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Autore: Eridian    06/09/2018    0 recensioni
Molto tempo fa, in una lontana isola, vivevano due popoli: i rossi e i blu.
Erano comandati da due re, due fratelli: il primo aveva la pelle chiara, i capelli corvini, occhi di un blu intenso e viso sempre sorridente, tutto preso dalla madre. Vestiva sempre con abiti dai colori caldi: rossi, arancioni e gialli. Il secondo invece aveva la pelle più scura, i capelli castani e gli occhi verde smeraldo, presi dal padre. Lui al contrario dell'altro vestiva con colori freddi: blu, azzurro e viola.
[...]
In quei due popoli tutti conoscevano per bene due ragazze. Erano amiche per la pelle, si scrivevano ogni giorno lettere su lettere e quando non lo facevano stavano sempre insieme.
Erano però nate una in un popolo e l'altra nell'altro.
[...]
Nessuno seppe mai il motivo, ma i due re chiusero tutti i contatti l'uno con l'altro dopo una furiosa lite. Ma non si limitarono a loro.
[...]
E questo distrusse le due ragazze.
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amicizia Negata

 
 
Molto tempo fa, in una lontana isola, vivevano due popoli: i rossi e i blu.
Erano comandati da due re, due fratelli: il primo aveva la pelle chiara, i capelli corvini, occhi di un blu intenso e viso sempre sorridente, tutto preso dalla madre. Vestiva sempre con abiti dai colori caldi: rossi, arancioni e gialli. Il secondo invece aveva la pelle più scura, i capelli castani e gli occhi verde smeraldo, presi dal padre. Lui al contrario dell'altro vestiva con colori freddi: blu, azzurro e viola.
I loro sudditi, in base a dove erano nati, vestivano con i colori utilizzati dal loro re.
Il popolo dei rossi viveva nella parte più a nord dell'isola, sulle colline piene di alberi e campi coltivati, mentre il popolo dei blu abitava nella parte più a sud, vicino al mare.
I due re si volevano un mondo di bene e grazie a questo loro affetto anche i loro popoli erano in piena pace. Alcune famiglie vivevano divisi nei due popoli, ad esempio i genitori nel popolo rosso mentre i figli ormai adulti nel popolo blu. E lo stesso valeva per gli amici. Non c'era una sola persona che fosse in lite con un'altra.
In quei due popoli tutti conoscevano per bene due ragazze. Erano amiche per la pelle, si scrivevano ogni giorno lettere su lettere e quando non lo facevano stavano sempre insieme.
Erano però nate una in un popolo e l'altra nell'altro.
La prima ragazza era del popolo rosso: aveva dei corti e ricci capelli castani, quasi ramati, che le arrivavano fino alle spalle, gli occhi di un azzurro chiaro come il cielo e raramente portava dei grandi occhiali da vista bianchi.
La seconda ragazza, invece, era del popolo blu: aveva dei lunghi e lisci capelli di un biondo quasi oro, che arrivavano a metà schiena, gli occhi erano di color castano verso la pupilla e verde molto scuro più sull'esterno, e portava degli occhiali neri, anche i suoi da vista, ma al contrario dell'altra li indossava sempre.
Adoravano vestirsi con lunghi e corti vestiti, in base al clima, ma sempre dello stesso colore, rispettando però quello del proprio popolo.
La bionda indossava spesso un vestito dalle maniche corte, che arrivava fino a metà coscia, attillato solo in vita, di un azzurro intenso, con qualche sfumatura di blu alla fine della gonna, come fosse un mare fatto a vestito.
Il vestito della castana, al contrario dell'amica, era sì di un modello uguale, ma dal colore rosso acceso, con sfumature gialle sempre alla fine della gonna, come a rappresentare un fuoco sempre acceso.
Si incontravano quasi ogni giorno in una piccola pianura tra i loro due popoli, sempre ricca di un via vai di gente. Si sedevano su un paio di rocce in bella vista e iniziavano a fantasticare.
