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Autore: Spensieratezza    09/09/2018    4 recensioni
Sam Winchester è adorabile, sveglio e magico. è il fratellino minore di Dean, che il maggiore non sapeva di avere. Capirà ben presto che il suo fratellino è speciale, è magico e deve essere protetto da forze oscure che vogliono fargli del male.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sam, Dean e gli Dei '
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Dean e Sam continuarono a baciarsi, fino a quando il maggiore si fermò e lo guardò malizioso.

“Avevi in mente qualcos’altro, non è vero?”

“D-direi.” Disse Sam, cercando di mostrarsi contrariato. Non è che non gli piacevano i baci, ma aveva in mente qualcosa di più lussurioso, tipo prendere il pene di Dean in bocca, mentre il maggiore lo imprigionava contro la cavità dell’albero, ma era difficile mostrarsi così delusi, dopo che i baci di Dean lo avevano appena mandato in estasi.
“Mmm..con il preside a due passi?” gli disse Dean, mordendogli l’orecchio.

“Potrebbe anche aver visto che ci baciamo.” Disse Sam.

Dean gettò un’occhiata alla finestra e non riuscì a dissimulare del tutto l’allarme nel suo viso. Albert da parte sua, si sbrigò ad allontanarsi dalla finestra.

“Un po di brivido ogni tanto non mette pepe nelle relazioni?” lo provocò Sam, ma venne subito spinto dal fratello ad uscire dal giardino incriminato.

“Fifone!” gli disse Sam.
“Non sono fifone, è che ho..premura!”
“Premura di cosa??”
“Lo vedrai.”

“Dean. DIMMELO.” Disse Sam, fermandolo per un braccio.

Dean poteva vedere quanto Sam fosse allarmato. Si chiese di cosa avesse paura. Forse temeva che volesse fargli un discorso? Ma non era tra le sue intenzioni.

“Voglio renderti…SODDISFATTO..” disse con una punta di malizia.
Sam deglutì.
“Quindi mi lascerai..fare quello??”

Dean rise. “Andiamo a casa e lo scoprirai.”
 
 
 
Quando furono a casa, tuttavia, Dean non gli lasciò fare proprio un bel niente, lo spintonò in camera e poi lo spinse sul letto, facendo sempre attenzione ad assicurarsi che Sam gli stesse dando il consenso. Quando vide la sua faccia, interrogativa ma non dispiaciuta, si sdraiò sopra di lui e cominciò ad abbassargli i pantaloni.

“Dean! Cosa..vuoi fare..” disse Sam. Il maggiore avvertì un tremito nella sua voce.

“Ehi..tranquillo..non faremo niente che non vuoi…e di certo non quello, senza lubrificante.” Gli accarezzò la guancia e Sam chiuse gli occhi a quella carezza.
“E allora..?”

“Fidati di me.” si abbassò a sua volta i pantaloni e alzò le gambe di Sam.

Lo vide impallidire sotto di lui.
“Ehi, ti fidi di me?”
Sam annuì a fatica.
“Bene..”

Attirò Sam più vicino. Un intreccio di gambe. Appiccicati.

Sam gemette per la sensazione. Era meraviglioso. Pelle contro pelle.

Sam aveva ragione. Dean lo stava facendo godere e senza neanche bisogno di toccarlo li.

Poi Dean cambiò posizione e si rizzò a sedere, prima era seduto tra le gambe di Sam, ma il cambio posizione, fece in modo che si ritrovò sopra.

Sam fece un gemito strozzato di apprezzamento.

“Allora, Sam..stai godendo abbastanza?” gli diceva con voce roca.

Sam non si diede nemmeno la pena di rispondere o forse non poteva, troppo occupato a respirare con affanno.
“Vuoi venire?? Vuoi??”

“S-sì. Sì.”
 
Dean cominciò a toccarlo piano, poi più velocemente, quando capì che era vicino.
Sam arrivò al culmine con un grido.

Dean si sdraiò sopra di lui, dandogli un morso giocoso sulla mascella, poi qualcosa che forse si sarebbe trasformato in un succhiotto.

“Sai perché ti dissi che non era quello che volevo io, in quel giardino? Perché avevamo voglie diverse. Io volevo solo baciarti.

La capacità di Dean di dire le cose più dolci, facendole passare come se fossero cose non romantiche o sciocchezze, da un po aveva il potere di far battere il cuore a Sam.

“Ehi, gli occhi lucidi per una cosina così? Sei proprio una ragazzina. O forse è l’orgasmo a renderti gli occhi lucidi, mh?” gli disse Dean dolcemente, dandogli un buffetto sul viso.

