Capitolo 15: A shot in the dark
Oh I wish it was
over
And I wish you were here
Still I'm hoping that somehow
Cause your soul
is on fire
A shot in the dark
What did they aim for when they missed your heart?
I breathe
underwater
It's all in my hands
What can I do don't let it fall apart
A shot in the dark…
(“A shot in the
dark” – Within Temptation)
Quando gli Avengers giunsero su Titano, gli
avvenimenti subirono una brusca accelerazione e si susseguirono a una velocità
frenetica. Erano lì solo da pochi minuti quando giunse una nave spaziale dalla
quale scese uno strano gruppetto di creature e, insieme a questi, con enorme
sorpresa degli eroi, il loro vecchio amico, l’Asgardiano Thor che credevano
morto.
“Thor? Credevo che Thanos ti avesse
ucciso e invece sei… ma chi sono questi strani esseri che ti accompagnano?” si
stupì Banner, che era stato l’ultimo a vedere l’Asgardiano.
“Amico mio, il coniglio Rocket e i suoi
insoliti ma valorosi amici mi hanno salvato la vita” rispose Thor, “e grazie al
loro aiuto ho potuto riavere il mio occhio e anche una nuova arma, questa ascia.
Tu, piuttosto, perché indossi una simile ridicola armatura?”
Banner, infatti, che non riusciva più a
trasformarsi in Hulk, per poter prendere parte alla battaglia si era messo l’armatura
che Stark aveva realizzato per poter affrontare il mostro verde, ossia la
Hulkbuster, con la quale, tuttavia, si sentiva piuttosto a disagio, più una
sorta di omino Michelin che un
supereroe…
Il dottore, però, non ebbe il tempo di
rispondere al vecchio amico e nemmeno di chiedergli chi esattamente fossero gli
strani tipi con lui. Thanos e il suo esercito di Esternauti, infatti, stavano
giungendo in forze sul pianeta per recuperare le ultime due gemme.
“Il vigliacco si è portato dietro il suo
esercito” esclamò indignato uno dei nuovi arrivati, un giovane biondo che
pareva in tutto e per tutto un terrestre, “ma non mi fa certo paura. Thanos
dovrà dirmi dove ha portato la mia Gamora e che cosa le ha fatto!”
Poi non ci fu più tempo per nient’altro,
perché l’esercito di Esternauti condotto dal Titano sferrò il suo attacco e
iniziò una violenta battaglia. Gli Avengers, anche coadiuvati dal nuovo gruppo
di combattenti, erano in forte inferiorità numerica, ma a questo ovviò ben
presto il Dottor Strange che, grazie ai suoi poteri, apriva portali e faceva
precipitare buona parte dei nemici in mondi lontani e deserti. Molti altri di
quei mostri furono fatti a pezzi dalla forza prodigiosa della nuova arma di
Thor, l’ascia forgiata appositamente per lui. Gli altri si battevano
strenuamente contro gli Esternauti e, dopo un aspro combattimento, ebbero la
meglio.
Rimaneva, però, pur sempre Thanos che
non sembrava meno pericoloso senza il suo esercito a combattere per lui. Gli
Avengers e i loro alleati lo attaccavano da tutte le parti, ma lui pareva quasi
divertirsi a rintuzzare i loro assalti.
“Dov’è Gamora? Cosa le hai fatto,
bastardo?” gridò il giovane, il cui nome era Peter Quill, mentre si slanciava
disperatamente contro il Titano.
Thanos lo afferrò per il collo, usandolo
per parare i generosi quanto inutili tentativi di attacco di Steve, Bucky,
Peter, Stark e Natasha.
“Vuoi sapere com’è morta?” lo irrise.
“L’ho sacrificata per ottenere la Gemma dell’Anima. E’ stata una perdita anche
per me, ma dovevo immolare la cosa più preziosa per un bene superiore!”
Detto questo, il Titano scaraventò Quill
contro una roccia, tramortendolo, e i suoi amici si affrettarono a raggiungerlo
per controllare che stesse bene.
“Bene superiore un accidenti, mostro!”
esclamò Sam, assalendolo dall’alto, ma Thanos si liberò di lui come di una
fastidiosa zanzara, senza nemmeno scomporsi.