-Quando saremo regine...- iniziò la castana -...formeremo un unico grande popolo!-
-Sì...- aggiunse la bionda -...e creeremo un unico grande castello nella foresta qua accanto, in modo da non distruggere questa pianura incantevole!-
-Ovvio! E il colore predominante sarà...-
-Il viola!-
-Massì! Così i popoli saranno ancora più uniti!-
-Tenendo però anche il rosso e il blu!-
-Certo! Non possiamo dimenticare le nostre origini!-
E continuavano per ore e ore a immaginare il loro regno.
Ormai tutti le avevano viste, almeno una volta, parlare, giocare, ridere e scherzare insieme. Tutti le conoscevano, persino i due re che dopo aver saputo dei loro discorsi, si intenerirono.
Passavano i mesi. La pace regnava su quella terra di amore e amicizia, fino ad un giorno.
Nessuno seppe mai il motivo, ma i due re chiusero tutti i contatti l'uno con l'altro dopo una furiosa lite. Ma non si limitarono a loro. Ordinarono alle rispettive guardie di sorvegliare sulla città, facendo in modo che nessuno uscisse da lì per andare al popolo ormai considerato "nemico". Le guardie obbedirono e tutti i contatti furono bloccati e gli uccelli utilizzati per spedire le lettere all'altro popolo vennero rinchiusi dentro a delle gabbie, portate poi nei sotterranei dei castelli.
Nessuno poteva più parlare con il popolo avversario: le famiglie persero contatti con i parenti residenti nell'altro popolo e lo stesso fu per gli amici.
E questo distrusse le due ragazze.
Con grande maestria riuscirono, però, a nascondere la loro colomba con cui si spedivano le lettere e, per non essere scoperte, si scrivevano solo di sera, in modo che nessuno vedesse il volatile. La gente durante il giorno, quando le vedeva andare in giro, si stupiva della loro allegria: nessuno riusciva a comprendere il motivo di tanta gioia pur essendo una lontana dall'altra.
Si sentivano un po' egoiste nei confronti delle altre persone che non potevano avere notizie sui loro parenti e amici, ma per non vederle soffrire decisero di chiedere loro il proprio cognome, la o le persone con cui non potevano più sentirsi e cosa avrebbero voluto dirgli in quel momento, e così nelle loro lettere si scrivevano tutte le informazioni ricavate in giornata.
Tutto andava bene; certo si mancavano a vicenda ma almeno potevano sentirsi e questo colmava un poco il vuoto.
Tutta la loro felicità venne distrutta in una semplice serata, solo per un nodo lasciato troppo largo.
La ragazza bionda aveva appena finito di scrivere la sua lettera tutta allegra. Aveva messo la sua colomba sulla scrivania e, come ormai faceva ogni sera, aveva arrotolato e legato con il cordino blu la lettera al collare della colomba. Non volendo che il foglio si sciupasse, decise di lasciare il fiocco un poco più largo del solito, poi, dopo aver parlato dolcemente alla sua colomba, la lasciò volare verso la popolazione rossa.
Allegra come sempre si era messa il suo pigiamino blu quando da fuori casa sua sentì delle guardie correre al castello. Curiosa, rimise il suo grazioso vestito azzurro dalle sfumature blu ed uscì a vedere cosa stesse succedendo, come molti degli abitanti, ma non vedendo più nulla tornò in casa con un brutto presentimento.
Nel popolo rosso intanto la colomba era arrivata a destinazione e furtivamente la castana l'aveva lasciata entrare. La mise nella cesta utilizzata come suo piccolo nido che a sua volta mise sulla scrivania e fece per prendere la lettera. Non trovò nulla, se non un piccolo nastro blu che penzolava dal collare della colomba.
Stranita e preoccupata si era subito messa a scrivere all'amica: le chiedeva come mai non le avesse mandato alcuna lettera e se stesse bene. Legò il foglio al collare della colomba con un nastro rosso, lasciando penzolare il nastro blu dell'amica, e subito la fece volare via.
Il volatile arrivò a destinazione in breve tempo. La bionda si stupì del suo ritorno così veloce e subito lesse il messaggio rimanendo stranita. Era sicura di averle inviato una lettera.
Non fece in tempo a rispondere, però, che due grandi corni, in due zone diverse dell'isola, iniziarono a produrre un suono fastidioso, e ciò non era un buon segno.
