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Autore: Stray cat Eyes     10/07/2009    3 recensioni
[France x England x America - no threesome]
Lui, lo sconfitto, si lascia cadere sulla sedia, testa china e mani fra i capelli.
“Si può sapere che cosa vuoi?”
Mentre il vincitore, dall’alto del suo trono color porpora, esulta fra sé e sé.
“Farti compagnia, te l’ho detto.”
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una nota sulla fanfiction?...
Sì, direi che sviluppa tutta una serie di cliché messi in fila l’uno dopo l’altro. Banalità dopo banalità dopo banalità dopo banalità e così via discorrendo.
Mi raccomando: fate attenzione, non date di stomaco, non ridete di me, compatite pure i personaggi e quel povero autore, il grande Himaruya, ché è tutta colpa mia.

La relazione fra i personaggi (due presenti materialmente, il terzo solo citato) va letta nell’ordine esatto in cui è stata scritta, il che rende la situazione leggermente complicata. Perché se una persona prova una profonda attrazione per un’altra persona, che però ha occhi soltanto per un’altra persona ancora, allora le cose non possono proprio essere facili.
Oltre questo, ho da dirvi semplicemente che è angst come tante e che, malgrado tratti una tematica piuttosto comune e sia scarsamente originale, per me in quanto fan-writer rappresenta comunque una novità: per questo, ci terrei particolarmente a che mi faceste sapere cosa c’è che non va (sempre ammesso che ne abbiate voglia, eh XD).

[Ambientata nel periodo immediatamente successivo alla conclusione della Rivoluzione Americana.]





[Losing battle]






‘Cause I saw the end
Before we’d begun
(James Blunt - Goodbye my lover)



“Piove ancora?”
Sì. Non c’è stato un unico giorno di sole, da quando è ritornato a casa. Da quando lui se n’è andato.

“Lo sai? Hai una faccia più grigia del tempo là fuori.”
Lo sa, lo sa. Come sa che, in questo momento più che mai, la voce di Francia è fra i suoni che più lo rendono irritabile. Adirato. Furioso.
“Certo che con questo tempaccio...”

“Tornatene a casa.” (Ordine secco.)
Il fatto è che lui sta male; e non è per niente una bella sensazione.
Allora, si chiede, perché diavolo Francis dovrebbe prendersi la briga di restare lì con lui? Di questo passo il dolore comincerà a sgorgare fuori dai suoi pori, lasciando una traccia collosa ovunque Arthur giunga a posare lo sguardo; il dannato francese non pensa che potrebbe essere contaminato anche lui?
“Mi hai sentito? Voglio restare da solo.” (E quando mai lui ha obbedito ai suoi ordini?)
Stare così male è già abbastanza penoso quando si tratta soltanto di te, si dice.
Ma lo diventa anche di più se siete in due; e più ancora quando scopri che il secondo membro del duo è il tuo nemico numero uno, e ti ritrovi a pensare che, in altri frangenti, probabilmente vederlo penare ti farebbe provare una certa, sadica soddisfazione.
“Sei ancora qui?” (Com’è ovvio che sia.)

Inghilterra è nervoso, è frustrato.

Quando è solo, può concedersi il lusso di soffrire, di dare libero sfogo al dolore e alla rabbia; può distruggere con foga qualunque documento, stoviglia, suppellettile o indumento gli capiti a tiro; può addirittura arrogarsi il diritto di piangere, per lasciar scivolare via, in un denso fiume di acqua e sale, la disperata furia che gli domina corpo e anima.
Quando è solo.
Ma adesso c’è lui, il secolare antagonista, il nemico di sempre, perfettamente imperfetto come al solito. E non può soffrire proprio davanti a lui, no: con Francis il dolore va nascosto, protetto, a tutti i costi. Perché potrebbe ridere della sua sventura, del tradimento che ha subito; perché anche se, per una volta, il francese si sforzasse di non mettere il dito nella piaga, lasciargli vedere significherebbe comunque ridurre il suo orgoglio in briciole.
Ammesso che sia possibile umiliarlo più di quanto già non sia.
In definitiva, proprio non può mostrargli quel dolore. Perché è suo, dannazione. Suo soltanto, suo e basta. E, almeno quello, provvederà a che nessuno glielo porti via.

“Huh. L’alto tasso di idiozia presente nel tuo cervello non si smentisce mai.”
Ma con Francis, almeno a parole, è sempre stata battaglia persa.

“Insomma, te ne vai o...”
“No, non me ne vado.”
Inghilterra boccheggia.
“Voglio restare qui a guardare te che ti crogioli in questa inglese autocommiserazione mentre bevo il tuo tè. Contento?”
Inghilterra boccheggia e gli mancano le forze per replicare, per combattere ancora. L’ha già fatto abbastanza, negli ultimi tempi.
“Fa’ come diavolo ti pare.”

Con Francis... è sempre stata battaglia persa.



