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Autore: niny95    12/09/2018    12 recensioni
Il Detective Roger Jones, vive a Seattle con la moglie Eloise e la figlia Alice, quando la situazione con Eloise diventa insostenibile decide di andare a Storybrooke nel Maine a chiedere aiuto a suo fratello Killian.
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Killian Jones ha tutto quello che si può desiderare dalla vita, il lavoro che ha sempre sognato, una moglie che ama infinitamente e due splendidi figli Henry e Hope.
Quando suo fratello gemello irrompe improvvisamente nella sua vita insieme alla figlia Alice la sua vita cambia improvvisamente.
Cosa cambierà nelle vite dei due fratelli?
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Dal testo:
«Abbiamo un po’ di problemi, possiamo entrare?» chiese Roger con voce cupa.
Killian abbassò lo sguardo nelle valigie strette tra le loro mani «Il genere di problemi che ti fa lasciare la città?» sbottò.
«Killian siamo in viaggio da tre giorni, tutto quello che ti chiedo è un po’ di compassione.» chiese Roger con voce flebile.
«Roger, ti ho avvertito riguardo a quella donna, quindi cosa vuoi che ti dica adesso?» chiese Killian con voce dura, ma si spostò facendo passare i due.
[I paragrafi relativi a Roger, Eloise e Alice sono stati modificati]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Hope Jones, Killian Jones/Capitan Uncino, Tilly/Alice
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4.  
  
  
Henry camminava velocemente, indicando, mentre passavano, i vari negozi.   
Fino a quel momento avevano visto la stazione, un supermercato, e perfino un cinema – che non poteva competere con quello di Seattle ma sempre un cinema era. - e il porto dove lavorava Killian. L’uomo non appena li aveva visti arrivare, aveva sorriso invitandoli a fare un giro sulla Jolly Rogers, ma i due cugini avevano rifiutato con la promessa che la prossima volta avrebbero accentato.   
«Oh guarda, quello è il banco dei pegni» disse Henry prima di salutare con la mano un uomo che, ricurvo su un bastone, si aiutava a camminare. L’uomo rispose al saluto con un sorriso inquietante. «e quello è Mr. Gold, il proprietario. Vuoi sentire uno scoop?»  propose sorridendo.  
Alice annuì con noncuranza.   
«Mr. Gold sta con Belle, la bibliotecaria, e hanno più di vent’anni di differenza.»   
Alice lo guardò inorridita «La prossima volta risparmiarmi questi scoop».
«Perché fai questa faccia? In fondo che importa? L’amore è amore, no?»   
Alice fece spallucce «Tu sei troppo sognatore.  Probabilmente questa Belle si è messa insieme a lui solo per i suoi soldi o qualcosa del genere, l’amore non muove sempre tutto. A volte due persone stanno insieme, anche se non si amano.»  
Non che Alice ne sapesse qualcosa, nonostante gli alti e i bassi i suoi genitori  si amavano molto ma aveva letto un mucchio di libri e sapeva che a volte due persone stanno insieme anche se non c'è amore. E poi essere cinica era parte del suo carattere non poteva mica far girare tutto attorno al romanticismo. 
 Henry la guardò perplesso: certo che, per avere solo quattordici anni, Alice aveva una visione della vita molto pessimista. Per fortuna avevano appena raggiunto la meta successiva, cosa che gli permise di cambiare agevolmente argomento.  
«Oh eccoci arrivati nel mio posto preferito.» disse Henry «La torre dell’orologio, e la biblioteca.» fece un gesto plateale con la mano.  
La biblioteca non era grande nemmeno la metà di quella che c’era a Seattle ma nonostante questo sembrava accogliente. In alto al centro spiccava la scritta Storybrooke Free Public Library, e i mattoni rossi della torre dell’orologio davano un’atmosfera calda e accogliente al luogo.   
Alice sbuffò «Ho lavorato in una biblioteca che è grande quattro volte questa.» disse solo per andare in contrasto con il nuovo cugino.   
 Ma Henry non si fece intimidire invece chiese: «Davvero? Cosa facevi?»   
«Intrattenevo i bambini.» rispose Alice prima di prendere l’iniziativa ed entrare dentro.  
Henry annui seguendola dentro.  
«Benvenuti, Henry sei venuto a ritirare un altro libro?» chiese la bibliotecaria.  
«Ciao, Belle. Sì, in effetti, vorrei un libro nuovo.» disse Henry. 
 

