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Autore: Nao Yoshikawa    13/09/2018    3 recensioni
“Il suo nome sarà Fiamma. Perché, con la fiamma che arde dentro di lei, un giorno ci salverà tutti”.
Cinque anni dopo la battaglia di Alvarez, una nuova minaccia incombe non solo su Fairy Tail, ma su tutta Earthland. Una maledizione verrà scagliata, mandando i nostri eroi in un mondo senza magia e impedendo loro anche solo di ricordare delle loro storie e dei loro legami.
La loro unica salvezza risiede in una bambina appena nata.
Fiamma ha dodici anni, è orfana ed è sempre stata convinta di non essere niente di speciale. Un giorno, però, le cose cambiano drasticamente quando incontra Happy.
Sarà allora che inizierà il viaggio verso la scoperta delle sue origini. Perché solo lei è la Salvatrice che potrà salvare la sua famiglia.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Acnologia, Human!Acnologia, Natsu, Natsu/Lucy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairy Tail Next Generation'
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36 - Pezzi d'amore

Il matrimonio era saltato. Rogue e Hikari erano totalmente sconvolti, increduli. Non riuscivano a credere di aver dimenticato tutto a causa di una pozione d'amore, sembrava tutto assurdo. Per fortuna la stessa Minerva aveva permesso loro di ritrovarsi, eppure i due amanti non riuscivano comunque a rimanere tranquilli.
"Non riesco ancora a crederci", sospirò Yukino agitata. "Adesso capisco perché Minerva era strana e capisco anche tutto il resto. Ha dato un filtro d'amore a Rogue e Hikari e si è alleata con Acnologia"
"Ho capito sin da subito che c'era qualcosa che non andava", commentò Sting. L'amico allora gli lanciò un'occhiata truce.
"Allora perché non hai fatto qualcosa?"
"Pensi che non ci abbia provato? Pensi che fosse facile? Io ho provato a parlare con te e...!"
"Smettetela!", li rimproverò Hikari. "Non è il momento di litigare. Acnolgia deve averla circuita. Minerva avrà anche sbagliato, ma è una di noi"
"Hikari, sei sicura? Nonostante tutto?", chiese Rogue sorpreso da tanta maturità. Lei annuì.
"Nonostante tutto. Dobbiamo assolutamente trovarla prima che faccia qualcosa di inconsulto".

La maga aveva lasciato i suoi amici e si era diretta verso il covo di Acnologia e degli Spriggan. Non si sentiva per niente bene, le mancava il respiro ed era vittima di una grande ansia che non le permetteva di pensare lucidamente. Non riusciva a smettere di domandarsi lei chi era e che cosa ci faceva esattamente lì. A cosa apparteneva? A gran fatica, chiamò il suo nome.
"Acnologia!" Vieni allo scoperto!".
Intorno a lei era buio.Poi, ad un tratto, intravide una fiammella simile al fuoco produrre un po' di luce. Acnologia era lì, assieme ai suoi fidati sottoposti, tutti eccetto Larcade, il quale non era ancora tornato.
"Bene, bene, guarda un po' chi è tornato. Ce ne hai messo di tempo, eh Minerva?", domandò mellifluo.
"Loro sanno della nostra alleanza!", esclamò agitata.
"Alleanza?", domandò God Serena. "Da quando in qua noi e questa qui saremmo alleati?"
"Sono accordi presi prima del vostro arrivo", lo zittì Acnologia, rivolgendosi poi nuovamente alla donna. "Ma davvero? Mi chiedo come sia possibile".
La maga abbassò lo sguardo, sentendo i suoi occhi su di sé.
"Sono stata io a parlare. Non potevo rimanere con Rogue, lui non mi ama. Era tutta finzione. Perciò io... mi rifiuto di andare avanti!", esclamò ritrovando il coraggio di alzare la testa. "La nostra alleanza finisce qui e oggi!".
Non lo vide neanche avvicinarsi a sé con uno scatto. Acnologia l'aveva afferrata da dietro, bloccandole le mani e sussurrando qualcosa al suo orecchio.
"Non credo di aver sentito bene. Tu pensi forse di poter decidere? Mi sa che non hai chiara una cosa: sono io a decidere. Ti ho dato quello che volevi, avevamo un accordo. E un accordo va sempre rispettato. Quindi, se io ti dico di uccidere qualcuno dei tuoi amici, lo farai".
Sarebbe stato facile lasciarsi andare, lasciarsi ipnotizzare. Ma Minerva richiamò a sé tutta la sua forza.
"Io non lo farò mai!", esclamò scostandosi da lui. "Piuttosto mi faccio ammazzare!".
Nel suo tono non c'era alcun tremore,nei suoi occhi alcuna paura. Quello era lo sguardo di una persona che non aveva più nulla da perdere
"Allora non posso assolutamente permettermi di lasciarti andare. God Serena, rinchiudila in una cella". Minerva rimase immobile anche mentre il suo sottoposto si avvicinava e l'afferrava con forza per un braccio. Anzi, trovò perfino il coraggio di dire qualcosa.
"Non vincerai mai. Fiamma Dragneel, la Salvatrice, una Dragon Slayer, ti ucciderà!".
Quelle parole risuonarono nella sua mente come un'eco. Questo non poteva accadere. Che importava della profezia? Il futuro poteva ancora essere cambiato.
"Ma che succede?", ad aver parlato era stato Larcade, tornato appena pochi istanti prima.
"Niente. I soliti traditori, che vuoi farci. E tu invece? Hai la faccia di una persona che è in pensiero"
"Io non ho nessuna faccia. È la mia faccia, tutto qui"
"Ah, lo voglio ben sperare.  Farai meglio a preparati, Larcade. Il nostro momento sta per arrivare". Il mago deglutì a vuoto, sentendosi per la prima volta piuttosto inquieto.

