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Autore: Kris91    08/09/2018    1 recensioni
ATTENZIONE! Come da avviso, sto riaggiornando con calma la storia, anche per inserire i nuovi dettagli visti nel remake.
Dopo la terza guerra mondiale, la Terra e il genere umano faticano a riprendersi. Molte nazioni sono scomparse e altre hanno prosperato. Gli esseri umani si dividono in grandi e tecnologiche metropoli e in poveri villaggi dove anche saper leggere è un lusso.
Tuttavia, esiste una società che non conosce decadenza: il Mondo Nascosto.
Il Mondo Nascosto, invisibile agli esseri umani, è regolato da un organizzazione chiamata l'Ordine. Durante un incantesimo di protezione annuale, un'apprendista viene risucchiata da un portale. Due donne dovranno varcare le dimensioni per andare a recuperarla. Ma, come si accorgeranno, il pianeta di Gaia è tutt'altro che disabitato.
* * *
- Così non va... Krizia ha avuto una specie di premonizione al Tempio degli Antichi -
- Una premonizione? Che premonizione? -
Barrett era evidentemente confuso, così come tutti gli altri che le fissarono in attesa.
- E' successo qualcosa che ancora non siamo riuscite a capire ma... Una cosa è sicura: qualcuno o qualcosa ha manipolato la vostra linea temporale creandone una alternativa in cui i fatti e il destino di questo mondo e di chi lo abita, sono cambiati -
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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CAP. 1

Germania, Foresta Nera, Arcrow
31 Dicembre, h 23.45

Come ogni anno, l'ultimo giorno era arrivato.
Per molti voleva dire bagordi tutta la notte, e non era accezione solo degli esseri umani, ma per i guerrieri dell'Ordine della classe più alta, voleva dire anche un'altra cosa: l'incantesimo di protezione.
L'incantesimo era attivo da millenni, separava il Mondo Nascosto da quello umano, ma ogni anno doveva essere rinnovato.
A tale scopo, il capo dell'Ordine Mirjana e sua figlia Halen, avevano riunito anche quell'anno la classe più alta nella Cripta.
La Cripta era un'antica città di fattura gotica edificata ai tempi della caccia alle streghe dalle streghe bianche per non essere bruciate sul rogo insieme alle streghe oscure.
La città era ben custodita da streghe e druidi che vi abitavano tutto l'anno. Per quanto facessero del loro meglio, allo scorrere delle ere non potevano opporsi nemmeno loro: la città era stata, in buona parte, ingoiata da diversi strapiombi che si erano aperti, tuttavia la piazza principale e l'immensa si erano momentaneamente salvate.

Ed era proprio nella piazza principale, che il capo della sezione militare, Hathor, osservava con finto interesse la cupola in cristallo nero e filigrane dorate che attendeva solo di essere aperta per l'incantesimo.
Impegnata a lottare col colletto della divisa che la soffocava, nemmeno si accorse della presenza di Mirjana che l'affiancò, per poi alzare lo sguardo anche lei verso la cupola nera.
- Se ne va un altro anno, eh? - ruppe il silenzio Hathor, voltandosi verso l'amica.
- E' così che deve essere. Prima o poi il tempo si prenderà anche noi - rispose Mirjana, voltandosi anche lei verso Hathor.
- Sei così stanca di vivere? -
- Beh, ho diversi anni più di te... -
L'espressione di Hathor la convinsero a cambiare argomento.
- Aeni ti ha dato molti problemi? -
Aeni era una ragazzina diciottenne che Hathor aveva trovato un anno prima in missione. La ragazzina l'aveva volontariamente seguita all'Ordine, ma probabilmente non aveva ben capito dove l'avrebbe portata; così tutto d'un colpo le erano state imposte regole che lei non aveva mai seguito.
Hathor la trovata insolente e irritante, con la curiosità tipica di chi non aveva mai visto il mondo e la presunzione di chi pretendeva di sapere tutto.
- Effettivamente è stata parecchia dura. Quella ragazzina è furba: mi chiede le cose dopo l'allenamento così non ho la mente abbastanza lucida per ragionare su ciò che mi chiede, per poco non le davo il permesso di venire stasera. Alla fine mi son salvata dicendole che sono la sua insegnante e, come tale, ogni sua eventuale promozione in una classe superiore dipende da me e che quindi mi deve ascoltare senza fare troppe storie -
Quello che sembrava uno sbuffo da parte di Mirjana, costrinse Hathor, che era tornata a fissare la cupola, a girarsi verso di lei.
Infatti la donna si era portata un mano davanti alla bocca pitturata di blu, tentando di non scoppiare a ridere.
- Non pensavo arrivassi a tanto pur di farti obbedire -
- Nemmeno io, ma in amore e in guerra tutto è lecito. Aeni impara in fretta, ma non altrettanto in fretta impara la disciplina -
- Già, chissà chi mi ricorda... -
Mentre Mirjana assumeva un'espressione di pensierosa canzonatura, l'occhiata che le rivolse Hathor fu più esaustiva di qualunque insulto.
Come guidata da un sesto senso, Mirjana si girò verso il centro della piazza dove incrociò lo sguardo di sua figlia Halen, segno che era il momento.

