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Autore: Annapis    05/09/2018    2 recensioni
/storia presente anche su wattpad/ //KidouFudou//
"-Non ci posso credere- il tono usato dall'adolescente che aveva pronunciato queste parole era strano, leggero, quasi sussurrato ma comunque carico di astio per quella situazione e per la persona che aveva davanti, l'ultima che mai avrebbe voluto incontrare. Kidou Yuuto strinse, forse fin troppo, il bicchierone di plastica firmato Starbucks che aveva in mano e che conteneva il caffè rigenerante preso ad un bar lì vicino, dove aveva sostato per riposarsi dopo un duro allenamento calcistico. Aveva, infatti, ancora addosso la divisa, coperta dalla giacca della sua scuola, lasciata aperta, mentre sotto portava i pantaloncini neri del completo, con i parastinchi e le scarpette che ticchettavano fastidiosamente, non essendo pensate per l'asfalto della strada o le mattonelle scrostate del marciapiede. Fudou Akio, davanti a lui, mani in tasca, sorrideva - anzi, ghignava - in modo a dir poco sadico, quasi avesse premeditato d'incontrare proprio Yuuto lì o, comunque, ne fosse felice. E nonostante fossero anni che non si vedevano - dal giorno del suo diploma, quando l'intera squadra di calcio della Teikoku Gakuen venne a vedere lui e la Raimon -, la sua espressione non era cambiata affatto."
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Caleb/Akio, Jude/Yuuto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lucky case

-Non ci posso credere- il tono usato dall'adolescente che aveva pronunciato queste parole era strano, leggero, quasi sussurrato ma comunque carico di astio per quella situazione e per la persona che aveva davanti, l'ultima che mai avrebbe voluto incontrare.
Kidou Yuuto strinse, forse fin troppo, il bicchierone di plastica firmato Starbucks che aveva in mano e che conteneva il caffè rigenerante preso ad un bar lì vicino, dove aveva sostato per riposarsi dopo un duro allenamento calcistico.
Aveva, infatti, ancora addosso la divisa, coperta dalla giacca della sua scuola, lasciata aperta, mentre sotto portava i pantaloncini neri del completo, con i parastinchi e le scarpette che ticchettavano fastidiosamente, non essendo pensate per l'asfalto della strada o le mattonelle scrostate del marciapiede. Fudou Akio, davanti a lui, mani in tasca, sorrideva - anzi, ghignava - in modo a dir poco sadico, quasi avesse premeditato d'incontrare proprio Yuuto lì o, comunque, ne fosse felice.
E nonostante fossero anni che non si vedevano - dal giorno del suo diploma, quando l'intera squadra di calcio della Teikoku Gakuen venne a vedere lui e la Raimon -, la sua espressione non era cambiata affatto.
Aveva gli stessi lineamenti e lo stesso viso pallido, la fronte leggermente spaziosa anche se coperta da quella specie di criniera color caffè, gli occhi erano ancora grandi e di quel bel colore misto tra il blu e il verde e Yuuto sospettava potesse ancora sembrare spaventoso semplicemente aggrontando di poco le sopracciglia e mostrando i denti perfettamente bianchi e i canini un tantino sporgenti, neanche fosse il pronipote di Dracula.
Si era fatto crescere i capelli, fu la prima cosa che notò l'ex formidabile regista della Raimon - o Inazuma Japan, a dir si voglia-.
Ora aveva una capigliatura quanto meno normale, anche se portava ancora un ciuffo di capelli leggermente più lungo sulla destra che quasi gli copriva un occhio.
Era anche diventato più alto, probabilmente ciò dipendeva dalle gambe, visto che di busto Akio non era mai stato molto slanciato, le spalle restavano non molto magre, mentre le braccia erano le stesse muscolose e allenate di sempre, fatte per tirarlo su dopo una bella scivolata dove finiva con la faccia a terra.
-Oh oh-, anche la voce era la stessa di sempre, sì, un tantino più mascolina, ma aveva mantenuto lo stesso tono beffardo e strafottente di un tempo -Guarda chi abbiamo qui, il grande Kidou Yuuto-, e aveva lo stesso modo di pronunciare ogni singola parola, quello che le faceva sembrare armi letali e affilate, da cui era impossibile difendersi -Cosa ci fa qui il grande regista dell'Inazuma?-.
Nonostante il rasta sapesse perfettamente non fosse un complimento, bensì una presa in giro, non mancò di fargli notare che lui non era più il regista dell'Inazuma Japan.
Fudou schiocchió la lingua contro il palato, in un gesto che tante volte aveva ripetuto ogni volta che parlava con lui, o, più in generale, con chiunque.
-Noioso- lo mortificò, quasi fosse un rimprovero, -Semplicemente noioso- poi, ghignó -Come sempre-. Mentalmente, Kidou si diede dello stupido, perché bastavano poche parole, anche se dette con lo stesso tono che avrebbe usato anni fa, per fargli tremare leggermente le ginocchia, conscio che ad Akio, che gli piacesse o meno, lui aveva legati solo ricordi positivi.
Certo, apparte le volte in cui il maggiore aveva fatto a botte con qualcuno per strada, o insultato gratuitamente un loro compagno, o portato Sakuma e Genda sulla cattiva strada alleandosi con Kageyama.       
-Immagino che nessuno di noi due sia cambiato più di tanto- mormorò poi, la voce bassa quasi stesse parlando con se stesso.
Il punk - ora che ci pensava, forse non poteva nemmeno più definirlo tale - incroció le braccia al petto, come faceva tutte le volte che si spazintiva, cosa che capitava molto spesso e incredibilmente facilmente.
Il rasta pensò che avesse intenzione di andarsene - e allo stesso tempo speró non lo avrebbe fatto-.
Fudou gli diede una lunga occhiata, squadrandolo da capo a piede e poi, soddisfatto, ghignó -Tu di sicuro no-. 

