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Autore: malpensandoti    13/09/2018    3 recensioni
In un universo molto più che alternativo, Candice è già andata via, Dalia è alle prese con i primi premi per il suo album da solita e Olivia ha ancora la pancia piatta e nessun bambino all'orizzonte. Potrebbe sembrare una follia, ma anche nelle novità più significative certe cose non cambiano mai: Gli One Direction sono in cima alle classifiche di tutto il mondo, Megan ed India passano le loro giornate al Lollipop ed Emma continua ad odiare il suo lavoro.
Qualcuno dice che se è destino, le cose accadranno nonostante tutto. Se è il fato a volerlo, non importano le realtà e nemmeno le circostanze.
Come quasi tutti i film d'amore che Olivia adora vedere in tv, inizia tutto con un compleanno.
~
Dalia nemmeno la guarda mentre “India – dice, fissando la bionda – Ecco il tuo regalo di compleanno anticipato di tre mesi”
Megan appoggia le carte coperte, s'accende una Camel al mirtillo e lancia un'occhiata alla busta.
“One Direction?” domanda.
One Direction?” esclama allora India.

What if? della fanfiction 'No church in the wild'
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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buonasera a tutti quanti!
sono anni che sto scrivendo questa cosa, molto più per me che per qualcun altro - mi sono sempre chiesta che cosa sarebbe successo se in no church in the wild gli one direction fossero stati famosi, e finalmente ho trovato la voglia e il tempo di mettere un po' in chiaro le idee (non vi nego il fatto che nella mia testa la trama è già fatta dal primo capitolo fino all'epilogo)
non mi aspetto applausi, non mi aspetto nulla, in realtà; avevo voglia di condividere con un po' della magia che queste meravigliose ragazze mi hanno da sempre trasmesso, un po' perché so che ad alcuni di voi mancano quanto a me, un po' perché è il mio modo di dire grazie.
non vorrei mai rovinare con questo piccolo stralcio di universo alternativo quello che è la "vera" storia, la trama originale: mi piace molto pensare che certe persone siano destinate - in un modo o nell'altro - ad incontrarsi sempre, in qualsiasi circostanza. non credo che continuerò questa storia, ma ci tenevo a farvi leggere di loro, ancora una volta :)
non siete obbligati in alcun modo a leggere oltre! se siete però curiosi di sapere il mio what if?, spero che la cosa vi piaccia e vi faccia piacere! fatemi sapere cosa ne pensate e fatemi sapere come secondo voi sarebbero putute andare le cose, qui o su
curiouscat, mi riempirebbe il cuore di gioia - parlare e scrivere di queste ragazze è sempre come tornare a casa.
senza ulteriori indugi, vi lascio alla storia!
ps. il titolo è preso da una canzone dei the XX - seasons run


 

Somewhere in between

 






Dalia raddrizza la schiena, cerca di sorridere senza sentire male agli zigomi e si domanda come si possa ordinare un'altra bottiglia di champagne. Forse dovrebbe rubarla dal tavolo di Ed Sheeran.
I Brit Awards sono in assoluto una palla assurda, solo a India sono sempre piaciuti.
Niente a che vedere con le cose fighe di MTV, ma quest'anno è comunque diverso dal solito.
Quest'anno, se Dio vuole, tra i candidati c'è anche Dalia. Per questo non riesce a smettere di sorridere neanche un attimo.
La passerella è stata forse la parte più impegnativa, perché solo quando hai tutta quella gente davanti che fotografa te e vuole te inizi a capire di quanto il tuo successo sia effettivamente grande. E siamo solo all'album di debutto.
Adesso beve champagne francese seduta accanto a Ray, il suo manager nonché la sua prima vera cotta nel mondo dello show business, nello stesso tavolo del suo discografico e di Rita Ora. Se glielo avessero detto sei mesi fa, avrebbe mandato a quel paese anche sua madre.
Le sue amiche continuano a mandarle messaggi e Dalia se le immagina nel loro loft, strette sul divano mentre commentano l’orribile outfit di metà delle persone presenti e si congratulano tra di loro per aver scelto il vestito che lei indossa in questo momento, un Dolce & Gabbana Primavera 2015 che altro non è che un matrimonio perfetto di veli trasparenti e ricami floreali.
Vorrebbe con tutto il cuore che fossero qui con lei, in questo momento.
La categoria British Female Solo Artist la presenta niente di meno che Nick Grimshaw, che Dalia ovviamente non ha mai sopportato. Forse quando la inviterà in trasmissione potrà ripensarci, sì.
Le fischiano le orecchie finché l'uomo sul palco non strilla il suo nome, e continuano a fischiare anche mentre si alza in piedi, mentre Ray le strilla qualcosa, mentre vede il sorriso di Rita Ora mentre la stringe in un abbraccio veloce e mentre viene scortata verso il palco.
Ad attenderla c'è il sorriso lascivo di Nick e l'intera arena. Le tremano le mani mentre afferra il premio, stringendolo saldamente con tutte e dieci le dita.
Deve fare il discorso, adesso?
Attende che gli applausi si siano calmati, con la coda dell'occhio intercetta diverse luci delle telecamere lampeggiare. Si schiarisce la voce e sorride contro il microfono. C’è un modo per capire se sia tutto un sogno oppure no?
 “Grazie di cuore a tutti, veramente – scontata, banale, ma comunque sincera – Io sono...onorata. Grazie a voi sono riuscita a realizzare il sogno di una vita. Quando ho scritto questo album, pensavo solo a superare l’ennesimo stronzo che mi ha piantata in asso. Avrei dedicato questo premio a lui, ma Sam Smith mi ha rubato la battuta”
Il pubblico ride e Dalia non riesce a capire le sue stesse parole. La voce le trama un po’ e i suoi pensieri sembrano non avere filtro: se non sta attenta, è quasi sicura che riuscirà a rovinare con un paio di stronzaggini anche l’inizio della sua carriera.
“In realtà, voglio dedicare questo premio a chiunque ci sia dietro questo album. I miei discografici, i miei musicisti, quell’angelo del mio agente, Ben e Asya per avermi aiutata a superare il trauma di sentire la mia voce registrata, Marcus, Paul, Francis…Grazie di cuore”
I fans, Dalia. I fans.
“Ringrazio i miei fans per il loro amore continuo, per il supporto infinito. Non credo di meritarmi persone splendide come voi, ma grazie di cuore ugualmente”
Dio, riesce quasi a sentire India alzare gli occhi al cielo. Sorride contro il microfono. “Grazie alla mia famiglia, ai miei genitori e a quell’idiota di mio fratello. Ma soprattutto, grazie di cuore alle mie migliori amiche – alza il premio con enfasi, guardando in camera come durante il concerto sponsorizzato da Spotify – Siete le stronze migliori che potessi mai incontrare”





