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Autore: alberodellefarfalle    07/09/2018    0 recensioni
AMORE IN CORSIA
Raccolta di one-shot con un unico comun denominatore: la corsia di un ospedale. L'amore tra studenti di medicina, infermieri, medici e pazienti in una serie di storie pubblicate non appena la mia testolina ne produrrà qualcuna. Perchè la corsia di un ospedale? Perchè è il mio mondo e perchè è un posto dove puoi incontrare tantissime persone e magari tra la sofferenza e il dolore scoprire la vita e l'amore. Buona lettura.
PS Ho aggiunto all'inizio di ogni capitolo un piccolo riassunto, così sapete ogni volta di cosa si tratta e potete scegliere cosa e quando leggere. Trattandosi di storie indipendenti l'una dall'altra potete leggerne una piuttosto che un'altra, una prima di un'altra. Ovviamente io spero che le leggiate tutte e che vi piacciano tutte, ma sta a voi scegliere. Di nuovo BUONA LETTURA.
NB L'ultima piccola fatica è una storia a cui tengo tantissimo, liberamente ispirata a fatti veri.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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CA
 

Passare la notte sola non è quello che possa dirsi la cosa migliore del mondo, soprattutto se quella notte non la passi al calduccio sotto le coperte, magari dopo aver visto un bel film, con tanto di pop corn e birra, ma infreddolita, in un paesino sperduto di montagna, a lavorare.
CA, Continuità Assistenziale, la vecchia e cara guardia medica, quella che si chiama per il classico mal di pancia, colpo di freddo,  o per farsi prescrivere quei due o tre mila farmaci pur di non fare la fila interminabile del medico di base.
Intendiamoci, a me piace il mio lavoro, non mi lamento nemmeno se devo misura la pressione per venti volte di fila, ma quando il tuo cordinatore ti piazza quasi tutti i turni di domenica, aggiunge la festa del paese - con conseguente avanti e indietro di indigestioni e sbronze-, hai saputo che hanno aggredito una tua collega in un presidio a pochi chilometri dal tuo, proprio passare la notte da sola, dopo una giornata in cui non hai avuto respiro e a cui si aggiunge una litigata (telefonica) con tua sorella, non è proprio il massimo dell'esistenza.

