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Autore: KiarettaScrittrice92    05/09/2018    1 recensioni
Marinette Dupain è una delle più brave ballerine dell'Operà de Paris, ma quando il misterioso Fantasma che vive nascosto in quel luogo scopre le sue magnifiche doti canori le promette qualcosa che lei non potrà mai più rifiutare: un amore pericoloso, violento e proibito.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Passione sfrenata

Attraccarono e Marinette rimase per svariati secondi a guardarsi attorno.
Si trovavano in una grotta sotterranea. Vicino alla piccola polla d’acqua stagnante in cui avevano attraccato, proprio di fianco alla barca, vi era una scala in pietra, che portava ad un ripiano rialzato. Quel luogo, completamente illuminato di torce e candele, pareva a tutti gli effetti lo studio di un compositore.
La giovane fanciulla arrivò quasi subito alla conclusione che doveva trattarsi del nascondiglio del Fantasma, il luogo dove lui componeva le sue meravigliose opere, che poi venivano recitate in teatro, di sopra.
Con un movimento virile e allo stesso tempo mostruosamente aggraziato, egli si tolse il mantello nero, lasciandolo su un grosso baule proprio in cima alle scale.
Le ridiscese, lentamente, accostandosi alla piccola imbarcazione, per poi porgerle la mano.
«Che ne pensi?» domandò, la sua voce era diventata più calda e se possibile ancora più suadente.
«È… È meraviglioso…» balbettò un po’ imbarazzata lei, ma comunque completamente ammirata da tutto ciò che la circondava.
Ogni elemento in quella grotta era curato nei minimi dettagli, in modo da farla sembrare tetra e passionale allo stesso tempo. Gli spartiti sparsi su uno dei tavolini, la bambola rappresentate proprio lei, nel suo abito di quella sera, messa al centro di una piccola riproduzione del palco scenico, su un altro tavolo, le tende di velluto rosso.
«Qui è dove nasce la musica, qui è dove la nostra arte prende vita.» disse lui, scortandola su per le scale, lentamente.
Non appena riprese a parlare, il suo sguardo, fu nuovamente catturato completamente da lui. Quel luogo meraviglioso improvvisamente non le importava più. C’era solo lui, lui e la sua incredibile essenza che riusciva ad emanare solamente con i gesti e la voce.
«Ti ho portata qui, perché credo sia il momento.» disse lui, continuando a tenerle la mano delicata e penetrando il suo sguardo coi suoi occhi smeraldini.
«Il… Il momento? Il mo-momento per cosa?» balbettò lei, non riuscendo più a controllare perfettamente la sua voce e soprattutto la sua lingua, contrariamente di come quando cantava.
«Vorrei che tu restassi qui, insieme a me.» spiegò meglio lui, avvicinandosi di più a lei.
«Qu-qui… Cosa… Ma…»
Improvvisamente una nota di terrore si fece strada nei suoi occhi color del cielo e con un movimento veloce tentò di allontanarsi da lui, che però le teneva ancora la mano stretta nella sua, ricoperta ancora dal guanto artigliato.
Con un gesto deciso e fulmineo, il Fantasma l’attirò nuovamente a sé, facendola scontrare contro il suo petto possente.
«Non temere my lady, nessuno potrà farti del male, con me.»
Marinette sentiva il cuore martellarle in petto furioso e il fiato quasi le si mozzava in gola. La sua mente le stava urlando di fuggire, svincolarsi da quell’abbraccio, correre verso la barca e tornare al suo camerino, ma il suo istinto glielo impediva.
Aveva sempre sognato di trovarsi lì, tra le sue braccia. Più di una volta fin da quando aveva iniziato a sentire la sua voce, aveva sentito quell’impellente bisogno di incontrarlo, quella voglia sfrenata di trovarsi anche solo vicino a lui. In qualche modo, solamente sentendo costantemente la sua voce, si era perdutamente innamorata di lui. Perciò come poteva negare quell’istinto irrefrenabile.
Lui la voltò, facendo in modo che fosse la sua schiena ad aderire ai pettorali possenti, che percepiva appena sotto la giacca nera e la camicia bianca.
«Chiudi gli occhi… – disse – Chiudi gli occhi, my lady e fidati del tuo Angelo della Musica.» le soffiò in un orecchio.
Decise di seguire i suoi puri istinti. D’altronde che altro poteva fare? Di certo lui non l’avrebbe lasciata fuggire via. Chiuse gli occhi, proprio come le era stato richiesto e nel momento esatto in cui divenne tutto buio, qualcosa nel suo essere si accese.