 
...





India si toglie dalle labbra la Lucky Strike al mentolo sbuffando una scia di fumo e controlla un'ultima volta l'espressione beffarda di Megan, tornando poi a fissare le carte tra le sue mani.
Fa un sorriso bastardo che accentua il colore rosso delle sue guance sul volto pallido e “Dubito” dichiara, puntando gli occhi sulla ragazza seduta davanti a lei.
“Fanculo!” sbotta Megan, e raccoglie con stizza il mucchio di carte sul tavolo del terrazzo.
Olivia scoppia a ridere insieme a Emma e nessuna delle quattro sente Dalia aprire la porta finestra, uscendo all'aria aperta con i vestiti ancora da prove in studio. Se ne accorgono solo quando quella sbatte sul tavolo una busta lunga e bianca, timbrata ed elegante.
“Buongiorno anche a te” la saluta Olivia.
Sono le quattro di pomeriggio.
Dalia nemmeno la guarda mentre “India – dice, fissando la bionda – Ecco il tuo regalo di compleanno anticipato di tre mesi”
Megan appoggia le carte coperte, s'accende una Camel al mirtillo e lancia un'occhiata alla busta.
“One Direction?” domanda.
One Direction?” esclama allora India.
Dalia si siede a capotavola con la grazia di chi ha appena finito otto ore di sound-check e otto pacchetti di sigarette, scrolla semplicemente le spalle e si fa passare l'accendino da Emma.
“Due magnifici biglietti per il concerto e il backstage degli One Direction. Non sei contenta?”
No? – ribatte India che proprio non capisce – Perché dovrei andare a un concerto degli One Direction? Lo sai vero che non compio dieci anni?”
Dalia sbuffa, alza gli occhi al cielo e fuma con rabbia: “L'etichetta mi ha regalato questi pass, d'accordo? Quindi tu e Megan avete un impegno, questo sabato”
“Sì, ma perché! – ribatte Megan, gli occhi spalancati – Perché dovremmo andare a un concerto degli One Direction?”
“Non hai un debole per quello pakistano, tu? Ecco, è la tua occasione”
Ridono tutte, anche India che “Io prendo il biondino, allora” mormora, maliziosamente.
Dalia fa una faccia schifata, Megan guarda Emma e “Dubito” dice.
Quella bestemmia e perde la partita.
 



 
...


           


