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Autore: udeis    04/09/2018    0 recensioni
L'ufficio alle relazioni babbane ha l'arduo compito di contattare i neo maghi e rivelargli l'esistenza del mondo magico. Non è un lavoro facile: ci vuole professionalità gentilezza e una grande conoscenza dei programmi tv.Tra genitori infuriati, convinti di avere davanti dei pazzi, genitori iper-protettivi che vorrebbero assicurarsi che Hogwarts rispetti le normative di sicurezza (Dove sono le scale antincendio, eh?), incantesimi sbagliati, incredulità e mazze da baseball, la vita di questi dipendenti ministeriali è davvero un inferno, ma loro non si perdono mai d'animo.
Genere: Azione, Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Ufficio alle relazioni babbane e le sue dis/avventure.'
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Margaret, -Maggy per gli amici, amici, non colleghi, mi sono spiegata?- arrivava sempre in anticipo e preparava il tè. Diceva che senza di lei noi ragazzi ci saremmo dimenticati pure la testa e che la prima colazione era il pasto più importante della giornata: “E dite pure a quel giapponese di Tokai, che non m’interessa se al suo paese mangiano riso, in inghilterra si beve il tè e le tradizioni vanno rispettate, che inizi ad abituarsi anche lui”.
Si occupava per lo più della parte burocratica del nostro lavoro con una precisione leggendaria e non ammetteva deroghe: ogni documento doveva essere pulito, ordinato, in bella scrittura, chiaro e conciso e guai a consegnarle qualunque cosa fosse meno che perfetta. Scriveva, però, i rapporti di Stipwell, il nostro superiore, personalmente: lasciato a sé stesso, il caro George, sarebbe stato in grado di far chiudere l’ufficio in un solo giorno, scrivendo sui quei maledetti documenti anche ciò che avrebbe fatto meglio a tenere per sé.
 
Margaret era lì anche quella mattina, ma la teiera non fischiava, le tazze erano ancora nel loro stipetto e nessun odore di tè nero permaneva l’ufficio: la confortante abitudine sembrava svanita nella posa rigida e nelle dita contratte della collega.
John, Arthur e Ernest si guardarono senza osare violare quella soglia, invasi da un orribile presentimento: poi come un solo uomo fecero un passo, gettandosi senza esitare in soccorso della collega e, mentre il primo faceva partire il bollitore con un colpo di bacchetta e il secondo recuperava le tazze, il terzo evocò dal nulla qualcosa di più forte.
Margaret, che da quel giorno sarebbe stata Maggy, porse loro il giornale senza emettere un suono: un trafiletto, subito a destra dell’articolo centrale, avvertiva che un mago dell’ufficio Babbane, George Stipwell, era stato aggredito da un gruppo di Mangiamorte. Il mago aveva dato battaglia, resistendo fino all’arrivo degli Auror: il loro sopraggiungere aveva fatto cessare ogni scontro e messo in fuga gli aggressori, ma la loro tempestività non era bastata. Stipwell si era spento poco dopo per le ferite riportate.
 
Da quel giorno molte cose cambiarono.
 
Maggy fu messa a capo dell’ufficio e smise di occuparsi di ogni tipo di lavoro di ufficio, demandando il compito a Ernest, l’unico altro mago che sembrava condividere la sua passione per la precisione e gli incartamenti. Aveva per il lavoro sul campo la stessa cura che dedicava alle sue amate scartoffie, ma sebbene cercasse di mantenere le apparenze per incoraggiare la truppa, era evidente a tutto l’ufficio che la sua vita si fosse fermata quel mattino, davanti a un necrologio. Arrivava ancora in anticipo, ma mai prima di Tokai, che le faceva trovare il tè già pronto sulla scrivania, e andava via tardi, ma mai dopo Ernest, che trovava sempre un po’ di tempo per accompagnarla a casa.
Lo spirito indomito che aveva caratterizzato Stipwell- “Sergente, chiamatemi sergente, la conoscete l’ironia, ragazzi?”- sembrava essersene andato con lui e condividevano tutti la sensazione di rassegnazione che segue sempre la fine di un’epoca d’oro. La sua morte sembrava aver spezzato un incantesimo e tutti, improvvisamente, si rendevano conto di essere in guerra e di quanto folli fossero stati fino ad allora le loro scelte, le loro azioni, le loro entusiaste discussioni pro babbani.
Nessuno osava chiederlo a voce alta ma tutti si domandavano chi sarebbe stato il prossimo a diventare lo sfogo per Mangiamorte annoiati o in cerca di vendetta.
 
