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Autore: Gatto1967    09/09/2018    2 recensioni
È lei o non è lei? È lei o non è lei? Cerrrrrrto che è lei! Si certo, è lei ma non è esattamente come ce la ricordavamo. È come se… le mancasse qualcosa. Come se fosse passata attraverso altre vicende, ma saranno davvero poi tante altre?
Forse per essere completamente lei avrebbe bisogno di conoscere alcune persone che non ha conosciuto prima, avrebbe bisogno di fare esperienze che le mancano.
O magari non le mancano tanto?
Magari potrebbe anche farne a meno…
Non ci state capendo niente vero? Neanche io.
Allora ricominciamo tutto daccapo...
E se Candy non andasse dai Legan a fare la dama di compagnia?
E se non venisse adottata dalla prestigiosa famiglia Andrew?
E se non andasse nemmeno a studiare a Londra?
Come e quanto cambierebbe la sua vita rispetto alla storia originale?
Signore e Signori, lasciate che vi presenti la protagonista di questa storia “altra” ma non troppo, “simile” ma non troppo.
Questa è la mia bionda eroina, Candice White, un'adolescente ribelle e inquieta, e questa ff vi racconta le sue "nuove" avventure.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Candy scese dalla collina di Pony tenendo in mano la spilla persa da quello strano ragazzo che suonava la cornamusa e che indossava quello strano costume.
La malinconia per la lettera in cui Annie le annunciava che non le avrebbe più scritto si era come dissipata e lei tornò alla casa di Pony come riempita di una nuova voglia di vivere la sua vita, con o senza Annie.
Davanti alla casa vide parcheggiata una macchina di gran lusso che sul cofano aveva come uno stemma.
Incuriosita la bambina stava avvicinandosi all’automobile per vedere meglio quello stemma, ma uno dei bambini più piccoli la chiamò.
-Candy! Miss Pony ti vuole vedere!-
Candy ringraziò il bambino e si avviò verso l’ufficio della sua benefattrice.
Non poté mai accorgersi che lo stemma sull’automobile era quasi identico allo stemma del suo medaglione, il medaglione del “principe della collina”.
 
-Candy, ti presento il signor Stewart.- disse miss Pony indicando un distinto signore alla sua sinistra.
-Il signor Stewart è qui per conto di una famiglia di Lakewood, la famiglia Legan.-
-Molto piacere signore.- disse lei accennando un inchino –Io sono Candice White ma può chiamarmi Candy.-
-Piacere di conoscerti Candy. Il signor Legan, che io rappresento, vorrebbe che tu entrassi a far parte della sua famiglia.-
-Oh bene, vuole adottarmi?-
-Non precisamente Candy…- rispose l’uomo ostentando una sorta di imbarazzo a quella domanda -Il signor Legan ha già una figlia più o meno della tua età, la signorina Iriza, e vorrebbe diciamo…  assumerti come “dama di compagnia” per la signorina.-
Candy fece una smorfia di delusione e quasi si mise a piangere. “Dama di compagnia”? Non sarebbe stata adottata? Nessuno la voleva quindi?
Suor Maria fece una smorfia di disgusto e miss Pony prese in mano la situazione.
-Dica al signor Legan che lo ringraziamo per la gentile offerta fatta alla nostra Candy, e che gli faremo sapere quanto prima la nostra risposta. Ma adesso vorremmo parlare con Candy da sole.-
-Certamente miss Pony. Naturalmente vorremmo sapere al più presto la vostra decisione, anche se mi stupisce tanta indecisione, in fondo per una bambina orfana è una bella opportunità andare a lavorare presso una famiglia di elevato rango sociale come…-
-Certamente signor Stewart, ma adesso vorremmo parlare con Candy.-
L’altezzoso signor Stewart uscì dalla stanza e la piccola Candy cominciò a piangere.
Suor Maria si chinò su di lei ad abbracciarla.
-Non verrò mai adottata… Nessuno mi vuole…-
La buona suora cercò di consolarla ma anche lei perse una lacrima.
-Noi ti vogliamo Candy. Noi siamo le tue mamme e non permetteremo mai che tu vada a fare la “dama di compagnia” piccola.-
-Non devo andare per forza?- chiese lei guardando Suor Maria con gli occhietti pieni di lacrime.
-No Candy. Non devi se non vuoi.- confermò miss Pony.
 
In realtà le cose non stavano proprio così. Secondo le regole che la casa di Pony seguiva, Candy non poteva rifiutare quell’opportunità, ma le due donne tacitamente avevano pensato più o meno la stessa cosa: al diavolo le regole! La loro Candy non sarebbe mai andata a fare la serva in una casa di riccastri altezzosi!
Quando il giorno dopo quella specie di maggiordomo sarebbe tornato, avrebbero fatto in modo che Candy non ci fosse, e sia pure con l’educazione che si addiceva alle due donne, gli avrebbero risposto picche.
Candy volle abbracciare entrambe le sue “mamme”, prima di uscire rinfrancata a giocare con i suoi fratellini e sorelline.
 
Qualche anno dopo
 
Il treno arrivò finalmente a Chicago e le allieve infermiere provenienti dalla scuola di miss Mary Jane ne scesero.
Chiedendo informazioni ai passanti trovarono l’ospedale Santa Johanna, e si presentarono alla caposala del reparto dove avrebbero prestato servizio come tirocinanti.
Sistemate le loro cose nelle stanze loro assegnate, le cinque ragazze decisero di godere i due giorni di libertà loro concessi prima di prendere servizio.
 
