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Autore: Hermes    11/09/2018    1 recensioni
Diciassette anni di giorni da spiegare e mettere a fuoco.
Un’autopsia al tempo fra la nebbia di San Francisco e la polvere del deserto, per arrivare nel presente che potrebbe essere solo una possibilità nel futuro.
Il mondo è costruito sulle nostre scelte.
[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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Nota: Questo capitolo inizia con un lungo flashback che potrebbe non essere gradito ai più sensibili al tema della droga. Io vi ho avvertiti e sapete a cosa andate in contro. Ci rivediamo nelle note in fondo.

You have your way.
I have my way.
As for the right way, the correct way, and the only way...
...it does not exist.
~ Friedrich Nietzsche

Claudia Creane era una persona che amava la routine, perché le cose solite erano le fondamenta di una vita equilibrata.
Ogni giorno scandito da eventi senza sorprese: la colazione con la lettura del quotidiano, il cruciverba, un quarto d’ora di commutazione per il lavoro e poi appuntamenti prestabiliti con i suoi vari pazienti.
Aveva orari facilmente prevedibili, flessibili solo in occasione di sessioni di emergenza.
Per il resto la sua vita era tranquilla, le sue due figlie gemelle si erano distaccate dal nido famigliare da alcuni anni ed erano al college con ottimi voti, suo marito Chris aveva ancora cinque anni prima di andare in pensione ma era entusiasta della sua vita attiva.
Ma ora torniamo al passato.

~ Dieci anni prima
Era la domenica pomeriggio di una primavera che era tardata tanto ad arrivare.
Lei e Chris erano usciti per la city, per passare un weekend insieme e divertirsi con qualche spettacolo del momento.
Il suo telefono personale aveva suonato senza rimandare il numero del chiamante.
Aveva ignorato cinque telefonate prima di rispondere, curiosa e innervosita.
La sua routine così perfetta, dal momento che aveva accettato la telefonata, si era spezzata.
La telefonata era stata fatta da un soldato decorato dell’esercito del quale non le era stato rivelato il nome per segreto governativo, la veridicità delle sue credenziali però era stata suffragata dall’ordine del quale lei faceva parte come psicanalista specialista.
Il militare aveva richiesto una lista di persone – senza discriminazioni di sesso ma solo di esperienza – con possibilità di accettare un nuovo caso da subito.
“Ovviamente per una visita di pre-accettazione del caso è un requisito firmare un contratto di non-disclosure, Dottor Creane.”
Il suo istinto aveva scosso vigorosamente la testa ma le sue labbra avevano accettato, troppo tentata a livello professionale.
Un’ora dopo aveva raggiunto il Sunrise Hospital and Medical Center grazie alle precise indicazioni che le erano state date via telefono.
Appena entrata nella Hall era stata avvicinata da due uomini, militari in borghese, che l’avevano isolata con discrezione in una saletta nel quale le avevano presentato un contratto di dieci pagine con clausole così restrittive da far alzare parecchi sopraccigli pure nel suo ordine e – senza leggerlo – sapeva che avrebbe leso la sua libertà di cittadino americano e la clausola di ‘rivelazione del segreto professionale’ caso fosse che ciò che avrebbe scoperto avrebbe potuto ledere alla sicurezza nazionale.
Chi mai poteva essere questo ‘paziente’ con un grado talmente alto di sicurezza e privacy da mettere in moto l’esercito?
Meglio ancora…se era così importante da essere monitorato…

