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Autore: TripelR    10/09/2018    0 recensioni
Spazio, circa duemila anni prima della nascita di Freezer.
L'Impero, talmente grande e potente da non avere un nome, si è appena ripreso dopo decenni di sanguinosa guerra civile. La nuova famiglia regnante sembra unita e capace, ben decisa a consolidare ed espandere ulteriormente il proprio dominio nell'universo conosciuto. Nel corso degli anni, però, le loro Altezze Imperiali dovranno affrontare i fantasmi del proprio passato e, soprattutto, se stessi.
Genere: Avventura, Azione, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cooler, Freezer, Re Cold
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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4. Ferita
 
Era una giornata fresca ma al contempo soleggiata sul pianeta Grisial. I servi, generosamente offerti dal governatore ospite, avevano lavorato tutta la notte per allestire il palco in legno che avrebbe ospitato l’Imperatore e altre importanti personalità.
< Il giorno del duello è dunque arrivato. > affermò, pensieroso, Kryo.
Fuori dalla finestra due stelle azzurre, troppo lontane per scaldare a sufficienza il pianeta, creavano un intricato tessuto di ombre sulle strade della città.
< Sono sicuro che te la caverai, fratello. > lo rassicurò Blizzard, l’Imperatore. < Erebus non è al tuo livello. >
< Lo so, ma c’è qualcosa che non mi convince. > continuò l’uomo dalle placche azzurre come le due stelle che brillavano in cielo. < Perché farsi carico della difesa di una persona sconosciuta, solo per poi andare incontro a una sconfitta sicura? >
< Avrà ragioni che non conosciamo. > affermò l’Imperatore. < Piuttosto, mi chiedo come avrà fatto Gergedan a convincerlo. >
< Quella maledetta sanguisuga! Chi avrebbe mai detto che si sarebbe appellato a un’usanza così antica! > borbottò in risposta Kryo, udendo il nome dell’uomo a causa del quale erano su Grisial.
 
Altrove, sul pianeta, lo sfidante di Kryo stava discutendo con un corpulento individuo.
< Così è questa… > affermò il guerriero, rigirando tra le mani una boccettina piena di un liquido incolore.
Erebus era di statura elevata e aveva un corpo asciutto. Di aspetto era simile a Blizzard, dato che la sua razza e quella dell’Imperatore erano imparentate alla lontana. Il nero dominava la sua pelle e le placche, assai meno estese di quelle possedute dall’altra razza, brillavano di un rosso sanguigno.
< Esatto! > confermò fiero l’emissario di Gergedan, accarezzandosi il corno appuntito che spiccava poco sopra il suo naso. < Basterà un solo sorso e… >
< Non te l’ho chiesto. > lo zittì Erebus, facendogli accapponare la pelle. < Ora vattene. >
Il suo braccio sinistro stava per farlo urlare dal dolore. Scostò la manica della cappa nera che aveva indosso per osservarlo. Chiazze biancastre coprivano praticamente tutto il suo avambraccio e salivano avide verso la spalla.
< Yersinia, maledetta! > mormorò, scagliando con rabbia un ki blast contro il lago che stava sorvolando. < Non sarebbe dovuta finire così. >
All’orizzonte, nuvole nere minaccianti tempesta si stavano radunando.
 
< I vostri occhi sono magnetici. > commentò Snower, osservando le iridi violacee della ragazza che aveva di fronte.
Tanit, figlia di Erebus, era in tutto e per tutto simile al padre, se si escludevano la corporatura più minuta e i boccoli nerissimi che le scendevano sulla nuca.
< Sono lusingata. > sorrise, imbarazzata, evitando lo sguardo della persona che stava accompagnando il figlio di Blizzard.
Le labbra socchiuse in un candido sorriso non nascondevano il fastidio che stava provando in quel momento Kylmä.
< E così anche vostro padre ha combattuto nella Grande Guerra. > affermò distrattamente, cambiando discorso.
< S-sì. > replicò Tanit. < Anche se in realtà non me ne ha mai parlato molto. So solo che ha combattuto a fianco di Sua Maestà, l’Imperatore, e di vostro padre. >
< Le sue scelte lo hanno ricompensato. > si inserì Snower. < A nessuno mai, prima di lui, è stata concessa tanta autonomia nell’Impero. >
< Mio signore, il nostro non è che un piccolo regno. > dichiarò la ragazza, toccandosi nervosamente i neri boccoli.
Il gesto non passò inosservato a Kylmä.
< Siete davvero affascinante. > aggiunse, di punto in bianco. < Dovrete avere un sacco di pretendenti. >
< Voi dite? Per ora, mio padre non ha ancora permesso a nessuno di avvicinarmi. > rispose Tanit.
< Ohohoh, non dovete preoccuparvi di questo. > rise Kylmä, coprendosi la bocca con una mano. < Parlerò io con vostro padre, sono sicura che in breve tempo ogni cosa andrà al suo posto. Adesso, vogliate scusarci. >
Una smorfia di rabbia apparve per un attimo sul volto di Snower, subito offuscata da un sorriso cordiale, mentre salutava anch’egli la figlia di Erebus.
 