Hathor si stava portando al centro della piazza, quando notò con la coda dell'occhio una figura che si nascondeva rapidamente dietro a una delle numerose colonne.
Stava per andare a prenderla per i capelli quella dannatissima ragazzina, quando Mirjana la richiamò.
- Faremo i conti più tardi, maledetta - pensò ferocemente Hathor mentre si sbrigava a raggiungere gli altri Cacciatori.
Mirjana e Halen presero posto al centro dl cerchio magico inciso nel selciato della piazza. Dopo un breve discorso di ringraziamento e per ricordare le regole, si posizionarono l'una di fronte all'altra mentre i Cacciatori, già disposti sul cerchio più esterno, misero le mani parallele a quelle del compagno accanto in modo che fra di esse vi fosse almeno una decina di centimetri a separarle.
Madre e figlia iniziarono a intonare una nenia in una antica lingua ormai scomparsa, seguite a poco a poco da tutti i Cacciatori.
In breve gli occhi delle due sembravano spegnersi della poca umanità che avevano, per accendersi di una fredda e inumana luce bianca.
Completamente in trance, i Cacciatori non si accorsero dei globi di luce che andavano a formarsi tra le loro mani.
Man mano che il ritmo della nenia incalzava, i globi si espandevano sempre di più, formando una vera e propria barriera luminescente che occupò l'intera piazza.
Di colpo tutti tacquero.
Senza farsi notare, i Warlords, i soldati semplici dell'Ordine, aprirono la cupola che dava su un cielo notturno coperto di nuvole che cominciavano a lasciar cadere i primi fiocchi di neve.
Tutto d'un colpo la barriera creatasi, si ridusse a una piccola stella luminosa che occupò lo spazio tra madre e figlia; rimase a galleggiare lì per qualche istante, mentre gli occhi delle due tornavano normali.
Un'ultima frase in lingua antica pronunciata da Mirjana, mentre gran parte dei Cacciatori crollavano a terra privi di energia, e la stella si proiettò velocemente verso il cielo separandosi in tante stelle cadenti che si diressero ognuna verso una città dell'Ordine.
La Bolla, la barriera protettiva di ogni città, si rianimò di un'accecante luce bianca che abbagliò tutti gli abitanti di Arcrow, la metropoli che dava sede all'Ordine, per poi tornare trasparente come suo solito.

Con l'élite dei guerrieri dell'Ordine stesi a terra provati dal rito, nessuno poté fare qualcosa per impedire che due oblunghe, ossute braccia nere afferrassero una ignara Aeni trascinandola nel portale che si richiuse immediatamente.

Pianeta Gaia, Midgar, ShinRa building,
h 23.55

La riunione era stata estenuante.
Lunga ed estenuante.
Tra il tedioso riassunto di come procedevano i lavori per completare Midgar di Tuesti e l'esaltazione del Professor Hojo per i risultati del suo progetto, era stato arduo per il Presidente fingersi quantomeno toccato da ciò che dicevano.
La cavia su cui tutti contavano per ottenere la chiave di accesso alla Terra Promessa, fino a quel momento, non aveva minimamente mostrato i segni di possedere il potere dei Cetra che si sperava possedesse.
Aveva, invece, manifestato un'inclinazione al combattimento notevole: era agile e fin troppo forte per un bambino di 6 anni.

