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Autore: Spensieratezza    10/09/2018    4 recensioni
Sam Winchester è adorabile, sveglio e magico. è il fratellino minore di Dean, che il maggiore non sapeva di avere. Capirà ben presto che il suo fratellino è speciale, è magico e deve essere protetto da forze oscure che vogliono fargli del male.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sam, Dean e gli Dei '
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Dean e Sam si trovavano a scuola, quando all’improvviso accadde qualcosa di strano.

Giunti all’ora della campanella, alcuni studenti della scuola, si sentirono come paralizzati, da una forza strana, quasi una costrizione.

Poi le loro orecchie vennero invase da una sorta di voce strana, che, avevano il sospetto, potevano sentire soltanto loro.

“Fate finta di nulla e continuate a comportarvi normalmente. Fingete di cercare qualcosa nello zaino e non provate a chiamare i vostri compagni, devo parlarvi. Continuate – a – comportarvi – come se niente fosse.”


Era una voce che sentirono solo in pochissimi.

La sentìrono Sam ed Alisea, che si trovavavano al banco nella loro aula. Si fissarono a disagio.

La sentìì Dean, che si trovava nella stanza della bidella a ripulire il tavolo, da dolcetti e pasticcini e servizi da tè.
La sentì Ruben, che stava scrivendo un’esercitazione alla lavagna.

La sentirono Marika e Clère che stavano facendo ginnastica in palestra.

La sentì Castiel, che si stava allenando in giardino per giocare a calcio. Era da poco entrato nella squadra e non riuscì più a muoversi, finendo dritto per terra.
 
Dopo un po, quando Albert fu sicuro che gli altri studenti furono andati via, tutti via, al suono della campanella dell’ultima ora, parlò ancora.

Ora, raggiungetemi tutti in palestra. Sono il Preside e ho biosgno di parlare a tutti quelli che hanno sentito il mio appello. Tutti quanti. Non spaventatevi, non avete nulla da temere.
 
Sam si mise a correre in affanno cercando Dean, suo fratello. Quando si incrociarono nel corridoio, entrambi corsero l’uno contro l’altro e finirono abbracciati.

Loro forse erano quelli che erano più consapevoli della portata di quello strano annuncio, Albert doveva avere in mano qualcosa di grosso.

Mentre si dirigevano in palestra, incrociarono anche Marika che camminava abbracciata al fratello Castiel, mormorando parole di rassicurazione, per tranquillizzarlo.
“Marika, tutto ok?” chiese Dean.

Marika lo guardò con uno sguardo atterrito e arrabbiato.
“Non dovevano coinvolgere anche lui. È spaventato.” Disse, guardando il fratello.

Dean e Sam guardarono il fratellino di Marika e avrebbero voluto dire qualcosa in proposito. Credevano innanzitutto che per quanto l’aspetto del fratello, ricordasse quello di un angelo sceso dal cielo, non era fatto di vetro e non doveva trattarlo come un bambino e in secondo luogo non sembrava così terrorizzato. Aveva comunque risposto all’appello, no? Ma evitarono di gettare benzina sul fuoco.

“Che c’entra Castiel in tutto questo?” chiese Dean.
“Non lo so, ma sono sicura che si sbaglino.” Disse Marika addolorata.

“Sbrighiamoci.” Disse laconico Castiel. “Prima che inizi a parlare di nuovo. Mi ha dato i brividi.”
 
 

Quando raggiunsero la palestra, dietro la porta chiusa, notarono che c’era già qualcuno, che sembrava lottare per prendere la decisione di entrare o no.
Ruben.

Ruben, che vedendo arrivare i quattro ragazzi, fece una faccia sgomenta, ricambiando le loro espressioni basite, sembrò perdere il senno, quando vide anche Castiel.

“Che cosa ci fa lui qui?”
“Quello che ci facciamo noi, presumo.” Disse Dean sarcastico.

“No, no, no, è impossibile che ha sentito la voce, è uno scherzo, vero? L’ha detto per venire ache lui. Non può essere coinvolto.”

“Dacci un taglio! “ sbottò Dean. “La cosa è già pesante di per sé , tanto per essere chiari, cosa ci fai TU qui?”
Ruben parve farsi offeso e arrabbiato.

“Non era solo uno stupido scherzo?? Come una specie di candid camera?? Il Preside ha usato un altoparlante e…”
“E tutta la scuola è in complotto con lui? Se la pensi così, cosa aspetti ad entrare?” chiese Dean.

Ruben lo guardò come se volesse sfidarlo, ma chiaramente non osava sfidare il ruolo che Dean aveva in quella scuola.
 
Una volta che entrarono nella palestra, videro che le tapparelle erano state tirate tutte giù e il Preside in piedi, a fianco del professor White, sembrava contrariato. Alla destra di White, c’era la professoressa Ariel.