Sotto un cielo sempre più cupo, l’annunciatore, il governatore stesso di Grisial, stava presentando lo scontro.
< Il qui presente Gergedan ha effettuato ricorso contro la sua condanna a morte appellandosi a un antico diritto, di cui noi abitanti di Grisial siamo custodi per volere del Sommo Åland: un combattimento deciderà le sorti del condannato. >
L’uomo dalla pelle celeste fece una piccola pausa.
< Nel rispetto delle Leggi dei suoi antenati, Sua Maestà l’Imperatore ha accettato. Le ragioni dell’Impero saranno difese da Kryo, fratello del nostro amato Imperatore; a difendere il condannato sarà Erebus, sovrano vassallo del Regno di Ri Shi. >
Mentre il governatore continuava a spiegare i dettagli dell’incontro, Kylmä si agitava nervosa sopra il suo scranno. Dove era finito Snower? Le aveva chiesto di precederlo al Palco Imperiale, ma non era ancora arrivato. Tirò un sospiro di sollievo notando che Tanit era già seduta al suo posto, a qualche metro di distanza da lei. Provò a spostare la sua attenzione sul ring. Questo consisteva in una spessa lastra di vetro, disposta sopra quello che restava della caldera di un vulcano. Un tempo, rompere la lastra avrebbe significato cadere nella lava e quindi morte quasi certa, ma il vulcano era ormai spento da più di seicento anni. La Prova del Cristallo e del Fuoco metteva non solo contro i propri avversari, ma anche contro se stessi.
< Vostra Maestà, vi cedo l’onore di decretare l’inizio della contesa! > declamò il governatore, con voce ampollosa.
< E sia! > proclamò Blizzard, in ossequio ad antiche regole cristallizzate nei secoli. < Che la Prova del Cristallo e del Fuoco abbia inizio! >
< Possa la giustizia trionfare in eterno! > risposero in coro tutti quanti i presenti.
I due guerrieri iniziarono a girare lentamente uno attorno all’altro, tentando di individuare i punti deboli nella difesa dell’avversario.
< Ci si rivede, Kryo! > salutò Erebus, testando il suo avversario con un montante al volto.
< Non sei cambiato per nulla, vedo. > replicò l’altro, bloccando il colpo dell’avversario con la coda e contrattaccando con un raggio letale che passò poco sopra la testa di Erebus.
Il sovrano di Ri Shi, per tutta risposta, iniziò una feroce offensiva. Kryo, in quella fase dello scontro, si limitò a difendersi.
< Sembra che sia in difficoltà. > commentò Frøya, l’Imperatrice, seduta accanto a Blizzard.
< Io direi piuttosto che stia temporeggiando. > osservò invece l’Imperatore, pensieroso.
Intanto, il cielo ostile cominciava a non trattenere più le proprie lacrime.
 
Snower contemplò con piacere la pioggia scendere feroce sulla terra. Aveva altro in mente che stare a guardare uno scontro dall’esito già scritto.
< Tu! > annunciò, attirando le attenzioni di un servo che stava svolgendo le sue consuete mansioni.
< Vostra Altezza, state parlando con me? > chiese l’uomo, un ragazzino imberbe che da poco aveva iniziato a lavorare per il governatore.
< Vedi qualcun altro in questo lurido porticato? > replicò Snower, seccato, porgendogli un piccolo bigliettino. < Porta questo messaggio alla figlia di Erebus. >
< Ma mio Signore, le guardie non mi faranno mai accedere al Palco Imperiale! > spiegò il servo.
< Non mi importa, l’importante è che quel biglietto venga recapitato. > affermò il principe, voltandogli le spalle. < Ah, poi trovami una camera lontana da occhi indiscreti. >
 