In privato, Heidegger gli aveva comunicato che considerava l'esperimento di Hojo una perdita di tempo. Più di una volta, durante le riunioni, aveva chiesto a gran voce la testa del ragazzino: se non possedeva quello per cui era stato creato, non serviva a nulla; inoltre dubitava fortemente che un ragazzino pallido e smilzo sarebbe mai stato adatto alla vita militare.
Doveva essere eliminato, era solo una spesa inutile che la compagnia in piena espansione non poteva permettersi.
Le altre nazioni non vedevano di buon occhio l'espansione della ShinRa, non erano ancora arrivati a veri e propri scontri, ma Heidegger riteneva che non ci sarebbe voluto molto e loro erano penosamente scoperti; stava, infatti, tentando di mettere in piedi un esercito sfruttando i poveracci dei bassifondi che avevano bisogno di lavoro, ma non erano minimamente competitivi con nazioni come Wutai che, oltre a un solido esercito, poteva contare anche sulla Crescente.
La Crescente, l'élite dei combattenti di Wutai.
Se Wutai era considerata in una botte di ferro, era proprio grazie a loro.

Il Presidente si sedette pesantemente sulla poltrona del suo ufficio, ormai era molto più che in ritardo per la cena e non aveva voglia di sentire i piagnistei della moglie.
Prese uno dei suoi sigari e lo accese cominciando a fumare pigramente.
Pensando alla sicura scenata isterica della moglie, non poté non pensare a suo figlio.
Rufus aveva già 10 anni e non era mai andato a scuola, studiando da privatista, e questo era un altro motivo di conflitto con sua moglie che insisteva perché Rufus andasse a scuola come ogni bambino normale.
Lui, invece, insisteva nel dire che non era un bambino normale, doveva prepararsi a gestire l'impero della ShinRa e come tale era necessario che avesse l'istruzione migliore, gli abiti migliori e che vivesse in una casa migliore.
Anche per lui doveva trovare la Terra Promessa, sarebbe stato un enorme lascito per suo figlio.
Proprio mentre pensava a tutto questo, un lampo di luce illuminò a giorno il suo ufficio.
In un altro momento della sua vita l'avrebbe ignorato perché doveva rimanere concentrato sul lavoro, ma ora non poteva lasciare che qualcosa disturbasse il suo “regno”.
Per questo afferrò il telefono e avvisò Heidegger di mandare immediatamente Veld del Settore Investigativo del Dipartimento Affari Generali di andare a controllare prima che lo facesse qualche cittadino curioso.

Pianeta Terra, Germania, Foresta Nera, Arcrow
h 03.30

Hathor si svegliò di soprassalto, ma non poté fare molto altro, perché un dolore lancinante le attraversò il cervello costringendola a ristendersi.
Solo allora si rese conto di essere nell'infermeria dell'Ordine accanto a tutti quelli che avevano partecipato all'incantesimo.
Lentamente cominciò a ricordare cosa fosse successo.
L'incantesimo.
Il portale.
Aeni.
- Aeni! - urlò realizzando cosa fosse effettivamente accaduto.
In breve fu raggiunta da Sissel, la responsabile dell'infermeria e capo del reparto scientifico, che tentò di calmarla più che poteva.
- Hathor! Hey, rilassati -
Non servì a molto.
Hathor tentò nuovamente di alzarsi, probabilmente per precipitarsi da Mirjana, ma Sissel la fermò ancora.
- No, devi riposare -
- Non posso, Aeni... - disse in pieno panico Hathor.
- Già, ma sei ancora debole e non puoi seguire ora Aeni -
Sissel la fece dolcemente ridistendere.
-Mirjana mi ha ordinato di non farti muovere da qui finché non sarai in grado di stare in piedi da sola. L'incantesimo ti ha debilitata, la tua natura di demone ti ha aiutata a riprendere conoscenza in fretta,ma sei ancora molto debole -
Effettivamente Hathor si guardò intorno e tutti i Cacciatori presenti al rito erano ancora privi di conoscenza.
- Che tu sappia, Mirjana sa qualcosa di Aeni? - volle sapere Hathor, rimettendosi comoda a letto.
Ma il sospiro sconsolato di Sissel non le fecero ben sperare.
- Purtroppo pare sia completamente scomparsa. Mirjana non riesce a rintracciare il suo sangue, è come se non fosse più su questo pianeta -
- Ma che... Scherzi? -
Purtroppo l'espressione di Sissel rispose al suo posto.
- Beh ora riposa, ne avrai bisogno per quando Mirjana sarà riuscita a rintracciarla -