“Come ti sono sembrati?”
India arriccia tutto il volto come risposta. “Pensavo peggio” dichiara, secca.
Decisamente peggio – concorda Megan, continuando a camminare lungo l'immenso corridoio dell’arena – Voglio dire, perché Dalia ne parla sempre così male? Sono...bravi?”
La sua migliore amica ride nel vedere l'uomo che sta facendo loro strada girarsi appena, come se non capisse.
Al collo portano quegli orrendi pass di cui Megan si è lamentata almeno tredici volte: rovinano l'outfit, ha sentenziato non appena indossati. Lei si è messa i tacchi e i jeans in saldo ad Oxford Street, un top che le valorizza il seno prosperoso e quel profumo immancabile di quando è la giornata giusta.
India è molto più contenuta, come sempre molto più anonima. Jeans, Nike e maglione – azzurro oggi, giusto per cambiare colore.
Sembrano così diverse che quasi non si spiega il loro volersi così bene.
L'uomo davanti a loro – che indossa un cartellino che lo presenta come Anthony – si ferma davanti a una porta aperta, schiarendosi la voce per richiamare la loro attenzione.
“I ragazzi sono stanchi – le informa – Siete pregate di non urlare, fare domande scomode, metterli a disagio e-”
“Per chi diavolo ci hai preso, Anthony? – lo interrompe Megan un po' sconvolta – Fino a mezz'ora fa non sapevo neanche che quello biondo si chiamasse Liam”
“Si chiama Niall” la corregge India.
“E io che ho detto?”
L'uomo sembra quasi sorridere. “Il buffet è libero, servitevi pure” dice, lasciandole passare.
La stanza in cui entrano è grande, arredata con l'essenziale: tre divani, diversi tavoli per il cibo e qualche strumento musicale lasciato per terra.
Megan non si preoccupa nemmeno di osservare la gente intorno a lei, con un paio di falcate ancheggianti è davanti agli alcolici: qualche birra in lattina e diverse bottiglie di vino già stappate. Si riempie un bicchiere di carta con un rosso italiano e nel berlo sembra rinascere.
India sorride e scuote la testa, senza commentare.
La stanza è pressoché deserta, se non per i tre ragazzi seduti sui divani e una donna che in piedi nell'angolo parla fittamente con un altro uomo.
Gli One Direction non le piacciono e di certo non sono le prime celebrità che incontra. Non da quando Dalia è in classifica su Spotify, almeno.
Ride leggermente però quando nota i loro sguardi puntati sulla bellezza mozzafiato di Megan, che sembra essersi già impadronita della stanza.
“Gran bel concerto – la sente dire – Mi aspettavo molto peggio, sapete?”
Quello che deve essere Louis sorride dal bracciolo del divano e “Voi dovete essere le amiche di Dalia, giusto? Il suo manager ci aveva detto che sareste venute al suo posto. È ancora malata?”
Il telefono di India vibra nelle sue tasche, lei lo tira fuori con più velocità del dovuto e respira, si lecca le labbra.
Sente come in lontananza la risata beffarda di Megan che “Ma quale malata! Lei vi odia e basta” e poi tutto si fa scuro e ovattato.
È Nolan e così come ogni volta che lui è di mezzo, tutto si annulla, compresa India stessa.
Iniziano a messaggiare fittamente, litigano come due adolescenti stupidi per stupide cose, si insultano per una serata non passata insieme e si odiano, si odiano tanto.
India fa fatica a ricordarsi l'ultima volta in cui le cose sono andate bene per loro due; bene sul serio, bene che c'era rispetto e c'era amore. Parlare con Nolan ha scoperto essere sempre più dura: la maggior parte delle volte in cui ci prova finisce sempre con il piangere e chiedere scusa, mentre lui urla come un matto e tira pugni alle pareti.
Eppure – come le foto ricordano – c'è stato un periodo della loro vita in cui insieme stavano bene: un anno fa, quando ancora non si parlava di andare a convivere sul serio, quando India ancora fremeva d'amore nel sentire le sue mani accarezzarla, quando Nolan non urlava così forte e non la spaventava a morte.
Le sue amiche non capiscono e dopo un po' l'argomento in casa loro è diventato un tabù. Il problema è che nessuno capisce. Come a Nolan piace spesso ricordarle, lei è una persona difficile: ha i suoi giorni no che spesso sono molto più grigi di quelli degli altri. Parla poco e quando lo fa è per attaccare e difendersi, è velenosa e complicata e alle persone dimostra sempre il minimo necessario, mai qualche cosa di più. Mantiene tutti i pezzi insieme a fatica e per quanto cerchi di convincersi, non è abbastanza forte da affrontare la solitudine, quella destabilizzante e distruttiva.
