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Autore: mar89giss93    11/09/2018    0 recensioni
Richard Smith, economista statunitense, torna a casa dopo aver passato una serata in un locale a luci rosse, "Elusive Seduction". Ossessionato da una donna di cui ha intravisto solo un tatuaggio, chiederà aiuto ad una psicologa che cercherà di distoglierlo da questa "seduzione sfuggente". Scoprirà chi si cela dietro il tatuaggio oppure continuerà a cadere nel peccato?
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Devo guardare chi si sta dando tanta pena per me.
Vedo solo un viso con intorno una luce bionda.
Che sia un angelo? Che sia morto?
Cazzo no, non posso morire prima di suonargliele a quell’idiota di Finn!
“Sono in paradiso, chi sei?”
“Ma quale paradiso signor Smith! Più che il paradiso lei meriterebbe l’inferno!”
Merda! Ecco in scena la mia ennesima figura di merda!
 
 
“Andiamo! Riesce ad alzarsi?”
“Non credo di poterci riuscire!”
Non poteva capitarmi di meglio: la segretaria della Banks che mi vede in questo stato!
L’ennesima figura di merda che faccio davanti a lei.
Comunque devo ammettere che vederla in pena per me, mi provoca un certo piacere.
Tutta rossa e scarmigliata sembra, finalmente, senza barriere, quasi raggiungibile.

“Avanti Signor Smith, non riesco a tirarla su! Si faccia forza! Cerchi di aiutarmi, per favore!”
“Non ce la faccio, mi sento debole” Ecco una sua nuova espressione: collera!
“Cazzo su non ti facevo così flaccido e femminuccia! Alzati!”
Sapevo che la ragazzetta non era così composta come tende a far credere! Ora posso mettere fine alla mia commedia.
“Aspettavo il momento in cui mi dessi del tu, adesso posso alzarmi!”

Con occhi sgranati mi guarda e comincia a boccheggiare. Mi ricorda quasi un pesce rosso!
 Dopo qualche secondo si riprende e mi dice: “Che stronzo! Ed io come una stupida, mi sono spaventata per nulla!” Incrocia le braccia al petto e, con un sopracciglio alzato, riprende a dirmi: “Hai proprio una bella faccia tosta!”
Le sorrido ma immediatamente sento una forte fitta all’occhio.
Il dolore, istintivamente, mi fa serrare gli occhi e portare le mani alla testa.
Cazzo, adesso si che fa davvero male! Mi verrà un gran occhio nero, ne sono certo!
Ad un tratto sento delle piccole mani, dal tocco delicato, premere sulle mie per farle allontanare dal mio viso.
 Apro immediatamente gli occhi e la vedo vicinissima a me. I suoi occhi sono leggermente lucidi e preoccupati.
Possibile che abbia quest’espressione solo a causa mia?
Sono quasi rapito da lei, non saprei spiegarlo con altre parole.
Sono così rapito tanto da vedere, distintamente, le sue labbra muoversi ma non sentire la sua voce.
Devo cercare di riprendermi. Per rimediare, le chiedo subito: “Hai detto qualcosa?”
Annuendo con la testa, mi dice: “Vuoi che ti accompagno in ospedale o vuoi che chiami il 911?”
“No, grazie. Basterà solo un po’ di ghiaccio. Starò senz’altro meglio”
Subito riprende la parola. È testarda la piccoletta! “A pochi metri c’è il bar dove lavora la mia amica, io stavo andando lì. Puoi venire con me e vediamo di farti avere un po’ di ghiaccio.”
Quasi non aspetta una mia risposta.
Immediatamente mi fa poggiare a lei e ci incamminiamo verso la nostra meta. Per aiutarmi, nella foga, non si accorge che il suo lato sinistro è completamente appoggiato sul lato destro del mio corpo, tanto che riesco a sentire perfettamente le sue forme.
Come pensavo: è piccola ma ben proporzionata.
Sento la rotondità del suo seno premere su di me e la curva dei suoi fianchi sfregare deliziosamente contro la mia.

