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Autore: Dreamer47    09/09/2018    1 recensioni
Seguito di Heartbeat: ambientato all'inizio della sesta stagione.
Dal testo:
"Un po’ stordito aprì gli occhi trovandosi disteso su di un divano a lui sconosciuto: mise a fuoco la stanza intorno a se, non riconoscendola, finché una figura comparve e si diresse nella sua direzione.
“Sei sveglio finalmente, raggio di sole!” Scherzò una voce femminile a lui davvero familiare, sedendosi.
“Hailey?” Biascicò il ragazzo ancora molto confuso, passandosi una mano sul viso e sedendosi. “Dove mi trovo?”.
“Al sicuro” disse una voce ancora più familiare di quella della ragazza davanti a se. “Ciao Dean”.
Il ragazzo alzò lo sguardo, chiedendosi se fosse solo un sogno o se fosse la realtà, ma quando incrociò il suo sguardo, si riprese del tutto e sgranò gli occhi.
“Sam..?!” Chiese scosso, alternando lo sguardo incredulo fra i due.
[...]
Dean sentí gli occhi pizzicare ed il suo cuore esplodere di felicità.
Fece un balzo in avanti e si avvicinò velocemente al fratello, stringendolo tra le braccia. Come poteva essere tornato? Quando era uscito dalla gabbia?
Lasciò le domande per dopo, si strinse al suo fratellino godendosi il momento, mentre la felicità si impossessò di lui e si lasciò invadere da un senso di pace.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione, Più stagioni
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family don't end with blood'
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Capitolo 3
It's time to say goodbye, but don't leave me alone, just stay for the night.




Un forte bruciore si diffuse nel loro petto dopo aver bevuto tutto d’un sorso l’ennesimo cicchetto; le due sorelle Collins decisero di prendere un po’ di tempo per stare fra loro, lasciando i due Winchester, Samuel e Guen a cavarsela da soli.
Avevano bisogno di staccare per almeno una sera e Hailey aveva troppa voglia di far sfogare sua sorella: sapeva quanto stress avesse accumulato in quell’anno e mezzo, sapeva di doverla disinnescare.
Hailey voleva bene a Dean, era davvero come un fratello per lei, ma non poteva neanche pensare che potesse far soffrire Katherine in quella maniera; la loro rottura era avvolta nel mistero, nessuno dei due era mai stato chiaro a riguardo, ma qualcosa si intuiva. Doveva essere stato qualcosa di grave, dato che insieme avevano superato tutto: la sua storia con Sam, la morte di Dean, la Maledizione, il ritorno di Judith.
Ancora ricordava con un sorriso quando vivevano insieme in Kansas, dopo il salto di Sam nella gabbia con Michele e Lucifero; ricordava come si comportavano con la piccola Judith, che ormai era cresciuta sempre di più. Ricordava quando Katherine e Dean uscivano con la bambina e quanto quest’ultimo l’amasse: con lei faceva il padre e di ciò, sia Katherine che Hailey, gliene erano molto riconoscenti. Non c’erano più tragedie, niente più cacce. Solo una vita normale.
“Allora sorellina, tira fuori il sacco..” sussurrò la maggiore sorridendo, ordinando due cocktail belli carichi di alcool al bancone del bar che avevano scelto per passare la serata dopo essere state a cena fuori.
“Cosa vuoi sapere?” Chiese Katherine prendendo un sorso del cocktail.
“Perché stai così male?” Chiese sospirando, abbassando leggermente il tono della voce.
“La mia vita è un disastro” sussurrò scuotendo la testa, sentendo l’alcool entrare in circolo. “Insomma, non basta perdere tutti quanti, il mio passato mi continua a tormentare!”.
“Parli di Dean?” Chiese Hailey sospirando, bevendo il suo cocktail.
“Si.. no! Più o meno!” Esclamò Katherine scuotendo la testa ancora una volta. “Pensi che sia felice di essere la figlia del diavolo?”.
“Alastair non era il diavolo! Era solo un suo fan molto accanito..” sussurrò la maggiore mordendosi il labbro, sapendo di non aver formulato al meglio la frase.
Si meritò un’occhiataccia da parte della sorella, che si voltò a guardarla male mentre continuava ancora a bere.
“Andrò all’inferno!” Esclamò Katherine sbattendo rumorosamente il bicchiere, ormai vuoto, sul bancone. 
“No che non ci andrai! Ci andrò prima io!” Esclamò Hailey ridendo e scuotendo la testa, notando lo sguardo interrogativo che le riservò la sorella. “Credo che ci sia qualcosa che non va in Sam..”.
“No, Hailey, Sam è fantastico..” sussurrò Katherine sgranando gli occhi, sentendosi molto disinibita per via della quantità di alcool appena assunta. “..lui ti ama, lo sai, è un perfetto fidanzato.. e poi è un mago a letto!”.
Le sorelle si guardarono e scoppiarono in una risata fragorosa, divertendosi come non facevano da tempo e come non avevano mai fatto insieme.