 Emma sospirò «Odio davvero questa parte del lavoro.» disse indicando la pila di scartoffie che avevano davanti.  
Roger ridacchiò «Quando sono entrato in polizia per i primi tempi non facevano altro che farmi compilare pile e pile di scartoffie.»  
«Beh non capisco perché tutta questa burocrazia, sono lo sceriffo, posso combattere il crimine senza compilare file e file di carte.» bofonchiò.  
Il calpestio dei tacchi interruppe la discussione.  
«Questo perché …» disse una donna dai corti capelli scuri «è il suo lavoro sceriffo Swan. »  
Emma si alzò andando incontro alla donna «Sindaco Mills!»  
La donna fece un gesto di non curanza con la mano «Continui pure il suo lavoro Sceriffo, sono venuta qua per dare il benvenuto al nuovo vice.» disse volgendo la sua attenzione a Roger «Sono Regina Mills, sindaco di Storybrooke. Il mio più cordiale benvenuto signor Jones.»  
Roger annuì «Lieto di fare la sua conoscenza sindaco Mills, ma è una cosa momentanea.»  
«So anche questo. Si goda la permanenza.» disse allontanandosi «e sceriffo Swan?»  
«Sì?» disse Emma alzando lo sguardo dai moduli che stava compilando.  
«Voglio quei moduli compilati nel mio ufficio entro domani.» disse uscendo definitivamente.  
«Beh, sembra severa.» disse Roger.  
«Sì, ma è brava. Non farti ingannare dal suo aspetto.» rispose Emma sorridendo.  
 


  «Quindi quale sarà la nostra prossima meta?» chiese Alice.   
Erano usciti dalla biblioteca da poco, e i loro libri erano ben riposti.   
«Passiamo da Granny’s poi possiamo tornare a casa.»  Henry indicò l’insegna luminosa del dinner «Granny fa i migliori cheeseburger.». 
 Così dicendo s’incamminò dentro seguito da Alice.   
Non ebbero neanche il tempo di sedersi che una cameriera si avvicinò al loro tavolo, blocchetto in mano «Cosa vi porto?»   
«Un cheeseburger e una cioccolata con cannella. » disse Henry.   
La cameriera scrisse tutto nel suo blocchetto prima di volgere la sua attenzione ad Alice: «E a te cosa porto?».   
«Oh, un milk-shake al cioccolato, grazie.»   
Stavano aspettando le loro ordinazioni quando una ragazza dai capelli lunghi e castani si fermò al loro tavolo, sorridendo a Henry «Ciao, Henry.».
Henry ricambiò il sorriso «Ciao, Grace.»   
«Chi è la ragazza con te?» chiese Grace.   
«Oh, lei è Alice Jones, mia cugina.» disse Henry.   
La ragazza sorrise in direzione di Alice «Piacere di conoscerti, è raro vedere un viso nuovo qui a Storybrooke.».
«Piacere mio.» rispose Alice prendendo un sorso del Milk-shake che le era stato messo davanti.   
Grace sorrise prima di rivolgere la sua attenzione nuovamente a Henry «Verrai alla festa domani?»   
«Sì, certo.»   
«Bene, ci vediamo domani allora.» disse Grace allontanandosi.   

«È lei?» chiese allora Alice non appena Grace fu abbastanza lontana da non poterli sentire.   
«Chi?»
Alice sbuffò «La ragazza che ti piace ma che ti vergogni troppo da invitare con te alla festa.»   
«No, ma …» Henry la guardò confuso «dove hai preso tutte queste informazioni? Non ti ho detto tutto questo.» disse poi.   
Alice arrossì di botto «Io … non ho molti amici, quindi ho preso l’abitudine di studiare le persone quando mi parlano.» rispose poi impacciata.  


 

Il giorno seguente Alice, dopo essersi cambiata, si piantò di fronte al cugino:
 «Se dobbiamo andare, ti conviene farlo adesso prima che cambio idea.» 
Henry distolse lo sguardo dal videogioco e annui, spense il dispositivo e si alzò «Okay, allora.» 
In quel momento Hope si piazzò davanti ai due ragazzi «Dove andate?» chiese. 
«A una festa.» rispose Henry abbassandosi per essere della stessa altezza della sorellina.  
«Posso venire?» 
Henry si passò una mano tra i capelli impacciato «Hope …»  
La bambina incrociò le braccia offesa «Non mi porti mai con te!»  
Henry le diede un buffetto tra i capelli «Ti prometto che domani usciremo io, te e Alice.» disse poi. 
«Promettilo!» rispose Hope ancora con le braccia incrociate. 
«Te lo prometto.» Henry offrì il suo mignolo alla bambina che lo intrecciò al suo con serietà. 

