It just happens (prima parte)
Don't
underestimate
Your heart is never late
And love will always find a way
It just happens
You don't know what's going on
If it's new or if it's been there since long
If it's right or wrong
You fall in love
You fall in love
(“It just happens” – Roxette)
Il mattino seguente, Elijah si svegliò e
allungò una mano per cercare Tristan ma, con sua grande sorpresa e delusione,
il giovane Conte non era più nel letto, al suo fianco.
Il senso di vuoto e di perdita che aveva
torturato il vampiro Originale per un anno e mezzo tornò a stritolargli il
cuore e Elijah, in preda all’angoscia, spalancò gli occhi e si alzò a sedere
sul letto, sconvolto all’idea che Tristan potesse essere fuggito mentre lui
dormiva. Ma non poteva essere, se ne sarebbe accorto, no?
E se avesse solo finto di compiacermi per poi scappare di nuovo? Se fosse
questo il suo modo di vendicarsi per ciò che ho fatto a lui e alla Strix?
Certo, me lo meriterei, ma…
Tristan, però, non era andato via, non
aveva nemmeno lasciato la stanza. Elijah lo vide, vestito di tutto punto e
seduto su un’elegante poltrona nella camera da letto. Stava in silenzio e lo
guardava con una strana espressione negli occhi, un’espressione che il vampiro
Originale non seppe decifrare.
Disprezzo? Rabbia? Oppure forse… solo
un’infinita malinconia?
“Tristan, sei già alzato? Credevo che…”
era insolito, infatti. Il giovane Conte amava dormire, sebbene come vampiro non
ne avesse bisogno, e comunque era solito poltrire a letto anche quando si
svegliava, concedendosi il lusso di godere della morbidezza dei cuscini e della
freschezza delle lenzuola.
“Credevi che me ne fossi andato, vero?
Ammetto che ci ho pensato, ma poi ho preferito non farlo” disse Tristan. Il suo
sguardo pareva perdersi lontano, in pensieri decisamente non felici.
Elijah non trovò nulla da dire. Il suo
timore era dunque giustificato e Tristan aveva realmente pensato di andarsene.
Quella notte, la passione che c’era stata tra loro, l’intimità che credeva di
aver ritrovato con lui, non avevano significato nulla per il Conte De Martel…
“Non posso fare nulla per rimediare,
quindi? Ho lasciato tutto per venirti a cercare, Tristan, persino la mia
famiglia… ho delegato ogni cosa a Klaus, non pensavo che avrei mai fatto
qualcosa del genere, ma non potevo sopportare l’idea di averti perso” confessò
Elijah, per la prima volta disposto ad aprire il suo cuore al giovane amante. In
quel momento, nudo nel letto, di fronte a un Tristan altero e distaccato, era
pronto a mortificarsi pur di farsi perdonare.
“Non sono in collera con te” replicò calmo
il Conte, “e soprattutto non per ciò che hai fatto a me. Ma non riesco a
tollerare il pensiero di ciò che hai fatto alla Strix. Hai lasciato che Klaus,
Marcel e la loro feccia massacrassero tutti i membri della Strix di New
Orleans, vampiri che erano la tua discendenza, la nostra discendenza. E tutto questo solo per aver creduto alle
menzogne di quella deprimente vampira che caccia di notte e si nasconde
nell’oscurità quando splende il sole…”
“Potrei dirti che ero soggiogato
dall’incantesimo di Inadu, ma non voglio cercare alibi. Hai ragione e io stesso
sono disgustato da ciò che ho permesso accadesse” disse Elijah. “Tuttavia sono
venuto a cercarti per rimediare e per aiutarti a reclutare nuovi membri per la
Strix.”
“Lo so, è per questo che non me ne sono
andato” ribatté laconico Tristan. “Avrei potuto farlo e lo sai benissimo, ma ho
preferito guardarti in faccia, parlarti e dirti chiaramente perché non potrà
più essere come prima.”
“Nemmeno io voglio che sia come prima”
replicò Elijah con veemenza. “Prima è
tutto ciò che ti ho fatto in questi secoli, è tutte le volte in cui ti ho
abbandonato… non voglio più che sia così.”