Aveva accettato.
La firma non si era ancora asciugata sul documento che l’avevano guidata verso un ascensore prima, poi ad una stanza singola piantonata da altri due soldati, uno di loro bussò alla porta.
Da dentro la camera ne uscì un uomo sui quarantacinque con la fronte bassa e gli occhi scoloriti e giallognoli, vestito come una qualunque persona normale ma si vedeva subito che non era abituato a portare vestiti civili.
Il suo collo era segato dalla metà in su da un’abbronzatura piuttosto evidente mentre inferiormente la pelle spiccava pallida: la sua norma era un alto colletto molto stretto, quindi, con cravatta.
“La ringrazio per avere accettato, Dottor Creane.” strinse la sua mano brevemente “Come ha potuto constatare il suo segreto professionale è fondamentale ma non le nego che non ho molte speranze a proposito del suo nuovo paziente.”
“Perché accanirsi?”
“L’individuo di cui stiamo parlando è una delle menti più geniali di tutti gli Stati Uniti.” aveva abbassato la voce di un tono, tenendo quella conversazione privata alle poche infermiere ferme al bancone delle accettazioni “Non esattamente conosciuto ma se la notizia dovesse trapelare…”
“Ho capito. Per quale motivo è finito in ospedale?”
“È collassato nel proprio dipartimento, il team medico ha subito riscontrato un aritmia ed una quantità di tossine e metalli pesanti nel sangue, anche droga comune: cocaina e mescalina principalmente. Quanto alle cause del suo stato di salute attuale, non le so dire nulla…immagino che la cartella clinica le darà più ampio riscontro sui fattori.”
“Grazie per le sue informazioni.”
“Il suo paziente è cosciente ma non sembra in grado di formulare frasi di senso compiuto. Sono a sua disposizione per altre domande.”
“Capisco.”
A quel punto era entrata nella camera singola e trovandoci tutto meno quello che si era potuta immaginare fino a quel momento.
Nel letto stava un uomo con meno di quarant’anni.
Scheletrico e perfettamente immobile.
Occhi scuri fissi e cerchiati non solo da occhiaie marcate ma da una fitta corona di vene nella sclera che incorniciavano l’iride, in alcuni punti si scorgevano piccoli ematomi dove non avevano retto al trauma.
Le labbra secche e semi-ritratte per la disidratazione, mostravano delle gengive bianche e nel procinto di ritrarsi.
Le braccia erano entrambe collegate a flebo, una in particolare alla cannula di una macchina per l’emodialisi che girava a pieno ritmo.
Le mani cadevano sul lenzuolo, ormai solo più ossa e tendini che tremavano spasmodicamente; le uniche cose veramente vive.
La sua entrata non aveva provocato movimenti involontari da parte dell’uomo quindi Claudia si avvicinò al fondo del letto dando un’occhiata alla cartella clinica, nutrita come se quel rifiuto fosse stato lì un paio di settimane invece che un paio di giorni.
Anche su quel documento erano state apportate modifiche in modo che la privacy non fosse violata quindi poté solo constatare che il nome del suo nuovo cliente era ‘Linds’.
Per il resto aveva sentito di cadaveri più sani nelle camere mortuarie stando a ciò che recavano gli esiti: entrambi i reni erano in tilt, il fegato era finito in insufficienza epatica a causa della scarsa – se non nulla – alimentazione, il peso in continua diminuzione a causa dell’uso pazzesco di sostanze aveva innescato le misure estreme di un organismo portando al consumo dei muscoli e degli altri tessuti nel disperato tentativo di mantenersi in vita.
Sembrava che Linds avesse raggiunto il suo limite.
La quantità di mercurio-alchile , piombo ed alcaloidi d’origine vegetale presente nel suo sangue (tra l’altro Claudia notò l’estraneità del gruppo sanguigno in base alla media della popolazione) sfiorava a dire poco una concentrazione che avrebbe ucciso un ventenne pazzo di fitness e abitudini alimentari bio.
Un tentativo di suicidio, quindi.
Dalla concentrazione risultava chiaro che l’avvelenamento era stato fatto per gradi, come uno sviluppo di tolleranza per l’arsenico: dosi sempre maggiori finché il corpo sarebbe caduto in shutdown forzoso, immune in parte ma incapace di detossificarsi.
Un tentativo voluto, programmato…pensato nei minimi dettagli.
Aveva posato la cartella, immersa nei propri pensieri…
“Divertita?”
Una voce rauca era arrivata dall’uomo nel letto che fino a quel momento non sembrava affatto essere cosciente di sé, le dita continuavano a tremargli involontariamente.
Era sorpresa ma la sua esperienza le permise di non mostrare emozioni ed un momento dopo era diventata ciò che era stata per gli ultimi vent’anni…uno specialista in psico-analisi e psicoterapia.
“Cosa dovrebbe divertirmi?”
Linds aveva tentato di corrugare la fronte con scarsi risultati “Chi è lei?”
“Ha importanza?”
Stava cercando di ridere ma i muscoli gli rispondevano solo per metà. Quindi la risata uscì ma non espresse nulla: secca ed impastata, con un tocco di follia.
“Strizzacervelli…quindi ora sono pazzo…bene, mi fa piacere!”
“Crede di esserlo?”
“…”
“Per quale motivo ha cercato di togliersi la vita, Linds?”
Il suo nome aveva portato una reazione aggressiva, illogica “So perfettamente le mie mancanze mentali!”
“Non sono una ‘strizzacervelli’…ho una laurea in medicina, una specializzazione in psicoterapia ed psicoanalisi. Mi chiamo Claudia Creane.”
“Non ho alcuna intenzione di ‘parlare’ con lei, Creane.”
“Sono stata ingaggiata con un contratto di un anno e mezzo di sessioni con lei tre volte a settimana, pagate dal dipartimento di Sicurezza americano. Temo che le sue intenzioni non valgano molto al momento.”
Le mani si erano strette a pugno, tremavano ancora “Avrei dovuto dare le dimissioni prima di provarci, lo sapevo.”
A quel punto si era seduta sulla sedia imbottita.
“Stando ai suoi esami so perfettamente che è quasi riuscito ad uccidersi senza che nessuno potesse metterle un freno. Non sono qui per giudicarla, Linds. Sono qui per farla tornare a vivere.”
“No.”
“Alcune volte si trova la forza di rialzarsi solo facendo un passo per volta.”
Ho detto no.” il volto emaciato era una maschera dura e testarda, percorsa da crepe.
“La avviso che se non collabora io non sarò responsabile né della sua perdita di tempo e nemmeno delle conseguenze.”
“…” gli sbiaditi occhi neri si erano come allontanati e la donna si alzò senza mostrare espressione.
“Vorrei solo darle una regola da seguire nelle nostre prossime sessioni: si ricordi di essere umano.”