In una circostanza diversa Katherine non avrebbe mai detto una frase del genere ed Hailey non avrebbe mai riso sentendola, ma quello era il primo vero momento che passavano insieme dopo quasi un anno in cui la minore non era chiusa. 
Se lo meritavano.








“Dai è solo un altro caso” disse Sam scuotendo la testa e allargando le braccia. “Siamo già a metà caso, ci stava pensando un altro cacciatore ma ha dovuto lasciare! Ci staremo solo un giorno, massimo due!”
“Devo tornare a casa, non vedo Lisa e Ben da più di due settimane!” Esclamò Dean sospirando e passandosi una mano sul viso.
Era passato un po’ di tempo da quando si era quasi trasformato in un vampiro e avevano continuato a lavorare a diversi casi senza mai fermarsi; Sam cominciò a sembrargli inarrestabile. 
Stavano da due settimane nella fortezza di Samuel, aveva avuto la possibilità di conoscere un po’ di più suo nonno e Guen, ma nonostante tutto Dean non riusciva a fidarsi di loro; c’era qualcosa che tenevano nascosto, ne era sicuro, ed era anche intenzionato a scoprirlo. Sapeva che ci sarebbe riuscito prima o poi.
Guardò suo fratello minore e lesse la speranza nei suoi occhi; gli piaceva fin troppo cacciare con lui, ma la fiducia di Dean nei suoi confronti continuava a scendere a picco giorno dopo giorno.
Sam aveva insistito per andare a controllare un caso davvero insolito: dei bambini di pochi mesi venivano rapiti dalle loro case e le loro famiglie venivano massacrate.
“Ok, ma dopo questo torno a casa e non mi disturberai per una settimana!” Esclamò Dean perentorio, puntandogli un dito contro. 
“Andata!” Esclamò Sam sorridendo, salendo le scale e andando a prepararsi.
Si recarono il più velocemente possibile nella città dove stavano avvenendo tutti quegli omicidi terribili e una volta li si divisero come ormai erano soliti fare in quel periodo: Dean si recò nel motel più vicino e prese una stanza a crogiolarsi finché non arrivava l’azione, e il minore dei Winchester andò a parlare con il cacciatore che fino ad allora si era impegnato a seguire il caso e aveva scoperto molti particolari importanti.
Sam non si sarebbe mai aspettato di vedere una cosa del genere, rimase sconcertato e perplesso quando scoprì il vero motivo per cui gli omicidi stessero avvenendo; non avevano mai lavorato ad un caso del genere.
Quando il minore tornò al motel, con ancora un’espressione sbalordita sul viso, Dean rimase a fissarlo senza dire una parola, capendo immediatamente che quello non fosse uno dei loro soliti casi; si guardarono con sorpresa e stupore e il maggiore prese parola per primo, mentre un pianto molto fastidioso si diffuse all’interno della stanza.
“Hai rapito un bambino?!” Chiese il maggiore con espressione sbalordita e con occhi sgranati, guardando con sdegno come suo fratello tenesse il piccolo.
“No, l’ha rapito Tom prima che chiunque li stia rapendo prenda anche lui. Lui ha abbandonato il caso, odia i bambini” rispose Sam facendo spallucce e scuotendo la testa, mentre un’espressione scocciata si dipinse sul suo viso. 
Il piccolo bimbo continuò a dimenarsi fra le grosse braccia del minore dei fratelli, mentre dei grossi lacrimoni rigarono le sue guance paffute e arrossate dal pianto; Dean si avvicinò lentamente, indeciso se provare a calmarlo o lasciarlo strillare tra le braccia di Sam, ma con un sospiro lo prese e lo fece adagiare sul suo petto, cullandolo dolcemente e canticchiandogli qualcosa per rassicurarlo. 
Il bambino inspiegabilmente divenne sereno, sotto gli occhi scioccati e increduli di Sam, che lo guardò con un mezzo sorriso fra le labbra.
“Però!!” Esclamò il minore ridendo, guardandolo quasi con tenerezza. “Come sai come prenderti cura dei bambini?”.
Sam non pensava che suo fratello fosse in grado di fare una cosa del genere: le parole “Dean Winchester” e “bambino” non potevano essere usate nella stessa frase. Era quasi illegale per via dell’educazione impartitagli da John! 
“Katherine mi ha insegnato un paio di cose..” sussurrò Dean facendo spallucce, continuando a cullare lo scricciolo che teneva fra le mani. “Cos’ha scoperto questo Tom?”.
“Beh, qualcosa di spiacevole e che non abbiamo visto finora” disse Sam sbuffando ed incrociando le braccia al petto.
“Va avanti Sam!” Esclamò spazientito il ragazzo, spostando lo sguardo sul bambino che si addormentò teneramente fra le sue braccia.
“Quando Tom l’ha trovato, il bambino era..” sussurrò Sam mordendosi le labbra prima di continuare il discorso. “..bianco”.