Midgar, ShinRa building, Dipartimento Scientifico
h 00.50

Ogni volta che si parlava di “dipartimento scientifico” a Veld si palesava in testa un reparto con muri e pavimenti completamente bianchi e un forte odore di disinfettante e medicinali, ma quello che vide effettivamente quando portò la ragazza che aveva trovato nel deserto non era proprio quello che si aspettava: il laboratorio era illuminato solo da fredde luci al neon, nessuna finestra e un disgustoso odore di disinfettante e morte.
Veld non aveva mai avuto troppe occasioni di avere a che fare con quel dipartimento prima d'ora, e comunque mai con chi lo dirigeva di recente.
Praticamente nessuno alla ShinRa vedeva Hojo di buon occhio, e il fatto che fosse implicato nella “scomparsa” del suo collega Valentine glielo faceva piacere ancora meno.
Per cui fu non poco riluttante nel lasciargli in custodia la ragazza, ma non poteva fare altro: gli ordini erano ordini e non voleva essere giustiziato per insubordinazione.

Hojo la fissò deluso.
Praticamente era stato costretto dal Presidente a esaminare la ragazza o avrebbe perso i finanziamenti delle sue ricerche, quindi si aspettava quantomeno qualcosa di bizzarro, invece era una normale ragazza.
In ogni caso, per non essere tacciato di negligenza, procedette con gli esami base facendola spogliare da due assistenti e mettendo abiti e intimo in due buste sigillate.
Quella che sembrava una normale ragazzina, però, nascondeva un segreto: durante il prelievo di sangue si accorsero che il sangue era più scuro del normale.
Questo accese l'interesse di Hojo e gli cambiò anche le carte in tavola.
Ora la faccenda si faceva interessante.
Mentre gli assistenti continuavano a visitare la ragazza, Hojo fece analizzare il sangue da uno dei suoi esperti.
Poco dopo lo chiamarono.
- Abbiamo analizzato il sangue della ragazza e abbiamo scoperto che nel suo sangue sono presenti due tipi di sangue differenti -
Ad un cenno di Hojo, proseguì.
- Anche l'altro sangue presenta un DNA femminile, ma... Non è umano -
Gli occhi di Hojo si illuminarono, non ricevendo cenni di sorta, l'assistente proseguì.
- L'altro sangue è effettivamente nero e funziona come un parassita benevolo. Al momento è inattivo, ma i globuli si sono talmente attaccati a quello dell'ospite da vivere in simbiosi. Per un simile risultato, deve avere l'altro sangue in circolo da almeno un anno -
Silenzio.
Non una parola dal Professore, ma sorrideva in modo inquietante e si sfregava il mento soddisfatto.
- Un'altra cosa: questo tipo di DNA non è di nessuna creatura che abbiamo nel database. O è di una creatura che ancora non conosciamo, oppure... - sapeva di azzardare molto con quella teoria, ma era l'unica possibile – Non è di questo mondo -
Gelo.
Solo un suono ruppe il silenzio che era appena sceso: la disgustosa risata di Hojo.
Il timore che Hojo incuteva non era a livello fisico: era basso, mingherlino e contrito; era il suo atteggiamento, il suo modo di fare che faceva ribrezzo.
Intorno a lui erano scomparsi sia sua moglie, sia un Turk; anche il Professor Gast era stato una sua vittima, ne erano convinti tutti.
Era tornato da Nibelheim solo con una donna e una bambina che somigliava a Gast, ma dello scienziato nessuna traccia.
- Vuoi forse farmi credere che questa ragazzina, con questo particolare DNA che ancora non abbiamo scoperto, è stata portata qui da un altro mondo? Magari con la magia? Proprio come ne sono convinti quei cittadini idioti? -
Tutti gli altri assistenti si erano fermati per assistere alla scena.
- Beh, le spiegazioni scientifiche scarseggiano... In fondo ancora oggi non sappiamo come funzionano esattamente le Materia e nemmeno sappiamo la reale storia dei Cetra, quindi... -
- Sciocchezze! Non esiste cosa che possa essere scientificamente provabile, la magia non rientra tra queste cose. E ora renditi utile: trova la creatura a cui appartiene quel sangue a e cosa serve esattamente, io ho altro da fare. E che non senta più certe parole girare nel mio laboratorio -
Solo quando fu uscito gli assistenti tirarono un sospiro di sollievo.