Continuava a chiedersi se dopo quel primo colloquio aveva continuato a seguirlo per pura curiosità accademica o se quel suo fare asettico la attirasse più del dovuto.
Fatto rimaneva che le loro sedute erano continuate in quegli ultimi dieci anni e, se da una parte sembrava avessero prodotto dei risultati, Claudia non era certa che sarebbero durati.
Linds Lagden era un ossimoro vivente.
Capace della più lucida logica e della isteria emotiva allo stesso momento.
Umano ed inumano.

“Non pretendo di essere capito da nessuno.”
“Nemmeno da tuo figlio?”
“No, nemmeno da Kurt, Creane.”

~

The sun also rises
On those who fail to call
My life, it comprises,
Of losses and wins and fails and falls.
Lana del Rey ~ Money Power Glory

L’open space al piano terra del loft era uno spazio gigantesco e luminoso, invaso da un sole mitigato da alcuna barriera.
Linds strizzò gli occhi, sdraiato sulla penisola del divano.
Il sangue gli stava andando alla testa ed aveva nascosto le mani dietro la schiena perché il loro tremore non fosse immediatamente visibile a Michelle casomai fosse passata di lì.
No, nessuna intenzione di andare sul pesante.
Sì, sono cazzi miei, grazie ed auguri.

Lei aveva continuato a girare per la casa come una tigre in gabbia, pure di notte.
L’aveva sentita muoversi fino alle quattro del mattino poi silenzio fino alle otto, quando aveva sentito aprirsi il getto della doccia nel bagno padronale.
Lui di suo non aveva chiuso occhio.
Si era preso la camera degli ospiti ed il nuovo ambiente, i rumori notturni di San Francisco contro il silenzio quasi totale a cui era solito alla Base, i propri pensieri non gli avevano conciliato il sonno nemmeno un po’.
Quando ho mai dormito io...
Un sospiro rassegnato, il sole che gli incendiava di rosso le palpebre.
“Linds.”
“Dimmi…”
“Hai intenzione di startene lì a far niente ancora per molto o intendi darmi una mano?”
L’uomo biondo strizzò un occhio aperto, notando le braccia conserte della donna in piedi accanto a lui.
“Posso esserti utile?”
“Tanto per cominciare potresti provare a dare un occhiata se Kurt avesse fatto pagamenti con la carta di credito.”
“…”
“…”
“Non me lo stai chiedendo sul serio.”
“Invece sì.” si era infilata una mano nei capelli, mostrando disagio “Hai ragione. Non è più un bambino ma è più forte di me.”
Linds la osservò cercando ciò che non vedeva, quindi chiuse gli occhi.
“Okay.”
“Grazie…”
I passi di Michelle che si allontava e saliva la scaletta a chiocciola.
Il calore del sole sui suoi zigomi.
La sensazione di sconfitta che gli premeva contro lo sterno.
[…]