La risposta non si fece attendere: John Tokai svanì nel nulla dopo uno scontro con i Mangiamorte e, se ci fu chi si disse convinto si fosse unito a loro, e portò rancore, ci fu anche chi non osò nemmeno indagare sul perché non si fosse mai ritrovato alcun cadavere.
Maggy appese l’articolo di giornale in bacheca vicino a quello di Stipwell ed esortò le sue esigue truppe a non arrendersi: “Non gliela daremo vinta”, disse e triplicò i suoi sforzi; la strega non avrebbe sopportato- né si sarebbe permessa- di perdere un altro dei ragazzi dell’ultima truppa del sergente Stipwell.
 
Fu forse per questo che Margaret morì -il suo corpo spezzato fu ritrovato nella campagna inglese- e furono tre i necrologi attaccati in bacheca, uno dietro l’altro come i rintocchi di una campana funebre. L’ufficio restò in mano ai due tirocinanti, ma a nessuno parve importare: i rapporti con i babbani passavano in secondo piano quando metà della comunità magica britannica tentava di sterminare l’altra metà.
Ernest si ritrasse giorno per giorno: le sue ambizioni inaridire, la sua efficienza diventata una posa, il suo sguardo sempre più spento. Arthur finse la vecchia spensieratezza, ma aveva smesso da tempo di essere ottimista e una smorfia acida di terrore non abbandonava mai il suo volto.
Nonostante ciò, i due maghi continuarono a lavorare senza tregua, tenendo alto il nome del loro sergente: trovare i nati babbani, garantire la loro sopravvivenza e metterli in salvo ad Hogwarts, sotto la protezione di Silente, fu ciò a cui si dedicarono notte e giorno malgrado la certezza che non sarebbero vissuti molto a lungo. Il resto furono solo pratiche inevase e sguardi vuoti, come nella maggior parte dei piccoli uffici periferici del grande Ministero della Magia durante quel oscuro periodo.
 
Poi la guerra finì e Tokai tornò, spaventato, euforico, diverso, ma non Margaret, non Stipwell; una parte di Ernest andò persa per sempre e il sorriso di Arthur non fu mai più così aperto come lo era stato nel tempo in cui Maggy era soltanto Margeret.




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Note: ciao a tutti, dopo tutto questo tempo sono finalmente riuscita a pubblicare qualcosa di molto breve. Mi rendo conto che questa storia è poco in linea con lo spirito della raccolta, ma questa storia ha letteralmente preso il sopravvento e ha pretesto di essere scritta. Nei miei piani la presentazione di Stipwell e Maggy avrebbe dovuto avvenire in modo più leggero e divertente, raccontandovi di come Tokai ha evocato un gatto sputafiamme che ha incenerito un salotto babbano e tre cassette della posta, ma proprio non ce l'ho fatta. Scrivendo l'altra mia raccolta, war poems, mi è venuta l'ispirazione per questa storia e il successivo capitolo di questa raccolta, che non sono proprio allegre, essendo anch'esse, a tema guerra/dopoguerra. Siccome però non pubblicavo da tempo un nuovo capitolo mi è sembrato il caso di partire almeno da qui, per non fare sembrare ancora più lunghe le pauese bibliche di questa raccolta. (il prossimo capitolo è in revisione quindi non dovrebbe mancare troppo)-
  
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