Le mani artigliate di lui cominciarono a percorrerle il corpo, proprio sopra la vestaglia. Nel momento in cui la seta veniva toccata da lui, questa le dava una sensazione di brividi sulla pelle. Le sue mani partirono dai fianchi, per poi risalire al centro sul basso ventre e percorrerle la pancia, fino ad arrivare ai seni, strappandole un leggero sospiro.
Riaprì gli occhi, ma era talmente inebriata da quelle sensazioni e presa dai suoi occhi verdi che non si accorse di dove egli la stava portando.
Ben presto si ritrovò in un letto di cuscini in velluto rosso, che riempivano un’enorme conchiglia in ebano.
Lui si tolse la giacca nera e si posizionò su di lei.
Sentiva il suo respiro addosso, anche lui pareva eccitato e teso. La osservò per un lungo lasso di tempo, talmente lungo che a Marinette parve infinito. Percepiva distintamente il suo sguardo bruciarle addosso.
Subito dopo si tuffò su di lei. Le sue labbra si posarono sul collo niveo, prima con un piccolo bacio casto, poi succhiando avidamente la pelle, continuando a strapparle sussurri eccitati.
Le sue mani non volevano fermarsi e ripresero a fare ciò che avevano fatto poco prima, quando si trovavano entrambi in piedi, solo con più foga e passione.
Lei non sapeva assolutamente cosa fare. Era ferma, inerme. L’unica cosa che sapeva e che, qualsiasi cosa stava succedendo avrebbe voluto durasse in eterno.
«Profumi ancora di biscotti…» soffiò lui sul suo collo, subito dopo aver assaporato il suo odore.
Finalmente anche lei decise di fare qualcosa, allungando la mano verso il suo viso e, ignorando completamente la maschera che gli copriva ancora gran parte del volto, portandola ai capelli biondi.
Si allungò verso di lui, voleva la sua bocca, voleva assaporare le sue labbra, ma per qualche motivo lui si scostò.
«No, my lady… Non oggi… Un tuo bacio è un fiore che coglierò solamente quando vorrai donarmelo davvero e non quando sei in preda alla lussuria.» sussurrò lui con quella voce suadente, che la eccitava solamente a sentirla.
Lei accettò quella richiesta senza protestare e tirò solamente il viso di lui a sé, facendo in modo che le loro fronti s’incontrassero. Il suo respiro si era fatto più pesante e le sue mani sempre più vogliose.
Con un gesto improvviso e quasi brutale, le aprì le gambe. Anche questa volta lei non fece assolutamente nulla per fermarlo, anzi emise solamente un altro sospiro, che però uscì fuori come un leggero gemito.
«Ora, mia musa, canta per me…» chiese.
Senza farselo ripetere, Marinette cominciò a gorgheggiare. Nessuna parola usciva dalla sua bocca, solo versi melodiosi e argentini, proprio come gli esercizi che lui stesso le aveva insegnato.
In quel lasso di tempo lui si era privato degli indumenti inferiori, o meglio li aveva semplicemente abbassati e in un attimo prese possesso di lei.
In quel preciso istante, la sua voce divenne un’attimo più acuta, per via della fitta di dolore che percepì quando si congiunse a lui. Il dolore, però, fu sostituito immediatamente dalla passione e dall’irrefrenabile voglia di volere di più. Si avvinghiò a lui serrando le dita sulla camicia bianca e stringendola proprio all’altezza delle sue spalle, il tutto continuando a gorgheggiare.
La sua voce, prese man mano un ritmo sempre più sfrenato, seguendo quasi i movimenti di lui che la possedeva.
Arrivarono al massimo della libido in contemporanea. Entrambi affannati si guardarono negli occhi ancora per qualche secondo.
«Chiudi gli occhi my lady, riposati…» le sussurrò lui e lei, senza un fiato, obbedì.
La stanchezza era talmente tanta, che il sonno la prese quasi subito.
Solo quando fu sicuro che si fu addormentata, il Fantasma si alzò dal giaciglio e si chinò a raccogliere la sua giacca là vicino, risistemandosi gli eleganti pantaloni neri.
Dopodiché tirò una corda e attorno alla conchiglia scese lentamente una tenda di pizzo nero, in modo che mascherasse il letto, rendendolo quasi a baldacchino e permettesse alla sua musa di riposare tranquilla.

  
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