Come lo stupido che era - già, si sentiva proprio un perfetto idiota, in quel momento - Yuuto avvampó, ringraziando mentalmente la luce del tramonto che lo nascondeva leggermente e i suoi occhialini, che lo facevano sempre sentire un po' più sicuro di se.
-Giochi ancora- mormorò a mezza voce Akio, così, di punto in bianco.
-Si- gli rispose il rasta, più per educazione che non perché lo volesse.
Tuttavia, non voleva neanche che la discussione finisse.
Fudou che, evidentemente, doveva sempre fare il lunatico mestruato, altrimenti non avrenbe dormito sogni tranquilli, mostrò un tono infastidito per aggrottare le sopracciglia facendo sembrare la fronte incredibilmente rugosa e mettendo su una smorfia che sembrava tanto quella di un grosso e forte uomo incazzato.
Sì, riusciva ancora a sembrare spaventoso in poche mosse, anche se la mancanza del ciuffo ribelle si notava.
Lo aveva sempre fatto sembrare un ragazzaccio, uno di quelli che non si facevano poi tante moine ad alzare le mani o la voce se infastiditi.       
-Non era una domanda- grugnì, con un tono estremamente accusatorio, neanche Kidou gli avesse appena dato dell'idiota - cosa che, comunque, era -.
Inaspettatamente, gli venne da ridere e dovette mordersi l'interno guancia per trattenersi, ma non riuscì a risparmiarsi un piccolo sorriso.
Si sarebbe aspettato un commento del tipo: "Che hai da sorridere, idiota?!" ma Akio non fiató, limitandosi a guardarlo sorpreso, gli occhi che sembravano sempre un po' più grandi di quello che erano per davvero.
Aveva un' espressione così tranquilla che per un istante Yuuto pensò fosse quasi carino.
Salvo darsi dell'idiota, anzi, del grandissimo idiota, subito dopo e scuotere lievemente il capo.
-Io devo andare- disse dopo, senza comunque muovere un solo passo, volendo prepararsi mentalmente al fatto che doveva andarsene davvero, che non aveva tempo da perdere, non con Fudou, poi.
Il suo interlocutore annuí, ghignando subito dopo -Allora vai-, non sembrava un cortese invito, quanto più una provocazione    -Corri dal tuo paparino, che aspetti-, disse infatti.
Il rasta se ne risentí, e non poco, così si obbligó a fare un passo avanti e poi un altro ancora, ritrovandosi faccia a faccia con il maggiore che non si era mosso d'un millimetro. 

Aggrottó le sopracciglia, chiedendosi se il ragazzo davanti a lui non lo stesse prendendo in giro, aggrottando le sopracciglia come quando qualcosa non gli quadrava o lo infastidiva. -Spostati- mormoró infatti, acido.
Aveva ancora in mano il suo caffè, il quale oramai doveva anche essersi raffreddato.
Poco male, non aveva più voglia di berlo.
Akio ghignó, con l'aria di chi stava per combinarne una delle sue e un fastidioso brivido attraversó la spina dorsale di Kidou; non gli piaceva affatto quel ragazzo, non gli era mai piaciuto. Essendo Yuuto una persona generalmente coerente e sincera con se stessa, doveva ammettere, almeno mentalmente, che Fudou fosse sempre stato una grande risorsa per la squadra e che, in realtà, non era neanche così cattivo.
Sì, aveva avuto i suoi passati con Kageyama, Kidou non avrebbe mai potuto dimenticarlo, ma si era ritrovato sulla stessa barca neanche un anno prima di lui.
In un qualche contorto modo che non aveva molto interesse a capire, poteva capirlo.
Il vero, estenuante e assolutamente impossibile da ignorare, problema di Akio - o meglio, problema che tutti riscrontavano nel castano - era il comportamento, unito ad un carattere a dir poco ingestibile.
Così menefreghista, arrogante e strafottente da far rizzare i capelli perfino ai ragazzi dell' Aliea.
Ed erano dei grandissimi presuntuosi, loro.
Cresciuto di delusioni, pieno di esperienze drammatiche ad un età in cui i ragazzini dovrebbero ancora credere nelle favole, senza nessun punto di riferimento.
Chiuso con tutti, diffidente, talmente tanto spaventato da nascondersi dietro una spessa maschera ed imporsi un certo stile: lui non era debole, lui era forte, lui non era secondo a nessuno.
E, in ultimo ma non per questo meno importante, lui non aveva bisogno di nessuno.
Certe volte, Yuuto si chiedeva se non sarebbe finito come lui, se il signor Kidou non lo avesse mai adottato.
Magari avrebbe fatto anche di peggio.
Quindi, se da una parte non lo sopportava, dall'altra lo compariva, e avrebbe fatto di tutto - metaforicamente - per potergli parlare tranquillamente, senza doversi attaccare necessariamente.