“Non so..” disse Sam, finendo di nuovo abbracciato a lui, con le gambe avvinghiate.
 
 
 
 
*

Il giorno dopo, si stavano avviando a scuola, insieme. Sam si mise a provocare un po Dean.

“Quindi è come se..avessimo una relazione??” chiese giocosamente.

“Sam!” disse Dean, allarmato che qualcuno potesse ascoltare.
Sam rise e a Dean sembrò come la risata degli angeli.
“Non credi che dovremmo parlarne??”
“No! A dire la verità, no! non credo dovremmo. Parlarne.” Specificò meglio.
Sam fece il broncio.

“Se qualcuno dovesse scoprire cos’abbiamo fatto..passeremmo dei guai..” disse Dean, all’improvviso preoccupato.
“Quindi non vuoi più che facciamo..quello?” indagò Sam.
Dean evitò il suo sguardo e Sam si illuminò.
“Lo sapevo.” Disse, abbarbicandosi a lui.

“Sam, io…ne parliamo un’altra volta…e poi sai..non credo sia corretto parlare di relazione tra noi due. Intendo, sei mio fratello..sarà sempre un tipo di relazione diversa da quella che..potrei avere con un ESTRANEO.”

Sam lo guardò indagatore.
“Non capisco se mi hai appena fatto un complimento o mi hai appena liquidato.”

Dean non riusciva a rispondere.
“Va beene! Comunque nel frattempo che decidi COSA SIAMO, io posso baciare altri, allora??”

Dean si fermò, riservandogli uno sguardo omicida.
“Non posso credere che tu l’abbia detto.”
Sullo sguardo di Sam si dipinse un’espressione trionfante.

“Ah – ahhhhh. Vuoi l’esclusiva!!”

“Io..penso solo che dopo quello che abbiamo..fatto..non sia consono..sia poco elegante..dire certe cose..”

“L’idea che altri mettano le mani addosso a me, ti fa impazzire, vero?” disse Sam.
Dean gli accarezzò le braccia dolcemente.

“Tu vuoi LEI, vero?”

“Cosa?” questo Sam non se l’aspettava.
Alisea.
Sam fece una risata forzata.

“Stavi per fare sesso con lei, Sam.”
“Dean, ero sotto un incantesimo!”
Ma era la cosa sbagliata da dire.
Dean annuì ferito.

“Quindi..anche quello che hai fatto con me, era perché..”
“Dean, no! Non volevo dire questo!!”

“Dovremmo entrare a scuola, io non sono un alunno, ma tu si, siamo quasi in ritardo. Di nuovo.”
 
 
 
 
 
*

Alisea si trovava a casa di Marika…. aveva stretto molta amicizia con quella strana ragazza bionda, dall’aria un po’ sognante un po’ malinconica…. In quel momento era sabato e si trovavano tutte e due sdraiate sul giardino della casa di Marika a giocare a Memory… quando Alisea le chiese: “Marika… tu che cosa pensi delle favole?”
 
Marika rispose intenerita che adorava le favole e che se voleva, alcune volte poteva raccontargliene qualcuna.
 
“E che cosa pensi delle cose che non esistono?”
 
Marika rimase un po’ perplessa da quella strana domanda e disse dolcemente: “Cerca di non pensare a queste cose.” e le accarezzò dolcemente la guancia e i capelli.
 
“ Credi che le cose che non esistono e le cose che non vediamo siano la stessa cosa?”
 
 “Come?” chiese Marika.
 
 “Insomma…voglio dire, se una cosa esiste, dovremmo vederla, se non la vediamo, è perché non esiste, giusto?”
 
“Non è proprio cosi…ci sono un mucchio di cose che non vediamo, ma che esistono realmente…i sogni delle persone, i desideri, le passioni…oppure le persone che hanno fede, che credono in Dio ..e…l’appartamento.” disse con tono triste.
 
Marika decise di omettere spontaneamente se ci credeva anche lei o no che esistesse realmente.
 
“ L’amore, tante persone affermano di aver visto gli angeli, i fantasmi…il paradiso…”
 
“Pensi che l’appartamento esista e non esista allo stesso tempo?” chiese lei.
 
Alisea aveva poggiato la testa sul grembo di Marika come a cercare riparo, e Marika cercava di confortarla anche se non sapeva bene neanche lei da cosa…ma lo fece…avrebbe voluto che anche le persone che aveva vicino negli anni più bui, avessero fatto esattamente cosi…che l’avessero consolata anche senza capire perché fosse triste…
 
 “Ascoltami molto bene, Ali…solo perché le cose che amiamo, non le vediamo, non vuol dire che non esistono…non esistono su questo piano della realtà, perché non fanno parte di questa realtà…ma possono esistere…altrove…”
 
“Su un altro piano della realtà? E come si chiama? “ chiese Alisea, lasciandosi accarezzare docilmente i capelli.
 