Non ci riesce, non può.
Le sue mani iniziano a tremare dalla frustrazione mentre legge tutti quei messaggi pieni di cattiveria: si morde il labbro con forza e cerca di controllare il respiro.
La voce di Megan la riporta alla realtà con così tanta forza da farle male alle tempie e quando India mette a fuoco la scena davanti a sé, si sorprende nel vedere la sua migliore amica seduta in mezzo a Louis e Zayn – Zayn? - mentre Niall dal bracciolo mormora qualcosa a braccia incrociate.
“Cosa?” esclama.
Megan sospira affranta, scuote la testa fresca di tinta rosa. “Vedete? Non mi ascolta mai – commenta – Scommetto che è La testa di cazzo”
“Chi è La testa di cazzo?” domanda Louis.
“Smettila di chiamarlo in questo modo – ribatte invece India, stizzita – Sai che lo detesto”
L'ennesimo sospiro. La sua migliore amica si inumidisce le labbra nude e “Ci piace chiamare così il suo ragazzo – spiega a Louis Tomlinson, come se la cosa fosse di dominio pubblico – In casa uno dei nostri passatempi preferiti è abbinargli dei soprannomi che lo rispecchino. Quello di questa settimana è Mick Jagger”
Niall scoppia a ridere come se la cosa fosse decisamente divertente e India è a tanto così dall'uscire da quella stanza e tornare a casa. È più che sicura che Megan troverebbe un modo per ritornare anche senza di lei, comunque.
Ama che la sua migliore amica sia – a differenza sua – così aperta e amichevole con tutti, ma non quando è lei il centro delle sue chiacchiere. È frustrante e la fa sentire a disagio.
“Anche noi chiamiamo Harry in questo modo! Vero, Mick?” sta dicendo intanto Niall.
Harry è quello meno anonimo del gruppo, si ritrova a pensare India: è seduto in solitario sul secondo divano e come lei tiene il telefono tra le mani grandi come se il resto del mondo in questo momento non fosse abbastanza interessante per la sua attenzione.
È bello, davvero bello. Di una bellezza molto più particolare di quella serafica di Zayn o di quella classica di Louis.
Riesce decisamente a capire il perché di quel soprannome: sul palco lo ha visto saltare e ballare come una piccola rock-star, mentre i suoi lineamenti di uomo acerbo ricordano vagamente quelli del front man dei Rolling Stones, almeno quarant'anni fa.
Al richiamo di Niall, Harry alza la testa e gli sorride, un po' confuso.
“Perché lo chiamate Mick Jagger?” domanda Louis, fin troppo interessato all'argomento.
“Perché urla” è la risposta secca di Megan, occhi negli occhi.
Ha lo sguardo da predatrice, lo stesso che usa quando nel locale dove entrambe lavorano adocchia un ragazzo di suo gradimento, una nuova ipotetica conquista.
Megan è bellissima, su questo non si discute. È bellissima e soprattutto sa di esserlo: non si fa scrupoli ad utilizzare questa qualità a suo vantaggio, nemmeno davanti a un cantante plurimilionario che dalla faccia non vede l'ora di portarsela a letto.
“Ma urla urla o urla urla?” chiede Niall, verso India.
Lei alza gli occhi al cielo e “Perché diavolo stiamo parlando del mio ragazzo?” esclama, nervosa.
“Siamo persone noiose” il ragazzo fa spallucce e beve un sorso della sua birra.
Megan sembra avere un'illuminazione a quel punto: stringe il ginocchio di Louis e gli sorride, eccitata. “Venite alla serata di domani! – esclama – Festeggiamo il compleanno di Dalia, sarà una cosa in grande ma privata. Vi mettiamo in lista e il gioco è fatto”
“Dove?” s'informa Zayn.
“Al Lollipop, il nostro locale. O meglio, il locale di una nostra amica. È indifferente la cosa. L'importante è che ci siate tutti quanti! Sarà davvero bellissimo vedere la faccia di Dalia quando capirà che ci siete anche voi”
India ridacchia al solo pensiero, scuote la testa e lascia perdere: è una causa persa in partenza discutere con Megan su queste cose.
Controlla il telefono: nessun messaggio. Respira forte.
“È difficile uscite tutti e cinque insieme – sta dicendo intanto Harry, la faccia quasi dispiaciuta – Negli ultimi tempi è stato praticamente impossibile. Cerchiamo di evitarlo quando possiamo”
“Io vengo” esclama Niall, come se nemmeno lo avesse ascoltato.
Louis ride e “Io pure” dice.
Zayn invece scuote la testa e “Io passo – mormora – E adesso vado a fumarmi una sigaretta”
“E io vengo con te” gli risponde India.
Ha davvero, davvero, bisogno di nicotina.
 