-Se ci tieni così tanto ad andare via, trova il modo- aveva sempre un tono sicuro di se e provocatorio, Akio, al massimo quando era molto arrabbiato il tono diventava tagliente. Imprecando tra sé - perché, tra tutte le persone o i suoi vecchi compagni di squadra, chi doveva incontrare? Ma mister-simpatia-dispenso-sorrisi-a-tutti, ovvio! -, Kidou spostò il peso da una gamba all'altra, scattando poi verso destra, deciso ad evitarlo.
Non fosse che, all'ultimo istante, quando i suoi occhi rossi, ben nascosti dalle lenti, già s'illuminavano credendo di avercela fatta, un volto ghignante e due occhi verdastri non gli si pararono davanti.
"Dannazione" si lamentó il rasta, mordendosi delicatamente il labbro inferiore, frustato, mentre il maggiore se la rideva. -Mi prendi in giro?- sputó velenoso, spostandosi verso sinistra, questa volta, con l'obiettivo di scartarlo.
Per il movimento brusco fatto da lui, e da Akio poi, che voleva, molto probabilmente, ostacolarlo nuovamente, il maggiore urtó distrattamente il bicchiere Starbucks che Kidou aveva in mano, facendolo cadere a terra con un tonfo.
Entrambi i ragazzi guardarono verso il basso, dove un' enorme pozza di caffè sporcava le mattonelle.
A Yuuto venne praticamente un tic nervoso all'occhio; okay che non aveva intenzione di finirlo, ma con tutti i soldi che costava - come se fossero un problema, per lui - voleva portarselo a casa.
Akio, invece, e il rasta lo seppe anche senza alzare lo sguardo rubino, stava sogghignando vittorioso, quel ragazzo avrebbe dato un rene pur d'infastidirlo.
-Visto che hai combinato?- lo sgridó, terribilmente arrabbiato. Fudou miminizzó con un gesto delle mani, le labbra distese che poi si piegarono nel solito sorriso furbo -Ti comporti da mamma chiocchia, Kidou-kun-.
In effetti, sembrava proprio la frase che una mamma avrebbe detto al figlioletto per rimproverarlo di aver fatto un qualsiasi casino, ma a sua difesa doveva dire che era sempre stato abituato a temere tutto sotto controllo.
Cosa che, evidentemente, il maggiore non sopportava affatto. Anche se, lo sospettava, Kidou, la lista delle cose che vanno di traverso a Fudou Akio era molto lunga. 

-Se ci tieni tanto, andiamo a prendertene un altro- commentò poi, volendo sembrare indifferente come sempre.
Sorpreso, il rasta lo guardò di sottecchi, e se da una parte voleva dire di no, correre via e rifugiarsi a casa, dall'altra era da quando lo aveva incontrato sul marciapiede che voleva prendersi qualcosa con lui, o anche solo sedersi su un muretto lì vicino, o restare in piedi a parlare.
-Solo se ne prendi uno anche tu- borbottó, decidendo di abbassare le difese, per una volta.
Akio non rispose ne diede cenno di aver sentito, semplicemente prese ad avviarsi per la strada che aveva percorso prima l'ex regista, le mani in tasca e l'andatura molleggiante.
-Avevo intenzione di fare rifornimento di caffeina già prima che arrivassi tu, non illuderti che lo faccia apposta per te!- decretò con lo stesso tono di sempre, quella che sembrava più una scusa.
Kidou lo guardò per poco, prima di sospirare piano e seguirlo, il sorriso stampato in volto.
Forse, anche se i formidabili Kidou Yuuto e Fudou Akio non lo avrebbero mai ammesso, incontrarsi lì era stato davvero piacevole, proprio un 
caso fortunato.

 

 

 

 

 

Note Autrice...

Questa é la prima Kidoufudou che scrivo, oltre che la mia prima storia su Inazuma Eleven, quindi mi scuso se i personaggi non sono perfettamente IC, cose che, ahimè, possono sempre capitare. Nel caso voi non conosciate i nomi giapponesi, Kidou Yuuto sarebbe Jude Sharp, mentre Fudou Akio Caleb stonewall, e la Teikoku non é altro che la Royal Academy.
La Raimon non saprei tradurla, invece.
Credo sia la stessa per tutte le versioni, lol.

Spero che la storia vi sia piaciuta, e v'invito a lasciare una recensione, anche se piccina picció!
Grazie e alla prossima!

   
 
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