"Cioè, tu hai aiutato Minerva con questa cosa?!", Zeref sembrava piuttosto deluso e arrabbiato mentre rimproverava August. Quest'ultimo se ne stava a braccia conserte a guardarlo in truce. Insomma, non era mica un bambino che aveva bisogno di una ramanzina.
"Che posso farci? Ero ancora alleato con Acnologia ai tempi, non avevo altra scelta"
"C'è sempre una seconda scelta. Meriteresti di startene rinchiuso in casa per sempre"
"Peccato che non hai alcun potere su di me", sorrise furbo. "Io sono molto più forte di te". Zeref allora lo guardò truce.
"Che figlio ingrato che mi ritrovo. Ne hai ancora di strada da fare". Mavis allora si schiarì la voce.
"D'accordo, tutto ciò è splendido, ma non credo che sia il momento giusto per litigare. Una dei nostri è scappata e potrebbe essere in pericolo. E tu", guardò August. "Basta con i filtri d'amore strani".
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, ma non osò ribattere. Stranamente si sentiva più minacciato da Mavis che da Zeref stesso.
Oltre la porta, Igneel e Fiamma se la stavano ridendo alla grande, nella speranza però di non farsi sentire.
"Oh, hai sentito? Il povero piccolo August è stato rimproverato", sghignazzò il biondo.
"Dai, Neel. Non farmi ridere, non è gentile!", rispose la piccola con una mano davanti al viso. Effettivamente la situazione era abbastanza esilarante.
Dal canto loro, Ametyst e Rayn avevano ben pensato  di raggiungere i rispettivi compagni. Purtroppo il matrimonio era sfumato, e ciò era un peccato, perché sarebbe potuta essere una bella occasione. Tuttavia non erano disposti ad arrendersi.
"Che cosa state confabulando?", domandò la ragazza, con ancora addosso il suo abito blu.
"Noi? niente!", esclamò Neel. "E voi?"
"Io sono venuto qui per Fiamma. Ti dispiace?"
"Ma no, fa pure. E trattamela bene!" , ammiccò l'amico. Ametyst si avvicinò, prendendo sottobraccio il biondo.
"Noi andiamo, fate i bravi!".
Rimasti soli, Fiamma sorrise.
"Allora, Rayn? Che vuoi fare?". Lui si guardò intorno, afferrandola poi per mano e trascinandola via con sé.
Fuori l'aria era fresca e le cicale cantavano. A causa dell'umidità l'erba era un po' bagnata, ma questo piacque molto a Fiamma, la quale si tolse lo scarpe e sospirò a quel contatto piacevole.
"Accidenti, chi l'avrebbe mai detto che sarebbe finita così", sospirò. "Spero di non essere altrettanto sfortunata quando mi sposerò"
"Credimi, avrai fortuna. Perché so già che sarai tu quella che sposerò, un giorno", dichiarò Rayn con le mani infilate dentro le tasche. La ragazzina batté le palpebre, arrossendo e sorridendo.
"È la prima volta che qualcuno mi dice una cosa del genere"
"Ne sono onorato allora", lui le porse una mano. "Mi dispiace che il matrimonio sia saltato, avrei voluto chiederti di ballare ma... magari potrei farlo comunque, anche se manca la musica. Fiamma, vorresti?". Lei sentì il cuore iniziare a battere forte nel petto. La sua piccola mano si strinse a quella del ragazzo.
"Sì, mi piacerebbe tanto".
Rayn allora la strinse a sé e iniziò a muoversi sulle note di quella musica inesistente. Fiamma aveva poggiato il viso sul suo petto e aveva chiuso gli occhi. Amava quel calore e temeva di non poterne più godere. Alle volte le tornava alla mente il terrore di poter morire, perché dopotutto dipendeva da lei ogni cosa.  Voleva proteggere chi amava, ma certe cose sembravano sfuggire al suo controllo.
"Fiamma, perché tremi?", gli domandò allora Rayn.
"Ho solo paura", sussurrò. "Io non voglio morire. Ho paura di non poter rivedere tutti voi. La mia famiglia, i miei amici... te".
Lui allora le afferrò il viso e la costrinse a guardarla.
"Tu non morirai, Fiamma. Dovessi fare una pazzia, ma farò di tutto per proteggerti. E poi, non posso permettermi di perderti, sei tu a darmi la forza".
Fiamma a quel punto si fermò e lo guardo negli occhi.
"Rayn...", sussurrò con la voce spezzata. Lui portò le mani tra le sue ciocche e le posò con foga un bacio sulle labbra. In genere si sarebbe trattenuto, ma in quel bacio c'era ogni cosa, la foga, l'esasperazione, la paura e l'amore. Aveva giurato a se stesso che non avrebbe intaccato la sua purezza in nessun modo, che avrebbe atteso fin quando non sarebbe stata abbastanza grande, ma doveva ammettere che in certi contesti era difficile. Forse a causa del suo profumo di ingenuità e fiori, forse perché la paura che tutto potesse finire alimentava i più profondi desideri.