“Bambini mutaforma?” Chiese Dean aggrottando le sopracciglia e spalancando la bocca, dopo averci riflettuto qualche secondo.
“Bambini mutaforma!” Confermò Sam annuendo e sospirando. “Ha scoperto che il figlio della prima coppia massacrata era il frutto del tradimento..”.
“Quindi papà mutaforma si faceva la madre per poi venire a recuperare il pacco 9 mesi dopo?” Chiese Dean ridendo nervosamente.
“Esatto!” Esclamò Sam sorridendo amaramente.
“Perché stanno creando bambini così?” Chiese Dean aggrottando le sopracciglia, non riuscendo a capire cosa stessero architettando.
“Non lo so, ma dobbiamo scoprirlo!” Esclamò Sam scuotendo le spalle ed avvicinandosi ai due borsoni per riempirli dei loro vestiti. “Qui non possiamo tenerlo comunque..”.
“Cosa suggerisci di fare, mmh?” Chiese Dean mettendosi sulla difensiva e accigliandosi.
“Andiamo da Samuel!” Esclamò Sam chiudendo i borsoni e togliendo tutto ciò che avessero lasciato in giro per la stanza.
“Cosa?! No! Non mi fido di loro!” Disse Dean scuotendo la testa e stringendo istintivamente il bambino che emise un mugolio durante il sonno, ma continuò a dormire beatamente.
“Perche?” Chiese Sam allargando le braccia e sbuffando.
“Sono cacciatori!” Urlò Dean non trovandosi nemmeno un minimo d’accordo con il minore.
“Come te quindi?” Chiese ridendo il fratello, fissandolo con ironia.
“Non se ne parla Sam!” Esclamò perentorio il maggiore con voce grossa.
“Allora vuoi rimanere in questa stanza aspettando che uno dei padri venga qui a riprendersi suo figlio?” Chiese Sam allargando le braccia e guardandolo con aria seria. “Lì saremo più al sicuro, ci saranno due cacciatori in più e potremo chiamare anche Hailey e Katherine per darci una mano! Da soli non ce la faremo!”.
Dean sospirò rumorosamente, riflettendo sulle parole del fratello e capendo che avesse tutto sommato ragione; non potevano farlo da soli, avevano bisogno di qualche mano in più.
“E va bene! Ma al primo sbaglio, ce lo portiamo via!” Esclamò Dean avvertendo il ragazzo puntandogli un dito contro, per poi afferrare il suo borsone con una mano, mentre con l’altra teneva il bimbo stretto a se.
Durante le settimane passate aveva visto come Sam e Samuel fossero più freddi e meno comprensivi di lui; non voleva correre il rischio che uccidessero quella creaturina o che gli facessero del male.
Lo avrebbe protetto in ogni modo possibile.








“Perché Cupido dovrebbe far conoscere due persone, farle innamorare, fargli provare la sensazione di essere destinati a stare insieme, solo per poi…farli allontanare?” Chiese Katherine ubriaca fissando il tetto del locale, dopo aver bevuto una serie di cocktail.
“Cupido è un grande stronzo, sai? Io e Sam ne abbiamo incontrato uno durante una caccia..” rispose Hailey ridendo e continuando a bere la sua unica birra.
Qualcuno doveva pur essere in condizioni di guidare.
“Ha davvero le ali e l’arpa ?” Chiese Katherine ridendo, tracannando l’ennesimo cocktail.
“No, è solo un ragazzone molto affettuoso!” Esclamò la maggiore sorridendo, notando come lo sguardo della sorella di stesse gradualmente trasformando da euforica e felice a triste e malinconica, bloccandosi a fissare un punto nel vuoto. Cambiò tono di voce e arrivò dove voleva arrivare per far sì che la sorella si sfogasse. “Ho visto molta tensione fra te e Dean ultimamente”.
“Giiià! E sai che cosa mi ha detto? Ti ho detto cosa mi ha detto eh??” Chiese la minore riprendendo a ridere e a fissarla negli occhi.
“No” sussurrò Hailey sorridendo amaramente.
Non sarei mai dovuto andare via Katherine! Cambierei tutto se potessi tornare indietro” disse Katherine imitando la voce del ragazzo, divenendo nuovamente triste. “Cosa vorrebbe cambiare? Insomma, mi ha lasciata in un ospedale, per la miseria!”.
“In ospedale?” Chiese Hailey aggrottando le sopracciglia e cercando di capire a cosa diavolo si stesse riferendo.
“Beh, dovevano ricucirmi!” Esclamò Katherine ridendo come se la cosa fosse ovvia, provando a bere dal suo bicchiere, che però trovò già vuoto, così rubò dalle mani della sorella la birra e prese qualche sorso.
“Ma di che parli?” Chiese Haiely aggrottando le sopracciglia. “Ospedale? Ricucirti?”.
