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Autore: Sinden    05/09/2018    0 recensioni
Seguito di "Roswehn di Dale".
FF genere fantasy basata su film Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate.
Roswehn lascia il Reame Boscoso per andare incontro a un'avventura... ma una nuova vita é in arrivo, e i fantasmi del suo passato si ripresentano, per la sfida finale.
Estratto:
"Voi siete avvelenato dall'ambizione e dall'egocentrismo. L'anno scorso siete venuto a Dale e ci avete aiutato solo per recuperare una collana, me l'ha detto Bard. Le gemme di Lasgalen, i diamanti inestimabili che Thror vi negó secoli fa. Ma dove eravate, negli anni precedenti? In quale circostanza il reame di Eryn Galen ci ha mai offerto solidarietà, durante gli inverni rigidi e le estati torride, dopo le inondazioni dovute alle piogge, quando l'acqua del lago allagava le nostre case? Quando non avevamo cibo, né si poteva pescare, perché un'improvvisa frana aveva riempito il lago di fango? Nemmeno un elfo si vide da quelle parti, allora, tanta era l'amicizia che ci dimostravate." terminò Hannes, amaro.
Matching: Thranduil e nuovo personaggio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Bilbo Baggins, Elrond, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Roswehn si svegliò come sempre prima del Re.

Andò svelta verso il laghetto privato nelle grandi stanze di Thranduil e si immerse in quella meravigliosa acqua limpida, che arrivava da una sorgente sotterranea. Le avevano spiegato che il reame era stato costruito in prossimità di un antichissimo vulcano, ormai inattivo, e la lava nella profondità della terra riscaldava l'acqua.

Le bellezze di Boscoverde erano una fonte di continuo stupore per lei. Tutto era pervaso da un'aura di magía, ma anche di bellezza naturale. Stava lentamente imparando ad amare perfino la penombra, che in passato le era stata così fastidiosa da sopportare. I suoi occhi ormai si erano dimenticati della luce del sole, un sole che in quel mese di Luglio splendeva altissimo tutto il giorno.

L'aspetto piacevole di vivere in mezzo al bosco era la temperatura fresca dell'ambiente: i grandi rami degli alberi di Eryn Galen fungevano da filtro sia per la luce che per il caldo, evitando ai suoi abitanti, elfi, animali e ora anche una donna umana, di subíre l'intensa afa estiva.

Mentre lasciava l'acqua accarezzarle la pelle, Roswehn notó che la sua carnagione stava diventando più chiara: l'oscurità in cui viveva le aveva fatto perdere il colorito lievemente ambrato che aveva prima. Non sapeva se quella nuova dimensione avrebbe fatto bene o male alla sua salute, nel lungo periodo; era trascorso appena un mese dalla sua unione ufficiale con Thranduil, ma, per il momento, stava divinamente.

Il cibo degli Elfi, in grande parte vegetale, aveva alleggerito e snellito la sua figura. Aveva notato anche un nuova lucentezza nei capelli, e non avvertiva più quel fastidioso mal di testa che la colpiva ogni tanto.

Uscita dalla conca, si vestí con uno dei tanti abiti di lino che le erano stati offerti per il periodo estivo. Il velluto in quella stagione era decisamente inappropriato. Si sedette sulla sedia, che ricordava molto un trono, vicino al grande tavolo dove era sempre presente un cesto pieno d'uva. La sua colazione di ogni giorno.

Gli Elfi non bevevano latte, e non sapevano neanche cosa fosse il té. Non si alimentavano altro che di frutta fresca,verdure, noci e nocciole e mandorle. Si concedevano del formaggio, ogni tanto, ma evitavano di produrne troppo per via del latte. Erano ripugnati all'idea di mangiare uova. Roswehn, dopo essere stata rimproverata nel Lòrien, non si era più azzardata nemmeno a nominare la carne, ma ne sentiva la mancanza.

In quel regno, non venivano allevati buoi o mucche, c'era qualche capra selvatica, pochi conigli e in ogni caso non erano animali di cui era possibile cibarsi. C'erano moltissimi cavalli, c'erano falchi addestrati che venivano usati come segnalatori di Orchi, e poi le varie bestiole che naturalmente popolavano la foresta, e che dividevano lo spazio vitale con gli Elfi. Moltissimi cervi, daini e qualche alce: Thranduil non ne aveva più voluto cavalcare uno dopo la morte di Henok, il meraviglioso cervo dalle gigantesche corna che aveva montato quando era giunto a Dale.