Quando la vede uscire dalla stanza, Megan si sente quasi in colpa: non avrebbe dovuto tirare fuori l'argomento Nolan. Non in presenza di sconosciuti e sicuramente non dopo averla vista così agitata per degli stupidi messaggi.
Il fatto è che non riesce a tollerare che la propria migliore amica, così bella e speciale, si lasci distruggere da un ragazzo così meschino come Nolan. E detesta ancora di più il fatto che India non riesca a farsi valere ma che piuttosto si chiuda a riccio, perdendo già in partenza.
Sbatte gli occhi chiari e scuote appena la testa, come per riprendersi da pensieri troppo difficili da gestire.
Si volta verso Harry, quello silenzioso e un po' bruttino, e “Tu vieni, vero?” gli chiede.
Lui si schiarisce la voce e guarda veloce prima Louis e poi lei. Indica la porta con un gesto quasi goffo e “Lei ci sarà?” domanda.
Megan sente il suo sorriso diventare quasi un ghigno mentre “Sai? – mormora, finta pensierosa – Avevo letto da qualche parte la tua fissa per le bionde...”





 
 ...
 
 
 



Avete fatto cosa?
“Sorpresa!”
Dalia impreca sulle note di una vecchia canzone anni '90 e spalanca gli occhi accuratamente truccati per l'occasione. Si sa, ventidue anni si compiono una volta sola.
In mano tiene il terzo bicchiere di alcolici della serata e con lo sguardo fulmina Megan in modo quasi plateale, mentre l'altra è appoggiata al bancone del locale e ride come una bambina.
India le osserva e non può fare a meno di scuotere la testa.
La festa sta andando più che bene, riflette. Gli invitati si stanno divertendo e la musica non è così forte da impedire loro di conversare. Dalia ha voluto fare le cose in grande, invitando tutte quelle persone di un certo livello sociale con cui ha parlato sì e no due volte: ora, il Lollipop, lo stupido club di sempre, è gremito di persone semi-famose e discografici.
A India le feste non sono mai piaciute granché: ha sempre preferito restare ai margini piuttosto che in pista. Forse è anche per questo che ha accettato il lavoro da barista senza troppi complimenti.
La sua migliore amica – la cubista – guarda l'altra sua migliore amica – la cantante – con un sorriso furbo, poi le mette una mano smaltata sul braccio nudo e “Sono simpatici – bofonchia – Te lo assicuro. E sta' tranquilla, sono solo in tre”
“Ti odio, Megan. Te lo giuro” è la risposta secca di Dalia, con tanto di sguardo severo.
India non finge nemmeno di crederle, bacia la guancia di entrambe e si allontana.
Non è riuscita a cedere ai tacchi, nemmeno questa sera: è più forte di lei, detesta la sensazione di goffaggine che quelle scarpe le procurano. Ha bisogno di sentirsi sicura, sicura di poter scappare e correre veloce.
Ha però provato a vestirsi elegante: nonostante non crede di esserci riuscita, Dalia ha comunque approvato il suo look e quindi va bene così.
Sospira, guardandosi intorno.
Nolan non c'è, ovviamente.
Lui detesta le feste anche più di lei. Detesta poi le sue amiche – e i suoi amici – e di sicuro detesta farla contenta e passare una serata insieme. Si morde la lingua a quel pensiero.
Ordina un bicchiere di birra grande e si siede sui divanetti ai lati della pista da ballo, evitando accuratamente ogni tipo di possibile coinvolgimento da parte di altre persone.
Da qui ha una visuale più che perfetta su quasi tutte le sue amiche: vede chiaramente Olivia e Dalia al centro ballare insieme, abbracciate e sbronze. Sono bellissime, alte, in vestiti corti e firmati. La gente balla loro intorno, stampano auguri e baci sulle guance di Dalia eppure loro non si fermano.
Megan è – prevedibilmente – spalmata contro Louis Tomlinson dall'altra parte della sala: i due stanno bevendo insieme, lui le tiene una mano sul vestito nero e lei ride con furbizia e gli si stringe contro.
India spera solo che lui la inviti a casa sua e non viceversa: non ci tiene a dormire sul divano per uno come Louis Tomlinson.
Controlla il telefono, beve un altro sorso di birra.
Le viene da piangere.
È talmente impegnata a pensare quanto la sua vita faccia schifo da non accorgersi del ragazzo che adesso è seduto accanto a lei.
Lo capisce solo quando lui le si fa più vicino, il sorriso gentile, un po' furbo.
“Ciao” le dice, la voce alta.
Harry Styles indossa un maglione bianco a buchi larghi e un paio di jeans neri, stretti da risultare quasi scomodi. Tiene in mano un cocktail chiaro e la sta osservando con malizia.
India non risponde, beve ancora.
Lui si fa più vicino, raggiunge il suo orecchio con il respiro che le pizzica i capelli biondi. “Stai bene? - le domanda - Mi sembri un po’ agitata”
Lei si scosta per guardarlo negli occhi, senza capire: alle luci blu del locale, Harry Styles le fa quasi paura e non sa il perché. Ha le mani grandi, le dita lunghe piene di anelli, lo sguardo sicuro, audace come quello di un lupo affamato.
“Che cosa vuoi?” gli domanda bruscamente.
Lui le guarda le labbra, poi torna sugli occhi. Scrolla le spalle, sorride storto. “Parlare con te - risponde semplicemente - Tu che cosa vuoi?”
Tu che cosa vuoi?
India respira forte, stringe convulsamente il telefono tra le dita fino a farsi male. Nolan non le risponderà stasera. Le manderà un messaggio verso le cinque del mattino - domani - quando lei accanto al letto di Megan farà finta di dormire. Le scriverà che non è più arrabbiato, che è stanco di litigare e che si vedranno appena lui avrà tempo. Lei sorriderà e poi si maledirà per averlo fatto, per essere così debole e stupida, per dargliela vinta - ancora una volta.
Tu che cosa vuoi?
Che smetta di fare così male.
“Una piña colada - gli dice - Con tanto rum.”






“Pensavo fossi fidanzato…”
Megan morde la cannuccia del suo drink, ci soffia dentro un sorriso malizioso, sbatte gli occhi pieni di mascara. Louis Tomlinson la guarda con intenzione, le labbra appoggiate all’ennesimo shot di vodka ordinato.
Dal suo sguardo un po’ bastardo, Megan deduce che: o la storia della fidanzata è una bufala oppure esiste davvero una ragazza che lo aspetta da qualche parte e la cosa non gli fa né caldo né freddo. E se a lui per primo non interessa, chi è lei per preoccuparsene?
Sono seduti al bancone da quasi mezz’ora ormai, e la cosa sta iniziando a stancarla un po’: Megan è l’anima della festa - di tutte le feste - e stare ferma a bere e flirtare con qualche celebrità - per quanto meraviglioso possa sembrare - non è nel suo stile. Parlando si finiscono le cose da dire, i discorsi da fare: quando balla, invece, Megan si sente immensa, infinita.
Gli occhi di Louis Tomlinson non hanno niente di speciale, niente che le farà ricordare di lui. Solo il nome famoso, i milioni dentro la carta di credito. Gli uomini che le girano attorno hanno tutti questi occhi;  vogliosi, certo, ma per nulla curiosi. Megan sa di non essere interessante ed enigmatica come India, né tanto meno spontanea e perfetta come Olivia. Gli uomini non la cercano per parlare di politica, per chiederle il proprio parere riguardo un argomento importante. Preferiscono farla ridere con battute stupide, commenti lussuriosi. L’obiettivo di un uomo che vuole passare la serata con lei non è quello di sapere come sta, a che cosa pensa, cosa fa una volta che lei si chiude la porta del suo appartamento alle spalle dopo una notte di sesso. Quel genere di informazioni richiede uno sforzo in più, del tutto inutile e superficiale per chi ha semplicemente voglia di scopare.
A Megan non dispiace: d’altronde, fare sesso è una delle cose che le riesce meglio. Adora il desiderio negli occhi di un uomo che vuole solo lei, il sentirsi così indispensabile e importante – almeno per qualche ora.
Louis Tomlinson, per quanto pensi di essere speciale mentre parla di erba e musica, è in realtà semplicemente la terza persona famosa che comparirà nella sua lista. È un ragazzo bellissimo, con la battuta sempre pronta e il suo stesso senso dell’umorismo da carogna, ma è un pesce in mezzo a tanti altri, un uomo che vuole da lei una cosa e basta.
Sente la sua mano posarsi sulla sua pelle nuda, farsi largo tra la stoffa del tubino nero per sfiorare con le dita bollenti la sua coscia, i ricami dell’intimo che indossa.
Megan trattiene il respiro per qualche istante. Louis non smette di guardarla negli occhi, determinato, con aria di sfida.
“Sei molto audace…” gli dice.
Lui le accarezza la coscia e a nessuno dei due importa di essere così esposti, in mezzo al mondo.
Megan si fa più vicino, come un gatto silenzioso. È lei a baciarlo lentamente, senza dargli la soddisfazione di avere di più.
Louis Tomlinson può essere coraggioso quanto vuole: nessuno è in grado di piegarla.
Al gioco del sesso valgono solo le regole di Megan.
 
