Titolo: Keep on pretending.
Autore:
me stessta *o*
Fandom: Card Captor Sakura.
Personaggio: Tomoyo Daidoji.
Coppia: Tomoyo Daidoji
/ Touya Kinomoto.
Prompt: Sorriso.
Rating: G
Conteggio
Parole: 696 W, one-shot.
Disclaimer:
i personaggi appartengono alle Clamp ed a chiunque ne abbia i diritti, e, ovviamente, non
vengono utilizzati a scopo di lucro poiché sono gli stessi personaggi che si
rifiutano di farmi guadagnare qualcosa ç_ç
Nota:
§ il titolo e
il riassunto sono stati presi da 'Pretending',
by His Infernal
Majesty.
§ i commenti
sono l’Amore <3
Keep on pretending.
Ovviamente era in ritardo.
Sakura
aveva questa straordinaria capacità di arrivare in ritardo anche quando lei le
diceva di incontrarsi un quarto d'ora prima dell'orario esatto. Nonostante i
suoi continui accorgimenti lei arrivava costantemente in ritardo. Si chiedeva
se faceva la stessa cosa anche con Shaoran, se lo
facesse aspettare per ore intere. Le scappò un sorriso al solo pensiero dei
suoi due amici in giro cercando una scusa per darsi la mano.
Una volta
li aveva visti insieme in giro per Tokyo, imbarazzati senza spiccicare parola;
ma allora erano ancora i tempi delle elementari, quando non sapevano che
sarebbero stati separati per così tanto tempo. Era stato il momento più brutto
della sua vita, Sakura era diventata un'ombra, non rideva più di cuore con
nessuno, eccetto che con suo padre e al telefono con Shaoran.
Nemmeno con lei riusciva ad essere contenta come una volta. Era talmente
preoccupata per lei, non sapeva cosa fare per farla sorridere, poiché lei
stessa non aveva alcun motivo per farlo. Si erano trovate nello stesso momento
nella stessa identica condizione. Solo che Tomoyo le
voleva troppo bene per poter lasciar trapelare i suoi sentimenti e addossare un
tale peso anche all'amica.
Adesso
Sakura era tornata quella di un tempo, spensierata, distratta e ritardataria.
Adesso c'era Shaoran a darle un motivo per ridere di
cuore.
I suoi
sentimenti erano rimasti invariati, la sua maschera era perennemente alzata, le
lacrime asciugate da una forza di volontà che non credeva nemmeno di possedere.
- Prometti
che ci scriverai? –
- Ve lo
prometto. –
Non lo
aveva fatto, mai. Aspettava con ansia davanti alla finestra ogni mattina,
inutilmente. Non sarebbe mai arrivata quella lettera, l'unica cosa che voleva
veramente, il suo unico desiderio da quando Sakura era ritornata, una semplice
lettera per sapere che non era stata la sua immaginazione, per sapere che lui
era reale, che la maschera che ogni giorno portava non era stata creata da una
sua fantasia.
Soffriva, ma non lo dava a vedere, nessuno se ne era accorto, forse Touya aveva intravisto una crepa nella sua facciata. Lo
sapeva da come la guardava, da come aveva iniziato a trattarla con ancora più
gentilezza e riguardo, come trattava Sakura. Gliene era grata, ma non per
questo poteva distruggere ciò che aveva creato, ogni tanto raggiungeva quello
stato di saturazione che la portava davanti a casa dell'amica con il dito a tre
centimetri dal campanello per chiedere di Touya, ma
rinunciava; nonostante questo lui aveva iniziato a parlarle, a cercare di
distrarla da quel punto fisso, e ogni tanto era riuscita a sorridere,
rendendosi conto che con lui tutto sembrava più semplice, possibile, che avrebbe
presto superato finalmente Eriol, e forse ci sarebbe
riuscita grazie lui.
Aprirsi con
qualcuno voleva dire rendere il proprio dolore reale, percepibile, aumentare il
peso.
Ormai era in ritardo di venti minuti, che fosse successo qualcosa?
- Tomoyo! –
Si girò e
vide Touya correrle incontro, fermarsi e piegarsi
poggiandosi sulle ginocchia per riprendere fiato. Appena la respirazione tornò
quasi regolare si inchinò in segno di scusa.
- E' colpa
mia, Sakura mi aveva chiesto di venirti a prendere ma non mi aveva detto
l'orario, e appena se ne è ricordata mi ha picchiato per venir qui. In effetti
è colpa di quel mostro. Scusami tantissimo, e scusa anche lei, era con quel
cinese, sai com'è, ora che è tornato non li scolla più nessuno. –
" No,
non so com'è. " pensò tristemente Tomoyo, e
sentì la propria stabilità vacillare, cercò di aggrapparsi a quella forza di
volontà di cui era andata fiera, ma le prime lacrime iniziarono a scorrere.
Sentì le braccia del ragazzo attorno al proprio corpo e il suo calore
riscaldarla. Era confortante sapere che con qualcuno non dovevi più fingere.
- Era ora
che ti sfogassi, non sopportavo più vedere quella maschera sul tuo bellissimo
viso. –
Fu in quel
momento che capì tutto.
Capì che Eriol era solo uno muro dietro al quale lei si nascondeva.
Capì che
nonostante lui non l'avesse contattata lei lo aveva superato.
Capì che
non era più per Eriol che metteva quella maschera.
E quando la
consapevolezza giunse, tra tutte quelle lacrime, spuntò dopo tanto tempo un
vero sorriso.