Katherine fece silenzio e strinse i denti, abbassando il capo e sentendo gli occhi pizzicare; serrò la mandibola e pregò se stessa di non piangere e di non sfogarsi proprio in quel momento. Non voleva piangere in un bar da ubriaca, non voleva sentirsi così debole in mezzo a tante altre persone.
“Sto parlando di quella maledetta notte” sussurrò Katherine rialzando il capo e guardando la sorella con aria triste.








Milioni di pensieri ronzavano nella mente del ragazzo, riuscì a immaginare mille modi diversi in cui Samuel avrebbe preso quella situazione e nessuno finiva mai bene per l’incolumità del bambino. Ma quello, quello non se lo aspettava proprio.
Quando suo nonno aveva accolto il piccolo con un grande sorriso e lo aveva convinto a lasciarglielo in braccio non poteva immaginare che quelle parole uscissero proprio dalla bocca di un cacciatore cinico e frustrato come lui.
“Crescetelo come se fosse un figlio vostro e lasciamo a lui la decisione di cosa essere in futuro”.
Aveva capito bene? Samuel non voleva ucciderlo o usarlo come esca per gli altri mutaforma?
Voleva solo che tutti loro lo amassero come se fosse un membro della famiglia?
Impossibile, pensò, ci deve essere qualcosa sotto!
“Un cacciatore mutaforma? Sarebbe micidiale” aggiunse Guen sorridendo teneramente e facendo una carezza sulla guancia del bimbo che rideva fra le braccia di suo nonno. “Un fratellino per la piccola Judith..”.
“Siete seri o mi state prendendo per il culo?” Sbottò Dean aggrottando le sopracciglia e guardandoli come se fossero impazziti.
“Dean, noi non vogliamo fargli del male” sussurrò Samuel sorridendo, alzando lo sguardo e il ragazzo poté vedere chiaramente quanto fosse sincero.
“Te l’avevo detto che l’avrebbero presa bene..” sussurrò Sam sorridendo, dando una pacca sulla spalla del fratello ancora sbalordito.
“E cosa vorreste? Che Katherine lo crescesse come fosse suo?” Chiese Dean facendo spallucce e ridendo nervosamente. “Verranno a cercarlo prima o poi!”.
“Affrontiamo un giorno alla volta” disse Guen sorridendo, ma il ragazzo sbuffò e si avvicinò a suo nonno e gli fece segno di ridargli il bambino, che con un sorriso si adagiò nuovamente fra le sue braccia.
In quel momento la porta d’ingresso si spalancò e due figura femminili che i presenti conoscevano benissimo entrarono all’interno della casa, ma si bloccarono guardando il nuovo arrivato.
Hailey sgranò gli occhi e rimase basita alla vista di un piccolo esserino fra le braccia del maggiore dei Winchester, così come Katherine, che si distaccò dalla sorella e lentamente si avvicinò al ragazzo con un’espressione indecifrabile, ma estremamente seria.
Li studiò, cercando di capire che grado di parentela ci fosse, ma dopo pochi secondi scoppiò in una fragorosa risata, tenendosi al tavolo del grande salone per non cadere a terra.
“E quello chi è ? Tuo padre venuto dal futuro??” Esclamò Katherine fra una risata e l’altra, attirando tutti gli sguardi dei presenti su di se.
Samuel scosse la testa e sospirò rumorosamente, pensando che da quando quei Djin avevano attaccato il maggiore dei suoi nipoti, tutta la sua famiglia stesse letteralmente impazzendo: da Cristian che decise di andarsene, a Katherine che tornava ubriaca a casa, a Sam che si comportava in maniera strana.
“Sei ubriaca?” Chiese Dean aggrottando le sopracciglia e riducendo gli occhi a due fessure per la sorpresa.
“Decisamente!!” Esclamò Katherine continuando a ridere, avvicinandosi a lui e fissando il bimbo. “Chi è il piccoletto?”.
“Anche se te lo spiegassi non lo capiresti da ubriaca..” sussurrò Dean sorridendo e facendo spallucce.
“Un bimbo mutaforma..” sussurrò Sam rispondendo allo sguardo interrogativo lanciato dalla sua ragazza. “.. ti spiegherò dopo”.
“Bimbo mutaforma?” Chiese Hailey sgranando gli occhi. “Ma che vuol dire?”.
“È il figlio di un mutaforma e di un umana..” sussurrò Katherine facendosi seria ed annuendo, cercando di sminuire il suo stato di ubriachezza, per poi fissare il maggiore dei fratelli con sfida. “Hai visto? Capisco anche io!”.
“D’accordo, e cosa ne facciamo?” Chiese Hailey aggrottando le sopracciglia.
“Lo cresciamo!” Esclamò Guen sospirando. 
“È un mostro!” Esclamò Hailey scuotendola testa.
“È un bambino!” Controbatté Katherine guardandola in cagnesco.