Scese dalla scalinata d’ingresso all’ospedale videro un’automobile che correva e sbandava pericolosamente in mezzo alla strada, evidentemente il guidatore non era molto abile.
Il veicolo sembrava puntare direttamente su di loro, e Candy e le sue colleghe (chiamarle amiche era improprio) riuscirono a scansarsi appena in tempo prima che la macchina andasse a sbattere proprio sulle scale.
Candy e Flanny si trovarono una sopra all’altra sul marciapiede, mentre le altre ragazze erano riuscite a mettersi in salvo in una posizione più comoda.
Dalla macchina sbalzò fuori un ragazzo dall’apparente età di diciotto, vent’anni, e subito Candy e Flanny si precipitarono su di lui per accertarsi di come stesse.
Era ferito alla testa, anche se nel complesso sembrava essersela cavata.
-Faccia vedere signore, noi siamo infermiere!- disse Candy avvicinandosi al ragazzo che stava cercando di rialzarsi.
-è solo un’escoriazione.- sentenziò Flanny con la sua solita aria glaciale. –Ma andrebbe medic…-
Flanny non riuscì a finire la frase, il giovane automobilista cacciò un urlo inatteso che la fece sobbalzare, e subito dopo la spinse via facendola cadere.
-Faccia attenzione! Mi ha fatto male!- gridò il giovane.
-Ma che maniere sono queste!!!- gridò di rimando Candy. –La mia collega la stava soccorrendo e lei come si permette di trattarla così!!!-
-Io mi permetto quello che mi pare e piace!- Urlò il ragazzo.
-Signore.- riprese Flanny –Mi scuso se le ho fatto male ma mi permetto di insistere, la ferita andrebbe medicata.-
-Ma cosa fai Flanny? Ti scusi con questo cafone? Ma andasse al diavolo!-
Il ragazzo guardò Candy con aria di sfida, poi salì in macchina e si allontanò.
-Candy sei incorreggibile! Quel ragazzo era ferito!-
-Ammiro la tua professionalità e la tua serietà Flanny, ma non ammetto che ti si tratti in questo modo!-
-Stavolta sono d’accordo con Candy!- intervenne Natalie. –Siamo infermiere è vero, ma proprio per questo ci è dovuto rispetto. Tu stavi soccorrendo quel ragazzo e lui che fa? Ti spinge a terra perché senza volerlo gli hai fatto sentire un po’ di dolore?-
Flanny aveva accusato il colpo. Le era già capitato di avere a che fare con pazienti dispotici e maleducati, ma mai nessuno si era permesso tanto.
-Avanti dammi la mano.- disse Candy porgendo la mano a Flanny. Lei la prese e si rialzò.
Candy si accorse che la fredda ragazza stava piangendo.
 
-Vogliate scusare quel cafone di mio cugino signorine.-
La voce apparteneva a un giovane dai capelli chiari, vestito elegantemente che si accompagnava a una ragazza dai lunghi capelli neri.
Quest’ultima diede segno di sconcerto, quasi di spavento e Candy la riconobbe: era Annie, la sua dolce cara Annie, che dopo essere stata adottata dalla famiglia Brighton era letteralmente scomparsa dalla sua vita. Non c’era dubbio: era cresciuta di statura, ma la sua faccia era identica a quando erano bambine.
-Purtroppo mio cugino pur essendo di famiglia, diciamo così, “aristocratica” non conosce assolutamente le buone maniere.
Lasciate che mi presenti: sono Archibald Cornwell e lei è la mia fidanzata Annie Brighton.-
Candy ricordò l’ultima lettera che Annie le aveva mandato anni prima, quella in cui le diceva di voler nascondere le sue origini, e decise di non “smascherarla”.
-Molto lieta signor Cornwell. Io sono Candice White.- disse la ragazza stringendo la mano al giovane e di rimando anche alla sua fidanzata Annie.
Si sentì morire quando percepì la freddezza di quest’ultima.
Le colleghe di Candy si presentarono una a una stringendo la mano ai due giovani.
-Flanny Hamilton.-
-Eleanor Mancy.-
-Judy Neta.-
-Natalie Vince.-
-Onoratissimo signorine. Consentitemi di offrirvi qualcosa per scusarmi della maleducazione di mio cugino.-
Poco dopo i sette giovani sedevano a un tavolino all’aperto di un bar di Chicago poco distante dall’ospedale Santa Johanna.
-Non prendetevela troppo per quell’ignorante di mio cugino Neal. Appartiene a una ricca famiglia, come me e Annie d’altronde, ma lui pensa che tutto gli sia dovuto in virtù del suo nome, anche se i Legan non sono così importanti come lui crede. Ma diteci di voi signorine.-
-Noi siamo allieve infermiere. Siamo arrivate oggi a Chicago per prendere servizio al Santa Johanna.- a parlare era stata Candy, lei era la più esuberante del gruppo, e le sue colleghe sembravano quasi infastidite dalla sua intraprendenza.
-Adesso ci sono stati concessi due giorni di libertà e…-
-E io me ne torno in ospedale Candy.- a parlare alzandosi in piedi era stata Flanny.
-Non so che farmene di due giorni a gironzolare per questa città. Preferisco tornare in ospedale e mettermi a studiare.-
Senza altre parole Flanny voltò le spalle al gruppo e se ne andò.
-Vogliate scusare la nostra collega signori.- intervenne Natalie –Lei è fatta così, ma in fondo non ha tutti i torti. Me ne torno anch’io in ospedale.
Anche Eleanor e Judy salutarono i due giovani e se ne andarono.
-Sarà meglio che torni anch’io in ospedale signori.- disse infine Candy alzandosi e stringendo la mano ai due fidanzati, unica del gruppetto a farlo.
-Spero di rivederla signorina White.- disse Archibald
-Lo spero anch’io signor Cornwell, Signorina Brighton…-
Candy raggiunse il suo gruppetto con la morte nel cuore: Annie aveva finto di non conoscerla.
   
 
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