*

I am here for you
if you’d only care
(James Blunt - Goodbye my lover)



“Stai così male?”
E molto peggio. Si sente debole.
Abbandonato da un fratello che era quasi più un amante.
Consolato dal suo più acerrimo nemico che, nonostante il suo silenzio, nonostante l’espressione gelida e impassibile (perché lo è, vero? Vero che non ha un’aria da cane bastonato...?), è riuscito a carpirgli un segreto. Sto soffrendo.
“Sì, stai proprio male, non c’è che dire.”
E se lui fosse come quello sciocco Italia, di sicuro si lascerebbe andare alle lacrime e cercherebbe l’abbraccio confortante dell’uomo che ha accanto. Se poi fosse un austriaco, potrebbe accomodarsi al pianoforte e, attraverso le note, esprimere la rabbia e le catene di tormento che gli avviluppano lo stomaco, il cuore, i polmoni e qualsiasi altra cosa sia rimasta in quel suo guscio di carne. Oddio, fosse anche lontanamente paragonabile al tedesco Ludwig, probabilmente saprebbe come restare lucido anche di fronte a questa droga che è l’ira e, uomo tutto d’un pezzo, avrebbe il coraggio di fronteggiare le lacrime e sigillarle in fondo al cuore. Fosse nato giapponese, poi, così coperto dal disonore, avrebbe il fegato di piantarsi uno stiletto nel ventre per togliersi la vita; d’altra parte, Francis è giusto lì, disponibile per sguainare una vecchia spada per recidergli il capo e porre fine alle sue sofferenze, nell’eventualità.
Purtroppo, però, Arthur è inglese.
Ciò significa che non farà harakiri, non piangerà fino ad esaurire tutte le lacrime, non suonerà per gridare al mondo quanto fa male. Lui è un figlio del grande Impero Britannico; tutto ciò che può fare è starsene lì, seduto in maniera un po’ meno composta del solito, osservando la pioggia che cade con tutta la malinconia che è capace di sprigionare, goccia dopo goccia.



*

Yes, I saw you were blinded
and I knew I had won
(James Blunt - Goodbye my lover)



“Senti, ormai è andata così. Lui non c’è più e sembra che vada tutto a rotoli, ho capito, però...”
“Non mi serve una spalla su cui piangere. Soprattutto la tua.” Parole gelide. Provengono da un cuore ancora più gelido, che brama tanto un po’ di calore. Ma non lo chiederà.
Francis coglie il messaggio segreto, quello nascosto fra le righe: Dacci un taglio, arrenditi.
Ma non sia mai detto che la grande Francia s’è arresa. Contro la vecchia Inghilterra, per di più. Ah!, giammai.
“D’accordo, la mia spalla non ti serve.” Una mano fra i capelli biondi. “Posso almeno farti compagnia?”
“Non puoi.”
Quello sorride di sbieco, senza dare segni di cedimento.
“Ma te l’ho detto, mon cher, in questi casi funziona soltanto una legge: quella del chiodo scaccia chiodo.”
È il suo tono più convincente, quello che fa capitolare le donne d’ogni età e tremare alcuni uomini.
“Non puoi prendere il suo posto.”
“No?”
Francis se l’aspettava, sì, certo. Ma non demorde.
Arthur finge di ridere, invece. “Vuoi forse diventare una mia colonia?” Lo sfida.
E lui sa già cosa rispondere. “Non è mai stato soltanto questo.”
Incassato il colpo, il viso dell’inglese torna ad adombrarsi, stanco di simulare e dissimulare.
“Siamo nemici. Non puoi essere mio fratello.” Minaccia.
“Neppure questo era.” E anche lui lo sta minacciando.
Inghilterra scatta in piedi, i palmi tutt’uno con le sottili venature del tavolo in legno.
“Cosa stai insinuando?”
Francis sorride.
“Esattamente quello che pensi.”
Teso e adirato così com’è adesso, Arthur pare stia tramutandosi in un drago dalle cui narici sprizzano fiamme.
“Non c’è mai stato niente!” Grida, pallido, le mani che tremano, il cuore che palpita e un macigno sul petto ad impedirgli di respirare. Niente. Non c’è mai stato niente.
“Solo perché, evidentemente, non sei riuscito a dirglielo.” Sussurra il francese, suadente.

Boccheggia. Per l’ennesima volta, non sa cosa dire. Non sa cosa rispondere. Come con lui.

Improvvisamente, sente le forze correre via, fluire dalle sue dita al tavolo al quale sono incollate, per lasciarlo vuoto e ancora più stanco, quasi stordito. Arthur, lo sconfitto, si lascia cadere sulla sedia, testa china e mani fra i capelli. “Si può sapere che cosa vuoi?”
Mentre il vincitore, dall’alto del suo trono color porpora, esulta fra sé e sé.
“Farti compagnia, te l’ho detto.”



