. Non si può controllare un sentimento, se questo possa nascere o meno e indirizzarlo ad una persona specifica solo perché si tratta di una brava persona. Non funziona così. Come rispondi a questo?" dice tutto d'un fiato.

Edith si sentiva piacevolmente stuzzicata. Non le capitava spesso trovare qualcuno che voglia avere una sana discussione, scambiare idee, qualcuno che sia disposto ad aprire i propri e i suoi orizzonti in modo pacato.

"Ha ragione," ammette "la Liebe Struck, infatti, non promette ai propri clienti che troveranno l'amore della loro vita, un matrimonio duraturo e quant'altro. Esistiamo per proporre dei prototipi di partner ideali in base alle vostre richieste" spiega, e continua a farlo quando vede che il ragazzo sta per controbattere "ci sono persone che vogliono esattamente la loro copia, non sono disposti a fare dei compromessi"

"più che un'agenzia del genere avrebbero bisogno di un teurapeuta" scherza lui "a volte vedo per strada coppie che sembrano fratelli, fa ribrezzo" dice fingendo di rabbrividire.

La bionda ride. "È vero, purtroppo è così. E poi ci sono persone che non sanno quello che vogliono" lo guarda facendogli capire che anche lui era tra queste. D'altronde le aveva dato pochissime informazioni.

"E allora come procedete?" chiede curioso.

"Allora studiamo le loro personalità. Come ha detto lei, al cuor non si comanda, per cui la gente crede di sapere quello che vuole" 

"E invece?"

"Invece scopre che nella realtà le cose sono diverse. Ora, i miei colleghi non osano perché avrebbero paura di avere richiami, io invece combino appuntamenti tra persone che sono quasi completamente diverse" gli dice. Non sa perché sta confidando questi segreti del mestiere con uno sconosciuto ma questo non le impedisce di continuare a farlo. 

"Devo dar ragione ai suoi colleghi. Che senso ha? Io da cliente rimarrei stufato." afferma, corrugando la fronte. 

"L'amore sboccia con persone di cui hai bisogno, che meriti, non chi vuoi. Non si riconosce spesso la grande differenza tra le due cose." gli dice convinta.

Lui sembra un po' perso. 

"Ad esempio, magari potrebbe stare con..." guarda in alto alla ricerca di un nome "che so, Megan Fox" lui ride.

"fervida immaginazione" commenta.

"Ora, lei è molto attratto da Megan, e per qualche assurdo motivo lo è anche lei" scherza. Il ragazzo alza le sopracciglia, fingendosi offeso. "però sa che non è giusta per lei. è bellissima, forse anche simpatica o intelligente, ma il suo posto non è accanto a lei"

"Inizio a capire che intendi" Annuisce. Ha lo sguardo vuoto di chi si ferma a ricordare. 

"Invece," continua "incontra una persona che non rispecchia i suoi canoni di gusto, eppure scatta qualcosa. Il cuore vuole quel che vuole" 

"È come se mi stessi cantando la sigla di Tarzan e analizzandola come un'opera letteraria" 

"può darsi" regge il gioco. 



A spezzare il silenzio imbarazzante che ne seguiva, "a che ora c'è lo speed dating di venerdì?" chiede.

"Alle sette di sera, trovi tutto sul volantino." fa, indicandogli nuovamente quello passatogli poco fa. 

"Parteciperanno tante persone, non solo nostri membri! dovrebbe venire" lo incoraggia.

"Solo se mi prometti che ne vale la pena" dice, guardandola languido.

"Posso assicurarla che ci sono belle ragazze e alcune molto interessanti" accompagna le parole col suo vivace modo di fare. 

"Di nuovo, non come lei, quindi" la prende in giro. 

Lei resta un attimo interdetta, dopodiché alza gli occhi al cielo "non è qui per conoscere me e le assicuro che ad ogni modo non mi interesserebbe proprio per nulla. È salvo" gli risponde sulla difensiva. 

Quindi c'è una persona oltre il muro di stucchevole cortesia, pensa lui. Annuisce.

"Mi fa piacere," inizia "perché non ho voglia di spezzare altri cuori..." si vanta scherzosamente. Forse neanche troppo, pensa Edith. 

"Sa che non mi ha ancora detto quasi nulla di lei, vero? E che non trovo il suo profilo? Mi sta prendendo in giro?" chiede spazientita "eppure ha firmato, quindi dev'essere serio"

"Non sono qui per corteggiare te, giusto, Ethel? Lascia che mi racconti venerdì prossimo." si schiarisce la voce. 

Lei sbuffa, un po' già stufa della situazione. "Vuole parlare con un altro collega?" gli chiede.

Sembra pensarci su, ma è durato poco. "Poi non mi divertirei" confessa, facendole l'occhiolino. 

Edith sapeva che la sua espressione faceva intendere tutto ciò che provava in quel momento, e così sembra averlo capito anche lui. 

Si alza quindi e "provi con Henning Öztürk" le confessa, poi se ne va. 

"Henning Öztürk?" ripete confusa a sé stessa prima di cercare: era effettivamente lui. Si chiede perché avrebbe dovuto mentire mentre legge le sue informazioni. Sospira, avvertendo la sensazione che questo sarebbe stato soltanto l'inizio.

   
 
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