Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: JAPAN_LOVER    10/09/2018    2 recensioni
~ E' meglio una vecchiaia tranquilla e serena o un'eterna giovinezza piena di rimorsi? ~
Vermouth aveva scelto la seconda.
Senza esitazione, aveva stretto il patto con il diavolo, del quale era diventata la Preferita.
Stanca della vita criminale e nauseata dal concubinato, Vermouth continuava a lavorare per il Boss ma, nel frattempo, nel suo cuore cominciava a confidare in quel ragazzo che, tempo prima, le aveva salvato la vita a New York.
Tutto sembrava procedere regolarmente, finché non entró in diretto contatto con il suo nuovo bersaglio: Shiuchi Akai ovvero il nemico mortale del Boss.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai, Vermouth
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

UNA NUOVA MISSIONE


La mattina dopo, Vermouth si svegliò sola in quel grande letto a baldacchino.
Si tirò su, coprendosi con il lenzuolo immacolato, come se volesse nascondere il suo bel corpo per non ricordare quel che aveva fatto durante quella lunga notte.
Lui era come un’ombra. Come sempre, al mattino spariva.
A Vermouth, questo non dispiaceva: amava la propria indipendenza e sapeva perfettamente di essere la Preferita e, di conseguenza, non la sola.
Amante della libertà e gelosa dei propri spazi, la donna apprezzava la politica del Boss: lei accorreva ad ogni suo ordine e, in cambio, lui le lasciava la sua indipendenza e la assecondava in ogni suo desiderio.
Vermouth si rivestì velocemente e, in sella sua alla moto, tornò finalmente nel suo appartamento: un lussuosissimo appartamento di 300 mq nel quartiere di Shibuya.
Finalmente a casa, non vedeva l’ora di farsi una di quelle solite docce fredde e rigeneramenti, che riuscivano a rimetterla al mondo.
Si strinse nell’accappatoio e ciondolò in cucina, fino ad arrivare al bancone. Sentendo un impellente bisogno di energia, prese un coltello dal cassetto e due arance dalla cesta. Le tagliò in due e, poi, con forza, strinse ciascun mezzo frutto sullo spremiagrumi, fino ad ottenere la spremuta d’arancia.
Lì accanto, sul bancone, c’era la foto che il Boss le aveva consegnato quando le aveva assegnato il suo ultimo incarico.
‘Ti affido questo incarico, trova quest’uomo. Lo voglio vivo o morto – le aveva detto il capo – si chiama Shuichi Akai ed è un agente dell’FBI molto pericoloso. Sta molto attenta e non abbassare mai la guardia con lui. È un abile cecchino e un ottimo combattente… senza contare che è il mio miglior nemico!’
La foto in questione raffigurava il mezzobusto di un uomo dai tratti vagamente orientali. I capelli, scuri e ondulati, erano coperti per lo più da un berretto di lana grigio; gli occhi verdi e penetranti erano segnati da borse e, impassibili, scrutavano l’obbiettivo.
Il Capo le aveva dato tutto le informazioni di cui si trovava in possesso. Per un attimo, Vermouth si chiese perché il Boss lo avesse definito “il suo miglior nemico”, ma la cosa non la riguardava.
Prese la foto e l’appiccicò al frigorifero.
Poi, continuando a fissare il suo obbiettivo, estrasse una sigaretta slim dal pacchetto e l’accese, aspirando una prima appagante boccata. Le labbra si contrassero in un’espressione di beatitudine.
“Bene, bene – ghignò Vermouth, eccitata dalla sfida – devi essere un tipo pericoloso, se persino il Boss ti teme...”
In quel momento suonò il cellulare.
“E ora chi è?”
Quando lesse sul display UNKNOWN , capì che non poteva che trattarsi di una sola persona: Gin.
“Che c’è?” rispose lei, prima di aspirare un’altra boccata di sigaretta.
Con Gin, Vermouth andava sempre subito al dunque.
Lui era fatto così: non amava perdersi in chiacchiere.
“Estremità sudorientale del molo di Daikoku, capannone 13 – proferì l’uomo, dall’altro capo del telefono – vieni il prima possibile!”
TUN-TUN-TUN
Sbrigativo come sempre, Gin! osservò tra sé Vermouth, mettendo giù il cellulare.
Domandandosi quale fosse l’emergenza, Vermouth tornò in camera da letto per vestirsi. Legò i capelli in una lunga treccia bionda, si infilò una tuta nera da motociclista e un paio di occhiali da sole scuri. Era pronta.
