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Autore: Felixia    14/09/2018    1 recensioni
[Yooseven]
La monotonia della chatroom dell'RFA verrà sconvolta dall'arrivo di un nuovo personaggio: nome utente MC. La ragazza si rivelerà una grande amica per Yoosung che finalmente si renderà conto di quel che prova davvero per quello che aveva sempre considerato il suo più grande amico. Ma come reagirà Seven a questa novità? E come potrà affrontare il suo terribile passato tornato a galla così all'improvviso?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: 707, Un po' tutti, Yoosung Kim
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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*Una nuova chatroom è stata aperta*

Jumin Han

Assistente Kang, i candidati per il posto di hacker sono già arrivati? Vorrei vedere i loro curricula.

Jaehee Kang

Sì, signor Han. Sono nella sala d’aspetto, le interviste per l’assunzione inizieranno presto.

Vuole assistere anche lei?

Jumin Han

Certamente.

Mi aiuterà a non preoccuparmi troppo.

Non riesco a contattare V da giorni ormai, non mi piace questo silenzio.

Jaehee Kang

Perché lo sta cercando? É successo qualcosa?

Jumin Han

In realtà sì.

Ho avuto un colloquio con il primo ministro. A quanto pare è un ammiratore dei lavori di V, quindi mi ha chiesto se potevo combinare un incontro con lui, ma non risponde al telefono e non ho idea di dove sia.

Jaehee Kang

Non sapevo che il primo ministro fosse interessato alla fotografia, ma non mi sorprende che V sia conosciuto persino da personalità del suo calibro.

*Zen è entrato nella chatroom*

Jaehee Kang

Ciao, Zen. Hai novità? Sei sparito dalla chatroom ieri.

Zen

Ciao, Jaehee.

In effetti ieri è successa una cosa, ma non so se posso parlarne qui.

Jumin Han

É perché Luciel ha detto che la chatroom potrebbe essere controllata?

Finché non dai informazioni precise e confidenziali, non ci dovrebbero essere problemi.

Zen

Penso che sia meglio parlarne a voce.

Anzi, penso che dovremmo proprio smettere di usare questa chatroom.

Jaehee Kang

É una cosa così seria?

Zen

Stiamo solo facendo il loro gioco, non voglio dargli nessun vantaggio.

Jumin Han

Forse hai ragione, non sappiamo quanto quello che diciamo possa essere importante per loro, non sappiamo quale sia il loro scopo.

Zen

É strano sentirsi dare ragione proprio da te.

Jaehee Kang

Capisco cosa volete dire…

*MC è entrata nella chatroom*

Zen

MI-CHA!

Jaehee Kang

Sei davvero tu?!

Jumin Han

Stai bene? Dove ti trovi?

MC

Non dovete chiudere la chatroom. Continuate a scrivere come fate sempre.

Non posso dirvi dove sono, ma sto bene, potete stare tranquilli.

É importante che il party si tenga, quindi vi prego di continuare con l’organizzazione, io cercherò di rispondere agli ospiti per email.

Per ora devo rimanere qui, c’è qualcosa di cui mi devo occupare.

Vi devo salutare adesso, non preoccupatevi per me.

(:

*MC ha abbandonato la chatroom*

Zen

Cosa diavolo è appena successo?!

Jaehee Kang

Non ne ho davvero idea.

Se solo Luciel fosse stato online forse sarebbe riuscito a rintracciarla.

Jumin Han

Devo contattare V.

Scusatemi.

*Jumin Han ha abbandonato la chatroom*

Jaehee Kang

Signor Han, i candidati! I colloqui inizieranno fra poco.

...penso sia già andato.

Me ne dovrò occupare io.

Zen

Dannazione, mi sento così inutile, vorrei fare qualcosa.

Qualsiasi cosa.

Jaehee Kang

Zen, incontriamoci di persona più tardi. Farò in modo che ci sia anche il signor Han.

Zen

Va bene, dobbiamo assolutamente parlare a quattrocchi.

Ora ho un impegno, devo andare.

A dopo.

Jaehee Kang

Mi raccomando, fai attenzione.

A dopo

*Zen ha abbandonato la chatroom*

*Jaehee Kang ha abbandonato la chatroom*

_________________________________________________________________________

Quella sera l’aria era particolarmente fredda e sembrava che il vento adorasse sussurrare fra i rami degli alberi. I colori delle varietà di fiori del giardino riuscivano a spiccare anche alla luce tenue della luna e V non potè fare a meno di pensare che quel paesaggio era di una bellezza disarmante, avrebbe voluto riprodurlo sulla sua fidata pellicola, ma purtroppo sapeva che presto sarebbero finiti i giorni in cui poteva godere di quell’incanto che era il mondo. Ormai l’unico scopo della sua vita era rimediare alle sue colpe, non vedeva più alcun futuro per se stesso, l’unica cosa che lo faceva andare avanti era Rika. Quello che era stata, quello che era diventata e quello che avrebbe fatto, era tutta colpa sua.

