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Autore: Demigod97    06/09/2018    2 recensioni
Una breve avventura di Percy nell' oceano, ambientata durante la guerra contro Crono, alla ricerca del fratellastro.
Dal testo (prologo):
Si fece serio. “Papà, che sta succedendo?”
Sapeva bene che un dio non si scomodava per chiedere come stesse andando il week-end, nemmeno al figlio.
“Tyson… è scomparso.”
“Scomparso?” proruppe Percy. “Come scomparso?!”
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Tyson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La temperatura dell’acqua era quanto più perfetta si potesse desiderare. Percy non considerava mai questo dettaglio, in quanto era in grado di controllare le correnti a piacere e quindi avere quelle calde sempre nelle vicinanze, ma in questo caso ciò non si rese necessario. Era anche limpida, tanto da riuscire a vedere il fondo qualche metro sotto. Forse non era al mare, forse era in paradiso. O in un sogno. Era andato a dormire? Il semidio non riusciva proprio a ricordarselo.
Una miriade di pesciolini gli nuotavano attorno, seguendo traiettorie a forma di cerchio di diverse dimensioni. La cosa lo fece pensare al sole, con i pianeti che ruotavano attorno, però era comunque molto strana.
Percy si immerse, portando anche la testa in acqua, ma così facendo disperse le creature vicine. Un’altra invece, più grossa delle altre, si avvicinò. Non aveva idea di che pesce fosse, e si vergognò un po’. Per fortuna che suo padre era Poseidone.
“Percy.”
A proposito di suo padre, questa era proprio la sua voce e proveniva dal pesce che si ritrovava davanti. Quindi, a meno che non aveva assunto per errore qualche sostanza particolare che provocava allucinazioni, Poseidone voleva parlare con lui. Non era un bel segno, questo era certo.
“Padre” rispose educatamente, “siamo in un sogno?”
“Beh si, come credevi di essere arrivato qui? Siamo nel bel mezzo del nulla!”
Il ragazzo guardò dietro di sé, dove aveva dato per scontato ci fossero le capanne del Campo Mezzosangue, ma invece non c’era nulla, e lo stesso poteva dirsi per ogni altra direzione. Quel pesce era davvero convincente.
Si fece serio. “Papà, che sta succedendo?”
Sapeva bene che un dio non si scomodava per chiedere come stesse andando il week-end, nemmeno al figlio.
“Tyson… è scomparso.”
“Scomparso?” proruppe Percy. “Come scomparso?!”
“Era andato in missione. Un’esplorazione. Ha insistito perché mandassi lui…” spiegò il dio.
“E tu l’hai lasciato andare da solo?” gridò.
“Calmati, figlio mio” si difese Poseidone. “Non doveva essere pericoloso, il suo compito era cercare una miniera di bronzo celeste. Sai, con la guerra che incombe ne serve sempre di più. Se la missione fosse andata male non l’avrebbe trovata, nulla di più. Non so nemmeno cosa sia successo, per questo devi andare a cercarlo, Perseus. C’è qualcosa che non va. Trova tuo fratello!”
Già alle ultime parole, la voce aveva iniziato ad allontanarsi, dopodiché la corrente iniziò a spingerlo rapidamente indietro, sempre più veloce.
Percy aprì gli occhi e si ritrovò seduto sul suo letto. Impiegò un attimo a connettere e realizzare ciò che era appena successo.
“Tyson” sussurrò, poi si gettò di corsa fuori dalla stanza.
 