< Per cosa combatti? > domandò Kryo, approfittando di un attimo di stanca del suo avversario.
< Per difendere il ciccione nella gabbia, no? > replicò Erebus riprendendo fiato. < Soddisfatto? >
< Certamente non mi aspettavo di ottenere ciò che volevo con le buone. > sospirò il fratello dell’Imperatore, colpendo per la prima volta in quello scontro il suo avversario. < Vorrà dire che lo farò con le cattive. >
L’inerzia dello scontro cambiò radicalmente. Kryo colpì nuovamente il suo avversario, stavolta al fianco sinistro, facendolo boccheggiare. Erebus tentò di afferrare il braccio che l’aveva ferito con la sua coda, ma il suo avversario era adesso troppo veloce per lui. Prima che potesse rendersi conto di non aver centrato il suo obiettivo, una pioggia di luce si unì all’acqua che cadeva copiosa dal cielo furente, travolgendolo.
Kylmä, frattanto, si era disinteressata del ring che si stava lentamente infrangendo sotto il colpo di Kryo. Perché quella sgualdrina si era allontanata all’improvviso così di fretta? Avrebbe dovuto seguirla? Snower era chissà dove e… no. Una futura Imperatrice non si sarebbe dovuta alzare per una donna di condizione inferiore. Senza contare che poteva trattarsi di una semplice coincidenza.
< Cassandre! > sussurrò, rivolta alla serva in riverente attesa dietro il suo scranno.
La ragazza, nipote della sua fedele Ydin, morta qualche anno prima, si sporse in avanti per ascoltare l’ordine della padrona.
< Cerca il Principe Snower. > la istruì Kylmä. < Voglio sapere cosa sta facendo in questo momento. >
“E ora aspettiamo.” pensò Kylmä, mentre il vetro di cui era costituito il ring andava in pezzi ed Erebus spariva nelle viscere del pianeta.
Il governatore di Grisial si avvicinò lentamente in volo sopra al luogo dello scontro, per sincerarsi delle condizioni del sovrano di Ri Shi.
< Lo sfidante può continuare? >
La risposta fu un raggio di pura oscurità che si dipanò dalla luce e colpì Kryo alla spalla sinistra, causandogli una fastidiosa ustione. Senza dire parole, Erebus si elevò fino a trovarsi davanti al suo avversario. Circondato da un’aura scura come la notte, la sua massa muscolare era quantomeno triplicata, riducendo in brandelli il poco che era rimasto della cappa che indossava all’inizio dello scontro.
< Fatti sottto, Kryo! > urlò, mentre assillanti fulmini rischiaravano a tratti un’atmosfera altrimenti buia.
 
Il rumore martellante dei tuoni non disturbò i due giovani all’interno della stanza. Nessuna distanza separava i loro corpi, nessuna divisione le loro anime.
< Siete così delicata. > sussurrò Snower, quando le sue labbra si separarono per un attimo da quelle della ragazza. < La vostra pelle è morbida come seta. >
< Ancora… > replicò Tanit, riavvicinandosi avida al volto dell’amante e baciandolo tutta tremante.
Rimasero avvinghiati così ancora per qualche istante. Stavolta fu la ragazza a distaccarsi.
< Ti voglio. > mormorò, iniziando a spogliarsi.
Fuori dalla camera, il giovane servo che era stato scelto come messaggero dal figlio dell’Imperatore, camminava nervosamente lungo il corridoio, avanti e indietro. Si era ritrovato, contro il suo volere, in una situazione più grande di lui. Un passo falso e sarebbe stata la sua fine. Le urla di piacere che sentiva da oltre i muri di pietra erano per lui terribili minacce, i gemiti rintocchi di morte.
Su di un letto non più candido, Tanit stava rapidamente perdendo il controllo di se stessa. Il suo corpo eccitato non apparteneva più a lei. Non erano più le membra che seguivano le indicazioni del cervello, ma la mente che si adeguava agli stimoli che riceveva dal corpo.
< Di più… di più! > gemette, vogliosa di riuscire finalmente a raggiungere il cielo tanto agognato.
I suoi occhi, le sue labbra, perfino i suoi capelli, ogni cosa di sé sembrava esprimere l’unica tonalità che colorava la sua anima, quella dell’uomo con cui stava condividendo quel momento prezioso.
Snower la assecondò.
Fuori, pioggia e tuoni continuavano a bombardare una terra martoriata.
 