Fece per alzarsi dal letto, nudo così
com’era, voleva stringere Tristan tra le braccia e riportarlo con sé tra le
lenzuola, riprendere ciò che avevano iniziato quella notte… ma il Conte lo
bloccò con un semplice gesto della mano.
“Vestiti e preparati, poi scenderemo a
fare colazione” gli disse. “Hai detto di volermi aiutare nella mia rifondazione
della Strix. Sta bene, te lo concedo. Non ho più niente da fare qui a Vienna ed
è mia intenzione partire per Praga il prima possibile. Tu potrai venire con me.
Vai pure in bagno a prepararti, io ti attendo nella hall e… non scapperò, hai
la mia parola.”
Dette queste parole, Tristan si alzò dalla
poltrona e si avviò verso la porta. Elijah lo guardò lasciare la stanza e non
uscì dal letto finché non se ne fu andato. Era assurdo, ma si sentiva
stranamente imbarazzato. Non aveva mai provato disagio a mostrarsi nudo di
fronte a Tristan, anzi, spesso si divertiva a provocarlo, ma quel nuovo Tristan
freddo e calmo gli pareva un’altra persona. Era come se i loro rapporti di
potere si fossero ribaltati e adesso era lui a sentirsi inadeguato, a cercare
di fare il possibile per compiacere la sua creatura.
Mentre si preparava, Elijah continuò a
pensare a ciò che aveva detto Tristan e al modo in cui si stava comportando con
lui. Un sottile timore cominciò a farsi strada nella mente del vampiro Originale,
tormentandolo: forse il massacro della Strix era stata l’ultima goccia che
aveva spento una volta per tutte l’amore di Tristan per lui? Forse, dopo più di
mille anni, il Conte De Martel si era stancato dei continui abbandoni e nel suo
cuore non era rimasto più niente che lo unisse al suo Sire, se non l’antico
legame di sangue?
No, non poteva essere questo, non poteva
permetterlo.
Non poteva aver ritrovato Tristan soltanto
per perderlo definitivamente, non ora che aveva compreso quanto lo amasse e
quanto non potesse fare a meno di lui.
No. Elijah non lo avrebbe accettato senza
lottare. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per risvegliare l’amore nel cuore del suo
piccolo Conte, si sarebbe fatto perdonare a qualunque costo. Non poteva più
rinunciare a lui, senza di lui non c’era luce, non c’era calore… rimaneva solo
il mondo oscuro e triste di Antoinette e dei suoi amici puristi. Come aveva
anche solo potuto pensare per un istante di condannarsi a una simile prigionia?
Doveva riconquistare Tristan e doveva
farlo subito, ripartendo proprio dall’inizio del loro rapporto.
Sì, adesso sapeva che cosa avrebbe fatto.
Quando Elijah scese nella hall dell’hotel
con la sua valigia, Tristan era seduto in uno dei comodi divani, ma la sua
espressione era piuttosto imbronciata: era chiaro che il giovane Conte era
seccato di averlo dovuto attendere tanto. Non appena Tristan vide Elijah,
infatti, si alzò di scatto e andò verso di lui ostentando un certo nervosismo.
“Insomma, dovevi solo farti una doccia e
indossare un vestito e ci hai impiegato più di mezz’ora!” protestò. “Non ti
avevo detto che volevo fare colazione prima di prendere il treno per Praga?
Avrei voluto tornare al Café Central per fare colazione con calma, invece non
ne avremo la possibilità, il treno parte a mezzogiorno in punto e…”
“I programmi sono cambiati, piccolo Conte”
gli disse Elijah a bassa voce, prendendolo per un polso e guidandolo
gentilmente verso l’uscita. “Adesso andremo a fare colazione al Café Central
come volevi tu e potrai gustare tutte le prelibatezze che vorrai.”
“Ma il treno per Praga…”
“Come ti ho già detto, i programmi per l’immediato
futuro sono cambiati, Tristan. Non partiremo per Praga quest’oggi, ma ci
concederemo una vacanza. E’ già tutto prenotato e i biglietti per il treno li
ho comprati online” lo interruppe il vampiro Originale, sempre mormorandogli
all’orecchio, tenendoselo vicino e camminando con lui fuori dal lussuoso hotel
e verso la rinomata pasticceria viennese.