Un rumore di nocche contro la porta fece calare il silenzio nella stanza e tutti i cacciatori afferrarono le loro armi, pronti a difendersi da un eventuale attacco; Sam si avvicinò ad Hailey e la sorpassò, facendole scudo con il suo corpo, quando la porta venne letteralmente scardinata e scaraventata in fondo alla stanza, travolgendo il minore dei fratelli.
Un uomo del tutto uguale a Samuel si presentò ed oltrepassò la soglia con un sorriso stampato sul viso e lo sguardo puntato sul bambino che Dean teneva fra le braccia.
“Un bambino deve stare con il proprio padre” sussurrò il mutaforma con la stessa voce di Samuel, avanzando di qualche passo.
I cacciatori si avventarono su di lui, così Katherine cercò di reprimere la sua nausea e il suo malessere dovuto all’eccessivo uso di alcol, e afferrò il ragazzo dalla giacca, intimandogli di seguirlo; velocemente scesero nella panic room che si trovava a ben due piani di profondità rispetto al salone e la ragazza chiuse la porta, facendo scattare la chiusura ermetica.
Dei suoni di lotta provenivano da sopra e i due ragazzi non fecero altro che preoccuparsi per i propri familiari.
“Maledizione, dovevo ubriacarmi proprio oggi?!” Si Chiese ironicamente Katherine reggendosi alla parete in ferro, sentendo la testa girare e lo stomaco rigirarsi. “Ok, ok, ok, respira Katherine..”.
“Kath..” la chiamò Dean avvicinandosi, mentre il bimbo prese a piangere. 
Delle grida giunsero da i piani superiori e la ragazza non fece altro che sentirsi in colpa; guardò il cacciatore con occhi tristi, chiedendosi cosa potesse fare.
“Tieni il bambino, io salgo ad aiutarli!” Esclamò Dean avvicinandosi e annuendo.
“Non riuscirei a tenerlo, potrei fargli del male..” sussurrò Katherine spostando lo sguardo sul piccolo con aria terrorizzata.
“Ce la farai, andiamo!” Esclamò Dean sorridendola e spingendola ad afferrare il bimbo. “Sei una madre!”.
Con titubanza, la ragazza stese le braccia e accolse il bimbo che con felicità si adagiò su di lei, regalandole un ridolino; con gioia Katherine alzò lo sguardo, trovando l’uomo a sorriderle teneramente.
Quello era uno dei loro sogni, uno di quelli di cui avevano parlato dopo che Sam saltò dentro la gabbia con Lucifero e Michele e avevano deciso di smettere di condurre la vita da cacciatori; avevano progettato di mettere su famiglia, di dare un fratellino o una sorellina a Judith, e di essere felici. Ma non sempre la vita va come nelle favole.
Il sorriso di entrambi scemò a quel ricordo e il loro umore peggiorò, arrabbiandosi con se stessi per non essere riuscito a portare a termine quei progetti.
Dean sospirò e si voltò bruscamente verso la porta, sia per andare ad aiutare gli altri, sia per non farle leggere tutto il dispiacere che provasse, così si avviò a grandi passi verso l’uscita, quando un suo sosia comparve dall’oblò della porta blindata, facendolo indietreggiare di qualche passo.
“Finché siamo qui dentro non può prenderlo..” sussurrò Dean deglutendo a fatica, avvicinandosi alla ragazza.
Con un sorriso, il sosia del cacciatore, sradicò la porta, lanciandola lontana da se ed entrando lentamente all’interno della panic room.
“Porca puttana!” Esclamò Katherine indietreggiando, sapendo di non avere scampo.
“Sono un Alpha, il primo mutaforma vivente, quello originale e rivoglio immediatamente mio figlio!” Esclamò con le sembianze di Dean, avvicinandosi alla ragazza con sguardo minaccioso. 
“Mi dispiace, la nostra ditta non effettua rimborsi..” sussurrò Dean sorridendo, cercando di avvicinarsi per colpirlo e far scappare la ragazza, ma con un pugno venne steso dal suo sosia.
Si voltò verso la donna e si avvicinò lentamente; con un’espressione perentoria e un tono glaciale, disse: “Ridammi mio figlio!”.
Katherine guardò prima lui, poi il bambino e successivamente Dean che cercava ancora di rialzarsi e di riprendersi dal colpo, e con sospiro alzò lo sguardo e disse: “Spiacente, non diamo figli ai mostri!”.
Si avventò con foga verso la ragazza e con una mano la incollò al muro, alzandola e facendole mancare il respiro per molti secondi; nonostante Katherine provasse a difendersi, il mutaforma la bloccava ad ogni mossa, per poi afferrare con forza il bambino dalle sue braccia protestanti e lanciarla contro la parete di ferro, facendole sbattere la testa.
La ragazza emise un mugolio e Dean cercò di impedire all’alpha di andare via, ma venne nuovamente atterrato dalla copia di se stesso che con un sorriso sul volto andò via, lasciando tutti i presenti doloranti e stravolti da quando fosse appena successo.