I due contendenti erano aggrovigliati in un turbinio di calci, pugni e altri colpi proibiti. Erebus sembrava un avversario totalmente diverso rispetto a prima. Colpì Kryo con un calcio alle gambe, sbilanciandolo quel tanto che bastava per sferrargli una violenta ginocchiata al mento. Il fratello dell’Imperatore si allontanò, mentre un rivolo di sangue fluiva sul suo viso.
< Midnight Beam! > sentenziò Erebus, mentre un oscuro fascio di energia colpiva un’ora preoccupato Kryo.
“Dannazione!” pensò, mentre cercava di ripararsi con le braccia incrociate davanti al volto. “Ci sono andato troppo leggero!”
< Andiamo Kryo! Volevi sapere per cosa sto combattendo? > lo schernì il suo avversario, ora in leggero vantaggio. < Perché non provi a indovinare? >
< Non credo tu sia così stupido da tentare una ribellione destinata al fallimento. > ragionò Kryo, dopo essere riuscito finalmente a scampare alla notte che lo stava inghiottendo. < Che sia… >
Sul Palco Imperiale, Nivea, sposa di uno degli sfidanti, sentì lo sguardo del marito incrociare il suo.
< Dopo tutti questi anni, sei ancora innamorato di mia moglie?! >
< Il potere ti ha dato alla testa! > replicò Erebus. < I miei sentimenti sono estinti da tempo, soffocati da Nivea stessa. >
< E allora cosa? >
< Allora vendicherò la parte di me che avete assassinato 280 anni fa! > tuonò Erebus, guardando fisso negli occhi Kryo.
< Ci ho preso, allora. > affermò l’uomo, mantenendo la lucidità.
< Sei davvero sciocco, se pensi che la verità sia così semplice. > sussurrò il sovrano di Ri Shi, mentre il giorno intorno a lui diveniva notte e il buio si faceva tenebra.
Sugli spalti, Kylmä si sentì chiamare con discrezione.
< Vostra Altezza. >
< Cassandre! > esclamò la ragazza, sorpresa. < Dov’è? >
< Non ho avuto l’ardire di controllare di persona. > spiegò la serva, ancora scioccata da ciò che aveva scoperto. < Credo sia meglio che guardiate con i vostri occhi. >
Kylmä trattenne a fatica l’ira che si stava impossessando di lei, come quella mattina di tanti anni fa.
< Portami da lui. > ordinò, gelida.
Presi dalla battaglia, nessuno badò al fatto che se ne stesse andando.
Sotto la pioggia incessante, il volto di Erebus si era deformato in una maschera di dolore. Il braccio aveva ripreso a fargli male durante lo scontro, ma nonostante ciò era ancora lì, a scambiare una violenta serie di colpi con il suo avversario. Kryo si rese conto che qualcosa non andava nel braccio sinistro del suo nemico. Sembrava più un peso che altro. Un fulmine e il suo tuono, più forti di quelli precedenti, fece urlare dal terrore molti dei presenti.
< Ti ricordi di Yersinia? >
 