“Ci avete messo un bel po.” Disse a braccia conserte. “Sedetevi.”
Grande fu lo stupore di tutti, quando videro che nella palestra c’erano anche Clère ed Alisea.

Forse potevano aspettarselo di Alisea, ma Clère?? Che cosa c’entrava?
 

“Clère..” disse Dean, avvicinandosi a lei.
“Dean!”

“Che cosa c’entri tu, con tutto questo?”
“Io..io non lo so..non so cosa intendi…”
Dean la guardò male.

“Non ti credo.” Disse e si allontanò da lei, sotto il suo sguardo desolato.
 
“Signore, può dirci perché ci ha riuniti tutti qui?” chiese Sam con coraggio.

“E già che ci siamo, parliamo anche del discorso della telepatia.” Disse Ruben con sarcasmo.

“Come avrete sicuramente notato..” cominciò White con tono piatto e rancoroso. “L’appello del PRESIDE ha portato alla luce, segreti NASCOSTI che sembrano non finire mai.” Disse, posando lo sguardo su Castiel e poi su Clère.

“Tenga mio fratello fuori da questa storia. Lui non c’entra! È sempre stato un ragazzo tranquillo!” disse Marika abbracciandolo.
“Se tutti i ragazzi tranquilli, non avessero dei segreti, sarebbe molto più facile questo mondo.” Si limitò a dire Albert, poi proseguì.

“Veniamo al dunque, pochi minuti fa, ho fatto un appello telepatico, che solo ALCUNI, avrebbero potuto sentire. Chi avrebbe potuto ascoltare questo appello, avrebbe voluto dire che ha qualcosa a che fare con il mondo misterioso di cui noi stiamo parlando da MESI.”

“Mondi?? Voi siete pazzi! Io me ne vado!!” disse Ruben, ridendo e facendo per andarsene, ma Black lo gelò.

“Non fare un altro passo! Sei già praticamente nei guai! Non aggravare la tua posizione, piccolo bugiardo!”

Ruben si voltò verso il preside, chiedendogli aiuto con lo sguardo, Albert però, si limitò a dire:  “Può bastare così, Black.  “ poi si rivolse al ragazzo. “Ruben, giusto? Sta tranquillo. Vorremmo farti solo delle domande.”

“C-che tipo di domande?”

“Hai fatto dei strani sogni di recente? Che magari non sapevi identificare in niente di quello che hai sempre conosciuto.?”
Ruben sembrò preda del conflitto, inaspettatamente però, fu Castiel a parlare.

“A volte io li faccio. Sogno di essere un cavaliere, al servizio della giustizia. Il panorama intorno a me è tra i più variabili..e sono sempre sul piano di battaglia..lotto insieme ad altre persone..ma non so chi siano..il sogno è sempre lo stesso..” disse lui.
Tutti si voltarono verso Castiel.
Marika soffocò un gemito.

“A quanto pare non ci siamo sbagliati. Tu, hai niente da dire?” lo rimbeccò Black.
Ruben fece un sospiro profondo.

“Io sogno solo il paesaggio..una civiltà sconosciuta..un REGNO NUOVO..popolato da creature strane..ma non è in fondo quello che sogniamo tutti? La ricerca di un mondo nuovo?”

Black fissò il ragazzo con disgusto e poi anche Albert con la stessa espressione.
 
I due professori unirono le loro mani, una sopra l’altra, ma senza unirle.

Ne fuoriuscirono delle fiammelle azzurre e arancioni. I ragazzi sussultarono davanti a quella magia.
 
“Come ci riesce??” domandò Ruben atterrito.

“Tra un attimo avrai tutte le risposte che cerchi. Le avrete tutti.” disse Albert, raccogliendo magicamente tutte le fiammelle su un solo palmo della mano, il suo.

Si spostò e tirò fuori una ciotola antica, nel momento in cui spostò le fiammelle sul contenitore, esse si formarono come una specie di liquido denso.

Una pozione liquida, fatta di color crema con scaglie azzurre e bianche.
Erano tutti atterriti.
 



“Voi siete pazzi. Io me ne vado! Non mi costringerete a bere quel COSO.” Disse Alisea.

Ruben guardò scocciato la ragazza, poi disse a sua volta: “Beh, la mocciosa forse ha ragione per la prima volta nella sua vita.” disse, seguendola.

Una volta giunti al portone però, non riuscirono ad aprirlo.
“Non potete tenerci prigionieri qui!” gridò Alisea.

“Signorina, lei è già praticamente sospesa!! Per una volta nella sua vita, stia zitta!!” gridò Black.
 


Alisea deglutì, Ruben guardò tutti con sguardo astioso, ma sembrava che il coraggio di rispondere a tono, gli fosse venuto meno.

“Black, ci tengo a te, ma se tratti ancora in questo modo i miei alunni, sarò costretto a chiederti di uscire.” Disse Albert piatto, ma si poteva notare la furia nei suoi occhi.