“È stato orribile..” sussurrò Hailey con sguardo vitreo, fissando il vuoto e ripensando a tutto ciò che avesse appena visto e vissuto.
“A quanto pare gli Alpha sono proprio dei grossi e forti figli di puttana..” sussurrò Dean scuotendo la testa e sospirando.
Erano rimasti soli ormai, Sam si era dileguato con Samuel per fare delle ricerche su questi esseri, mentre Katherine era uscita sulla veranda per  chissà quale ragione. 
Si sentiva in colpa, era palese, ma lei aveva solo difeso con tutte le sue forze il bimbo mutaforma dall’Alpha troppo potente; tutti ci avevano provato.
“Andrai a casa?” Chiese Hailey sospirando ed alzando lo sguardo, dopo qualche minuto di silenzio.
“Non andrò più da nessuna parte” rispose Dean facendo spallucce e sostenendo lo sguardo della donna. “Sono un cacciatore a tempo pieno!”.
“Mi dispiace Dean..” sussurrò la ragazza guardandolo con amarezza.
“No, va tutto bene..” disse il ragazzo sorridendo sinceramente. “Non posso cambiare ciò che sono, ho scelto io questa vita. Devo solamente dirlo a Lisa e poi le nostre strade si divideranno per sempre”.
Hailey sospirò, profondamente dispiaciuta che il ragazzo stesse sprecando la sua unica possibilità di uscire da quella vita così terribile e atroce; si avvicinò e gli passò una mano sulle spalle, appoggiandosi come lui al tavolo del salone della casa.
La donna divenne seria, sospirando e guardandolo con dispiacere.
“Katherine mi ha detto perché sei andato via un anno e mezzo fa” disse con voce bassa e seria, osservando come il ragazzo si irrigidì e la guardò con preoccupazione.
Non voleva che pensasse male di lui, anche se sapendo la verità non avrebbe potuto fare altrimenti; sospirò e deglutì a fatica.
“Le hai spezzato il cuore andando via, lo sai vero?” Chiese retoricamente la ragazza incrociando le braccia al petto.
“Pensavo che fosse la cosa giusta da fare” sussurrò Dean con voce rotta.
“Dean, non sono qui per giudicare, ma voi due avete combattuto per stare insieme per tanto tempo! Quando lei è impazzita tu ti sei occupato di lei, l’hai riportata da te!” Esclamò la donna sospirando e sorridendo amaramente. “Permettile di fare lo stesso adesso”.
Il ragazzo abbassò lo sguardo e con aria triste si scostò dal tavolo ed uscì in cerca di una boccata d’aria; d’un tratto l’ampio salone era diventato troppo piccolo per lui, aveva bisogno di respirare ossigeno all’aria aperta.
Nonostante ricordasse ogni giorno in ogni momento ciò che avesse fatto, non riusciva a sopportare che qualcuno sapesse; era così orribile, così atroce che non se lo sarebbe mai perdonato.


L’odore di ruggine arrivò alle sue narici e sentí una sostanza densa e appiccicosa scendere lungo le sue mani; si guardò il corpo, cercando di capire da quale arto provenisse tutto quel sangue e soprattutto cosa lo avesse provocato, ma il buio all’interno della stanza non favorì la ricerca.
Così strabuzzò gli occhi, cercando di capire cos’è che li avesse attaccati durante la notte e si guardò attorno: se ne stava seduto sul pavimento del salone della casa di Katherine, che ormai sentiva essere diventata anche sua.
Vivevano li da ormai tre mesi e non avevano ancora mai ricevuto degli attacchi da parte dei demoni; perché c’era sangue ovunque? Perché non trovava Katherine ?
Si alzò di scatto e si accorse come le sue braccia, la sua maglietta e parte dei pantaloni fossero zuppi di sangue, ma non suo, dato che non sentiva dolore in nessuna parte del corpo; delle emozioni come ansia, terrore e preoccupazione lo invasero, e si agitò ancora di più.
Lentamente si mosse per la casa, seguendo chiazze di sangue; i passi inizialmente cauti e incerti divennero poi veloci e preoccupati, dato il progressivo aumento della sostanza rossa sul pavimento. 
Fin quando i suoi occhi si posarono su una delle scene più atroci che potesse vedere; sapeva che non avrebbe più dimenticato quelle immagini.
Il sangue tingeva di rosso la cucina, era ovunque: sul tavolo da pranzo, sul frigo, sulle porte. 
Il suo sangue.
Il suo corpo disteso a terra, immobile. 
I suoi vestiti imbrattati.
“Katherine!!” Esclamò Dean in preda al panico, avvicinandosi alla ragazza e cercando la ferita.
La donna semi incosciente si ritrasse leggermente dal tocco, come se avesse paura, e si coprì spontaneamente il fianco sinistro, dal quale partiva la grossa chiazza di sangue sulla sua maglia; dei flash presero a scorrere nella mente del ragazzo. Momenti di loro due che si mettevano a letto tranquilli, Katherine che si addormentava fra le sue braccia e gli diceva che lo amava, il bacio della buonanotte e poi.. qualcosa che non si sarebbe mai perdonato.