~

[…]
Era il terzo giorno sotto lo stesso tetto.
No, non abbiamo ancora pomiciato, Dio sia lodato.
Stavano discutendo su una notizia appena apparsa al telegiornale quando d’un tratto aveva deciso di infilzare la patata bollente.
“Linds, sei sicuro di stare bene?”
Si era voltato a guardarla, il ritratto dell’innocenza.
“Sì, perché?”
Michelle non avrebbe saputo rispondere, la sua era più una sensazione che una certezza.
Il topo lo conosceva da anni, l’aveva perso di vista sì ma non pensava davvero che una persona potesse cambiare così radicalmente.
Eppure è cambiato.
Silenzioso da stranirla.
Più calmo, sicuro del proprio se stesso.
Indifferente, nessuna scintilla nello sguardo.
Avevano discusso del suo lavoro, le aveva lanciato qualche ghignetto ma niente – niente – l’aveva preparata ad fare i conti con quell’uomo al suo fianco.
Somigliava a Linds.
Nient’altro.
Magari è solo l’età che avanza…
Avrebbe voluto crederci, ma dentro di se scuoteva la testa.
Il bianco degli occhi che si sarebbe intravisto da lì a poco.
[…]

~

Non era a suo agio nel frugare seppur vagamente fra le cose di suo figlio.
So già che non ha lasciato indizi, lo sa pure Michelle ma a quanto pare non riesce a darsi per vinta.
Si era seduto alla scrivania di Kurt, lanciando uno sguardo inquieto alla Guernica appesa alla parete.
Un dito a lisciare alcuni libri di scuola che teneva sul piano, tanto per le apparenze ne aprì uno, sfogliandolo.
Le pagine erano perfettamente intonse: non una nota ai margini, nemmeno il nome scribacchiato dietro la copertina.
Scommetteva che anche la collezione di fumetti era nelle stesse condizioni immacolate ed i vinili dei Rolling Stones li toccava solo con un paio di guanti bianchi.
Al diavolo!
Si era alzato di scatto, alzando il coperchio del giradischi, scegliendo dalla libreria un disco e girandolo sulla seconda parte, aveva fatto partire il piatto quindi aveva posato la puntina con cautela.
“Feeling so tired, can’t understand it, just had a fortnight’s sleep…”
Michelle era emersa dalla piccola cabina armadio lanciandogli un’occhiata senza parlare.
L’aveva ignorata, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia.
“Every night you’ve been away I’ve sat down and I have prayed that you’re safe in the arms of a guy who will bring you alive.”
Strano a dirsi ma più passavano i minuti e più quel lato B lo rispecchiava.
Kurt aveva gusto nella musica.
E tutte le fortune…
Si era trovato a scuotere la testa per mandare via quella vocina invidiosa.
Col tempo aveva imparato ad ignorarla, gli esercizi di Creane qualche effetto lo avevano avuto.
Peccato che la marea nera, oleosa dentro la sua mente minacciasse di schiantarsi contro la battigia del suo inconscio.
Aveva timore di quello tsunami, una paura ovattata dagli anni passati senza sovvradosarsi.
Una paura che rimaneva e sarebbe rimasta fino alla fine dei suoi giorni.