“Siete degli stolti” continuò a dire
Thanos, mentre respingeva con facilità chiunque tentasse di colpirlo. “Io sto
solo cercando di beneficare il vostro pianeta, raddoppiando le risorse
disponibili. Vi sto facendo del bene e voi cercate vanamente di fermarmi.”
“Certo, massacrando metà della
popolazione. Un modo piuttosto drastico per fare
del bene, credo che saresti andato d’accordo con un certo Adolf Hitler!”
reagì Steve, lanciando contro Thanos il suo scudo, che il Titano evitò
facilmente, scagliando poi lontano con un sol colpo Bucky e Natasha che
cercavano di dare man forte al Capitano.
“Un bene superiore, certo, ma le vostre
piccole menti non riescono a comprenderlo. Fu così anche per Titano, il mio
pianeta, che un tempo non era così come lo vedete ora, era ricco e fiorente. Se
mi avessero ascoltato lo sarebbe ancora e invece mi chiamarono folle…” replicò
Thanos. “Metà della popolazione della Terra sarà eliminata così, a caso, i
ricchi come i poveri, i giovani come gli anziani, gli uomini come le donne. A
quel punto le risorse del pianeta torneranno ad essere abbondanti per tutti.”
“Ma ti ascolti mai quando parli? Io
credo proprio di no, secondo me ti piace solo il suono della tua voce e lascia
che ti dica che hai dei gusti orrendi” lo prese in giro Stark, slanciandosi
contro di lui. Thanos avrebbe potuto farlo a pezzi facilmente ma,
contemporaneamente, fu attaccato da Thor che con la sua ascia lo colpì con tale
energia che, per qualche momento, sembrò proprio che gli Avengers ce
l’avrebbero fatta.
In quel momento sul pianeta atterrò una
piccola navicella, dalla quale uscì un’altra creatura che appariva come
un’androide e che si scagliò contro Thanos.
“Dov’è Gamora? Dov’è mia sorella?”
gridò, mentre cercava di colpirlo con la sua arma.
Gli Avengers rimasero talmente sorpresi
dall’arrivo inaspettato di Nebula che, per un istante, rimasero a guardare la
nuova arrivata che si batteva con il loro nemico… ma fu un istante di troppo.
Thanos colpì Nebula e la scagliò lontano e poi, con una mossa a sorpresa,
riuscì ad afferrare Wanda, che era intervenuta a sostegno di Thor. Quando ebbe
catturato la ragazza, gli altri dovettero fermarsi per evitare di colpire lei
invece del nemico.
“Adesso dammi la Gemma della Mente”
ordinò, rivolto a Visione. “Se me la consegnerai, lascerò andare la tua amica,
altrimenti sarò costretto a ucciderla.”
“Non dargliela, mi ucciderà comunque…”
cercò di protestare Wanda, ma l’enorme mano di Thanos si strinse attorno a lei,
strappandole un grido e iniziando a schiacciarla.
“Va bene, te la consegnerò, ma tu lascia
andare Wanda!” esclamò Visione, angosciato. “Avrai la Gemma della Mente, ma non
farle del male.”
“La metterò giù non appena mi avrai dato
la gemma” rispose Thanos.
Nessun altro osava intervenire, per
timore che il Titano uccidesse la ragazza.
Visione si avvicinò a lui, pronto a
cedere la Gemma della Mente. Allora Thanos scagliò lontano Wanda, che fu subito
soccorsa da Stark, Steve e Natasha, e afferrò l’androide, strappandogli la
preziosa gemma dalla fronte senza tanti complimenti. Lo avrebbe ucciso se, a
quel punto, Thor e Falcon non lo avessero attaccato da dietro, costringendolo a
lasciar andare Visione.
La Gemma della Mente fu collocata al suo
posto, quello centrale, nel Guanto dell’Universo che Thanos indossava, mentre
Visione riusciva, non visto, a celare nuovamente il frammento che gli rimaneva
sotto la calotta di metallo che gli aveva applicato Shuri. Adesso potevano solo
sperare che il piano di Steve funzionasse…
Visione, indebolito, si trascinò accanto
a Wanda, anche lei priva di forze, e la prese tra le braccia come per
proteggerla. Era consapevole, però, di non poter fare nulla e che l’unica
speranza era che il futuro sarebbe cambiato, poiché loro erano intervenuti a
mutare il presente.