“Mi dispiace, mi dispiace tanto..” sussurrò Dean sentendo delle lacrime scendere dalle sue guance. “Perdonami amore, non ero in me!”.
La prese fra le braccia e velocemente la portò fuori dalla casa, l’adagiò sul sedile della sua auto e partí velocemente bella direzione dell’ospedale più vicino, preoccupato più che mai per la vita dell’unica sua ragione di vita.





Il rumore di un accendino lo distolse da quei ricordi così dolorosi, riportandolo alla realtà; scrollò le spalle, si passò una mano sul viso e sospirò rumorosamente, nel tentativo di allontanare quei pensieri da sé.
Il suo sguardo si posò sulla figura della ragazza seduta sul gradino della veranda, che gli dava le spalle e stringeva fra le labbra una sigaretta, mentre cercava di accendere l’accendino con troppa forza, che però si ruppe fra le sue mani.
Dean sorrise e lentamente si avvicinò, porgendole l’accendino che teneva sempre nella sua giacca e accendendolo facendo scattare il pollice, permettendole di fumare la sua sigaretta.
“Grazie” sussurrò Katherine dopo aver ispirato il primo tiro, sorridendo.
Dean fece spallucce e rimase in silenzio, sedendosi accanto a lei e appoggiando le braccia alle sue ginocchia; guardò davanti a sé, nonostante sentisse addosso lo sguardo della ragazza, e accennò un sorriso.
Da quando l’aveva rivista e aveva ricominciato a passare del tempo con lei, tutti i suoi sensi di colpa, il suo dolore e il suo malessere si erano piano piano dimezzati; provava ancora tutte quelle emozioni, ma stare accanto a lei, sapere che lo avesse perdonato, nonostante non lo avesse detto esplicitamente, lo faceva stare bene.
Inspirò con le narici, sentendo il miscuglio del profumo della ragazza, del fumo e dell’alcol e sorrise, resistendo all’impulso di allungare una mano e stringerla fra le sue braccia.
“Da quando ti sbronzi?” Chiese Dean sorridendo.
“Hailey mi ha portata in un bar; penso che volesse solo farmi parlare un po’” sussurrò la ragazza facendo spallucce, prendendo un altro tiro e sputando il fumo dalle sue labbra. “Adesso ho solo un grande mal di testa”.
Dean sorrise ancora e la guardò, sentendo il petto gonfiarsi ed il cuore battere così tanto velocemente da rischiare che uscisse e si facesse un giro; doveva essere pazzo, ma lesse negli occhi della ragazza gli stessi sentimenti, ma era impossibile. Non riusciva neanche a crederci.
“Dobbiamo parlare di Sam..” sussurrò Katherine serrando la mandibola e deglutendo a fatica. “Dean, c’è qualcosa di strano in lui, dico sul serio!”.
“Strano come?” Chiese Dean sospirando, sapendo benissimo su cosa volesse andare a parare.
“Non lo so, non mi sembra più lui” sussurrò Katherine sospirando e mordendosi il labbro, guardando il ragazzo. “Forse sono ancora ubriaca”.
“È stato all’inferno, queste cose cambiano..” sussurrò il cacciatore facendo spallucce, cercando di giustificarlo. “Anche io sono cambiato rispetto a prima!”.
“Ricordo benissimo com’eri quando sei uscito, ed è diverso! Anche Hailey lo pensa..” rispose la ragazza accigliandosi e sospirando, distogliendo lo sguardo poco convinta. “Forse è stata solo un’impressione..”.
“Kath, Sam ne ha passate tante e devo ammetterlo, non è più come prima. Non commette le stesse azioni di una volta, non ragiona come una volta. Ma è tutto dovuto al fatto che sia rimasto chiuso nella gabbia con Lucifero e Michele” disse Dean sospirando rumorosamente. “Non posso neanche immaginare cosa gli possano aver fatto!”.
“Hai ragione..” rispose la donna facendo spallucce e portandosi le mani alle tempie per il forte mal di testa, lanciando la cicca della sigaretta lontana da lei. “..mi sto preoccupando per niente”.
Il cacciatore la osservò, notando i suoi occhi tristi e stanchi, e da come strizzava gli occhi riuscì a intuire le fitte dolorose alla testa; così senza farlo apposta, senza averci pensato o riflettuto su, gli venne spontaneo passarle un braccio attorno alle spalle e l’attirò a se, facendo aderire al suo fianco e depositandole un bacio fra i capelli.
Ricordava bene le parole che Katherine gli avesse detto l’ultima volta che erano rimasti da soli, ovvero che non credeva più ad una sola sua parola, ne tantomeno al suo dispiacere, ma lui lo provava veramente; lui era dispiaciuto. Lui provava davvero del rimorso, lui si sentiva davvero una merda per tutto.