*

So I took what’s mine by eternal right
Took your soul out into the night
(James Blunt - Goodbye my lover)



Chiudi gli occhi.”
Arthur non sa come sia riuscito mai a convincerlo.
Forse è stato il suo sguardo, forse il suo calore o il suo tocco - magari la pioggia l’ha soltanto confuso, non lo sa. E d’altra parte non ha poi molta voglia di chiederselo; preferisce piuttosto obbedirgli.
Sogna, sogna. Di chi sono queste mani? Non mie. Di chi vuoi che siano?
Niente domande, adesso, no. Solo silenzio, fruscio di tessuti, tenue tepore che diviene caldo languore.
Io non ci sono. Sono lontano, come sempre. Forse a far dispetti, forse in cerca di donne. Chi c’è lì con te?
È strano scoprire quanto delicato possa essere. Quanto la luce possa essere soffusa e come il dolce brusio della pioggia là fuori possa completare e racchiudere il ritratto, rendendone più sfocati i contorni, più evanescenti i colori e le forme.
Questa voce non è più mia. Ah... com’è che si dice?... Hold on to me.
Arthur risponde al suo richiamo, stringendosi a lui, gli occhi chiusi, come se non desiderasse altro da tutta una vita.
I’m not leaving you anymore.
La voce ora roca di Francis suona appena un po’ buffa, calata in quei panni inglesi. Ma sentir finalmente pronunciare quelle parole è quanto ha atteso per un’infinità di tempo. E adesso gli viene quasi da piangere.
A...” Sillabe che soffoca, costringendole nella gola, con le ciglia intrise di lacrime che non vedranno mai luce.
Fallo.” Mormora Francis. “Io non ti vedo, non ti sento. Non sono qui, ricordi?, non sono qui con te.
La cosa più bella che possa dirgli, ironia della sorte, è quella che consentirà a lui di far del male ad entrambi.
Alfred...” Sussurra, aggrappandosi disperato alle sue spalle, alle sue braccia.
Il dolore è camuffato da un’unica parola, che dice tutto e tutto vorrebbe negare. È un dolore che colpisce sia l’uno che l’altro, che li ha già feriti, che l’indomani mattina sarà anche più vivido e concreto, ma che, per adesso, non può fermarli.
Arthur non aprirà gli occhi e non smetterà di piangere.
Francis continuerà a stringerlo a sé, e tuttavia non gli chiederà di smettere.
Perché lui non è lì. Non gli sta bisbigliando che non lo lascerà mai. Non gli sta chiedendo, senza parole, amami come io ti amo. C’è qualcun altro. Chiunque lui voglia.



I’m so hollow, baby
I’m so hollow
(James Blunt - Goodbye my lover)



.Fin




Allora... c’è da dire che la tenevo in caldo dal mese scorso, il che fa in pratica... due settimane, probabilmente qualcosina in più. Ero (e sono tuttora) davvero incerta sulla riuscita di questa fanfiction, innanzitutto; poi sono subentrati problemi personali che mi hanno tenuta lontana dal computer (piange lacrime amare), così questa miiiiisera “storia” è finita nel dimenticatoio per un po’. Ma eccola qui, tutta per voi! XD
Mi spiace, sapete? Perché mi piacciono ambo i pairing (US/UK, Francia/UK), e guarda un po’ sono riuscita a distruggerli tutti e due in una volta sola, angstando qui e là come se niente fosse. Uffa.
Che poi nemmeno so se questo sia angst per davvero. XD
Comunque!

Tanto perché lo sappiate, il titolo - lett. Battaglia persa (in partenza) - dovrebbe far riferimento sia a Francia che ad America (nel secondo caso, c’è un chiaro nesso con la guadagnata Indipendenza americana).

Colgo l’occasione per questo piccolo disclaimer che non mi è stato possibile chiarire nel corso della fanfiction: le due frasi “Hold on to me” e “I’m not leaving you anymore”, pronunciate da Francis nell’ultima parte, rimandano alla canzone Far away dei Nickelback. Qui di seguito la strofa (finale) completa nella quale sono contenute.

So keep breathing
‘Cause I’m not leaving you anymore
Believe it, hold on to me
Never let me go


E, per chi volesse chiarimenti ad oltranza...
La vecchia Britannia ce l’ha in maniera particolare con la Francia perché (almeno secondo quanto è scritto sul mio ultimo libro di storia), nel periodo delle guerre d’indipendenza in America, molti dei volontari europei che partirono per dare manforte agli “amici” d’oltreoceano erano proprio francesi (ma non dovrebbe essere una notizia errata, visto che questo particolare me lo ricordo sin dai tempi di Lady Oscar).
Da qui la comprensibile ira di Inghilterra, in un certo senso doppiamente tradito: dal “fratellino” per il quale (qui, naturalmente) nutre un amore teneramente onesided, a senso unico (anche perché non si è mai dichiarato, quindi non può sapere quali siano i sentimenti per lui, laggiù negli States); e dall’eterno amico/nemico francese, sul quale poi scarica il risentimento che cova nei confronti di entrambi (ed ecco perché quel poveraccio di Francis è quello a cui è andata peggio, sigh sigh).

Ciò detto, chiudo definitivamente questa pagina virtuale altamente dissacrante, ben conscia d’essermi dilungata anche troppo. Grazie mille per la lettura! ^^


  
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