Arcrow, città vecchia
h 01.45

- L'HAI PERSA?! -
Fortunatamente il palazzo era piuttosto isolato e nessuno si lamentò di quell'urlo piuttosto alterato.
La città vecchia era la parte di Arcrow più antica e ricca di segreti.
Quando il padre di Mirjana fondò l'Ordine, costruì per prima quella parte di città. In breve tempo divenne ricca e fiorivano mercati e vari commerci; poi, con gli anni, venne costruito il resto della città e l'altra metà cominciò il declino fino a ridursi a una baraccopoli di legno e lamiera.
Col tempo rifiutarono sempre di più il controllo dell'Ordine, fino a diventare terra di nessuno abbandonata a se stessa. Quella parte di città, divenne terreno fertile per ogni tipo di traffici e criminalità, luogo perfetto per nascondersi e far perdere le proprie tracce.
- Purtroppo il viaggio tra le dimensioni con i portali illegali è pericoloso e imprevedibile -
Il mandante si massaggiò le tempie tentando di contrastare l'avanzare del mal di testa.
- C'è qualche possibilità di rintracciarla? -
- Il passaggio tra le dimensioni per creature non naturali come i membri dell'Ordine, inficia alcune abilità. Quindi non riesco a percepirla -
- Speriamo che Mirjana la trovi e che la vada a riprendere Hathor, così possiamo andare avanti con almeno l'altra metà del piano indisturbati -
- Possiamo comunque fare la mossa stabilita -
- No, per quello meglio stare fermi a osservare e vedere come procedono le cose -

Arcrow, Palazzo dell'Ordine,
h 09.30

Sissel le aveva detto – imposto – di tornare a casa a riposare fino a nuovo ordine, ma lei non poteva andarsene così, doveva prima parlare con Mirjana.
Hathor fece praticamente irruzione nel salone principale dove Mirjana riceveva i Sovrintendenti.
I soldati di guardia tentarono di fermarla, ma non ci riuscirono molto bene.
- Signora, abbiamo tentato di fermarla ma... -
Mirjana fece loro cenno che andava bene ugualmente e, non appena furono usciti, si accasciò sul trono.
- Non dovresti essere a letto? O quantomeno a casa a riposare? -
- Scherzi, vero? Io... -
- No! Non sono riuscita a trovarla... Per ora -
- Non abbiamo nemmeno idea di chi l'abbia rapita? -
Mirjana scese dal trono e le si avvicinò.
- Voglio che tu vada a casa e riposi, devi essere in ottima forma per andarla a prendere -
Hathor fece per protestare ma Mirjana la bloccò subito.
- Ed è un ordine, non un consiglio -

Visto che alla sede non aveva molto da fare, e ancora peggio si sentiva inutile, decise di dar retta a Mirjana: riposarsi e tenersi pronta per quando l'avrebbe trovata.
Casa sua stava in una palazzina al di là del ponte che collegava l'isolotto dov'era sito il palazzo dell'Ordine.
L'ottantesimo piano era molto in alto, ma non riusciva a dormire nelle camerate: le stanze non erano insonorizzate e purtroppo sentiva tutto.
Casa sua era completamente insonorizzata e l'adorava: un enorme open space con pareti bianco perla, soffitto colorato di rosso carminio e decorato con fini arabeschi dorati e parquet in legno chiaro.
Appena entrati sulla sinistra c'erano tre grossi rami di bambù piantati in un vaso inserito dentro la piccola penisola in legno che funzionava come svuota tasche.
Scesi i tre ampi gradini ricoperti di moquette rosso carminio, una moderna cucina rossa faceva bella mostra occupando quasi tutta la parete di sinistra; subito di fronte alla cucina era presente un enorme tavolo in legno massiccio per la maggior parte ingombro di libri, documenti e da un piatto in vetro di murano trasparente con venature in oro, che conteneva frutta fresca e secca.
Sulla destra dell'ingresso una porta dello stesso legno del tavolo, conduceva a un corridoio dove c'era il bagno e la cabina armadio.
Nel soggiorno, di fronte alla cucina, era presente il comodo letto matrimoniale col telaio basso, costantemente sfatto, sormontato da un enorme libreria, che occupava l'intera parete, ricolma di libri nuovi e antichi tomi che Hathor aveva salvato prima che la famosa biblioteca di Alessandria bruciasse.
Su uno scaffale del mobile lasciato libero, era presente una moderna TV LCD e di fronte era posizionato un semplice divano bianco a tre posti usato raramente.
Infine, vera regina indiscussa della casa, oltre che il motivo per cui aveva spostato il letto in soggiorno: un enorme vetrata con vetri riflettenti occupava l'intera parete di fronte e faceva bella mostra dell'ampio balcone su cui erano sistemati una sdraio e un tavolino con ombrellone, al momento chiuso, e una spettacolare vista su tutta la città.
Non avendo molto da fare, decise di farsi un bagno rilassante, dopodiché si mise comoda a letto con tutte le intenzioni di informarsi il più possibile sui portali.
Durò venti minuti, addormentandosi profondamente fino al giorno dopo.