Adorava stare da sola al risveglio. Poteva in pace raccogliere i suoi pensieri nella quiete delle stanze sotterranee del re. Anche gli altri Elfi dormivano. Tutta la gente di Boscoverde rimaneva nel proprio alloggio fino a dopo mezzogiorno, quando finalmente la comunità riprendeva a vivere. La luce mattutina d'estate era talmente intensa da riuscire a penetrare tra i rami degli alberi e feriva i delicatissimi occhi degli Elfi. Stavano chiusi nelle loro grotte come topolini nelle tane.

Anche Thranduil era ancora immerso nel sonno. Le piaceva osservare quello splendore coricato vicino a lei per qualche minuto, prima di alzarsi, e ogni mattina si chiedeva cosa avesse fatto per meritarsi un regalo cosí bello dalla vita. Era magnifico realizzare che era suo. Non completamente, perché Roswehn sapeva che la parte più profonda del cuore dell'Elfo era riservata a sua moglie, ed era giusto cosí. Ma insieme stavano benissimo, nel letto come nella vita quotidiana erano più che affiatati.

Osservava il laghetto blu rilassandosi mentre ascoltava il gocciolío incessante che ancora non capiva da dove provenisse. Mentre piluccava un chicco d'uva dopo l'altro, pensò anche che i suoi genitori dovevano aver reagito molto male alla sua lettera. Conosceva suo padre e i suoi pensieri riguardo agli Elfi: era probabile che la notizia della sua relazione con Thranduil lo avesse fatto imbestialire. Sua madre forse sarebbe stata più tollerante, come solo le madri sanno essere, perché per lei non desiderava altro che la gioia. Ma Hannes no, non l'avrebbe digerito affatto.
"Povero papà," mormorò lei. "Perdonami."

E Bard? Cosa poteva aver pensato di lei? Si chiese se avrebbe dovuto parlare con lui prima di trasferirsi stabilmente a Boscoverde. Forse il Re di Dale avrebbe dovuto darle il permesso, poichè era ancora una sua cittadina e suddita.

Si dispiacque pensando a tutti i progetti che aveva dovuto abbandonare, primo fra tutti quello di creare una scuola. Una delle cose che la ferivano maggiormente, quando viveva ancora con gli Uomini, era vedere tutti quei bambini e quei giovani crescere nell'ignoranza. Generazione dopo generazione, il popolo prima di Pontelagolungo e poi di Dale non riusciva ad elevarsi intellettualmente. Nascevano da genitori semplici, artigiani, contadini, pescatori, e diventavano adulti semplici. Era cosí anche a Rohan e Gondor, ma per Roswehn era un fatto molto grave. L'istruzione, la cultura, aprivano la mente, nobilitavano lo spirito, rendevano più tolleranti gli animi.

Quello strisciante risentimento degli umani verso gli Elfi, ad esempio, da dove nasceva? Dall'ignoranza. Dalla totale mancanza di conoscenza sul loro mondo, sulle loro usanze, sulla loro straordinaria società. I mortali di ogni reame avrebbero avuto moltissimo da imparare su di loro.
I paesani della sua città, invece, sapevano solo che gli Elfi erano folletti dispettosi, bugiardi, che si ingegnavano in ogni modo per metterla nel sacco agli Uomini, e che erano creature da temere. Ladri di bambini, seduttori di fanciulle, furbi, falsi, vili. Tutto il contrario di quello che erano in realtà... a parte per la faccenda della seduzione. Quello era vero, poteva testimoniare Roswehn.

Gli Uomini sembravano avere più simpatia per i Nani, con i quali condividevano una rozzezza di fondo (benché fossero esistiti Nani nobili, come Thorin ad esempio) e gli stessi gusti in fatto di cibo, divertimento e altri piaceri terreni. Anche gli Hobbit erano una razza con cui i rapporti erano sempre stati positivi, addirittura esisteva un villaggio, nel vecchio territorio di Arnor, in cui le due genti coesistevano: Brèa. Gandalf aveva preso lí la cioccolata che l'aveva fatta tornare in forze, a casa di Haldir. Haldir. Ogni tanto Roswehn pensava al suo amico. Era tornato nel Lórien e la giovane si augurò che fosse sereno, se non proprio felice.