"Sai cosa? Mi piace proprio il fatto che Rayn stia con Fiamma", Neel stava camminando e si era tolto la giacca. "Certo, preferisco non sapere certe cose, ma almeno posso tenerli sotto controllo. Tu capisci cosa intendo, vero?".
Ametyst annuì.
"Sì, capisco", sussurrò strofinando le mani sulle braccia. Il leggero abito che indossava non l'avrebbe di certo protetta dall'umidità. Neel se ne accorse, così decise di poggiarle sulle spalle la sua giacca.
"Va meglio adesso?"
"Sì, va meglio"
"Se vuoi puoi stringerti a me. Insomma, funziono bene come stufa", disse ammiccando.  Ametyst ridacchiò.
"Diciamo che ho avuto modo di vedere quanto tu sia caldo", sussurrò  con un certo velo di malizia nella voce. Neel si sentì sedotto, ed allora non poté resistere. Con foga la attirò a sé, sentendo contro il petto il suo seno piccolo premere. Le mani scivolarono sotto l'abito e Ametyst sospirò.
"Neel", ansimò. "C'è futuro per noi?"
"Accidenti, che domanda fuori luogo. Il futuro non è mai stato incerto come adesso. Ma se mai dovesse esserci, Ametyst, puoi girare sul fatto che non ti lascerò più andare. È sin da quando sono bambino che mi sono promesso che ti avrei sposata un giorno"
"Ma pensa, questa non la sapevo", lei sorrise sulle sue labbra, decisa a lasciarsi andare all'eccitazione a quel momento di intimità. La ragazza non sapeva che Gajeel aveva deciso di seguire la giovane coppia. Era inutile, per quanto ci provasse non riusciva proprio ad accettare l'idea che la sua bambina passasse il suo tempo con quel tipo. E quando li aveva sentiti e li aveva visti in atteggiamenti così intimi, non aveva potuto resistere.
"TU!", sbraitò. "Che cosa stai facendo, maledetto pervertito?!". Neel si staccò immediatamente, non riusciva a credere di essere stato beccatoi-
"Ehi, Gajeel", ansimò. "Come va?"
"Non dirmi "come va?". Cosa pensavi di fare con quelle tue luride mani?"
"Oh, no", Ametyst si portò le mani sul viso. "Papà, non dirmi che ci hai seguiti"
"Certo che vi ho seguiti, e ho fatto bene! Questo piccolo bastardo è un maniaco!"
"Ehi, non c'è bisogno di insultare", disse a  braccia conserte. "E poi... io e Ametyst abbiamo già compiuto il grande passo, a che servirebbe trattenersi?"  La ragazza desiderò sprofondare. Si poteva essere più idioti e masochisti di così? Vide Gajeel cambiare drasticamente impressione.
"COSA HAI OSATO FARE?!".
Il ragazzo sorrise.
"Mi sa che è meglio tagliare la corda".