In sella all’ Harley Davisdon, sfrecciò a tutta velocità verso la zona portuale. Nonostante fosse pieno giorno, l’area indicata da Gin era deserta. Senza alcuna difficoltà, Vermouth si aggirava fra quei depositi abbandonati, costituiti per lo più da inferriate pericolanti e vecchie lamiere.
Quando la numerazione progressiva di quei casolari arrivò al 15, la motociclista si addentrò, portandosi al centro di quell’enorme capannone.
La porsche 356 nera di Gin era già parcheggiata lì. Appena Vermouth arrivò, due uomini vestiti di nero uscirono da quell’auto: uno molto alto, con lunghi capelli argentei e l’altro un po’ più basso e robusto.
In quello stesso momento, arrivò in volata una Dodge Viper blu, con due strisce bianche.
Vermouth tolse il casco, portando all’indietro la sua treccia color platino, deliziata da quell’inaspettata “riunioncina”. Dal Dodge blu fiammante scesero altre due figure.
Dal sedile dalla guida scese una donna, imbracciando un fucile, un semiautomatico PSG-1 da cecchino. La donna era piuttosto bassa e minuta, portava un caschetto biondo sbarazzino, ma le sue labbra sottili si incurvarono in un ghigno contrito e pieno di stupore alla vista di Vermouth.
“Vermouth! Quanto tempo! – esclamò quella donna – qual malvento ti porta da queste parti?”
Quelle parole non furono pronunciate con disprezzo, ma Vermouth sapeva ben discernere quando la sua presenza era apprezzata e quando non lo era.
“Chianti!” la rimproverò l’individuo sceso dal sedile passeggero del Dodge.
L’uomo, il cui nome in codice era Korn, cercava di tenere a bada la lingua della sua partner sempre molto vivace impulsiva. Si sistemò il cappello nero e gli occhiali spessi sul naso e poi tirò fuori il Kalasnikov.
“Va tutto bene, Korn – lo rassicurò Vermouth, prima di rivolgersi a Chianti – ho ricevuto una telefonata da Gin, ma non mi aspettavo ci fossimo tutti. Deve trattarsi di qualcosa di grosso!”
In quel momento, con un forte rombo, fece il suo ingresso una Honda CB 300 R. La moto fece un giro trionfale attorno i presenti e si fermò davanti a loro.
“Ora si che ci siamo tutti! – osservò Chianti, con un ghigno compiaciuto – benvenuta, Kir!”
Esibizionista… pensò Vermouth, alzando istintivamente gli occhi al cielo ci mancava solo lei.
Il motociclista scese dalla moto e tolse il casco, scoprendo così il volto di un’altra bellissima donna. Kir era altra, con grandi occhi azzurri e lunghi capelli castani. Vermouth non poteva averne l’assoluta certezza, ma era piuttosto sicura che lei era una delle altre .
“Ci siete già tutti!” esclamò Kir, con un sorriso compiaciuto.
“Bando alle ciance! – tagliò corto seccamente Gin – vi ho radunato tutti, perché ho qualcosa di molto importante da comunicarvi. Ci giunta voce dalle nostre fonti, che Sherry è stata avvistata nel quartiere di Beika, in una zona non molto lontana da qui!”
“Sherry?” sussultò, Chianti, come se avesse visto l’ombra di un fantasma.
“Non è possibile! – commentò Korn – Sherry deve essere morta. Una persona non può sparire in quel modo senza lasciare traccia”
Gin li incenerì spietatamente con uno sguardo agghiacciante:
“Silenzio!” tuonò lui, ammutolendo tutti i presenti.
“I nostri informatori sono infallibili – disse Vodka – e poi, il corpo di Sherry non è mai stato ritrovato. Se anche fosse morta, dopo la sua fuga il cadavere avrebbe dovuto saltar fuori, non credete?”
“E c’è di più – soggiunse Gin, estraendo una fotografia dal taschino interno del cappotto nero – secondo i nostri informatori, non solo Sherry non sarebbe morta, ma vivrebbe sotto nuove sembianze”
Quella foto raffigurava una bambina straordinariamente somigliante a Sherry.
“Incredibile!” mormorarono Vermouth e Kir, all’unisono.
Le due donne si lanciarono un’occhiata, per poi tornare ad ignorarsi vicendevolmente.