Era passata una settimana e di Aeni ancora nessuna traccia.
Nemmeno di Mirjana veramente, che si era ritirata in meditazione nella Sala Azzurra e non ne era più uscita.
Non avendo nessuno a cui insegnare, Hathor aveva controllato tutti i documenti e i rapporti arretrati e ora non aveva più nulla da fare; per cui fu solo un caso che Halen la trovò nel suo ufficio.
- Mia madre vuole vederti – le annunciò breve e concisa, per poi andarsene come era venuta.
Il palazzo che dava sede all'Ordine era enorme, una persona esterna ci si sarebbe persa proprio come Hathor i primi tempi, per questo aveva praticamente costretto Mirjana a mettere delle indicazioni ad ogni angolo per poter capire dove conduceva ogni corridoio.
Quando arrivò davanti alla porta del salone erano presenti gli stessi soldati che ave travolto la settimana prima, rivolse loro un “buongiorno” canzonatorio prima di entrare.
Esattamente come il resto del palazzo, la sala era enorme: le imponenti colonne in marmo nero con rifiniture in oro scomparivano al piano inferiore mentre il pavimento a rombi di marmo nero e bianco era parzialmente coperto da un tappeto rosso molto pregiato che arrivava fino al trono.
Alle spalle dl trono, una grande portafinestra si apriva sul balcone in marmo coperto di neve.
Hathor detestava quella stanza, la trovava di pessimo gusto, ma non era lei la padrona di casa.
Si concentrò su Mirjana seduta sul trono: era evidente che fosse stanca, nemmeno il trucco le nascondeva le profonde occhiaie.
- Cosa è successo? - ruppe il silenzio Hathor.
- L'ho trovata -
Momento di silenzio.
- Dal fatto che stai evitando di proseguire il discorso mi dice che la cosa non sarà semplice, vero? -
- Già. L'ho trovata, ma in un'altra dimensione -
Silenzio glaciale.
- Stai... Stai scherzando, vero? Un'altra dimensione?-
Hathor era a dir poco sconvolta.
- Sì, un'altra dimensione -
- Hai mai fatto caso che quando una cosa può andare male, andrà sicuramente nel peggior modo possibile ? -
- So cosa vuoi dire, ma ho controllato e ricontrollato e non c'è nessun errore -
- Fantastico -
- Senza contare che non è solo quello il motivo per cui ho faticato a trovarla: il sangue nero è inattivo -
Hathor la guardò perplessa, così Mirjana proseguì.
- So che stai per chiedermi come ho fatto a rintracciarla se il sangue nero è inattivo: il tatuaggio. Non essendo una creatura naturale, il passaggio delle dimensioni blocca tutte le abilità non naturali, ma il sangue nero usato per il tatuaggio non è compromesso perché non altera nulla a livello fisico -
- Allora è stata una fortuna... Ovviamente non lo sa che, non appena la recupero, quello che le è successo sarà stata una passeggiata -
- Non gliel'hai ancora detto, vero? -
- No, e dopo quello che è successo mi ha convinto che ancora non posso parlargliene -
- Ne sei sicura? -
-Ti ricordo che mi ha apertamente disobbedito partecipando alla cerimonia di nascosto. E' qui d un anno, non da tre mesi, e ancora non conosce le regole -
- Se lo dici tu... -
- Sì, lo dico io. E' brava, ma inesperta e immatura... E comunque mi devi ancora spiegare come recuperarla... O mi hai chiamata solo per rompermi l'anima? -
- Sei un demone, Hathor, non hai un'anima -
L'espressione di Hathor la convinse a proseguire il discorso iniziale.
- Stasera, a mezzanotte, nell'ala est. E non andrai da sola -
- Non mi affiancherai Cordelia, vero? -
Cordelia era una Cacciatore di classe B. La sua famiglia era stata decimata dai demoni, e spesso usava questa giustificazione per uccidere nonostante Hathor le avesse intimato varie volte che l'Ordine non uccideva.
Quando scoprì la vera natura di Hathor, fu un vero dramma.
Lo sbandierò ai quattro venti e fu grazie alla sua lingua lunga, che Hathor si trovò dei mostri intenzionati ad ucciderla, in casa.
Era stata pesantemente ripresa di Mirjana, ed era piombata in fondo ai ranghi. Ora cercava di risalire, ma nessuno lavorava volentieri con lei.
- No, non intendo seppellire nessuno. Per questo ho chiesto a Krizia -
- Va bene. Almeno con lei non litigherò -
Mirjana la congedò ricordandole l'appuntamento di quella notte.