Erano appena arrivati alla festa, Robyn la proprietaria di casa aveva dato loro il benvenuto con un sorriso, invitandoli poi a raggiungere gli altri in giardino.   
 Il giardino era una grande distesa erbosa che sembrava perdersi a vista d’occhio.  
Henry fischiò in approvazione appena si guardò attorno «Vieni, ti faccio conoscere qualcuno!» esclamò poi trascinandosi dietro Alice.  
«Non mi va di conoscere gente!» brontolò lei.  
«Ehi, Roland!» Henry fece segno a un ragazzo dai capelli castani di avvicinarsi, senza ascoltare le proteste di Alice. «Ti presento Alice Jones, mia cugina.»  
Roland porse la mano ad Alice gentilmente «Piacere di conoscerti, io sono Roland Locksley. Spero ti troverai bene qui.»  
Alice annuì stringendo la mano di Roland.   
Henry sorrise trascinando Alice in un’altra parte.  
«Grace, l’hai conosciuta ieri.» disse avvicinandosi alla ragazza che sorrise vedendoli.  
«Ciao Henry, ciao Alice.» li salutò Grace «Le stai presentando gente?»  
Henry annui.  
«Ho incrociato Ava, Nick e Neal, se ti interessa.» rispose allora Grace.  
«Perfetto, grazie Grace!» disse Henry allontanandosi mentre Alice si lamentava di quanto fossero rompi scatole gli adolescenti. 

  Eloise camminava avanti e indietro nervosamente.   
Era già la quinta volta che chiamava a Alice, ma ogni volta rispondeva la segreteria telefonica.   
Calmati, probabilmente Alice si è addormentata e non risponde al telefono per questo pensò.   
Ma  erano solo le 10.30 ed Alice andava a letto sempre dopo le 11   
 Eloise fece un respiro profondo cercando di calmarsi.    
Perché mia figlia non risponde? Pensò cercando di scandagliare le varie ipotesi forse è uscita e non sente il telefono? Pensò ancora. Ma Alice odiava uscire e non andava molto d’accordo con i suoi coetanei. E allora perché?    
«Calmati!» sbottò Eloise prendendo un respiro profondo e riempiendo un bicchiere d’acqua.

    
Alice sbottò infastidita, Henry dopo averle presentato alcuni amici era sparito, oltretutto la musica che pompava dagli altoparlanti la urtava profondamente.  
«Posso sedermi qui?» chiese la ragazza che li aveva fatti entrare indicando il posto vuoto accanto a lei.  
Alice annuì.  
«Sono Robyn Mills a proposito» disse la ragazza sedendosi e allungando una mano «Sei nuova? Non ti ho mai visto qui.»  
Robyn era un poco più alta di lei, con lunghi capelli biondo scuro.
Alice strinse la mano che aveva davanti per poi dire «Beh, in effetti sono nuova. Abito a Seattle. Sono Alice Jones.»  
«Caspita! Seattle è lontano, come ci sei finita qui?» chiese Robyn sorpresa.  
Alice fece spallucce «È una lunga storia, davvero davvero lunga.»  
Nel frattempo arrivò Henry con due bicchieri tra le mani.  
«Henry Swan – Jones, non dovresti lasciare solo chi ti accompagna!» lo punzecchiò Robyn.  
 Henry arrossì di botto «Io … mi dispiace, mi hanno trattenuto!» disse poi consegnando il bicchiere colmo di Coca Cola ad Alice. 

 
 «Allora, la ragazza che ti piace, chi è?» chiese Alice.   
Henry arrossì, per poi blaterare qualcosa d’incomprensibile provando a cambiare discorso.   
«Non ci provare!» disse Alice puntandogli un dito contro «Tu mi hai trascinato qui, quindi il minimo che puoi fare è andare a parlare con quella ragazza! Allora chi è?»   
«Violet Morgan.» rispose indicando una ragazza con lunghi capelli neri di spalle.   
«Bene, vai. Ti aspetto qui.» disse Alice prendendo posto in una panchina lì vicino.   
Henry sbuffò «Ti odio.» bofonchiò poi.   
Alice sorrise «Fidati, è reciproco.»  