Nel regno blu il re dalla pelle scura aveva convocato con quel suono i suoi sudditi nella grande piazza centrale, pur essendo notte fonda. E appena tutti furono lì, ragazza bionda compresa, lui parlò.
-Miei sudditi! Le mie guardie, durante la ronda notturna, hanno trovato una lettera piovuta dal cielo. Questa parla della vita che conduciamo qui, di alcuni di voi e chiede della gente del popolo rosso.- fece una piccola pausa. -Sono stato subito informato. Qualcuno di voi ha nascosto un volatile e presto provvederò a far perlustrare le vostre case. Chi l'ha fatto verrà giustamente punito.- un'altra pausa. -Come ultima cosa, è mio dovere informarvi di ciò che ho fatto dopo averlo scoperto. Anche il popolo rosso ha infranto questo distacco tra i popoli e date le circostanze ho dichiarato guerra. Ognuno di voi parteciperà. Quindi preparatevi. I fabbri costruiranno armi e scudi resistenti. Ogni persona sarà equipaggiata con almeno uno di entambi. Dobbiamo vincere questa guerra. Ora dormite, miei sudditi. Abbiamo due giorni per prepararci.- e finito il discorso tornò al castello, seguito dai suoi soldati. La gente tornò alle proprie abitazioni chiedendosi chi fosse colui o colei che avesse tenuto il proprio volatile. Solo una persona però rimase ferma a guardare il vuoto. La ragazza bionda era sconvolta. Ecco perchè le era stato detto di non aver ricevuto alcuna lettera. Era scivolata via, e le guardie l'avevano trovata.
E ora rischiavano di morire entrambe. Corse disperata verso casa sua e in un batter d'occhio scrisse, con una calligrafia disordinata e tutto in maiuscolo, quello che aveva appena sentito, chiedendole anche di pensare a un modo per evitare questa guerra; disperata e spaventata, la legò per bene alla colomba con il nastro blu utilizzato in precedenza e la fece volare verso quello che sarebbe diventato presto un campo di battaglia.

Intanto nel popolo dei rossi, il re, come aveva fatto il fratello, aveva convocato i suoi sudditi. Disse, a sua insaputa ovviamente, le stesse cose del fratello, cambiando la parte del "dichiarare guerra" con "ci hanno dichiarato guerra". Come l'altro re, anche lui tornò al castello finito il discorso e, senza pensarci due volte, la castana corse a casa sperando di trovare la colomba. E fu così, ma la trovò con un messaggio. Le stesse cose che avrebbe scritto lei all'amica.
Nei due giorni successivi per non destare sospetti parteciparono anche loro ai preparativi per la guerra. Si erano sentire solamente la notte dopo la scoperta e quella prima della guerra.
Il giorno della battaglia arrivò in un lampo. Tutti si erano preparati per una lotta che non volevano fare. Le due ragazze avevano già organizzato tutto in quelle notti, avvisando poi le altre persone nel proprio popolo. Avrebbero dovuto far finta di lottare, senza ferire nessun avversario e senza farsi ferire. Tutto questo ovviamente i due re non lo sapevano e mai lo avrebbero saputo.
Due giorni dopo tutto era pronto. I due popoli erano uno di fronte all'altro. Armi e scudi in mano. E la consapevolezza che tutto sarebbe andato bene.
Senza averlo previsto, i due re all'unisono gridarono un "all'attacco!" e tutti eseguirono. Per non complicare le cose le persone lottavano contro gente dell'altro popolo che non conosceva, così non avrebbero avuto titubanze e non avrebbero rovinato il piano.
Solamente quattro persone non combattevano: le due ragazze e i due re.
Le ragazze erano una al lato opposto dell'altra e si cercavano. Nessuna delle due aveva armi in mano, ma con tutta quella gente che combatteva nessuno le avrebbe notate. Si avvicinavano piano piano una all'altra senza rendersene conto.
Il piano andava per il meglio, nessuno era stato ferito ed era un continuo attaccare e parare. C'era troppo rumore di armi che sbattevano contro scudi, però, per sentire un agghiacciante suono.