E voleva scusarsi ogni giorno, voleva rimediare ogni giorno.
Voleva dirgli che si, non aveva più paura a starle accanto, sapeva che non avrebbe più perso il controllo e che sarebbe stato bene, che aveva bisogno di lei.
“Andiamo, ti porto a letto..” sussurrò Dean sorridendo, inalando ancora  il suo profumo e depositando un altro bacio.
“No, ci riesco..” sussurrò la ragazza alzandosi di scatto in piedi, ma sentendo le forze venir meno e le ginocchia cedere.
Il ragazzo prontamente la prese, accogliendola subito fra le braccia e sorridendo teneramente; la donna alzò lo sguardo verso di lui e ricambiò il sorriso, sentendosi accecata dalla sua bellezza.
“Sono ancora ubriaca, lo ammetto” disse sorridendo imbarazzata e sentendo le sue guance dipingersi di rosso, mentre stringeva la presa sul ragazzo.
Con un braccio le cinse la vita e la fece entrare lentamente all’interno della casa; salirono le scale: ormai Dean aveva imparato il posto di ogni stanza nella proprietà di Samuel.
Aprì la porta della stanza della ragazza e accese la luce, che Katherine spense subito per via del disturbo che le arrecava agli occhi; si lasciò trascinare vicino al suo letto e, mentre Dean lo disfaceva per permetterle di mettersi sotto le coperte, lei si tolse i vestiti alle spalle del ragazzo, rimanendo solo in intimo.
Sarebbe stato stupido chiedergli di girarsi, pensava Katherine passandogli accanto e avvicinandosi al letto, incurante dello sguardo imbarazzato di Dean.
Erano stati insieme per tanto tempo, perché mai vergognarsi?
Il ragazzo continuò a seguirla con lo sguardo, la vide piegarsi e stendersi sul suo letto, osservò il suo corpo ed inevitabilmente rivide dopo tanto tempo la cicatrice sul suo fianco sinistro; deglutì a fatica e senza accorgersene la sfiorò con le dita.
Era più piccola di quanto ricordasse, era meno spessa e grossa; la ragazza non si infastidì del tocco, anzi lo guardò con un sorriso dolce sul viso.
Per qualche secondo rimasero così, occhi negli occhi; poi Dean distolse lo sguardo e la coprí con le coperte, rimboccandogliele e permettendole di scaldarsi.
“Buonanotte Kath..” sussurrò il ragazzo con voce dolce, sporgendosi con il busto ed arrivando vicino al suo viso, dove le depositò un tenero bacio sulla fronte.
La donna sentí il cuore battere all’impazzata in quel momento, avrebbe voluto che quell’istante durasse per sempre; con un gesto della mano lo bloccò, arpionandoli alle sue braccia e trattenendolo, incastrandolo con i suoi occhi azzurri.
“Aspetta.. “ sussurrò Katherine stringendo una delle sue mani fra le sue, guardandolo con occhi supplichevoli. “Dean noi.. noi avevamo ricominciato”.
Il cacciatore si irrigidì e serrò la mandibola; sapeva benissimo che fosse l’alcol a parlare, ma in vino veritas, quindi sentí un peso sul petto stabilirsi, mentre gli occhi gli presero a pizzicare.
“Ci eravamo lasciati ogni cosa brutta alle spalle e tu sei sparito! Adesso non voglio cacciare con te, non voglio parlarti, ne sentire la tua voce , perché tutto ciò mi ricorda che mi hai lasciata, che sei andato via e fa ancora male..” disse Katherine tutto d’un fiato, sentendo delle calde lacrime rigarle il viso. “.. fa troppo male per sopportare la tua presenza! Però se rimani, non andare più via..”.
Dean si morse il labbro e si sedette accanto a lei, sorreggendo il suo sguardo e ricambiando la stretta sulla sua mano; il cuore prese a scoppiargli di dolore per ciò che avesse appena sentito , ma anche di felicità.
Lei lo voleva ancora, sarebbe stata disposta a combattere per loro, per stare di nuovo insieme e lui era stato un idiota a pensare il contrario.
“Non lo farò Kath.. “ sussurrò con dolcezza alla ragazza, ma teneramente si accorse che si fosse già addormentata, stanca per com’era. 
Le schioccò un bacio sulla guancia e  continuandola a guardare sorrise, sfiorandole il viso con delicatezza.
Ti amo.. “ sussurrò sapendo che non lo potesse sentire e proprio per questo lo disse.
Sospirando si tolse la giacca e la posò sulla poltrona della stanza; si alzò lentamente e delicatamente, per poi sdraiarsi accanto a Katherine, nel tentativo di non svegliarla o disturbarla durante il sonno: sentiva un gran bisogno di stendersi accanto a lei per un altro po’, per recuperare il tempo passato.
La guardò, studiando ogni singola espressione durante il sonno e riconoscendole tutte; le era mancata, più dell’aria che respirava, e non l’avrebbe mai più persa. Mai più.
  
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