Poggio la mia "settimana enigmistica" appena sento suonare il citofono e mi precipito al portone, perchè ovviamente il pulsante dell'apertura automatica non funziona. Sbricio la telecamera di sorveglianza per capire di chi si tratta, sempre per il principio che fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio e sempre perchè è l'una di notte e io sono sempre sola.
"E tu che ci fai qui?" chiedo a un'imbacuccato ragazzo, che si fa strada nella sala d'aspetto.
"Posso?" chiede indicando la stanza visite. 
Io annuisco e chiudo il portone, dopo di che lo seguo.
"Prego, accomodati." gli indico la sedia di fronte la scrivania, ma lui non la raggiunge mai perchè si gira verso di me e mi punta con quegli occhi color ghiaccio che sembrano due fanali.
"Ti ho portato della cioccolata calda." mi porge un bicchiere di carta, di cui mi accorgo solo ora, stretto tra le dita inguantate.
"Non dovevi, ti ringrazio. Ma come facevi a sapere che ero qui?" chiedo curiosa, afferrando il bicchiere e portandomelo al naso per annusare l'aroma del cioccolato.
"Fondente, come piace a te." mi sorride "E comunque ho solo avuto fortuna, perchè passavo di qua per caso e ho provato."
Lo guardo scettica "E per caso avevi anche una cioccolata calda in mano, fondente per giunta?" lo prendo in giro.
Lui si toglie sciarpa, berretto e guanti e si passa la mano tra i capelli.
"Oh e va bene ci speravo proprio che fossi di turno." rivela con, cosa era quello?, Imbarazzo?
"Va bene, ma solo perchè mi hai portato la cioccolata calda." riprendo posto dietro la scrivania. "Su, dimmi, posso esserti utile in qualche cosa?" gli chiedo. In fondo sono qui per questo.
"No, nulla, sul serio ero solo di passaggio." fa spallucce.
"Sei sicuro che vada tutto bene?" Insomma non si va all'una di notte in guardia medica, pardonne, in continuità assistenziale per niente "Ho ... " balbetto, dannazione "... ho saputo di tua moglie. Auguri!" gracchio "Lei sta bene?" 
"Lei si." risponde secco, fissandomi con quegli stramaledettissimi occhi color ghiaccio che sembrano volermi congelare qui sul posto, come se ce ne fosse bisogno, come se già non sentissi tutto il freddo di questa notte invernale, come se non sentissi tutto il freddo di essere una donna sola. "Lei si ..." ripete "Io meno."
Lo guardo confusa.
"Come posso aiutarti allora?" aggrotto le sopracciglia.
Poi tutto succede in un attimo
Mi raggiunge alla scrivania e si sporge sopra di essa fino a che i nostri nasi non collidono e sento il suo alito caldo sul viso. La cioccolata trema stretta tra le mie dita e rischio di rovesciarla addosso a lui e addosso a me, ma non sembra nemmeno farci caso.
"Così" E mi bacia.
Io resto troppo sconvolta per fare qualcosa.
Almeno i primi secondi.
Poi realizzo che un ragazzo mi sta baciando, che LUI mi sta baciando e, al diavolo la cioccolata, che finisce abbandonata sulla scrivania, me lo trascino quasi addosso per approfondire quel bacio.
"Perchè?" chiedo col fiato corto, ad occhi chiusi.
"Perchè lo desideravo sin da quando ti sei trasferita nell'appartamento accanto al mio." mi spiega. Anche lui ha il fiato corto e non accenna ad allontanarsi, anche se è messo sdivaccato sulla scrivania, anche se non dovrebbe essermi così vicino - come se non fosse stato più vicino di così -.
"Perchè adesso?" stavolta apro gli occhi e nuovamente vedo i suoi color ghiaccio. Non sono mai stati così vicini, non avevo mai visto quanto fossero chiari e luminosi e profondi.
Lui si allontana, aggira la scrivania e mi raggiunge per inginocchiarsi ai miei piedi. Mi volto a guardarlo e recupera le mie mani, catturandole tra le sue.
"Non chiedermelo." Mi scruta come un cucciolo, un cucciolo spavaldo e affascinante.
"Devo chiedertelo. Ti sei sposato, tua moglie è incinta." anche se è l'una di notte e lui mi ha appena baciato, il mio cervello funziona ancora.
"Ti ricordi di quando prendevamo il caffè e il the insieme?" cambia discorso.
"Come potrei mai dimenticarlo? Erano i momenti migliori di quel primo anno di università in quella città così sconosciuta e  immensa. Eri il mio punto di riferimento per tante cose." sorrido.
"Avrei voluto farlo ogni santo pomeriggio." mi rivela.
"E perchè non l'hai fatto?" sono esasperata.
"Mi ..." tentenna "... avresti baciato." afferma, stupito.
"Ti ho baciato adesso, dopo anni, quando tu hai una moglie incinta a casa che ti aspetta. Certo che lo avrei fatto allora, non desideravo altro." confesso. 
"Perchè non me lo hai mai detto?" il suo tono è dolce, quasi compassionevole.
"Perchè non me lo hai detto tu? Io non aspettavo altro." il mio è infuriato.
"Perchè credevo che ... oh eri sempre così restia." si inalbera lui.
"Io ero una ragazzina timida, alla sua prima esperienza fuori casa, alla sua prima esperienza con un ragazzo. Tu eri più grande, più maturo e poi le vedevo tutte le ragazze che entravano e uscivano dal tuo appartamento. Che dovevo fare secondo te?" sono ancora arrabbiata e gelosa per quelle ragazze.
Lui mi studia attento, capisce cosa provo, questa volta è bravo a leggermi. Mi sorride e si protende di nuovo verso di me e mi bacia. Le sue labbra sono così morbide e fresche e io lo so che non dovrei, che è sbagliato, che non è giusto per sua moglie, per il suo bambino e anche per me, che, oltretutto, sono a lavoro, ma si tratta di lui, della mia prima cotta, di uno dei ragazzi più belli che io abbia mai visto. E allora nulla importa più. Mi faccio travolgere, lo bacio anche io, gli scombino i capelli con le dita, gli mordicchio il collo, mentre lui mi succhia l'orecchio e improvvisamente il suo cappotto è un orpello inutile, il mio camice diventa insopportabile, il suo maglione fastidioso e potrei continuare fino a che non rimaniamo nudi, infreddoliti e terribilmente eccitati, verso mete che forse mai scoprirò, perchè il campanello suona e io ripiombo nella realtà.
Lo guando negli occhi smarrita, mentre mi sistemo il camice e cerco di ricompormi, almeno esteriormente, perchè interiormente è praticamente impossibile.
Lo guardo negli occhi e vorrei cancellare tutto e nello stesso momento vorrei che resti indelebile nella mia mente.

CA, continuità assistenziale, penso che no, CA può significare anche Cazzata Apocalittica.


A volte ritornano, anche cresciuti, anche diversi.
Ci sono cose vere, cose reali scritte qui e cose assolutamente inventate, ma passare ore in CA porta anche a questo.
Spero vi abbia strappato, non so, un'emozione (si dice strappare un'emozione? Forse no). Comunque spero che in un modo o in un altro vi sia piaciuto almeno un po'.
Vi auguro buona notte.

  
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