Guidata da Cassandre, Kylmä percorse la strada lastricata che conduceva all’entrata del bastione con passo lento ma deciso, senza curarsi della pioggia rabbiosa. Non avrebbe dovuto assomigliare a un’isterica donna del popolo che se ne va in giro correndo e urlando, anche se era quella l’immagine che più si addiceva a ciòche stava provando. Con un volto che pensava compostezza ma diceva collera, nessuno osò pararlesi davanti od ostacolare il suo cammino.
< Innanzitutto, portami da quel bastardo che ha confessato. > disse, fredda, la ragazza.
Cassandre fece strada per diverse scalinate e corsie, finché non raggiunsero un’area più interna, quasi completamente senza finestre. Soltanto una massiccia bifora, alla fine di quel lungo corridoio buio, si affacciava su un cortile interno. In piedi sul bordo, un ragazzo si voltò in lacrime sentendo i passi sulla dura pietra.
< Io… io non c’entravo niente! > gridò, rivolto a Kylmä, che si stava avvicinando a passo svelto e minaccioso. < Perché mi avete coinvolto in tutto questo?! >
La mano destra della ragazza si alzò lentamente in un gesto meccanico, che nel corso degli anni aveva imparato a ripetere e ad apprezzare.
Il tempo sembrò fermarsi.
< Che gli Dei mi siano testimoni, la mia morte ricadrà su voi e sulla vostra stirpe in eterno! > pronunciò, infine, il servo.
Kylmä restò interdetta per un momento. Fu quello che bastò al giovane per raccogliere ciò che era rimasto della sua vita e lanciarsi con esso nell’ignoto vuoto. Soltanto un raccapricciante rumore fu testimone della fine della sua breve esistenza, recisa troppo presto da un tragico temporale estivo.
Cassandre si lasciò sfuggire un grido d’orrore, mentre la sua padrona, impassibile, si avvicinò fino alla finestra e guardò di sotto. Stette così, col busto sporto in fuori e i capelli chiari a inebriarsi del diluvio, per qualche istante.
Poi si girò.
I suoi piedi divorarono la breve distanza che la separava dalla porta della galeotta camera.
Aprì.
Un urlo disumano riscoppiò dai polmoni di Kylmä.
< TU! MALEDETTA PUTTANA! >
Tanit, terrorizzata, cercò di coprirsi con un lenzuolo e si strinse ancora più forte al suo amante. Snower la scansò, delicatamente, e si mise in piedi. Per la ragazza, fu un trauma ancora più forte.
< Cosa vuoi dire? > chiese esterrefatta, sul punto di scoppiare in lacrime. < Avevi detto che mi amavi! Avevi detto che… >
< Una viola… > la interruppe Snower. < …di primaticcio sboccio, precoce ma d'effimera esistenza, dolce ma non durevole, il profumo e lo svago di un momento. Nient'altro più. >
Kylmä avrebbe voluto annientarla, estinguerla, polverizzarla, ma trovò davanti al suo incedere furioso il corpo fermo e possente di Snower.
< Perché?! Perché?!! > gridò Kylmä, sferrando violenti pugni ai pettorali del fidanzato. < PERCHÉ… >
Snower la strinse tra le braccia, lasciando che sfogasse rabbia e lacrime su di sé.
< È tutto finito. > la tranquillizzò. < Andrà tutto bene. >
Rivolse un cenno veloce a Tanit, come a dire che se voleva uscirne viva quello era il momento buono per andarsene.
< Lo sai che nel mio cuore c’è posto per una sola persona. > spiegò a Kylmä, che aveva ormai ceduto al pianto.
“Me!”.
 
< Yersinia… sì, mi ricordo. Quell’orfana di guerra che abbiamo incontrato sul pianeta Veres. > affermò Kryo. < Come potrei dimenticarla? >
< Una volta finita la guerra, ha deciso di seguirmi nel mio regno. > spiegò Erebus. < Ci siamo sposati. >
Il vento non smetteva di ululare, furioso, mentre il fratello dell’Imperatore ascoltava con attenzione quello che aveva da riverargli il suo avversario.
< Sai perché quel pianeta non era segnato sulle rotte? > continuò l’uomo dalla pelle scura. < Perché le persone che lo abitavano erano pericolose, ma noi, giovani e sprezzanti, non lo sapevamo. >
< Pericolose? Cosa intendi dire? > esclamò Kryo, che non si aspettava un tale risvolto.
< Virus senzienti. >
La pioggia, che sembrava aver rallentato la sua discesa, riprese a precipitare più violenta di prima.
< Tutti i momenti che ha passato insieme a te, insieme a me. Perfino insieme a nostra figlia, Tanit. Tutti falsi. > disse con voce stretta Erebus. < Aspettava solo l’occasione giusta per aggredire il suo nuovo corpo ospite. >
L’uomo mostrò il suo braccio sinistro, ormai completamente ricoperto di chiazze bianche, al rivale.
< È lei. Quando avrà divorato completamente il mio corpo, potrà cominciare un nuovo ciclo vitale. > affermò impassibile.
Kryo stava iniziando a mettere assieme i pezzi di quell’assurda storia.
< Tu non stai combattendo per vendetta. > dichiarò. < Tu stai combattendo perché preferisci morire così piuttosto che agonizzare in un letto solitario. >
< Non potevo chiedere di meglio che questo per concludere la mia patetica esistenza. > sentenziò Erebus. < Eppure, ho ancora qualche rimorso. >
< Per te quei momenti non erano falsi, giusto? >
< Sì. Per me erano autentici e lo saranno sempre. > sospirò l’uomo dolorante. < Ma è proprio per questo che non posso permettere a Yersinia di fare del male ad altre persone come ha fatto con me. >
< Capisco. > mormorò Kryo. < Allora arrivo, sei pronto? >
< Dai tutto quello che hai! > lo invitò Erebus, con un sorriso sereno sul volto contorto dal dolore.
< NOVA DESTROYER! >
< NUIT ÉTERNELLE! >
Oscurità e luce, giorno e notte, l'uno la nemesi dell'altra, si corsero incontro per l'ultima volta.
   
 
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