 



Dalia è più sbronza di cinque minuti fa. Olivia l’ha lasciata al bancone raccomandandole di non muoversi e lei da brava amica non si è mossa: è rimasta seduta tutto il tempo, anche mentre ordinava a Joyce un Sex on The Beach con “tanto sex e poco beach”.
Qualcuno le urla una serie di auguri all’orecchio e lei alza in aria il bicchiere e strilla, brindando alla cieca con un paio di vecchie facce conosciute. È difficile mettere insieme nomi e volti dopo aver bevuto così tanto. Non è importante però, non oggi: stasera è la sua serata, stasera può fare qualsiasi cosa voglia. Il che, pensandoci bene, comprende anche muoversi, giusto?
“’Fanculo” mormora, alzandosi dallo sgabello su cui Olivia l’ha lasciata.
Si muove a fatica, realizza poi. Il Lollipop sembra spostarsi a destra e a sinistra senza sosta, facendole venire le vertigini. Dominic alla consolle sta suonando un pezzo che ad Emma piace tantissimo e Dalia scoppia a ridere come una matta vedendo la sua migliore amica ballare al centro della pista con qualche vecchio compagno del liceo. Emma non ha mai avuto senso del ritmo, ma è un talento nel trascinare gli altri a ballare insieme a lei.
Ridere è un altro fattore scatenante di vertigini. Dalia spalanca gli occhi e si vede già a terra, con un livido sul ginocchio e la gente che intorno a lei inizia a ridere. Sventola le braccia in aria, aggrappandosi con una mano alla prima maglietta che riesce a trovare, cercando di mantenersi in piedi.
Un braccio le stringe la vita, la schiena che va a sbattere contro un petto magro, di uomo.
Niall Horan le ride all’orecchio. “Sono venuto a salvarti, mia regina” esclama, forse più sbronzo di lei.
Dalia si volta, anche se le mani di lui rimangono ancorate ai suoi fianchi. Non è difficile riconoscere quell’accento, nemmeno dopo così tanto alcool. Lei si ricorda vagamente di essere arrabbiata con lui, nonostante questa sia la prima loro conversazione.
È un pensiero che la fa ridere: Dalia è costantemente arrabbiata con qualcuno, non importa il motivo, non importa chi.
Ridono insieme, lei che si regge a lui e “Sei così irlandese!” strilla, come se significasse davvero qualcosa.
Niall si fa più vicino. “Tu sei così stronza!” urla di rimando.
“Lo so!”
Dalia è quasi isterica adesso: ride talmente forte da sentire male alle costole. Se fosse lucida abbastanza da comprendere la situazione, lo manderebbe al diavolo senza pensarci due volte. Adesso, però, sbronza e felice, la compagnia di Niall Horan sembra essere ciò che ha cercato per tutta la serata.
Qualcuno in grado di reggere l’alcool anche più di lei; un sogno che si avvera.
Domani, poi. Domani penserà al perché Megan abbia deciso di fare la stronza e invitarlo alla sua festa di compleanno. Domani prenderà tanti di quegli antidolorifici per le sbronze da dimenticarsi come si fa a non avere il mal di testa. Domani.
Adesso ordina un altro drink con Niall Horan che continua a farla sorridere come una bambina.
 
 


 
...
 