Sembra quasi… Richard basta!
Non è questo il momento per eccitarsi come uno scolaretto!
Ho un occhio nero, cazzo!
E Juliet sta solo cercando di aiutarmi.
Devo comportarmi da vero gentiluomo!
Per fortuna vedo l’insegna di un bar e Juliet mi dice, prontamente, che siamo giunti a destinazione.
Meno male, non so se sarei riuscito ancora a resistere!

Appena varchiamo la soglia del locale ci viene incontro una ragazza con una cascata di folti capelli rossi e con una spruzzata di lentiggini sul viso.
Direi proprio che questa deve essere la famosa amica di cui parlava prima Juliet.
La ragazza è, adesso, davanti a noi e, con occhi spalancati, si rivolge immediatamente alla mia samaritana!
“July? July cosa è successo?”
“Nulla Grace, il mio amico ha semplicemente fatto una brutta caduta. Potresti portarci un po’ di ghiaccio, per favore?”
Subito la ragazza, o meglio Grace, ci accompagna ad un tavolino vuoto.
Dopo esserci seduti, si allontana gridando “Vado a prenderlo subito!” Strana ragazza, come la sua amica!
Dopo qualche secondo ritorna.
Velocissima la rossa, sarà grazie a quelle sue gambe lunghe! Immediatamente mi porge la busta con il ghiaccio e mi guarda con aria dispiaciuta.

Sembra che sia arrivato il momento delle presentazioni.
Le porgo la mano e le dico: “Comunque io sono Richard”
Mi sorride di rimando e risponde: “Si, Io so. Ti conosco. Comunque io sono Grace!”
La guardo stranito! Adesso questa chi diavolo è?
No, ti prego, non dirmi che me la sono portata a letto e che ora non ricordo chi sia! Un’altra figuraccia davanti alla biondina non posso reggerla!
L’espressione del mio viso deve parlare per me, infatti subito mi risponde: “Tranquillo,hai ragione. Mi hai vista solo un secondo al pub! Sono un’amica di Finn. Lui mi conosce bene!” Alzo un sopracciglio e le rispondo: “Certamente Grace, non ho dubbi!”

Purtroppo, nel pronunciare queste poche parole, non riesco a trattenere una nota sprezzante, nota  che Juliet coglie al volo. Infatti la vedo ridere sotto i baffi, dopo avermi colpito con un piccolo calcio all’altezza della caviglia. È davvero una viperetta! Chi l’avrebbe mai detto!
La sua amica, invece, si lascia andare ad un risolino sognante. Cazzo mi ha preso sul serio! Poverina, si vede che non lo conosce quel pazzo di Finn!
Tuttavia, quando Grace rivolge il suo sguardo verso quello di Juliet tutto cambia! La bionda la guarda sogghignando e la rossa si ricompone immediatamente, dicendo: “Adesso devo lasciarvi, devo tornare al mio lavoro. Se avete bisogno di qualcosa chiamatemi.”
Appena ci dà le spalle Juliet le mima un ciao con la mano.
È davvero strana questa ragazza!