I ruoli erano tornati quelli di sempre e,
di fronte a questo Elijah di nuovo sicuro di sé e deciso, Tristan non poté fare
altro che lasciarsi guidare, domandandosi che cosa avesse escogitato il suo
Sire. Comunque, la prospettiva di poter fare una colazione deliziosa al Café
Central abbatteva già di per sé molte delle sue difese.
Poco più tardi, Elijah e Tristan erano
seduti ad un elegante tavolino della lussuosa pasticceria, con una scelta dei
più tipici e irresistibili dolcetti viennesi davanti a loro. Elijah prendeva un
caffè, mentre Tristan sorseggiava graziosamente una tazza di cioccolata calda,
già placato.
“Bene, adesso si può sapere che cosa ti è
venuto in mente? Una vacanza? E dove vorresti andare?” lo interrogò il giovane
Conte, ma Elijah si limitò a guardarlo con un sorriso accattivante e rispose in
modo vago alle sue domande.
“Voglio collaborare con te alla
ricostruzione della Strix, come ti ho promesso” gli disse, “ma entrambi
viaggiamo per il mondo da un anno e mezzo e ritengo che sia giunto il momento
di concederci una vacanza rilassante e riposante. Ci attendono altre battaglie
e un po’ di relax ci farà bene.”
Elijah non lo disse, ma sperava anche che
una vacanza a due, tutta per loro, sarebbe servita a recuperare il rapporto che
andava disfacendosi. Per troppo tempo non si era occupato del suo piccolo Conte
e adesso avrebbe dedicato alcuni giorni solo a lui, in una sorta di luna di miele.
“E, di grazia, potrei sapere dove hai
intenzione di andare?”
“Vorrei che fosse una sorpresa, anche se
lo capirai quando saliremo sul treno” replicò Elijah. “Non temere, ho scelto un
luogo che ti piacerà sicuramente e comunque vi resteremo una settimana, dopo di
che partiremo per Praga, come avevi pianificato.”
Tristan scrollò il capo, arrendendosi alle
parole enigmatiche del suo Sire e preferendo dedicarsi invece a gustare la
squisita cioccolata e i deliziosi dolcetti che aveva davanti a sé, mentre
Elijah si sentiva ribollire il sangue nelle vene già ammirandolo mentre si
godeva la colazione con eleganza e una sorta di piacere sensuale. Se non
fossero stati in un luogo pubblico avrebbe desiderato sfogare subito ciò che
quella visione gli aveva fatto venire in mente, ma si consolò pensando che, nella
settimana che si era concesso col suo Tristan, avrebbe indugiato più e più
volte a soddisfare anche ogni piacere e voglia carnale… Erano stati lontani per
troppo tempo e Elijah aveva bisogno di sentire Tristan in ogni fibra del suo
essere, fino in fondo, più e più volte, per non separarsi mai più da lui.
Conclusa la colazione e pagato il conto,
Elijah chiamò un taxi per la stazione dalla quale sarebbero partiti per la loro
vacanza. Tristan apprese solo quando ebbe il biglietto in mano che la loro
destinazione erano le romantiche montagne e boschi della Carinzia, nell’Austria
Meridionale.
“Boschi e montagne?” obiettò, quando
furono saliti sul treno, nello scompartimento di prima classe prenotato da
Elijah. “E questo sarebbe un luogo adatto a me? Mi sembra piuttosto un posto popolato
da barbari… del resto la tua famiglia non proveniva da quelle parti?”
“I Mikaelson sono originari della
Scandinavia, ma è vero, durante la nostra fuga abbiamo attraversato anche le
Alpi austriache” rispose Elijah, divertito. “Ed è proprio per questo che voglio
che andiamo in quei luoghi. Mille anni fa ho commesso un terribile errore, ho
fatto la scelta sbagliata che poi ha condizionato tutte le nostre vite: con
questa vacanza voglio, in un certo senso, ricominciare da capo e capire come
sarebbe stato se avessi scelto di portarti via con me, invece di abbandonarti.”
A quelle parole tenere e appassionate, che
lo lasciarono del tutto sbalordito, Tristan non seppe ribattere. Si limitò ad
arrossire violentemente e a d abbassare lo sguardo, mordendosi il labbro
inferiore e sentendosi improvvisamente e ancora una volta totalmente indifeso,
inerme e in balia del suo Sire.
Fine prima parte