“Il piano dei sogni… questi due piani sono cosi divisi…che sembrano lontanissimi ma allo stesso tempo sono vicinissimi e a volte, il piano della realtà può confondersi con quello del sogno…in soggetti particolarmente sensibili, è captato spesso, che talvolta alcuni di loro riuscissero per alcuni istanti a intravedere pezzi di quel sogno…”
 
 
Pezzi di infinito pensò Marika senza dirlo
 
“ E cosa vedono?” domandò Alisea.
 
“A  volte loro…vedono delle cose…possono essere i loro cari nonni defunti, oppure sentire suoni che di fatto non ci sono, voci che sembrano provenire da un posto lontanissimo…ma dura solo pochi secondi, poi il legame si spezza…”
  
“ Che peccato…” disse Alisea.
 
Marika non trovò altro da dire…sì, era proprio un peccato…
 
“ Avevi ragione…” disse Alisea.
 
“ A che proposito?”
 
“ Sei…davvero brava…a raccontare favole… “
 



“Marika, ci fai entrare?” fu la voce di Sam, che li raggiunse.
“Ragazzi!” disse la voce della ragazza, salutandoli. Indossava una salopette di jeans, che faceva molto anni novanta. Si alzò ad aprire il piccolo cancelletto.
Alisea sembrava turbata di trovarsi davanti i due fratelli.
“Beh, allora, io andrei.” Disse, spolverandosi i vestiti.

“No, per favore, resta! C’è qualche problema??” chiese, voltandosi a guardare Sam e Dean.
I due fratelli si guardarono straniti.
“Non le hai detto che cos’è successo l’altra sera?” chiese Sam.
“Non sono mica una spia.” Disse Alisea risentita, distogliendo lo sguardo.

“Ragazzi, ma di che cosa state parlando?” chiese la bionda.
“Il preside Albert non ti ha informato del fatto che Sam..si è sentito male?” chiese cautamente Dean.
“Sì, me l’ha detto..ma non ha approfondito la cosa, va tutto bene, adesso, Sam? Lui non ha voluto dirmi cos’hai avuto.” Disse, poggiandogli una mano sulla spalla. “Ha solo accennato a una specie di febbre paranormale.”

Sam arrossì e Dean tossì.

“Forse è meglio che cambiamo argomento.”
Marika li guardò male.
“Ok, adesso parlate, tutti, altrimenti ve ne andate fuori di casa mia! Sono stanca che tutti mi trattino come l’ultima arrivata qui!”
“Diciamo che io..ho avuto una specie di febbre sessuale.” Disse Sam.
Tutti ammutolirono.
“E…?” chiese Marika imbarazzata.

Sam guardò verso Alisea, Marika guardò lei sconvolta.
“Cosa?? Non me ne hai parlato! Non ci posso credere!” e con grande imbarazzo dei tre, si rivolse a Sam.
“Li hai usati i preservativi??”

“MARIKA!” fu il richiamo scandalizzato di Alisea.
“Cosa?? Guarda che sono importanti! Ci manca pure una gravidanza mentre non hai ancora finito la scuola!!”

“Non l’ho fatto!!” quasi strillò Sam. “Non l’abbiamo fatto..Dean è..”
“Io sono arrivato in tempo prima che la situazione degenerasse.” Finì Dean per lui.
Questa volta Alisea scoppiò.
“Dì pure che per farla finire, mi hai mollato uno schiaffo!!” strillò.
 


Marika guardò Dean incredula.
“Non ci posso credere, Dean.”
“Mi sono lasciato prendere dall’agitazione, io..non volevo..”

“Ma nessuno è intervenuto?” chiese Marika.

“Ehi, non trattiamolo ora come un criminale, ok? Non l’ha mica pestata.” Disse Sam.

“Grazie tante, Sam!” disse Alisea. “E visto che ci siamo, perché non ci spiegate anche come ha fatto Sam a guarire, di grazia? “
Dean la guardò male.

“Sono riuscito a calmarlo.”
“Come??” gli chiese provocatoria.

La sua mente volò a come dopo che le ombre erano già scomparse, le sue mani avessero fatto cadere Sam in estasi.

“L’ho tranquillizzato. Non sono fatti tuoi.” Poi ripensandoci, disse “Tu cosa pensi che abbiamo fatto?” le chiese con aria maliziosa.

“Dean..” lo richiamò Sam intimorito.

Alisea continuò a guardarlo con astio, ma sembrava titubante nel dire cosa pensava davvero.
Forse non osava.