Come già detto, i due re non combattevano, ma stavano in piedi su due piccole colline vicine al campo di battaglia, e si guardavano. Credevano di provare odio reciproco, ma non si rendevano conto che avevano commesso un enorme errore a pensare questo.
Dopo essersi fissati a lungo con sguardo di sfida, i due fratelli ripresero a guardare la lotta. Nessuno aveva ancora ferito nessun'altro. E questo li stava facendo irritare. Ma il primo che perse le staffe fu il re dalla pelle chiara, re del popolo rosso. Prese il suo arco e puntando verso il cielo in diagonale fece scoccare una freccia, destinata a una delle tante persone là sotto. Chiunque avesse colpito sarebbe morto; questo avrebbe fatto scatenare la rabbia nel popolo amico e sarebbe così iniziata la vera lotta.
Le due amiche si cercavano disperate. Non potevano urlare il nome dell'altra o i re le avrebbero scoperte, e questo metteva sempre più ansia alle due. Fu un attimo. La castana del popolo dei rossi si girò alla sua destra cercando ancora, e ciò che vide le frantumò il cuore in pezzetti piccoli e schegge che la distruggevano da dentro. Dietro ad alcune persone che combattevano giaceva un corpo non troppo piccolo, ma nemmeno troppo grande. I lunghi capelli biondi sparsi per terra, gli occhi chiusi, il sorriso sulle labbra, il vestito azzurro che la copriva come aveva sempre fatto: perfettamente. Solo due cose non andavano. Una macchia rossa, e una freccia a livello del cuore. E su quella freccia c'erano piume rosse.
Camminando piano piano verso quel corpicino, passò in mezzo ad alcune coppie di combattenti che dopo averla fatta passare si misero a guardarla.
Quando giunse davanti a quel corpo, non solo notò che sorrideva spensierato, ma puntava nella direzione da cui lei proveniva. L'aveva vista. Stava per andare verso di lei. Ma il suo re l'aveva uccisa.
Si inginocchiò tremante accanto a lei. Le prese una mano nelle sue più piccole. Fredde goccioline d'acqua iniziarono a rigarle il pallido viso. Un urlo. Il suo nome. Iniziò a gridare e piangere come se con la bionda fosse morta anche lei. E il suo cuore, che condivideva con quello dell'amica, si era trasformato in polvere, portato via dal vento per sempre.
Era furiosa. Disperata.
I combattenti si erano fermati al primo urlo. Si erano messi a guardarle. Le giovani donne più sensibili avevano pianto con loro, mentre gli uomini trattenevano lacrime salate per calmare le loro donne. Mentre armi e scudi erano soltanto un lontano ricordo lasciato a terra.
I due re conoscevano bene quelle ragazze, e pur "odiandosi" non poterono vedere tutto quel dolore. Scesero dalle colline e le raggiunsero avvicinandosi l'un l'altro, come non accadeva da tempo.
La castana li sentì. Allora tremante si alzò e prese a urlare disperata contro di loro.
-Vi rendete conto?- basta formalità. Ormai non ne valeva più la pena. -Per colpa vostra e della vostra stupida lite questa ragazza se n'è andata per sempre!- l'avrebbero di sicuro uccisa dopo questa sceneggiata. Ma non le importava. Voleva farsi sentire. -Voi vi considerate nostri re! Dovreste essere i primi a proteggere la vostra gente! Invece avete fatto soffrire tutti noi per un tempo che sembrava infinito! Ci avete separato dai nostri cari e ci avete fatto finire in guerra! E l'avete uccisa! Come potete considerarvi nostri re dopo tutto il male che avete causato!- la gola le bruciava. Non voleva fermarsi ma la loro reazione la lasciò di stucco.
Si erano inginocchiati, tolti le corone e i loro mantelli. Li avevano poggiati davanti a loro e si erano inchinati davanti a quella disperata ragazza e alla sua amica senza vita, ma serena.
-Hai ragione.- disse il re del popolo dei blu, quello dalla pelle color cioccolato. -Abbiamo commesso un grandissimo errore.-
-Non meritiamo queste corone. Soprattutto io. Ho ucciso una povera ragazza innocente. Da oggi non saremo più vostri sovrani.- annunciò poi il re del popolo dei rossi, dalla pelle color avorio.