"Ancora lui?" chiese una voce. Thranduil si era svegliato, alzato e vestito con la sua solita tunica color argento.

"E tu... ancora quegli abiti? Dovresti variare costumi. Poi, ti ho già detto di non spiare fra i miei pensieri." rispose lei, guardandolo da capo a piedi. Come poteva essere cosí bello appena sveglio? E perché i suoi capelli erano sempre meravigliosamente ordinati mentre quelli della ragazza necessitavano di lunghe e dolorose sedute con Nim, che le passava un pettine di madreperla fra le chiome per districarli quasi ogni giorno?

"Vuoi per caso andare nel Lòrien a trovarlo?" continuò Thranduil, mentre a sua volta prendeva un grappolo d'uva. "Ti mancano anche i suoi fratelli, scommetto."

Nonostante l'amore e la passione da cui erano uniti, il re non riusciva a perdere quell'istinto irrefrenabile di provocarla. Lo divertivano le sue reazioni stizzite. Lo divertiva anche la petulanza con cui la donna ogni tanto si permetteva di muovergli critiche, che a volte ignorava, molto più spesso ascoltava. Era piacevole avere qualcuno a fianco con cui mettersi anche in discussione, una persona che proveniva da un mondo cosí diverso dal suo e che non aveva nessuno timore a dirgli quello che pensava. Nessuna inutile riverenza.
"Sto riflettendo piuttosto sulla possibilità di tornare a casa per qualche giorno, magari una settimana. Devo rivedere i miei genitori, parlare con Re Bard. Mi sento un po' in colpa per non aver mandato altro che un breve messaggio. Ho il tuo permesso?" chiese lei.

"Ti ho detto che puoi allontanarti quando vuoi, se credi. Non devi chiedermi permessi, non sei mia moglie." rispose lui, accomodandosi a sua volta su di un'altra grande sedia.

"Ti piace ricordarmelo, vedo." commentò lei.

"Cosí stanno le cose. Non saremo mai uniti in matrimonio...non ci é concesso. E quindi io non posso mettere veti di alcun tipo sulle tue scelte." spiegò Thranduil. "Non sarei nemmeno tenuto a darti un Elfo di scorta: se ti allontanassi da qui, lo farei solo perché voglio che torni a me sana e salva."

"Sì, anche di questo vorrei parlarti: una volta a casa, è probabile che mio padre tenti di convincermi a rimanere a Dale. Sono più che certa che non approvi la nostra unione." gli disse, a disagio.

"Lo so. Cova astio verso di me per via di tuo zio. Non mi perdona per come lo trattai quando venne qui." rispose lui, accavallando le sue lunghe gambe.

"Seppi solo che tu lo cacciasti in malo modo." azzardò lei, che ancora ricordava le invettive di Viktor Monrose contro Thranduil. Aveva sedici anni all'epoca ed era rimasta turbata da tutti quegli insulti, che mai aveva udito in vita sua.

"Già, e feci bene." le disse il re, guardandola negli occhi. "Oltre a quello che mi disse su di te, fu arrogante verso la mia persona. E come ben sai, la mia capacità di tollerare prevaricazioni è piuttosto bassa. Gli consigliai di prendere le sue cose, la sua scorta e tutti i suoi carteggi e di andarsene alla svelta. Ebbe la saggezza di ascoltarmi." raccontó. "Tu sei simile a lui, devo dire. Anche in te ho visto una gran predisposizione alla polemica e alla sfacciataggine." le sorrise.

"Non esagerare con i complimenti di primo mattino..." gli disse. "A proposito, cosa fai alzato a quest'ora?" si stupí.

"È in arrivo qualcuno di molto importante. Ieri ho avuto la notizia. Come me, dovrai prepararti a riceverlo. È essenziale che tu faccia ottima impressione." le rivelò. Sembrava addirittura un po' emozionato.

"E chi è? Elrond?" scherzò lei. Sapeva che sarebbe stato più facile avere Sauron ospite a cena che vedere il lord di Imladris in visita a Boscoverde. Thranduil le rivolse una smorfia che voleva essere un sorriso.