 
 
 

 
Emma ha le labbra spalmate contro quelle di Ryan Gosling: lui l’ha portata a vedere le stelle su una collina di Los Angeles, dopo una giornata di shopping e una cena romantica con Kanye West e Zac Efron.
Ha la lingua infilata nella bocca dell’amore della sua vita, quando lo sente. All’inizio è un brusio fastidioso, un piccolo e ripetitivo suono che fa aggrottare le sopracciglia di Ryan. Poi diventa sempre più insistente, sempre più acceso.
Quando apre gli occhi contro il cuscino, è a tanto così dallo scoppiare a piangere. La camera è buia e lei per metterla a fuoco impiega qualche minuto. Il campanello continua a suonare ed Emma davvero non riesce a credere che nessuna delle sue amiche non si sia ancora svegliata, dopo tutto quel baccano.
Aspetta ancora qualche secondo prima di decidersi ad uscire dal letto e progettare una morte dolorosa per chiunque abbia osato interrompere la sua pomiciata con Ryan Gosling.
I postumi di ieri sera sono ancora in circolo nel suo corpo e quando mette piede per terra, la testa le gira talmente tanto da farla ritornare seduta.
Il campanello suona ancora.
“Ma chi cazzo suona a quest’ora…” bofonchia, strizzando gli occhi un paio di volte.
Il corridoio dell’appartamento sembra improvvisamente troppo lungo per il suo mal di testa. Si schiarisce la voce e respira, legandosi i capelli con uno dei tanti elastici blu elettrico che Megan lascia in giro. Il campanello rimbomba nelle sue orecchie e lei è talmente arrabbiata da iniziare a strillare.
“Arrivo! Arrivo, cazzo!”
Emma apre la porta d’ingresso come se volesse frantumarla in piccoli pezzi. Il ragazzo sul loro zerbino ha ancora il dito contro il campanello: arretra di qualche passo quando si accorge di lei.
Oh – esclama – Ciao! Tu sei…”
“Incazzata nera – sbotta lei, prima di spalancare gli occhi e capire che forse ha esagerato un po’ – Voglio dire…perché stavi suonando il campanello come se ti avesse ucciso il cane?”
Il ragazzo ride leggermente ed è in quel momento che Emma sembra finalmente collegare quegli occhi e quel volto. Lui è quello degli One Direction, giusto?
“Scusami – le risponde, sinceramente dispiaciuto – Il nostro autista ci aspetta qui sotto. Abbiamo una riunione tra un quarto d’ora dall’altra parte della città e il manager di Dalia dice che Louis è qui, quindi…”
Emma si è persa alla prima sillaba. Sbatte gli occhi come se lui le avesse appena parlato in cinese e “Cosa?” esclama.
Il ragazzo aggrotta le sopracciglia, forse ancora più confuso di lei. Poi il suo volto si rilassa in un’espressione più serena quando guarda oltre le spalle di lei.
“Finalmente! – esclama – Sono due ore che provo a chiamarti”
La porta si spalanca del tutto ed Emma quasi perde l’equilibrio. Louis Tomlinson – crede di essersi presentata a lui almeno un paio di volte, ieri sera – la sorpassa con un sorriso e la camicia sbottonata.
“Scusami, Liam – dice, affiancando l’altro – Buongiorno, Olivia”
Emma” lo corregge la ragazza, un po’ stizzita.
Louis annuisce e sorride con occhi beffardi. “Giusto, giusto”
Megan sbuca dal corridoio correndo, in mutande e reggiseno. In mano tiene un portafoglio da uomo e ha il trucco completamente andato. Le si vedono le lentiggini.
“Aspetta! Hai dimenticato ques-”
Si blocca in mezzo all’ingresso, un po’ confusa da tutta quella gente. “Oh – mormora – Meno male. Ti stavi dimenticando il portafoglio”
Louis si allunga per riprenderselo, stampa un bacio sulla sua mano bianca mentre Emma è in procinto di vomitare. L’altro ragazzo sbatte un piede con impazienza. “Lou – lo richiama, nervoso – Dobbiamo andare. Tony ci uccide sul serio, stavolta”
Emma fa un passo indietro, pronta a sbatterli fuori e farsi la doccia più lunga della sua vita. Megan continua a sorridere come una scema verso Louis Tomlinson, che a sua volta sembra avere occhi solo per lei. Liam lo afferra per un gomito, iniziando a camminare. “Coraggio – lo sprona – Andiamo”
“Ciao, ciao” dice allora Megan, appoggiata allo stipite della porta, mentre li osserva dirigersi verso le scale del palazzo.
“Ti chiamo!” è la risposta di Louis.
“Buon pomeriggio, ragazze!” è il saluto di Liam.
Emma chiude la porta più forte del previsto, poi si gira verso Megan. “Pomeriggio? – esclama – Ma che cazzo di ore sono?”
L’altra alza le spalle con indifferenza, poi s’illumina come il sole. “Svegliamo Dalia con l’acqua fredda come l’altro giorno?” domanda speranzosa.
 Nel giro di venti minuti le due fanno alcune scoperte interessanti. La prima: Dalia ha una varietà di insulti e imprecazioni spaventose, anche quando è in stato comatoso. La seconda: India non è in casa, quindi non c’è nessuno che – oltre a un’Olivia molto più morta che viva – sia in grado di difenderla da quelle stronze delle sue migliori amiche. La terza (la più sconvolgente): sono le cinque del pomeriggio.
 
 


 
...




