Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Ivy001    12/09/2018    1 recensioni
Anna ed Elsa sono due sorelle che vivranno degli amori difficili. Fortuna che il loro affetto le aiuterà a venire fuori da momenti bui.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Victoria torna a casa verso mezzanotte, dopo aver trascorso delle ore infernali ad ascoltare strategie losche e parole prive di umanità.

Si è sempre chiesta come mai fosse diventata, negli anni, una vera e propria darklady.

Probabilmente questa serata le è servita a capire che i discorsi e il lavaggio del cervello attuati da Queen a suo danno sono stati la causa principale.

Non ha mai reagito in quella maniera di fronte ai piani malefici di sua madre. Eppure, adesso, sapere che la vittima sarà non solo Hans ma tutta l'eredità di famiglia, la tocca profondamente.

Allora anche lei non è del tutto di ghiaccio come vuole mostrare! C'è un lato compassionevole che, se solo i Froze conoscessero, potrebbe essere utile a smascherare chi vuole recare male e dolore.

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Percorre i corridoi fissando i quadri alle pareti.

Molti rappresentano lo sviluppo della sua stirpe fino ad arrivare alla fotografia finale: la sua e di Hans da bambini, stretti tra le braccia dell'adorato nonno.

In quei secondi, alla donna sembra addirittura sentire il defunto sussurrarle la delusione che sta provando e il disprezzo nei confronti di chi lo sta tradendo.

“NO! NON E' COSI'” - urla, isterica, Victoria.

Ma una frase in particolare la sconvolge del tutto - “Sei proprio come tua madre! Una donnaccia”

“NON SONO COME LEI....NON SONO COME LEI... NON VOGLIO ESSERLO” - continua a ripetere, coprendosi le orecchie per evitare di udire.

Però tali presunte voci provengono dalla sua coscienza. Nulla attorno a sé è reale; il senso di colpa la sta consumando ed ecco il risultato.

Anna è in cucina assieme a Mary, intenta a cullare la piccola Fate, svegliatasi poco prima per la poppata.

“Senti anche tu questo rumore?” - chiede la Froze alla domestica, spaventandosi.

“Si, sono delle grida” - risponde l'anziana, afferrando il mattarello dal tavolo e avvicinandosi all'uscita. Anna la segue, tenendo stretta al petto la figlia.

Rimangono di sasso riconoscendo qualche metro più avanti Victoria Westergard.

“Ma che sta facendo?” - esclama confusa la ragazza.

La darklady, infatti, è fuori di sé e continua a parlare da sola.

La guardano accovacciarsi a terra e scoppiare a piangere.

“Mio Dio! Non sembra lei” - commenta ancora Anna.

Mary viene colpita al cuore notando la disperazione della padrona.

Avanza verso di lei, sotto lo sguardo preoccupato della diciannovenne.

“Tutto bene, signora?” - domanda poi, appoggiandole una mano sulla spalla.

Vicky sobbalza, trovandosi davanti la domestica. Per di più con un oggetto da cucina in mano.

Alza lo sguardo e mette a fuoco, poco più lontano, anche Anna e Fate.

Tenta di ricomporsi e di indossare ancora la maschera da donna fredda.

Si mette in piedi, aggiustandosi i capelli e l'abito, poi replica - “Voi non dovreste essere a letto? È tardi. E poi..? Cosa ci fai con questo aggeggio? ”

“Ma veramente noi ci siamo preoccupate per te” - commenta la Froze - “E quello si chiama matterello e serviva per...” -

“Si, certo...come no” - risponde Vicky, non credendo alle parole della neo parente e bloccando il suo discorso.

“Oddio Mary... come ho fatto a provare pena per lei!” - brontola Anna, infastidita dal comportamento indifferente e altezzoso della darklady.

“Anna!” - la rimprovera la domestica. Sposta l'attenzione sulla Westergard e aggiunge - “Signora, sicura di non aver bisogno d'aiuto? Poco fa sembravate disperata”

“Lascia perdere, Mary! Piuttosto, torna a dormire. Io ho solo avuto un piccolo problema personale. Mi sono sfogata, ora sto bene” - le dà la risposta conclusiva, poi si dirige verso la sua stanza.

Si immobilizza alcuni secondi udendo le ultime parole dell'anziana - “Se volete una mano a liberarvi di qualche peso interiore, eccomi qui. Io vi vedo diversa rispetto al solito e posso aiutarvi ad essere un'altra persona!”

Victoria, di spalle alle due donne, accenna un sorriso tenero che ovviamente riesce a celare.

Poi riprende il passo, lasciando Anna e la vecchia domestica ancora una volta da sole a confidarsi.

“Non me la racconta giusta” - sussurra la ragazza.

“Hai ragione. Sono convinta che l'uscita di stasera l'abbia toccata nell'anima” - riflette l'anziana.