Hikari quasi rimpianse la sua perdita di memoria temporanea. Perchè adesso i pensieri e le preoccupazioni erano tornate. Non riusciva a credere di essere arrivata a questo punto. L'amore era complicato, così come tutto ciò che ne seguiva. Aveva deciso che insieme a Rogue e i suoi genitori sarebbe andata a cercare Minerva. Prima però passò a cambiarsi, doveva assolutamente togliersi quei trampoli che le stavano arrecando dolore. Si tolse l'abito e quasi inciampò nel tentativo di togliere le stringhe dei sandali. E sussultò quando si accorse che qualcuno si trovava nel suo letto.
"AH! ALECTA! Che ci fai in camera mia?!".
La biondina infatti sembrava piuttosto assonnata.
"Hikari, perdonami. Devo essermi addormentata mentre ti aspettavo. Ascolta, ti devo parlare"
"Adesso? Ma io devo andare a cercare Minerva"
"Te ne prego, ti ruberò pochissimo. Tu sei la mia migliore amica", sospirò. Nel sentire quella frase, Hikari non poté che sciogliersi.
"E va bene", afferrò dei jeans e se li infilò. "Parla, ti ascolto pure"
"D'accordo. Si tratta di Freed. Credo di esserne innamorata"
"Oh", la guardò sorpresa. "Credi o ne sei sicura?"
"Non lo so!", esclamò nervosa. "È tutto così assurdo. Non dovrebbe piacermi, dico bene?".
Hikari allora sorrise in modo furbo.
"Non sono proprio la persona migliore per dirti una cosa del genere"
"Ah, non è possibile!", esclamò portandosi le mani tra i capelli. "Per te è stato più facile, avevi perso i ricordi! Ma io no! E poi, non sono neanche sicura che lui mi ricambi. Sicuramente mi vede come una bambina e nulla più"
"Questo non lo saprai finché non ci avrai provato", proclamò Hikari finendo di vestirsi e infilandosi delle scarpe più comode. "Una cosa è certa. Se sarà destino, non potrete stare divisi. Adesso scusa, ma mi stanno aspettando".
Dicendo ciò si avvicinò all'amica, stampandole un bacio sulla tempia. Alecta batté le palpebre, battendo un pugno su una mano.
"Ha ragione lei, non potrò saperlo finché non ci provo!", esclamò, rendendosi conto solo dopo di star parlando da sola come una sciocca.

Minerva era stata imprigionata. Non aveva protestato, dopotutto sapeva che quella era esattamente la fine che meritava. Non contava neanche sul fatto che i suoi amici l'avrebbe tirata fuori dai guai, voleva semplicemente morire in solitudine. Allo stesso tempo però si ripeteva che non voleva morire così da miserabile, non poteva fare questo al suo orgoglio. Acnologia aveva lasciato alcuni degli Spriggan a sorvegliarla, mentre lui si sfogava con Larcade, stranamente silenzioso.
"È già la seconda volta che prendo una fregatura", borbottò. "Probabilmente dovrei prestare più attenzione a scegliermi i miei alleati, eh?".
Il giovane mago aveva appositamente distolto lo sguardo. Sentiva i suoi occhi addosso e la cosa non gli piaceva affatto.
"Già... forse", sussurrò,
Acnologia si avvicinò a lui come un predatore. Aveva scorto negli occhi del ragazzo delle intenzioni piuttosto bizzarre, sapeva che il suo animo fosse inquieto.
"Tu hai decisamente la faccia di una persona che nasconde qualcosa. E non provare a mentirmi, lo sai che sarebbe sciocco".
Larcade sentì il proprio battito aumentare a dismisura. Non aveva il coraggio di incrociare il suo sguardo, poiché sapeva che in qualche modo lui sospettava qualcosa.
"È solo che mi chiedo... cosa ne sarà di me, di noi, quando avrai ottenuto il tuo scopo? Ti libererai di noi?".
L'altro si lasciò andare ad una gelida risata.
"Davvero pensi questo di me? Chi ti ha detto certe sciocchezze? Immagino, August, vero?"
"Lui mi ha chiamato fratello", sussurrò.
"Oh, certo!", esclamò alzando la voce. "Come se tutto potesse risolversi così facilmente. Ti avrò anche chiamato "fratello" ma lui ha ottenuto tutto ciò che tu non avrai mai. Su, non devi prendertela mio caro. Dopotutto... oramai è questa la tua famiglia".
Il suo toni mellifluo e quella frase lo fecero rabbrividire. Per la prima volta sentì il profondo desiderio di scappare di lì e di sentirsi totalmente fuori posto.
   
 
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