"No. È qualcuno che ha vagato incessantemente nell'ultimo anno, mosso dal dispiacere di avere perso una cosa a lui molto, molto cara. Quasi quanto sei tu per me."

"Hmm. Allora forse è un povero infelice che pensa di venire a cercare consolazione da te? Illuso, oltre che infelice." ribattè Roswehn, alzandosi da quella sedia bellissima, ma dura e scomoda.

"Spero non sia più infelice, ma in quanto a povero...quello che vedi qui attorno un giorno sarà suo." disse pacatamente il re. "È mio figlio, Roswehn." aggiunse. "Legolas sta tornando."

La donna rimase interdetta per qualche attimo. Il principe... che si ripresentava lí e...la trovava?!

"E perció, il tuo breve viaggio a Dale attenderà. Dovete conoscervi." aggiunse Thranduil. "Sarà a Eryn Galen in meno di un'ora."

"Tuo figlio...non accetterà questa situazione." disse lei tremando. Temeva la reazione di suo padre Hannes, ma non aveva calcolato che c'era qualcun altro che avrebbe potuto non gradire quella storia d'amore bizzarra. Aveva visto Legolas solo di sfuggita, a Dale, e ricordava un volto grazioso, diverso da quello del padre, ma che mostrava la stessa fierezza e nobiltà. Il principe avrebbe dovuto far ricorso a tutta la sua capacità di comprensione per affrontare la nuova vita di suo padre. Con lei.

"Legolas non oserà mettere in discussione le mie scelte." la rassicuró Thranduil. "Capirà."

"Perché é tornato, secondo te? Non era partito per dimenticare Tauriel? E come reagirà quando la rivedrà?" chiese la donna.

"Immagino abbia incontrato il figlio di Arathorn, deve aver passato con lui diversi mesi a vagare per l'Ossiriand e a mettersi alla prova come guerriero. Credo che Tauriel non sia più nel suo cuore ormai, ma in caso contrario, ti chiedo un aiuto: voglio che vi conosciate bene, e voglio che tu gli stia vicino come fossi...sua madre." le chiese. Era per Roswehn un grandissimo onore, e inaspettato. "Mio figlio è cresciuto senza l'amore materno, Morath è stata solo una balia per lui. Credo abbia bisogno di avere accanto qualcuno con sufficiente sensibilità per ascoltarlo e sostenerlo. La tua giovane età può essere un vantaggio: vi capirete meglio."

"Perché non ci pensi tu? Sei suo padre." obiettó lei.

"Sai bene che fra me e Legolas c'è stato distacco in passato. Lo hai visto tu stessa e te l'ho spiegato anch'io. Dobbiamo ricostruire quello che nel tempo, nel lunghissimo trascorrere del tempo, si è logorato. Nè io nè lui siamo preparati a farlo, per ora. Perció avró bisogno di te. Non sei mia moglie, ma in questa particolare circostanza ti chiedo di starmi vicino come se lo fossi." le disse. "Posso contare su di te, spero."

Roswehn annuì.
"Sì. Non potrei negarti una cosa del genere. Ma ho paura della sua reazione."

"Non hai avuto paura nemmeno di Morgoth. Questa è una prova molto meno ardua da affrontare, credimi." rispose lui.

Roswehn sospirò. Beh, sarebbe dovuto succedere prima o poi. Thranduil aveva un figlio ed era destino che il figlio si ripresentasse alla soglia di casa. Anche lei voleva rivedere la sua famiglia, lo capiva bene. E Thranduil... un padre freddo e anaffettivo era pur sempre un padre. Ma lei cos'era? Come l'avrebbe considerata Legolas? Gli Elfi di Boscoverde in quel primo mese le avevano mostrato rispetto, ma anche perché cosí era stato loro ordinato. Erano sudditi. Legolas però non era solo un suddito... era soprattutto un figlio. E nonostante le certezze di Thranduil, un figlio non era affatto tenuto ad attenersi agli ordini. Lo aveva già dimostrato, quando era andato contro le volontà del padre per seguire Tauriel.

"Ora preparati. Manca poco al suo arrivo." le disse il re.
   
 
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