Percy sfrecciava sul prato del Campo, ancora vuoto, veloce come poche volte in vita sua. Andava talmente veloce che faticava a stare in equilibro, mentre con la mente pensava già alle parole da rivolgere a Chirone per convincerlo a farlo partire nel minor tempo possibile. Non sapeva in che condizioni fosse il ciclope, la tempestività sarebbe potuta risultare decisiva.
Bussò alla porta e dopo qualche secondo apparve Chirone, troppo rapidamente perché stesse dormendo, e a giudicare dalla stanchezza che traspariva dal suo volto, quella non era l’unica notte insonne che aveva passato. Inoltre Percy sospettava che nei giorni a venire ne avrebbe avute altre, almeno finché la guerra di Crono non fosse giunta al termine.
“Percy, non dovresti essere sveglio a quest’ora.”
“Signore, ho sognato mio padre stanotte, e…”, ma il centauro non lo fece finire.
“Va bene, accomodati.” Chirone, grazie alla sua esperienza millenaria, aveva già capito la gravità della situazione.
Una volta dentro, Percy non perse tempo a sedersi, ma iniziò a parlare subito: “Tyson è in pericolo, signore. Non so cosa sia successo ma… ha bisogno di me ora. Ho bisogno che lei mi lasci andare.”
“Andare dove, esattamente?” domandò il centauro, poi proseguì: “Ho bisogno dei dettagli, ragazzo.”
Il semidio provò quindi a calmarsi, prima di raccontare tutta la storia.
“Come ti ho già detto, stanotte ho sognato Poseidone. Non mi ha detto molto, solo che Tyson è andato alla ricerca di una miniera di bronzo celeste, ma non è più tornato, ne ha contattato nessuno. Mio padre dice che non doveva essere pericoloso, e ciò lo preoccupa.”
“Di questi tempi tutto è pericoloso. Avrei preferito averti qui per affidarti alcuni compiti, ma non fa nulla, incaricherò altri. Tu vai pure, capisco che per te la cosa sia importante. Se ti mandassi da qualche altra parte probabilmente saresti distratto e finiresti per farti ammazzare. Oppure andresti comunque da Tyson.”
 
Il Mare era completamente immobile, nessun segno di movimento. Percy aveva sulle spalle uno zainetto, contenete solo del cibo. Aveva pensato rapidamente a cosa potesse servirgli, e l’unica cosa di qualsiasi utilità che gli era venuta in mente era stata solo quella. Ovviamente avendo Vortice in tasca non aveva bisogno di nessun’altra arma, mentre i soldi gli sembravano parecchio inutili sotto l’oceano. L’unica altra cosa di cui aveva bisogno era il trasporto e di quello se ne sarebbe dovuto occupare suo padre, ma per ora non era ancora arrivato. Il semidio sperava che suo padre gli avesse mandato degli ippocampi com’era solito fare, anche se qualche volta aveva mandato altro, come uno squalo, ad esempio. Non che Percy ne avesse paura, sapeva che nessuna creatura avrebbe osato fargli del male, ma onestamente trovava gli ippocampi molto più simpatici. Almeno non pensavano continuamente al sangue. Sorrise, quasi per sollievo, quando ne vide arrivare due.
Un momento, perché erano venuti in due?
Forse suo padre non sapeva se fosse da solo o no, magari pensava che Annabeth lo avrebbe accompagnato, e se avesse avuto più tempo le avrebbe chiesto sicuramente aiuto, ma nella fretta non aveva avuto il tempo di fare nemmeno quello. E suo padre era un dio, sicuramente sapeva tutte queste cose. Probabilmente il secondo ippocampo era per Tyson, andava pur portato via da dove si trovava dopotutto, qualsiasi posto fosse.
Era già in sella e pronto ad immergersi nel viaggio, ma l’altra creatura era rimasta immobile.
“Coraggio bello, dobbiamo andare!” la spronò Percy.
Quello rimase immobile.
“Credo stia aspettando me, sai noi donne ci facciamo sempre attendere.”
Si girò di scatto e come aveva intuito dalla voce, si trovò davanti Annabeth. La ragazza indossava i classici vestiti del Campo, aveva raccolto i capelli biondi in una coda e portava uno zaino molto simile a quello di Percy. Insomma, era pronta per partire.
“Che ci fai tu qui?” chiese il semidio, con il sorriso che iniziava già ad allargarsi sul suo viso, sospettando la risposta. Non era sveglio quanto la ragazza, ma non bisognava essere figli di Atena per capire perché lei fosse lì.
“Secondo te, Testa d’Alghe?” chiese Annabeth, mentre si avvicinava all’ ippocampo. “Dopo che sei stato da Chirone, è venuto ad avvisarmi. Sa benissimo che non sopravvivresti dieci minuti senza di me.”
“Non sono d’accordo con questo, me la caverei benissimo. Visto che è tutto pronto, si parte!”
Sperando che non fosse già troppo tardi.



Angolo Autore
Eccomi qui, con la mia seconda storia su EFP, a ben quattro anni dalla prima. Spero di aver fatto un buon lavoro.
Prossimo capitolo: Giovedi 13 Settembre. Arrivederci, se vorrete continuare la lettura.
-Matteo
  
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