“Come avete visto io mantengo la parola”
riprese Thanos, “e voi non potete fare nulla per fermarmi. Adesso consegnatemi
la Gemma del Tempo e io me ne andrò e vi lascerò vivere.”
“Certo, come no?” reagì Stark,
attaccando il Titano con tutte le armi di cui disponeva la sua tuta, cercando
di colpirlo, di ferirlo… e riuscendo soltanto a fargli un graffio sulla fronte,
mentre ogni colpo di Thanos mandava in pezzi parte della sua armatura.
Thor, Steve e Bucky cercarono di
assalirlo, ma con un potente raggio Thanos li scagliò lontano, rivolgendo poi
tutta la sua attenzione a Stark. Dopo averlo colpito più volte e aver quasi
completamente distrutto la sua armatura, il Titano fu addosso a Tony, riuscì a
spezzare la lancia che Stark aveva materializzato per difendersi e gliela
conficcò nell’addome, trapassandolo da parte a parte.
La scena fu talmente inaspettata e
sconvolgente per tutti gli altri combattenti che nessuno di loro riuscì a fare
niente, impietriti dallo shock. Nel silenzio innaturale che seguì quel momento
si udì solo un grido, lancinante, disperato, il lamento di un’anima spezzata.
“NO!” urlò Peter, con tutte le sue
forze. Poi, come se fosse stato colpito da un fulmine, si lasciò cadere a terra
sulle ginocchia, senza più energia, senza più la capacità di muoversi, pensare,
dire qualcosa. C’era solo quella scena orribile, lì, davanti ai suoi occhi.
Quello che aveva sempre temuto stava accadendo e non c’era niente che lui, che
nessuno, potesse fare per impedirlo.
Anche Stark, sentendo che la vita gli
scivolava via dalla ferita, cadde in ginocchio. Thanos gli si avvicinò, gli
posò una mano sulla testa e gli parlò.
“Hai il mio rispetto, Stark” disse.
“Alla fine metà dell’umanità continuerà a vivere e spero che si ricorderanno di
te.”
Poi si allontanò di qualche passo e
puntò il Guanto dell’Universo contro di lui, per dargli il colpo di grazia.
“No, no, no, no, no… per favore fate
qualcosa, qualcuno faccia qualcosa…” solo chi si trovava vicino a Peter riuscì
a comprendere quello che il ragazzo stava mormorando, talmente fuori di sé da
non sapere nemmeno lui cosa dicesse, con la sensazione di vivere uno di quegli
incubi terribili in cui non puoi muoverti e intorno a te accadono le cose più
atroci.
Solo che quello non era un sogno…
“Aspetta!” nel silenzio assoluto, rotto
solo dall’incomprensibile pianto lamentoso di Peter, si udì la voce del Dottor
Strange. “Risparmialo e io ti consegnerò la Gemma del Tempo.”
Era stato il piano di Rogers fin
dall’inizio nel caso non fossero riusciti a uccidere Thanos con le loro forze,
era vero, ma come sembrava più orribile adesso. Anche tutti quelli che avevano
avuto fiducia nel piano dubitarono, vedendo Tony ferito gravemente da una parte
e Strange che consegnava la pietra a Thanos dall’altra. Cosa sarebbe accaduto?
Thanos avrebbe avvertito la mancanza dei frammenti delle ultime due gemme e li
avrebbe sterminati tutti?
Non andò così. Il Titano prese la Gemma
e la collocò nell’ultimo spazio vuoto del Guanto dell’Universo. Un raggio di
energia potentissimo lo investì e una luce accecante esplose nel pianeta
Titano, poi tutto sembrò tornare come prima.
Eppure tutto era cambiato.
“Cos’hai fatto?” urlò Thor a Thanos, ma
lui non gli rispose, si guardò attorno per un istante e poi svanì in una fiamma
di luce azzurra.
“Dov’è andato?” chiese Steve, cominciando
a dubitare anche lui della riuscita del suo piano. Forse i frammenti di gemma
che Shuri aveva staccato erano troppo piccoli e il potere del Guanto
dell’Universo era rimasto intatto? E i frammenti che erano rimasti a Visione e
al Dottor Strange sarebbero serviti a qualcosa oppure no?