Con un occhio solo, mentre l’altro sta congelando per mezzo del ghiaccio, noto l’espressione con cui mi guarda e non mi piace per niente.
Ha l’aria di chi vuole mettermi con le spalle al muro. La piccoletta, però non sa con chi ha a che fare!
La vedo poggiare i gomiti sul tavolino, incrociare le dita delle sue mani sotto il mento e chiedermi: “Allora, intraprendente Signor Smith, io ero da queste parti per venire dalla mia amica, tu invece? Che ci facevi solo soletto?”
Le sorrido piano e poggiandomi completamente allo schienale della sedia, premendo ancora di più la borsa del ghiaccio sul mio occhio dolorante, le rispondo: “Nulla, sarebbe troppo complicato da spiegare ed io ho la testa ancora dolorante!”
Dopo le mie parole mi dice: “Un alibi perfetto! Non insisto” il tutto corredato da un fugace occhiolino finale.
Il suo occhiolino mi fa quasi trasalire. Perché questa biondina mi fa sentire sempre a disagio, quasi sulle spine?
Devo togliermi immediatamente da questa situazione. Devo renderle il favore!
“Posso farti una domanda?”
Socchiudendo gli occhi annuisce con la testa.
Bene, è arrivato il mio turno piccola Juliet. “Tu, biondina silenziosa ma onnipresente, chi sei?”, prova a fuggire da questa domanda signorina.
Senza scomporsi mi risponde: “Hai assimilato le doti della dottoressa?”
“Si fa quel che si può” le dico sorridendo.
Ad un tratto inclina leggermente il capo e riprende la parola: “Come ve le trasmettete per corpo o per spirito?”
Ah è curiosa! Mi allontano dallo schienale, avvicino lentamente il mio viso al suo, per quanto la grandezza del piccolo tavolino da caffè mi permette,e, allontanando per un secondo la borsa contenente il ghiaccio dall’occhio, le chiedo, spudoratamente: “Che c’è? Sei gelosa?”
“Addirittura!” Mi risponde allontanando, velocemente, il suo corpo dal tavolino.
Mentre la vedo incrociare le braccia al petto, ritorno alla mia posizione iniziale, con la borsa del ghiaccio ben attaccata al mio occhio.
Subito la sento continuare a rispondermi: “Io non ti conosco. Era solo una curiosità. Poi sai come si dice: la curiosità è donna!”
“Touchè” Le rispondo, ma ci tengo a dirle una cosa: “Però, se devo essere sincero, il tuo fare da donna misteriosa mi innervosisce molto”
Alle mie parole  mi risponde sarcastica: “Perché sei abituato ad ottenere tutto ciò che vuoi!”
“Ecco un’altra che mi classifica come il solito riccone” Le rispondo stizzito poggiando la borsa del ghiaccio sul tavolo.
Accidenti, sento mezza faccia paralizzata!
“Se te lo dicono in tante forse ci sarà un fondo di verità!” risponde, guardandosi le unghia, smaltate di rosa pallido, con fare indifferente.
“Mah.. tutta apparenza! Le vostre sono soltanto stupide supposizioni”
“Se lo dici tu” rotea gli occhi e riprende la parola “Coma va l’occhio?” dice guardando la borsa sul tavolino.
“Meglio ti ringrazio!” Anche se sei gentile con me, biondina, non intendo mollare la presa.
Subito riprendo il discorso: “Quindi? Non vuoi proprio rispondermi?”
Alza, di nuovo, lo sguardo su di me e mi chiede: “Cosa vuoi sapere?”
“Non so” rispondo alzando le spalle, e continuo: “Cosa fai oltre il lavoro, se sei single, cosa ti piace… Stupiscimi!”
“Vedo che il mal di testa è passato. Non molli la presa!” Risponde sorridendo.
Che nervi! Non mi sembra una domanda tanto difficile a cui rispondere! Innervosito riprendo la parola: “Andiamo! Sono domande innocenti. Giusto per fare un po’ di conversazione”
Dopo queste mie parole la vedo annuire con la testa e guardando ancora il tavolino, risponde: “Se proprio vuoi saperlo vengo da Hilliard, una cittadina dell’Ohio, e lavoro per la Banks da 3 anni. Per rispondere all’altra tua domanda, invece, si sono single”.
Dopo aver pronunciato queste parole, volge, nuovamente, il viso verso il mio e guardandomi negli occhi continua a dire: “Da un po’ di tempo ormai.”
Questo mi intriga e non posso esimermi dal chiederle: “Cosa significa da un po’ di tempo?”
“Diciamo che con gli uomini non ho mai avuto tanta fortuna” conclude, mordendosi piano il labbro inferiore. Decisamente l’ho messa a disagio! Un po’ mi spiace, effettivamente ha ragione, non conosco nulla della sua vita e insistere non è stato molto carino.
Cerco di sdrammatizzare dicendole: “Un po’ come me con le donne”
“Dallo spettacolino che ho visto dalla Banks non si direbbe” risponde con una punta di cattiveria.
È proprio una piccola vipera!  Stupido io che mi sono fatto abbindolare dal suo dolce faccino!
Sto per risponderle per le rime ma, appena apro bocca per parlare, mi precede immediatamente e, alzando le braccia in segno di resa, mi dice: “Dimenticavo, non sono affari miei! Ciò che accade nel suo studio deve sempre restare riservato! Ti chiedo scusa”.
Dopo aver pronunciato queste parole gira il viso verso il bancone del bar.