“D’ora in avanti, il nostro obbiettivo è verificare questa possibilità – disse Gin, infilando nuovamente la foto nel taschino – e se questa bambina si rivelerà davvero Sherry, non avremo pietà”
“Se davvero quella bambina è Sherry, la toglierò di mezzo io!” disse Chianti stringendo i pugni.
“Nessuna pietà con i traditori!” convenne Korn.
Vodka e Gin annuirono placidamente. A loro non importava se a premere il grilletto sarebbe stato l’uno o l’altro cecchino. L’importante era far fuori definitivamente quella donna.
“Se c’è bisogno di me, chiamatemi – disse Vermouth, rivolgendosi particolarmente a Gin e a Vodka – in questo momento mi sto occupando di una missione molto importante, ma se si tratta di catturare Sherry sarò ben lieta di aiutare a stanarla!”
Gin e Vodka annuirono placidamente, mentre Vermouth si sistemava il caso sulla e testa e montava in sella alla Harley. Invece, Chianti, Korn e Kir la seguirono sbigottiti con lo sguardo, mentre la bionda metteva in moto per poi sfrecciare verso l’esterno.
“Se ne va così?” domandò Korn, attonito.
“Già, il Boss le ha affidato una missione molto importante – rispose Gin, secco – il Capo l’ha incaricata di stanare Akai!”
“Akai?” Kir ebbe un sussulto.
Un moto di gelosia le ottenebrò la mente, finché non si impose di tornare lucida. Non poteva permettersi di perdere la testa: se voleva spodestare Vermouth, doveva rimanere presente a sé stessa.
Dapprima sgomenta, Chianti scoppiò poi in una risata fragorosa.
“Akai? – fece la bionda con il caschetto – Kir hai sentito? Il Boss vuole proprio toglierla di mezzo, se la ha incaricata di far fuori Shuichi Akai!”
“Chianti!” la redarguì ancora una volta Korn.
“Che c’è? – replicò Chianti – è la verità. Stanare Shuichi Akai è una missione suicida. Non ce la farà mai da sola…”
Kir non proferì parola. Sperava dentro di sé che le parole di Chianti corrispondessero a verità, ma sapeva bene che il Capo non aveva bisogno di ricorre a certi trucchetti per sbarazzarsi di una sua sottoposta. Se lui le aveva affidato un compito così delicato, era perché si fidava di lei.
Finita la riunione, Gin salì sull’auto seguito da Vodka. Non avendo osato intervenire durante la riunione con gli altri membri, Vodka apostrofò subito il suo compagno:
“Come sarebbe che il Boss ha affidato a lei il compito di catturare Akai? Solo ieri, non si era rivolto a noi per quella missione?”
Spazientito, Gin estrasse una sigaretta e l’accese con l’accendisigari della Porsche.
“Il Capo aveva affidato a Vermouth questa missione già una settimana fa – spiegò l’uomo dai lunghi capelli argenti – ma poi, rendendosi conto del pericolo, si è rivolto a noi. Lei si sarò impuntata e, di conseguenza, il Capo mi ha telefonato questa mattina ordinandoci di farci da parte finché la situazione per lei non si fa troppo pericolosa!”
“Tsk, quella donna! – biascicò Vodka – che cosa vuole dimostrare?”
Il viso di Gin si contrasse in una smorfia truce:
“Sono stufo dei capricci di quella donna! – disse a denti stretti – farà meglio a non tirare troppo la corda o la ucciderò con le mie stesse mani, non mi importa se è la sua Preferita!”
***
***
***
BUONASERA!
RIECCOMI CON UN NUOVO CAPITOLO.
HO VOLUTO COMINCIARE SCHIERANDO – SU UNA SCACCHIERA IMMAGINARIA – LE PEDINE NERE, LE FORZE DEL MALE, OVVERO I MEMBRI DELL’ORGANIZZAZIONE.
I CARATTERI, BENE O MALE, RISPECCHIANO QUELLI DEL MANGA/ANIME. IN PIU’ HO AGGIUNTO QUESTA SORTA DI RIVALITA’ TRA KIR E VERMOUTH.
QUEST’ULTIMA, NONOSTANTE LE PARVENZE DI CIRCOSTANZA, SEMBRA ESSERE ODIATA UN PO’ DA TUTTI I MEMBRI DELL’ORGANIZZAZIONE…ECCEZION FATTA DAL CAPO (NATURALMENTE).
VI AUGURO BUONA LETTURA,
A PRESTO,
JAPAN_LOVER < 3
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: JAPAN_LOVER