3. nel sangue suo si specchierà
Note
dell’autrice:
Benvolio: Io che non son altro qua che un amico della prima età. Io che
amavo balli e musica che farò? Noi così lontani, noi, dalla morte che oramai
sta avvolgendo la città come un ragno che la tela fa.
A differenza delle altre
scene che sono tratte dal libro, questa è tratta dal musical in questione. In
“paura” approfondirò i sentimenti di Benvolio nei confronti di un Romeo
esiliato per l’assassinio di Tebaldo.
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Ci tengo a precisare che le citazioni e i
personaggi sono © di W. Shakespeare e la mia è un’opera senza alcuno scopro di
lucro.
☼ ☼ ☼
La vita di Tebaldo si era spenta, quel
giorno infame. Il sangue del Capuleti era stato
versato e Benvolio lo sapeva che era stato Romeo a spegnerlo, spinto dalla sete
di vendetta per la precoce morte di Mercuzio.
Il Principe si mostrò particolarmente
severo e zelante nelle indagini; troppo era stato il sangue versato per quella
contesa tra le due famiglie, e questa volta era stato versato anche sangue
reale. Non sarebbe stato indulgente come suo solito e Benvolio ne era consapevolmente
spaventato.
Temeva per le sorti di Romeo, giovane e
innamorato, e già colpito brutalmente dalla morte dell’amico; che cosa avrebbe
fatto se fosse stato condannato alla gogna?
Se il Principe lo condannasse a una vita esiliato in prigione?
Se l’aspettasse l’esilio?
- Benvolio, cugino mio, - pianse Romeo. –
Che fine farò? –
Cosa poteva dirgli per rincuorarlo? Per
incoraggiarlo?
- Oh, Romeo, io… Vorrei poter portare
indietro le lancette dell’orologio, così che anche Mercuzio
sarebbe ancora vivo. – Benvolio tremava; era spaventato e voleva solo stringere
il cugino; l’abbracciò per le spalle, saldamente.
- Andrà bene, Romeo. Andrà tutto bene, - gli sussurrò all’orecchio. Benvolio si
staccò per guardarlo in viso e lo scoprì pieno di lacrime. Il cuore gli batteva
in petto impazzito, per quelle vite spente, perché le cose sarebbero cambiate
totalmente, perché in un modo o nell’altro lui non avrebbe più potuto vedere il
suo Romeo.
Lo baciò, assaggiò quelle labbra salate e
portò le mani sulle sue guance. Il principe l’aveva chiamato e
lui, con un nodo in gola, fu costretto ad obbedire.
- Dove
son quei ribaldi istigatori ch’hanno acceso per primi questa rissa? –
chiese il governante.
- Nobile
principe, là vedi steso a terra l’uomo, ucciso da Romeo, che aveva prima ucciso
il tuo parente, il valente Mercuzio. – le parole
gli uscirono strozzate e cercavano di discolpare Romeo, quel ragazzo giovane e
innamorato che voleva vendicare il suo amico.
- Benvolio,
chi l’ha incominciata questa violenta rissa? –
- Fu
Tebaldo, qui ucciso da Romeo, che gli rispondeva con le buone, e l’esortava sulla
futilità di quella rissa. Benché tutto ciò gli fosse detto con pacatezza, non
ci fu verso di ridurre in calma la furia di Tebaldo che sferra un colpo mortale
al buon Mercuzio; Tebaldo, scappa via ma torna subito
contro Romeo, che solo allora grida della vendetta, e che ancor prima ch’io
trovassi il tempo di snudare la spada per dividerli, Tebaldo era già ucciso. Questa
è la pura verità. Muoia Benvolio, se non è così. –
Il principe sembrò volerci riflettere, ma
dopo pochi minuti esclamò la condanna: - Che
sia bandito da questo nostro Stato, con effetto immediato! –
Ormai era chiaro che Romeo fosse il
colpevole e i Capuleti stavano tentando di convincere
il Principe a condannarlo alla morte, mentre i Montecchi chiedevano pietà.
Benvolio chiedeva bontà per Romeo. Era
tremante come una foglia al vento. Gli si parò davanti.
- Pietà signore! – urlò, con voce spezzata.
- La pietà è assassinio quando perdona gli
assassini. – quelle furono le ultime parole e Romeo fu condannato.
Le sue paure erano diventate realtà;
Benvolio non avrebbe più visto Romeo.