Ha chiuso la conversazione, è evidente. Questa ragazza finisce sempre per spiazzarmi.
Ma chi diavolo sei, Juliet?

Dall’imbarazzo di trovare qualche nuova parola da dire, per cercare di intavolare l’ennesima  conversazione, mi salva la sua strana amica che, trafelata, si avvicina al nostro tavolo per rivolgersi alla mia inaspettata accompagnatrice.
“Juliet, scusate” dice guardando, ora, anche me: “Non vorrei interrompere la vostra conversazione  ma se non dovete prendere nulla devo chiedervi di alzarvi. Il mio capo ha già fatto la faccia storta più di una volta. Non me ne volere, July!”
Juliet, sorridendo, le risponde: “Si, Grace ci alziamo subito. E poi non credo sia una buona idea farlo bere dato che giura e spergiura di avere mal di testa. Ma io non è che ci creda tanto. Sta sempre a parlare.”
La guardo accigliato e finalmente il suo viso sembra essersi rasserenato.

Dopo esserci alzati e aver salutato la sua amica le chiedo: “Ne hai una per ogni momento immagino! Da dove prendi l’ispirazione?”
“Ho le mie fonti” Ecco di nuovo un suo occhiolino corredato da una piccola linguaccia.
Direi che l’aria imbronciata, le è passata.
Chissà perché l’episodio della Banks sembra scocciarle tanto.
Forse perché si è sentita a disagio? Le donne… che rompicapo!
Fuori dal locale, l’aria fresca mi fa sentire meglio. Una boccata d’aria ci voleva proprio!
La biondina che mi affianca, intanto, è di nuovo silenziosa.
Mi sa che il suo dono della risposta pronta non comprende l’arte dell’intavolare una conversazione!
Ma, devo dire che, ora come ora, riesco volentieri a sacrificarmi.
Continuando a camminare accanto a lei, prendo la parola: “Juliet la donna del mistero! Sei stata molto esaustiva! Ho capito davvero tutto di te, conversazione prolissa!”
Con la coda dell’occhio vedo che le scappa un risolino. Subito mi risponde: “Come te che sicuramente hai saputo spiegare, alla lettera, il motivo del tuo occhio nero. Siamo pari!” Ecco, la solita risposta pronta!
Comunque ha ragione, se voglio che mi dica qualcosa di sé, devo sbilanciarmi anche io!
“Questo è il prezzo da pagare quando si ha in testa una donna!”
Sembra colpita, tanto da chiedermi: “Relazioni pericolose?”
“Più che altro complicate!”
“Quindi è per una donna che gironzolavi da queste parti”
“Da un po’ di tempo parecchie cose che faccio dipendono da questa donna!”
“Dev’essere davvero importante, più della Banks!”