~ FAIT Program, Federal Bureau Investigation Academy
L’afa estiva della West Coast gli mancava.
Almeno quella era quasi arida.
A Kurt gli sembrava di correre nella melassa da ore e non aveva ancora concluso il terzo giro della pista per l’allenamento mattutino quotidiano.
L’umidità gli costringeva i polmoni ed abbassava la sua resistenza, anche se correva sempre più veloce degli altri suoi compagni.
Era quasi una settimana che si era installato nel programma FAIT ed era felicissimo di aver fatto domanda d’iscrizione a Gennaio. A parte questo caldo umido della Madonna…
Al mattino presto avvenivano gli allenamenti, un’ora di libertà per doccia ed colazione nella mensa allestita per il progetto, poi una serie di lezioni nell’edificio principale, fianco a fianco con esperti del settore e agenti in addestramento.
Pranzo veloce ed nel pomeriggio alcune ore venivano dedicate a lezioni outdoor od in laboratorio di tipo puramente strategico e pratico.
Prima di cena era loro concesso di concentrarsi sullo studio con accesso anche alla biblioteca dell’Accademia.
Il coprifuoco scattava verso le dieci della sera lasciando loro alcune ore di assoluta libertà nel quale erano concessi l’uso del wi-fi e di telefonate a famigliari o amici senza limitazioni.
Kurt era felice.
Il corso di formazione era accelerato e piuttosto duro, alcuni dei suoi compagni faticavano ancora ad adattarsi alle lezioni di carattere universitario nel quale era assente qualsiasi forma di mollycoddle invece lui si era trovato a suo agio al secondo giorno.
Altro punto di forza il fatto che tutti gli studenti che avevano aderito volevano essere lì.
Niente demenza adolescenziale, niente ribellione e soprattutto un senso di appartenenza e cameratismo.
L’adolescente si sentiva nel suo elemento come mai gli era capitato alla Washington High dove la qualità dell’apprendimento era buona ma bassa rispetto al suo livello.
Non sono un genio, non credo che mi abbiano mai fatto un test di IQ ma rimane che qualche gene mi permette una intelligenza istintiva e veloce.
Nonostante le regole lo permettessero non aveva riacceso né Mac né cellulare.
In quel preciso momento aveva deciso di rimanere egoista fino all’ultimo.
Non sapeva se sua madre si fosse accorta di qualcosa o se il vecchio avesse spifferato.
Fatto rimaneva che aveva messo in moto tutti i metodi per non farsi trovare, nemmeno da Raph.
Emotivamente aveva inscatolato i propri sentimenti e li aveva buttati nell’angolo più remoto del proprio inconscio.
Sono venuto qui per mettermi alla prova, per assicurarmi che il percorso che mi sono scelto sia quello giusto e non ammetto interferenze di alcuna sorta.
“Finish line, Mister Lagden. Take another lap walking.”
Kurt annuì, accettando la bottiglietta d’acqua dall’agente donna che faceva loro da coach ed iniziando a respirare a fondo.
Camminava da un po’ quando si sentì colpire sulla spalla.
“Hey, K!”
“Stai migliorando se hai già finito anche tu.” Kurt si era voltato. Un ragazzo più alto di lui di qualche centimetro l’aveva raggiunto. Aveva un fisico da giraffa e la pelle scura come un carboncino. Volto ovale e le orecchie leggermente sproporzionate rispetto al viso. I capelli castano scuro erano tagliati cortissimi ed gli occhi marroni grandi e sinceri.
L’aveva conosciuto il primo giorno del Programma alla cerimonia di inizio corso.
Si chiamava Nigel e proveniva dal South Carolina, faceva parte di una squadra di basket junior league. Il ragazzo aveva ottimi voti ma aveva in mente di continuare a giocare a pallacanestro anche se aveva accettato di buona grazia l’idea di seguire le orme del padre: sceriffo di contea.
“Mai veloce come te, amico. Sembri una gazzella, cavolo.”
Il ragazzo al suo fianco prese a camminare, tenendo il suo passo rilassato mentre venivano superati dai loro compagni ancora in corsa.
“Nigel…sei riuscito a finire quegli esercizi di statistica per la lezione di oggi?” domandò Kurt, rompendo il sigillo della bottiglietta.
“Magari!” una smorfia sul volto sudato “Credo di averci provato trenta volte ieri ma non riesco a capire dove sta la fregatura…”
“Hai provato anche tu la curva Gaussiana?”
“Yep…alla fine ho anche spedito il problema a mio padre.”
“Risposta?”
Nigel si portò una mano sulla faccia “Zero assoluto, credo di aver messo in crisi il vecchio.”
Kurt scosse le spalle “Son quasi convinto che ci sia un errore di stampa.”
Il fischietto li fece voltare verso le gradinate dove il coach aveva radunato la classe e faceva loro segno di tornare indietro.
Afrodite chiammmmaaaaaaa!
“Non fare l’idiota, Nigel. Potrebbe essere tua madre.”
Thank God she’s not. Smettila di buttarmi giù, K.”