“Ah si? Credi che abbia un'anima?” - commenta la diciannovenne, alzando gli occhi al cielo.

Le due si salutano poco dopo e si chiudono nelle loro camere.

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Sono le quattro del mattino, circa.

Tra un'ora la sveglia di Mary suonerà e l'attenderà un'altra intensa giornata di lavoro.

Mentre il suo sonno è profondo e sereno, quello di qualcun'altra non lo è affatto.

Victoria pensa e ripensa a quanto appena accaduto.

Ha davvero pianto? Non le capitava da vent'anni...

Non riuscendo ad addormentarsi trascorre il tempo ad immaginare il futuro da boss dei cantieri, ad immaginare l'odio di Hans nei suoi confronti e la schiavitù che infliggerebbe Queen a tutti i dipendenti.

È questo ciò che realmente vuole?

Sono passate da poco le cinque. Stanca di stare ferma a letto, schiava delle più tremende paure, si avvicina alla scrivania e rovista. Cerca un vecchio diario. Nessuno lo sa ma Victoria, donna tutta d'un pezzo, annota da sempre i particolari della sua vita su un agenda. Lo fa quando accade qualcosa di interessante o unico. Questa volta, però, se ne vuole servire come valvola di sfogo.

Stavolta i suoi occhi si posano, invece, su un vecchio album di fotografie, nascosto da altri documenti e dal diario stesso.

Lo prende incuriosita e comincia a viaggiare tra i ricordi d'infanzia.

Rimane fissa su una foto in particolare che raffigura lei all'età di due anni assieme ad una donna bellissima, dalla chioma rossa e gli occhi che emanano una immensa luce e un amore sconfinato.

“Sara?!” - esclama Vicky, riconoscendo se stessa tra le braccia della defunta zia.

Non esisteva cattiveria in quella donna che invece lei ha odiato per troppo tempo.

“Che stupida sono stata! Ho creduto alle dicerie di mia madre sul tuo conto e ti ho detestata come non ho mai detestato qualcuno in vita mia” - si commuove quando nota anche un pezzo di carta tra le varie pagine.

Ad una nipote dolce ed affettuosa, a chi rallegra le mie giornate tra queste mura, voglio fare i migliori auguri di compleanno. Vicky, la zia Sara ti vuole un mondo di bene e te ne vorrà sempre” - legge il foglio tra le lacrime che le rigano violente il viso.

“Mia madre era gelosa del rapporto tra di noi, ecco perché ci ha volute separare. Perdonami zia. Perdonami” - scoppia a piangere, sfogando la sua disperazione per minuti quasi eterni.

La sua mente vaga e arriva così ad una conclusione.

Si alza in piedi rapidamente e si avvia all'uscita.

Percorre a gran velocità il corridoio che separa le stanze dei padroni da quelle della servitù.

Raggiunge una porta in particolare e bussa.

“Sono Victoria. Posso entrare?” - chiede.

Riceve subito il sì e varca l'uscio.

Davanti a sé c'è Mary, pronta per iniziare la giornata lavorativa.

“Signora! Che gioia vedervi qui” - le sorride l'anziana aprendole le braccia in attesa di un abbraccio.

Chissà se lo farà mai?! Pensa tra sé e sé la domestica.

Ed è ciò che accade, tra l'incredulità di entrambe.

Vicky si stringe alla vecchia dal cuore grande e finalmente si confida.

Siede sul letto e le racconta ogni dettaglio e ogni dolore.

Mary la ascolta, la conforta e non la giudica. Sa che questa è la soluzione ai problemi. Finalmente Victoria racconta la verità sui segreti della villa. Finalmente Anna avrà le prove utili.

“Mia madre è un demonio. Io stando con lei mi sono macchiata dei suoi crimini” - si sfoga la Westergard.

“No, non è così. Tu sei diversa e lo stai dimostrando” - le accarezza teneramente la guancia.

“Grazie Mary. Non credevo che parlare e mostrarsi fragili potesse essere una medicina per il mio stato d'animo”

“Mostrarsi fragili ci rende umani. E in fondo è anche bello tante volte vivere situazioni come questa, non trovi anche tu?” - aggiunge l'anziana.

“Se solo riuscissi a liberarmi definitivamente di questo senso di colpa” - sostiene amareggiata Victoria.

“Un modo ci sarebbe” - risponde l'altra.

“Quale?”

“Raccontare ogni cosa alla polizia. Se smascheri Queen, metterai la parola fine a questa brutta faccenda. Una volta per tutte...”

“No! Non posso farlo. È mia madre e non potrei mai mandarla in galera” - replica immediatamente la donna.

“Fallo per Sara. Lei merita giustizia. Con lei anche tuo nonno, tuo zio e tuo padre... tutte vittime della follia di quella persona. Rifletti bene, tesoro. È ciò che serve”

   
 
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