“Dean..ricordati perché siamo qui.” disse il minore.
Dean prese un grosso sospiro.

“Sono venuto qui a scusarmi, per..lo schiaffo.”
“Ma davvero!”

“Sì, tu sei una ragazza e io non..non avrei dovuto..perdonami..io..”
“Le tue scuse, puoi mettertele nel…fondoschiena!” disse, trattenendosi dall’essere più scurrile.
 
“Alisea, aspetta! Mi dispiace davvero. Quando si tratta di Sam, io non..perdo la ragione, mi dispiace..” disse, cercando di fermarla.
“Vaffanculo, Dean!” disse Alisea, uscendo dalla casa e divincolandosi dalla sua presa.
“Alisea, non prendertela con Dean, è colpa mia, solo colpa mia! Io non volevo.." cominciò Sam, frenetico, aggrappandosi alla siepe

"Cosa?? Usarmi? Prenderti gioco di me? Ma l'hai fatto!"

"Io non ero lucido.." “Vaffanculo anche te, Sam!”

Sam sembrò lottare contro la sua indignazione, poi esplose.
“Potevo essere solo fuori di me, per anche solo sfiorarti, Dio, quanto me ne pento!”
 
 
 
Se ne pentì l’attimo dopo, vedendo l’espressione della ragazza, ma ormai era troppo tardi. Alisea era sparita. Si sedette sull’erba, mettendosi la faccia tra le mani.
“Sentite, io non c’ero quella notte, ma credo che dovremmo calmarci un po tutti quanti, ok?” chiese Marika.
“Lei..ti ha raccontato qualcosa?” chiese Dean.
“Abbiamo sentito i vostri discorsi, poco fa.” disse Sam.

“Non mi ha detto niente, ve lo giuro! Comunque lei è molto nervosa per via che Albert l’ha convocata nel suo studio e ha cercato di includerla nel gruppo.” Disse Marika con nonchalance.

“COSA???” dissero in coro Sam e Dean scandalizzati.
 
“Dovevate aspettarvi che prima o poi sarebbe successo. Era stata in coma nello stesso periodo di Sam ed è stata la prima a parlare di strani mondi paralleli e magici, non si poteva far finta di niente ancora a lungo.”
“E cosa se n’è ricavato?” chiese Dean.

“Albert ha provato a spingerla ad entrare nell’appartamento famoso con me, ma quando mi avvicino insieme a lei, non riusciamo a superare il portone. Resta sbarrato, come se non volesse farla entrare.” Disse Marika facendo spallucce.

“E ce lo dici così?? E poi?? Cosa dice tuo..PADRE?” chiese Dean.

“Lui non sa perché succede, ma presuppone che l’appartamento avverta la stessa aura negativa che sente lei e quindi le porte sono sbarrate per lei. È un vero peccato, visto che lei sostiene che ha perso del tutto i ricordi che pensa di aver condiviso con Sam. Non ricorda più..ricordava a stento appena sveglia e adesso..”
“Quindi adesso la colpa è mia che non l’ho interrogata subito?” chiese Sam sconsolato.

“No! Sam, tu non hai nessuna colpa! Ve lo dico io, com’è la cosa. Lei è una SPIA, magari è figlia segreta di quelli dell’organizzazione, per questo sa tutto su sta storia, per questo non riesce ad entrare in quel posto. E vuole circuire Sam!”
“Dean, capisco il tuo spirito di protezione verso Sam, davvero, ma se ci sbagliassimo, corriamo il rischio di isolare una ragazzina che ha solo bisogno di aiuto e degli amici, facendola soffrire.” Disse Marika, addolorata.

“Marika, potresti aver ragione, ma ti consiglio di non affezionarti troppo a lei..non sappiamo niente su di lei, qiuesta cosa che non riesce a entrare lì, è…AMBIGUA..o è un’imbrogliona, o è il diavolo. E non intendo Lucifero.” Disse Dean.
 
Sam si fece subito triste.

“Sono io il diavolo. Non avrei dovuto illuderla. È tutta colpa mia.” Disse Sam mettendosi la faccia tra le mani.
“Sam, tu non..”

“Non sono un angelo, Dean! Hai visto cos’è successo perché non potevo trattenere la lussuria..Io…un giorno finirò all’inferno, per colpa dei miei desideri.” Disse, mettendosi la faccia tra le gambe.

“Se fosse così, io sarò con te, anche li, non ti abbandono, Sammy.” Disse Dean, inginochiandosi ad abbracciarlo.






















ragazzi, io ci provo a trattare bene Alisea, ma poi non posso fare a meno di trattarla male, non so perchè ahha xd aiutooo xd
   
 
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