Gonna find my way in life
In or out of sight
I'm still seeing things in black and white
Gonna rise straight into the light
In or out of time
The verve ~ This time

~~~

Canzoni del capitolo:
- Lana del Rey ~ Money Power Glory;
- Rolling Stones ~ Bitch;
- Rolling Stones ~ I got the blues;
- Rolling Stones ~ Sister Morphine;
- The verve ~ This time.

Le note di questo capitolo sono:
- L'aritmia per definizione è una condizione clinica nella quale viene a mancare la normale frequenza o la regolarità del ritmo cardiaco, ovvero è alterata la fisiologica sequenza di attivazione atrio-ventricolare. In altre parole il cuore non funziona come dovrebbe;
- Linds ci ha provato sul serio questa volta. Se avete letto Sapphire Blue il quadro è chiaro. Comunque cercate di immaginare la situazione di un corpo umano alle prese con una tossicodipendenza pesante che diminuisce od annulla i bisogni primari tipo il sonno o la fame: quando la dieta fornisce un apporto calorico particolarmente ridotto, l'organismo inizia a utilizzare a scopi energetici le proprie riserve di grassi e, esaurite queste, le proteine che compongono la massa muscolare e tutti gli altri tessuti divenendo cannibale di se stesso. Raggiunto un certo grado di indebolimento, il corpo non è più in grado di adempiere alle proprie funzioni fisiologiche e va in default;
- Un avvelenamento da mercurio-alchile avviene per bocca, mangiando cibo contaminato. Il primo caso descritto di questo particolare tipo di avvelenamento è stato chiamato Minamata una malattia che prende il nome da una baia dell'isola giapponese di Kyushu: i pescatori rimasero intossicati consumando pesce contaminato da mercurio-alchile. La sintomatologia è particolarmente grave, consiste in parestesie (alterazione della sensibilità e nella percezione di crampi e formicolii), perdita della visione, tremori, convulsioni, sordità e disturbi mentali;
- Linds ha messo sul piatto del giradischi il Lato B di Sticky Fingers disco del 1971 dei Rolling Stones, parallelamente ad UT trovo che Bitch, I got the blues e Sister Morphine siano molto adatte per il nostro topastro. Se interessati all'ascolto potete trovare i link alle canzoni sopra.

Heilà!
Sì sono nuovamente qui, solo per questi pochi attimi che mi ci sono voluti per postare il nuovo capitolo! xD
Scherzi a parte la Herm ormai è solo più pronta per un ricovero. Non ho fatto manco sei giorni di ferie quest'estate e vi assicuro che mi sento un po' rintronata... @o@
Comunque bando alle ciance e passiamo alle novità, perché, sì, direi che ci sono novità in sviluppo per chi è ancora rimasto a leggere UT.
Abbiamo scoperto per quali vie traverse Linds e Claudia si incontrano e dove il nostro mini-Lagden si è andato a cacciare.
Ovviamente sono avanti nella stesura ma di tempo non ne ho per scrivere a parte qualche mezz'ora ritagliata qui e là dove mi capita.
So solo che UT rivolve nella mia testa diventando più difficile da gestire ad ogni giro sul proprio asse, pagherei oro se riuscissi a trovare il tempo per piazzarmi davanti al computer e finire questa storia senza distrazioni di sorta.
Purtroppo ciò non è possibile al momento ma nutro la pallida speranza di riuscire per fine autunno/inizio inverno. X(

Beh, c'è che devo ringraziare chi ancora mi segue nonostante il mio stato di dispersa, in particolare alessandroago_94 per la sua recensione in Giugno.
Bene a questo punto non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento al prossimo aggiornamento...vorrei poter dire quando ma non voglio contare menate, quindi...xD
Arrivederci a tutti e buon fine estate!
Hermes

  
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