Henry sbottò, però Alice aveva ragione doveva farsi forza. 
Sfiorò la spalla della ragazza «Ehm Violet?» 
Quella si girò riservandogli solo una semplice occhiata «Come scusa? Violet chi? » 
Aveva sbagliato persona. 
Henry Swan – Jones aveva sbagliato persona. 
Sbatté le palpebre due volte prima di rendersi conto di essere rimasto fermo lì in silenzio. «Io … ti avevo scambiato per …» arrossì dileguandosi. 
Quando tornò a sedersi fulminò Alice con lo sguardo «Non ti ascolterò più.» sibilò.  
Alice lo guardò confusa «Perché? Com’è andata?» 
Henry sospirò «Non era lei.» 
Alice ridacchiò «Cosa?»
«Non ridere, è colpa tua! » l’accusò Henry. 
Lo sguardo di Alice lo trapassò da parte a parte «Come scusa? Non sono stato io a puntare alla persona sbagliata fino a prova contraria, ma tu! Quindi non dare la colpa a me.» 
Henry si passò una mano tra i capelli, impacciato «Sì, scusa. Io …» 
«Henry … sei scappato via senza dire niente a Violet 2.0 ?» disse Alice guardandolo seriamente. 
«Violet 2.0?» chiese Henry confuso. 
«Ma sì, la ragazza che hai scambiato per lei. Ti sei scusato?»  
Henry arrossì. 
Alice sospirò «Dannati adolescenti incapaci!» sbottò «Andiamo.»  
 

«Ehm scusa?» Alice sfiorò la spalla di Violet 2.0.  
Questa si girò guardandola «Sì?»  
Alice si schiarì la gola «Io sono Alice Jones, e quel decerebrato lì» disse indicando Henry «è mio cugino Henry, che idiota com’è ha puntato la ragazza sbagliata. E vorrebbe scusarsi.»  
Henry la guardò un attimo per poi abbassare lo sguardo nuovamente. «Io …» Alice gli diede un pizzicotto che lo costrinse ad alzare nuovamente lo sguardo.
La ragazza a vedere quel breve scambio ridacchiò.
«Oh so, l’impressione che fa. Ma devo ammettere che non è sempre così scemo.» disse Alice.
Henry sbottò «Okay basta così.» disse per poi rivolgere la sua attenzione alla ragazza, arrossendo «Io … mi dispiace di essere scappato così prima senza dire niente.»
La ragazza annuì «Okay, Henry …?»
«Swan – Jones.» completò Henry.
«Scuse accettate Henry Swan – Jones. » rispose la ragazza con un sorriso «Sono Ivy Belfrey.»
Henry accettò la mano, ancora imbarazzato.
«Piuttosto sono curiosa … per chi mi avevi scambiato?» chiese Ivy.
«Violet  Morgan.» bofonchiò pianissimo.
«Oh beh, vedi di non sbagliare la prossima volta.» disse allora Ivy.
Alice ridacchiò «Andiamo o vuoi continuare a fare la figura dell’idiota?»  
Henry sbuffò «Potresti smetterla per favore?» sbottò seguendo la cugina.  
  
 

Erano appena tornati a casa.
Alice si buttò nel letto con un sospiro.
«Bentornata Stella Marina!» la salutò suo padre con un sorriso.
Alice si limitò a un breve cenno con la testa prima di prendere il telefono.
Strabuzzò gli occhi.
8 chiamate perse da sua madre.
«Oddio.» bofonchiò.
Suo padre si rizzò a sedere «Cos’è successo?» chiese.
«Ha chiamato mamma.» disse prima di allontanarsi per comporre il numero.
«Mamma …» disse Alice non appena la linea dall’altra parte fu aperta «mi dispiace non averti risposto, ma sono stata a una festa e non ho sentito il telefono suonare.»
Il sospiro che seguì rispose più di mille parole «Ma tu odi le feste.» rispose poi sua madre.
«Sì, ma …» Alice sprofondò nel letto tanto per avere qualcosa da fare «ho fatto una promessa, e tu e papà mi avete insegnato sempre di mantenere le promesse che si fanno.»
Sua madre ridacchiò «Sì, è vero. Va’ a dormire bambina mia.»
Alice annui – anche se sua madre non poteva vederla –, in effetti era piuttosto sfatta. «Okay.»
«Mi chiamerai domani?»
Alice annuì nuovamente «Sì, certo. A domani.»
«A domani.» rispose sua madre prima di riattaccare.
 

     Note: Ci ho messo una vita mi dispiaceeee >.< questo capitolo è stato un vero parto!
Anche se... ho superato le cinque pagine!!
Spero vi piaccia!
Niny :)

   
  
  
 
 
   
 
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