La castana non aveva parole. Erano sinceri, si vedeva dai loro volti. Allora, ancora in lacrime, pose la mano a entrambi. Senza sorridere.
Loro la accettarono e si alzarono in piedi.
-Avete capito i vostri errori. E lei ne sarebbe stata felice. Quindi...vi perdono. Può succedere a tutti di sbagliare.- si fermò e singhiozzò, le lacrime non volevano smettere di scendere. -Ma non farò la stessa cosa per aver ucciso la mia amica. Trovate dei nuovi sovrani e diventate delle semplici persone come eravamo e siamo tornati ad essere tutti.- i due ex-re annuirono non riuscendo a dire nulla. Quella ragazza aveva ragione. E loro dovevano solo obbedire. Avevano sbagliato.
La castana venne lasciata sola per rispetto insieme all'amica. Quante cose le disse. Quante lacrime furono versate. Le parlava come se fosse ancora lì con lei, come se potesse rispondere. Ma infondo lo era. E non parlo del solito "rimarrà nel tuo cuore per sempre". No. Perchè appena venne lasciata sola con la sua defunta amica, la loro colomba bianca le aveva raggiunte. E sul collo portava un fiocco viola. Si era posata sulla bionda guardando dolcemente la castana. E allora la ragazza ancora in vita ora parlava con la colomba, perchè lei sentiva che dentro quell'esserino, si nascondeva l'anima di una persona a lei molto cara.
Il corpo della bionda venne sepolto due giorni dopo. La castana, pur essendo immensamente triste, aveva un lieve sorriso in volto, perchè sapeva che la sua amica era ancora lì con lei, sulla sua spalla per la precisione.
Passarono i giorni e la povera castana rimaneva chiusa in casa con la sua amichetta dal grande fiocco viola sul collo. Finchè a mezzogiorno del secondo giorno più importante della sua vita, qualcuno aveva bussato alla sua porta.
Con un enorme sforzo era andata ad aprire, e quello che le si parò davanti la lasciò perplessa e sconvolta. Le due intere popolazioni erano riunite davanti a casa sua con dolci sorrisi, e le prime due persone che vedeva erano proprio i due ex-re.
-Ciao. Come ti senti? - aveva gentilmente chiesto il ragazzo dalla pelle più chiara.
Lei non aveva risposto. La sua espressione in volto...no. Lei non aveva alcune espressione in volto. Le uniche caratteristiche diverse erano due grandi occhiaie sotto agli occhi e il pallore parecchio evidente sulla sua pelle.
-Siamo venuti a chiederti una cosa.- continuò il ragazzo dalla pelle più scura.
-Ne abbiamo parlato con entrambi i popoli e...-
-...tutti hanno acconsentito, quindi volevamo chiederti se...-
-...se tu vorresti diventare la nostra regina.-
La castana strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca. Il suo... il loro sogno si stava avverando.
Guardò tutti e due i popoli e tutti la guardavano speranzosi. Credevano che lei potesse riuscire a governare l'intera isola.
Lascio sfuggire un piccolo e dolce sorriso. Annuì.
Tutti esultarono e anche la castana doveva ammettere di essere felice.
E così il loro sogno si realizzò. Diventò una splendida regina, che non lasciava mai la sua colomba. Perchè lei sapeva che dentro quella colomba c'era lei.
Ed esaudì ogni loro desiderio. I castelli rossi e blu divennero bellissimi posti per far giocare i bambini e fu creato un unico enorme castello sulle tonalità del viola, del blu e del rosso, in mezzo alla foresta, dietro alla loro piccola pianura. Ognuno era libero di andare dove voleva e di vestirsi come più gli piaceva, sempre restando con colori sul viola, rosso e blu. Tutti amavano la nuova regina. Era dolce e solare. Aiutava sempre tutti e la gente amava il suo modo di fare.
E dal giorno in cui fu proclamata regina, quell'isola divenne il paradiso della pace, dell'amicizia e dell'amore.
Ma tutti sapevano che pur essendoci sentimenti positivi in enormi quantità, nulla avrebbe mai potuto egualiare la grandissima amicizia che c'era stata e c'è tutt'ora tra quelle due splendide ragazze.
  
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