“Cosa? Difendi Loro?? Dopo quello che..” chiese Black astioso.

“Fino a prova contraria, sono solo dei ragazzini spaventati, non possiamo dar loro torto. Ora, intanto che diamo a questa cosa, il tempo di raffreddarsi un po, faremo tutti quanti un rewatch veloce degli avvenimenti, anche per gli ultimi arrivati."
 
 
Il racconto si protrasse almeno per una buona mezz’ora, nonostante l’impegno di molti, di cercare di riassumere più che potevano.

Ruben alla fine, una volta constatato che nessuno ce l’aveva con lui personalmente, sembrò più facile alle confidenze. Raccontò dei sogni strani che aveva avuto. Queste costruzioni in pietre, gotiche e magnifiche che non assomigliavano a niente che avesse mai visto.

Si vedeva camminare sulla strada acciottolata, fare il bagno nel mare, ma non riusciva a capire il suo ruolo li, eccetto una cosa.
Un magnifico palazzo, in cui adorava perdersi.
 
Venne il turno di Clère, raccontò che si vedeva nei panni di una donna guerriera. Forse un’amazzone. Ricordava le lotte contro donne mezze uccelli e spiriti dell’acqua, che sembravano sirene, con volti mostruosi.
 
La cosa curiosa, era che a differenza di Sam ed Alisea, gli altri non erano caduti in coma.

“A quanto pare viene meno quello che pensavamo essere l’elemento comune.” Disse Albert.
“Signore, posso chiederle una cosa?” chiese timidamente Marika.

“Dimmi, cara.” Disse Albert gentile.
“Come..come sa..insomma..io sono coinvolta, questo è naturale, capisco anche Dean. Sam, perfino Alisea..ma come può essere sicuro di Cas e..Ruben..e Clère? Loro non sembrano avere..nessun potere magico..”
Albert sospirò, poi disse piano.

“Arriviamo alla seconda rivelazione. Anch’io faccio parte di quel mondo.”

Rimasero tutti sorpresi davanti ad una rivelazione del genere.
 
“Ho scoperto di avere da poco, dei poteri inimmaginabili..voi non avete idea..” disse guardandosi la mano. “Di quello che posso fare..”

“Credo che con l’appello telepatico e la comparsa dell’Ambrosia, se ne siano appena resi conto anche loro.” disse Black.

“Mi chiedete come sono sicuro che c’entrino anche i vostri amici. In effetti non ero sicuro di quante persone fossero coinvolte, fino a pochissimi minuti fa, ma ora il mio potere è AUMENTATO, ora sono Più FORTE. Ho fatto una magia che permetteva che potessero sentirmi solo le persone coinvolte, è un incantesimo legato dal sangue e dall’amicizia, la combinazione di questi fattori avrebbe legato chiunque fosse coinvolto in quel mondo, per mezzo di vincoli di parentela o altri tipi di legame.”

Le parole di Albert sembrarono confondere ancora di più i presenti.
“Albert.” Disse la professoressa dolcemente. “Loro non capiscono quello che tu dici, li stai solo confondendo di più.”

“E va bene. Scopriamo le carte. Voi credete a Dio, ragazzi?”
 
Si mossero tutti a disagio, davanti a quell'affermazione.
Timorosi, annuirono, magari anche chi a Dio non credeva davvero.

E nel mentre si chiedevano il perché di quella domanda.
“E agli Dei, ci credete?”
Sbatterono tutti gli occhi.

“In che senso, d-Dei?” chiese Clère.
“Gli antichi greci, ci credevano. E voi?”
Alcuni rimasero zitti, altri scossero timorosi, il capo.

“Neanche io ci credevo, nemmeno i miei amici qui. E ci saremmo tutti sbagliati.
 
La sua voce risuonò possente nella camera buia.

“Ci ho messo molto tempo a risvegliarmi anche io, a cercare di capire perché mi sentivo così coinvolto, in questa storia. Alla fine capì. Anche io facevo parte di quel mondo. Un mondo in cui gli Dei di cui si credeva nell’antica Grecia, esistevano DAVVERO. Poi ho scoperto che non ne facevo solamente parte. Ero UNO DI LORO.”
Trattennero tutti il fiato.

Albert si voltò malinconicamente verso Ariel e Black.
“E loro sono i miei fratelli.
 
Tutti i presenti deglutirono, volevano scuotere il capo, mettersi a ridere e fare battute, ma la potenza di quello che avevano appena detto, colpì loro in ogni fibra del loro essere.

“ E c’è la possibilità che qualcuno qui in questa stanza, sia imparentato con noi.” disse Albert.
 
 






















Note dell'autrice: ragazzi non so che dire, spero non sia venuto tanto male come capitolo xd
ero impaziente di arrivare a questo punto e mi non sono curata tantissimo sul come arrivarci. Scusate xd
   
 
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