Alle sue parole mi fermo immediatamente.
Questo suo modo di inserire sempre la psicologa nelle nostre conversazioni mi sta stancando, e di certo non farò nulla per tenerlo nascosto.
La Banks… ormai quasi non ci penso più, se non per l’immenso fraintendimento che si è creato!
Piccato le rispondo: “Cosa centra la Banks? Con lei è stato solo un errore di percorso!”
Ora si ferma, anche lei, qualche passo davanti a me, dandomi le spalle.
Dopo qualche secondo, si gira verso di me e guardandola posso vedere chiaramente la sua espressione scettica.
Non ci crede! Bene, giochiamo pesante allora, signorina.
Mi avvicino a lei. Ci separa solo qualche centimetro. Inclino la testa e, socchiudendo gli occhi, le chiedo: “Ti è mai capitato che un uomo ti prendesse così tanto da indurti a fare cose folli?”
Alle mie parole apre leggermente la bocca, sembra volermi dire qualcosa.
Ma subito la richiude e, allontanandosi, quasi, impercettibilmente dal mio corpo, risponde: “Non ti nego che mi è capitato ma sinceramente non ne è valsa la pena”
Mi allontano io, questa volta.
La piccola non vuole esporsi e devo prenderne atto.
Non posso costringerla ad aprirsi con me. Ma una cosa ci tengo a dirla, una cosa in cui credo fortemente: “Se lo hai fatto vuol dire che per te aveva senso”
Ancora una volta volge il suo viso altrove e mi dice: “Non credo che ne avesse per lui!”
Meglio riportare il discorso su lidi più tranquilli.
L’espressione che fa quando guarda un punto indefinito non mi piace.
Sembra, quasi, malinconica e vederla così non mi fa sentire a mio agio. Non so nemmeno perché!
Sorridendo e alzando un sopracciglio le dico: “Mi sa che anche tu hai bisogno di qualche seduta dalla Banks!”
Dopo una risata cristallina, mi risponde: “Ormai conosco tutti i suoi trucchi. Non può più aiutarmi!” e conclude le sue parole con un sorriso.
Ma non mi sembra un sorriso sincero.
Infatti, dopo aver abbassato i suoi grandi occhi verdi, volge di nuovo il suo sguardo lontano da me, per guardare un punto indefinito, che la porta sicuramente lontano dalla nostra fragile conversazione.
Lei non vuole parlarmi, vuole rimanere sulla difensiva ed io sono troppo stanco per continuare questo gioco che non ci porta da nessuna parte.
Sono successe troppe cose questa sera, tra la mia irruzione all’Elusive e la strana e inaspettata conversazione con Juliet, la mia testa, ormai, sta quasi per scoppiare ed ho, decisamente, bisogno di una bella dormita.
Domani, a mente fredda, e soprattutto lucida, riuscirò a capire davvero qualcosa di questa bizzarra notte.
Strano come certe cose comincino in un modo e finiscano in una maniera che non ti saresti mai aspettato.

È meglio chiamare George e concludere tutti qui.
“Io sto chiamando il mio autista, vuoi un passaggio?”
Alle mie parole mi guarda e risponde: “No, ti ringrazio, sono quasi arrivata. Aspetto che arrivi la tua macchina e poi vado via!”
Mentre compongo il numero sul mio smartphone le dico: “Guarda che non soffro di solitudine!”
Stizzita, incrocia le braccia al petto e dice: “Era una carineria. Se ti do fastidio me ne vado!”
Decisamente permalosa la ragazza e, ho notato, che irritarla mi diverte!
Meglio essere chiari comunque, non voglio che mi geli ancora con un suo sguardo tagliente!
“No rimani. Scherzavo!” Le dico sorridendo.
Mentre parlo al telefono con George la vedo scuotere il capo e sorridere.

Che strano…  Non pensavo che una persona anonima, in apparenza, avesse qualcosa in comune con me.
Più la guardo e più mi attrae: l’ondeggiare dei suoi capelli ad ogni suo movimento, il colore cangiante dei suoi dolci occhi verdi e quel suo sorriso che le illumina il viso, tutto le conferisce una luce particolare.
Sarà il periodo che sto vivendo, che tende a farmi percepire in modo strano ogni emozione che provo, ma sento di essere, quasi, travolto dalle mie stesse sensazioni.
Ma ora come ora non posso certo fidarmi di ciò che sento e non so più, davvero, cosa pensare!
Questa ragazzetta, però,  ha sicuramente qualcosa di particolare che mi confonde…  e questo accade fin dalle prime volte che l’ho vista.

Chi sei veramente, piccola Juliet?
 
   
 
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