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Autore: Justwhyisalwaysme    10/09/2018    0 recensioni
Una Minerva McGonagall che JKR si è scordata di farci vedere... Una donna, oltre ad una professoressa, che in questa fan fiction ci mostra uno dei suoi ricordi più allegri di un Sirius Black che, nell'estate del 1996, è morto da poco.
Genere: Comico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Minerva McGranitt
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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“Professoressa!” Minerva si girò lentamente verso il tavolo dei Grifondoro, pregando Merlino perché quella voce non stesse chiamando lei. E invece, naturalmente, Sirius Black stava guardando proprio lei, in piedi sulla panca, con un cipiglio deciso dietro al quale si nascondeva la sua solita espressione ghignante.
“Sì, Signor Black?” aveva paura di quale sarebbe stata la risposta.
“Professoressa McGonagall, verrebbe con me al ballo del Ceppo?” lo disse come se fosse stata una cosa normale, salendo sul tavolo e infilando noncurante un piede in una zuppiera, e Minerva dovette trattenere una risata isterica.
“Signor Black, semplicemente non posso venire al ballo del ceppo con lei, e se anche potessi non-”
“Lo sapevo! Lei andrà con Remus, non è vero? E io che credevo che sgattaiolasse a studiare in biblioteca, quel traditore…” un’altra risata isterica venne soffocata a forza. Sarebbe finita in terapia intensiva, se quel ragazzo non si fosse diplomato in fretta.
“Le posso perfettamente assicurare che il Signor Lupin ed io non-”
“E cosa mi dici a proposito dei bambini, Minnie? Hai mai pensato ai bambini?” adesso era confusa, confusa e imbarazzata. Minnie? Come si permetteva, quel ragazzino insolente?! Si sentì arrossire, contro la propria volontà.
“I bambini, Signor Black?”
I bambini, Signor Black?” la scimmiottò lui, con espressione ferita. “James e Peter saranno devastati! Non posso credere che tu abbia fatto questo alla nostra famiglia, Minnie, eravamo così felici, e adesso per  un tuo capriccio d’amore il nostro nido fiabesco sarà distrutto!”
Minerva si sentì improvvisamente più calma. Era evidente che Black era impazzito del tutto, e non si poteva fare nulla se non assecondarlo.
“In tal caso, Signor Black, voglio la custodia esclusiva di James.” il ragazzo spalancò la bocca, stupito, mentre Potter dava delle pacche dì sulla schiena a Minus, sorridendo trionfante. Lupin scuoteva la testa, dimostrandosi particolarmente depresso, e il resto della sala era chiuso in un silenzio sorpreso. Black si riprese in fretta, torcendo le labbra in un sorriso, anzi in un ghigno, entusiasta, e con evidente ammirazione nella voce urlò:
“Grande, Professoressa!”
La sala scoppiò in un applauso unanime, sovrastato dalla risata latrante del giovane, che rideva buttando la testa indietro, i lunghi capelli che ondeggiavano sulle spalle.
 

 
Minerva esce dal ricordo con un sorriso amaro sul volto.  Black era stato un ragazzino irriverente e spavaldo, ma era sempre riuscito a farle spuntare un sorriso, anche se ben celato, segreto. Si ricorda di avergli assegnato una settimana di punizione per quella bravata. Aveva dovuto aiutare Madama Pince a riordinare gli annali degli studenti tutti i pomeriggi, senza eccezione. Adesso vorrebbe non averlo fatto. Adesso vorrebbe aver ballato con lui al ballo del Ceppo, quando glielo aveva chiesto: imbarazzata, certo, ma con un altro ricordo felice del suo ghigno e delle sue battute. Adesso le rimane soltanto il dolore di aver perso un altro dei suoi studenti, lo stesso dolore che ha provato quando Potter ed Evans sono stati uccisi, lo stesso dolore di quando credeva che Minus fosse morto, lo stesso dolore di quando i Paciock sono stati torturati, lo stesso dolore di quando ha scoperto che la giovane Habbott era rimasta orfana. E il dolore è amplificato, mille volte, perché un altro dei suoi studenti soffre, soffre immensamente. E chi se non Potter, il ragazzo sul quale il destino sembra aver deciso di accanirsi per sempre.  Un ticchettio contro la finestra la fa girare, le dita che scivolano sul bordo del pensatoio mentre si allontana per aprire il vetro. Il gufo è un animale superbo, gli occhi intelligenti che la guardano calmi, il piumaggio dorato che si muove morbido nel forte vento di quella giornata estiva particolarmente grigia. Il suo nome, sulla busta, è scritto in caratteri svolazzanti ma eleganti, certo esagerati. Poche parole, al suo interno.

Minerva,
so di chiederti molto, ma ti prego, cerca di essere meno dura del solito, con Harry. Quest’anno, oltre alla perdita di Sirius, dovrà affrontare altre prove delle quali, al momento, non posso parlarti. Cerca di riguardarti, in queste settimane che ti separano dal ritorno ad Hogwarts: so quanto per te la perdita del signor Black sia dura, come quella di ogni tuo altro studente.
Con tutto l’affetto,
Albus.

Il suo cuore si scalda a leggere quelle parole semplici ma che sa essere scritte con sincerità e preoccupazione.  Alza lo sguardo sull’animale, che però già non c’è più. Torna davanti al pensatoio, appoggiato sul tavolino della toletta. Scruta lo specchio, alla ricerca dei segni che è sicura che il dolore abbia lasciato sul suo viso. Ed eccoli, li vede: tra i capelli sciolti sulle spalle, nelle rughe intorno agli occhi e alla bocca, nelle labbra curvate all’ingiù, nello sguardo spento di chi soffre da troppo tempo. Anche Potter ha quello sguardo, ogni tanto. Sì, sarà meno dura con lui, ma solo un poco. È pur sempre una sua professoressa. Continua a guardarsi per un po’, Minerva. Ultimamente non ha avuto molto tempo per rendersi conto di essere vecchia. Da quando quelli Stupeficium l’hanno colpita, quasi sei mesi fa, non si sente più energica come una volta. Ha scoperto di avere vari acciacchi: mal di schiena, una caviglia che qualche volta cede, mal di testa se legge per troppo tempo, la vista che cala ancora… eppure, nel suo riflesso, vede la ragazzina che è stata. Non è cambiata molto, se si escludono le rughe e i fili argentei tra i suoi capelli neri. Ha sempre avuto tratti severi, accentuati dagli zigomi alti, ma i capelli li addolcivano, specialmente quando li lasciava sciolti come sono ora. Sua madre amava intrecciarglieli con le violette, e quel gesto di vanità non dava fastidio al padre, che generalmente era molto severo. Il verde ha sempre avuto un posto speciale nel suo cuore, forse perché le ricorda le colline scozzesi, e anche la veste da camera che indossa ora è verde: un bel verde smeraldo con gli orli verde scuro. Ma lei è diversa, se ne rende conto. Ha esperienza, adesso. Ha amato, ha odiato, ha lottato e ha imparato ma soprattutto ha sofferto, e il dolore fa invecchiare prima del tempo. Si guarda soltanto per un altro secondo, poi gira il volto e si allontana, uscendo dalla camera. Il suo ultimo pensiero, prima di lasciare la propria stanza, è che avrebbe davvero voluto ballare con Black.
   
 
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