Quando Hathor tornò nel suo ufficio lo trovò occupato da quattro persone, tra cui suo figlio Noctis.
Gli bastò guardarla in faccia per capire.
- Mirjana non si smentisce mai. L'ha trovata, vero? -
Hathor lo fissò indecisa se dirgli o meno la verità, ma alla fine realizzò che suo figlio aveva vent'anni e non era più un ragazzino, certe cose poteva tranquillamente affrontarle.
- Sì, l'ha trovata... In un'altra dimensione -
Si poteva fin sentire il loro respiro che si era bloccato. Il primo a recuperare le sue funzioni cerebrali fu proprio Noctis che, nonostante sapesse già la risposta, domandò ugualmente.
- Chi andrà a prenderla? -
Hathor lo guardò seria, per poi spostare lo sguardo sugli altri tre.
- Potete lasciarci un minuto? -
Prompto tentò di protestare, ma fu praticamente portato via di peso gli altri due.
- Capisco cosa stai per chiedermi: chi andrà a recuperarla, e so che sai già la risposta -
- Non andare. Non mi importa di sembrare egoista, ma tu sei mia madre, madre che credevo fosse morta. Non devi farti carico di tutto -
- Sai che con tuo padre ho spesso discusso perché non ti vedesse solo come suo successore al trono, ma anche come un ragazzo normale. Sono ancora convinta di questo, ma ognuno di noi ha responsabilità alla quale non può sottrarsi: tu un giorno dovrai prendere il posto di tuo padre e questo non vuol dire che io non ci sarò più per te, perché anche quando avrai quaranta anni, io sarò sempre tua madre. Proprio come tu hai questa responsabilità verso Lucis, io ce l'ho verso le persone che credono in me -
Noctis abbassò lo sguardo consapevole che quella era la verità nuda e cruda.
- Devo andarla a riprendere, non ci metterò molto, e comunque non andrò da sola: Krizia verrà con me -
Tornò a guardarla.
- Hai ragione, in fondo te la sei cavata per quasi 20.000 anni non sarà complicato per te -
- E' molto importante per me avere la tua fiducia - rispose Hathor con un sorriso materno che fece arrossire Noctis.
Sapeva bene che lo imbarazzava chiamarla "mamma" perché fisicamente avevano quasi al stessa età, per cui la chiamava semplicemente per nome, quindi quando c'erano quei momenti "madre e figlio" Noctis si imbarazzava sempre.
Intorno alle 22, Hathor tornò a casa per prepararsi. Nonostante si aspettava una missione lampo, seguì il protocollo in caso di missioni e si preparò la borsa per rimanere via almeno un paio di settimane.
Alle 23.30, all'entrata, trovò Krizia che l'aspettava con la borsa in spalla.
Ammirava molto Krizia.
Anche lei era stata una sua allieva, l'aveva conosciuta quando aveva vent'anni ed era appena fuggita dalla gilda di assassini che l'aveva accolta da bambina. Era arrabbiata col mondo e molto violenta in combattimento, uccidendo anche quando non era necessario.
Certo, faticava a farsi obbedire da Aeni, ma con Krizia era stato addirittura peggio.
Ora la ragazza ribelle era cresciuta, lasciando il posto a una magnifica trentenne.
- Pronta per questa nuova avventura? -
Hathor inarcò un sopracciglio alla domanda ironica della compagna, incamminandosi verso il luogo dell'incontro.
- Sei preoccupata? -
- Non sai quanto. Mirjana non si è sbottonata molto: mi ha solo detto che l'ha trovata -
- Già, nemmeno a me ha detto molto -
Hathor non rispose.
- Non ti colpevolizzare, non è responsabilità tua. Ha fatto la sua scelta disobbedendoti -
- Hai ragione, peccato che lei è responsabilità mia -