 
Riescono a riprendersi solo dopo cena. È Emma a rollare il primo blunt, chiudendolo con una perfezione maniacale tipica delle sue mani da pittrice. Si sono infilate i cappotti e sono andate in balcone, sedendosi al tavolo in legno che i coinquilini precedenti hanno gentilmente lasciato loro.
“Beh – esclama Olivia, chiudendosi la porta finestra dietro le spalle – Se questa non è la cosa più bella che abbia mai visto…”
Le sue quattro migliori amiche si voltano verso di lei nel medesimo istante, senza capire.
“Cosa?” le chiede Dalia, guardandola sedersi a capotavola.
“Ma voi, piccole groupie che non siete altro!”
India e Megan ridono, Dalia arrossisce mandandola al diavolo ed Emma è troppo presa dal cercare di riparare il blunt dal vento per ascoltare la conversazione. Dopo il rigoroso silenzio della prima boccata, Megan dice: “Non mi dispiacerebbe fare la groupie di professione” mormora, come a pensarci sul serio.
“E di chi, scusa? Louis-Sniffo-Coca-Ma-Non-Ditelo-Alla-Stampa?” sbuffa Dalia, un po’ schifata.
La sua amica ride alla luce della candela in mezzo al tavolo e “Questo è un ottimo nomignolo” esclama.
“Prima di diventare cerebralmente inattive, possiamo mettere in chiaro quello che è successo ieri sera?” domanda Olivia.
“Io ho fatto del gran sesso” dice subito Megan, il blunt tra le unghie rifatte.
“Credimi, Meg – Emma le mette una mano sulla spalla, gli occhi già arrossati – Anche la signora Hunt del piano di sopra lo sa”
L’altra fuma e sorride furba.
“Io mi ricordo solo della torta, di quell’orribile vodka alla mela e di Niall Horan piegato sul pavimento” borbotta Dalia, che invece si sta accendendo una sigaretta.
“Avete passato quasi tutta la serata insieme – le ricorda Olivia – Non ho mai visto nessuno bere così tanto in così poco tempo”
“Stamattina Dalia ha vomitato sulle scarpe di Emma – spiega Megan, la bocca un po’ impastata – In corridoio c’è ancora puzza di morto”
“Ecco cos’era!” India strabuzza un po’ gli occhi.
Dalia si nasconde la faccia tra le mani fredde, mortificata. Ha ricordi vaghi, un po’ mischiati tra loro. Si ricorda di aver bevuto con Niall Horan – certo – ma anche di averci ballato, di aver cantato con lui, fumato con lui. Dio, non è che…
“Non l’ho baciato, giusto? – domanda in modo fenetico, guardandosi intorno – Vi prego, ditemi che non l’ho baciato”
Olivia le sorride e le ruba una sigaretta: “Tranquilla, D. Sono quasi sicura che non sia successo nulla”
Quasi?”
“Hey! Non ti potevo mica fare da babysitter tutto il tempo, no? E poi lui era più ubriaco di te. Se è successo, lui nemmeno se lo ricorderà”
Questo non la fa sentire meglio.
Megan scoppia a ridere all’improvviso, passando il blunt ad India, che la guarda curiosa. “Che diavolo ti prende?”
“Louis non ci credeva quando ha scoperto che vivevamo tutte insieme. Crede che nemmeno sotto tortura riuscirebbe a tornare a vivere con i suoi amici. Quando gli ho detto che prima eravamo in sei per poco non si metteva a piangere”
Apparentemente, per Megan questa è la cosa più divertente del mondo.
“Sì, e a proposito di questo, Meg…Perché cazzo lo hai portato qui? Non ha un loft o una villa in cui scopare come tutti i ricchi?” le domanda Dalia.
“Perché India non c’era e pensavo che anche tu restassi con Niall. Emma ed Olivia erano troppo sbronze per dirmi di no. Olly mi ha perfino dato un preservativo”
“L’ho fatto?” esclama quella, vagamente orgogliosa
Megan annuisce, le sorride e guarda India, che sta osservando la campana di vetro che protegge la candela come il più bello dei misteri. “A proposito. Tu dov’eri?”
La bionda aspira una boccata di erba e fa spallucce, scuotendo appena il capo. “Sono andata via verso le quattro. Nolan è venuto a prendermi. Ho dormito da lui”
È una bugia, ma mai direbbe alle sue iperprotettive amiche che ha preso un autobus nel cuore della notte per andare a casa del suo ragazzo, sfuggendo da una situazione improvvisamente scomoda con la scusa di andare in bagno.
Megan ed Olivia fanno una faccia schifata, ma lei è troppo presa dall’erba per ribattere.
“Niente Harry Styles, allora? Peccato, io, te e Dalia avremmo potuto davvero iniziare a fare le grou-”
“Megan, se dici un’altra parola il prossimo backstage che vedrai sarà quello di Ed Sheeran”
Quella si zittisce completamente, ferita nell’orgoglio. Preferirebbe morire piuttosto che ascoltare un’altra sua pallosa canzone d’amore.
Emma inizia a parlare di qualcosa, anche se ci vogliono cinque minuti per capire il senso del discorso e l’argomento in generale. Si perdono a chiacchierare per ore, come ai vecchi tempi. È domenica sera, domani ricomincerà la solita routine per tutte, ogni cosa tornerà al proprio posto, ogni cosa sarà in ordine. Non ci saranno più cantanti famosi alle loro porte, né nei loro letti.
Dalia continuerà la sua scalata per il successo, Megan tornerà a ballare, Olivia ricomincerà le lezioni all’università, Emma farà ancora la stagista in quell’ufficio in centro e India riprenderà a fare la babysitter e la barista.
Domani sarà tutto ancora spaventoso, come spaventosa è la vita di chi ha vent’anni ma non le idee chiare. Per adesso, sul loro balcone di casa, il mondo fa un po’ meno paura.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

  
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