Da ciò che avevano potuto vedere, Thanos
non sembrava aver avvertito alcuna diminuzione del suo potere... e allora cosa
sarebbe accaduto adesso?
Nel frattempo, Tony aveva cauterizzato e
richiuso la sua ferita e poi si era sbarazzato dell’armatura ormai inservibile.
Era indebolito, ma si stava riprendendo rapidamente. Strange lo aiutò a
rimettersi in piedi e poi accennò con lo sguardo a Peter: il ragazzo non
sembrava riuscire a rialzarsi da dove era caduto e, a differenza di tutti gli
altri che si guardavano intorno e cercavano di capire dove fosse finito Thanos
e cosa avesse fatto una volta ottenute tutte le gemme, continuava a guardare a
terra e a singhiozzare piano, mormorando qualcosa di indecifrabile.
Tony gli si fece lentamente accanto, si
inginocchiò accanto a lui e cercò di fargli alzare il viso per guardarlo in
faccia.
Gli altri, intanto, compresa Nebula che
si era avvicinata al gruppo, si riunivano attorno al Dottor Strange
chiedendogli spiegazioni su ciò che era accaduto.
“Peter” disse piano Stark al ragazzo, circondandogli
le spalle con un braccio e accarezzandogli il viso bagnato di lacrime con
l’altra mano, “Peter, guardami, sono qui, sto bene. Non mi è successo niente,
sto bene. Guardami, ragazzo!”
Le parole di Stark sembrarono scuotere
Peter da quella sorta di catatonia in cui pareva caduto. Lo fissò con occhi
dapprima vuoti e per un lungo, terribile istante a Tony parve che il ragazzo
non lo riconoscesse nemmeno. Poi un lampo attraversò lo sguardo di Peter che
ritornò in se stesso e reagì con insospettata violenza.
“Perché?” gridò verso Tony con
l’espressione più sperduta e disperata che si potesse immaginare. “Perché lo ha
fatto? Cosa voleva dimostrare? Voleva fare l’eroe? Voleva rimediare ai peccati
che crede di aver commesso? Cosa voleva fare? Cosa voleva fare?”
Peter pareva in preda a un attacco
isterico e Steve avrebbe voluto andare da lui, ma Strange lo fermò ponendogli
una mano sul braccio e scuotendo il capo. Era una questione privata tra il
ragazzo e Stark e sarebbe stato lui a doversela cavare.
“Stava per morire, mi avrebbe lasciato
solo! Voleva abbandonarmi, è questo che voleva? Era questo?” continuava a
gridare Peter, con voce sempre più rotta e disperata.
Tony non sapeva bene cosa fare, ma di
una cosa si era reso conto: in quella battaglia non avrebbe dovuto pensare solo
alla sicurezza di Peter, ma anche alla propria. Perché, adesso poteva capirlo
fin troppo bene, se fosse accaduto qualcosa a lui, il ragazzo sarebbe andato in
mille pezzi e niente e nessuno avrebbe potuto riportarlo in sé.
Sconvolto, strinse forte Peter tra le
braccia, lo avvolse nell’abbraccio più saldo e protettivo possibile e lo sentì
dapprima fare resistenza, poi tremare violentemente e infine sciogliersi in un
pianto liberatorio sul suo petto, aggrappato alla sua schiena come se temesse
che fosse tutto un sogno e che lui non fosse davvero sano e salvo.
“Sono qui, Peter, sono qui” gli ripeté
con dolcezza, stringendolo e accarezzandogli i capelli. “Sono qui, non ti
lascio, non ti abbandonerò mai. Sono qui con te, ragazzino…”
“Signor Stark” riuscì finalmente a dire
Peter, avvinghiandosi all’uomo, “ho avuto tanta paura…”
“Lo so, ma non è successo niente” lo
tranquillizzò Tony, sempre con voce pacata e rassicurante, sempre tenendolo
stretto e accarezzandolo, “sono qui con te, Peter, va tutto bene.”
Ma, mentre fissavano la strana luce del
cielo sopra Titano, gli Avengers, Nebula, Peter Quill e i suoi compagni non
pensavano affatto che andasse tutto bene.
Fine capitolo quindici