Percorsero il corridoio in cristallo nero che portava all'ala est.
Molti Cacciatori e Warlord adoravano quel corridoio poiché permetteva di vedere al di sotto gli impiegati della sede amministrativa muoversi frenetici da un ufficio all'altro.
Anche Hathor adorava quel corridoio, ma non ne apprezzava molto il resto: da ambo i lati erano poste una moltitudine di colonne in cristallo nero. Statue dorate di stupende sirene che parevano cristallizzate nel tempo, avvolgevano le colonne a mo' di guardiane silenziose.

Davanti al pesante portone, già c'erano Mirjana e Halen ad aspettarle.
Nessuna parlò.
Mirjana sciolse i sigilli che bloccavano il portone che si aprì accompagnata da diversi, sinistri cigolii. Una pesante aria gelida densa di potere magico, le investì.
Dentro non era certo più caldo: il loro respiro si condensava.
All'interno, la stanza era spoglia priva di qualsiasi fregio particolare e completamente buia; almeno finché non mossero i primi passi all'interno, quando una serie di torce si accesero da sole rivelando un immenso arco in pietra con diversi simboli incisi sopra.
- Penso di non essere mai entrata qui - disse Krizia rompendo il silenzio e guardandosi intorno.
- Sì, non sei l'unica -
Anche Hathor si guardava attorno curiosa, l'ala est era interdetta a tutti eccetto Mirjana.
- Nessuno ha il permesso di venire qui, solo io posso -
a un cenno della madre, Halen si avvicinò a una torcia tirandola verso di sé. Una pietra del muro si mosse, rivelando una nicchia coperta di velluto rosso dove vi era posato un pugnale d'argento finemente intagliato.
Hathor e Krizia si voltarono verso Mirjana in attesa di spiegazioni.
- Per aprire un portale legale serve una grande quantità di potere magico. O si assolda un mago, oppure... -
- Si usa il sangue di un demone - concluse Hathor.
- Esatto. Il sangue di un demone puro, è magia allo stato primordiale, inoltre Aeni ha il tuo sangue nelle vene, è un legame che vi porterà direttamente da lei -
- Ottimo, come si procede? -
Mirjana indicò le scanalature presenti sul pavimento che arrivavano fino all'arco.
- Il portale si nutrirà del tuo potere magico, aprendo un collegamento tra questo e l'altro mondo -
- Fantastico -
- Un altra cosa: non so se l'altro mondo sia abitata o meno -
- Giusto per curiosità: quando pensavi di dircelo? -
- Ammetto di averci pensato dopo. Spero non sia abitato, ma preparatevi a non tornare in tempi brevi -
- Dovrò pensare a chi lasciare il comando. Forse, se l'avessi saputo prima, avrei potuto pensare ad un sostituto -
- Non c'è tempo ora, dovete andare. Ci metteremo in contatto in seguito, quando vi sarete fatte un'idea di dove sarete capitate -
- Molto bene. Procediamo -
Hathor si tolse la protezione all'avambraccio destro e la striscia di cuoio nero che le proteggeva la mano e il polso. Alzò la manica della giacca e prese il pugnale dalla mani di Halen, incidendosi il polso.
Dovette fare un notevole sforzo imponendo al proprio corpo di non rimarginare la ferita.
Quando il sangue arrivò al portale, i simboli incisi sopra si illuminarono di un tenue azzurro; l'arco si riempì di colori luminosi segno che il passaggio era pronto.
Hathor permise al suo corpo di rimarginare la ferita, rimettendosi la striscia di cuoio e la protezione.
- Non rimarrà aperto a lungo, andate -
Krizia e Hathor annuirono sia in segno di assenso che di saluto e scomparvero nel portale che tornò ad essere un normale arco in pietra.
Mirjana sospirò.
- Speriamo bene -
  
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