“La cerimonia inizierà a breve” annunciò la voce di un adepto poco distante. V si riprese dal torpore dei suoi pensieri, stava per arrivare il momento di agire e lui era pronto a fare qualsiasi cosa.

Tutti gli adepti si misero in schiera in attesa dell’arrivo della Salvatrice, V li imitò come ormai aveva imparato a fare.

“Ray, dove mi stai portando?” disse Mi-Cha con voce preoccupata mentre con un braccio si reggeva all’uomo al suo fianco.

“Nel giardino, mia cara. Stasera sarà la sera più memorabile della tua vita, inizierai a far parte del nostro paradiso eterno” le rispose lui soave continuando a guidarla verso il luogo della celebrazione. V li osservava con il cuore che batteva all’impazzata.

“Non ne sono sicura, Ray, non mi piace questa storia” lo sguardo della ragazza passò dagli adepti fino alla boccetta di vetro contenente il liquido color menta per poi posarsi timoroso su Ray.

“Di cosa stai parlando? Avevi detto che saresti stata con me per sempre” le rispose lui accarezzandole delicatamente la mano.

“Sì, Ray, io sono qui per te” disse lei con aria decisa lasciando V confuso e sorpreso, non capiva perché avesse deciso di seguirlo, era chiaro che non fosse interessata al Mint eye.

“Buona sera, miei adepti” all’improvviso il cuore di V perse un battito, eccola lì, di fronte a lui, la donna che tanto aveva amato, così simile eppure così diversa. Vedeva ancora in lei quella luce meravigliosa che lo aveva stregato.

“Salvatrice, benvenuta!” si apprestò a salutarla Ray pieno di entusiasmo.

“Salve, Ray. É tutto pronto?” gli chiese con la stessa voce dolce che rimbombava nei ricordi di V, il fotografo sentì una fitta al cuore.

“Certo, mia Salvatrice” le sorrise lui, Mi-Cha fece un passo indietro intimorita quando lo sguardo di Rika cadde su di lei.

“É un piacere fare la tua conoscenza, Mi-Cha, non vedo l’ora che anche tu faccia parte del nostro paradiso” Rika si rivolse a lei sorridendole per rassicurarla, ma la ragazza rimase diffidente. “Non avere paura, mia cara” disse prendendole con delicatezza la mano e sottraendola da quella di Ray.

Il momento di intervenire era sempre più vicino, V doveva solo prendere coraggio.

Rika avvicinò Mi-Cha a sè e con un gesto lento e misurato posò fra le sue mani la boccetta scintillante.

Non c’era più tempo, V sentiva una voce nella sua testa che gli gridava di muoversi.

Mi-Cha fissava la boccetta nelle sue mani con esitazione, voltò lo sguardo verso Ray come per chiedergli aiuto, ma lui le sorrise incoraggiandola a continuare.

Adesso o mai più, hai già fatto troppi errori, non puoi farne un altro.

Le mani di Mi-Cha lentamente si avvicinarono al suo viso, le sue labbra si piegarono pronte ad appoggiarsi alla superficie di vetro e a bere.

“NO!” l’urlo di V attirò tutta l’attenzione su di lui, Mi-Cha per lo spavento improvviso lasciò cadere la boccetta e tutto il suo contenuto si riversò sul prato lasciando goccioline colorate sui fili d’erba. V fece un passo avanti uscendo dalla schiera di seguaci, con un gesto veloce e deciso si spogliò del cappuccio rivelando il suo volto.

“Tu?! Che cosa ci fai tu qui?!” nella voce di Ray era percepibile tutta la sua rabbia, ma anche la sua paura, afferrò il polso di Mi-Cha saldamente come se temesse che gliela potesse portare via.

“Rika, perché stai facendo tutto questo? Non vedi che è una follia?!” gridò V avvicinandosi alla donna che lo guardava sconvolta.

“Tu non sei stato invitato nel mio paradiso, non hai alcun diritto di essere qui” rispose lei fredda, la sua voce era completamente diversa dalla dolcezza che aveva dimostrato fino a un secondo prima.

“Smettila di coinvolgere tutte queste persone, l’unico che deve soffrire sono io. Ti supplico, basta!” la pregò prendendola per le mani e guardandola negli occhi, forse sperava che ci fosse ancora un po’ di amore in lei a cui potesse appellarsi. Rika esitò.

“Non osare toccarla, lurido bugiardo!” intervenne Ray separandolo da Rika.

“Saeran…” disse con un filo di voce allungando una mano verso di lui, ma Ray fece un passo indietro.

“Non chiamarmi in quel modo” rispose paonazzo per il disprezzo che provava anche solo nel guardarlo in faccia.

All’improvviso un allarme proveniente dal palazzo inondò le loro orecchie, tutti si voltarono in direzione del rumore assordante. Il volto di Ray passò da un’espressione iraconda ad una terrorizzata, si voltò verso Rika in attesa degli ordini.

“Riporta Mi-Cha nella sua stanza ed occupati della sicurezza del Magenta” disse lei secca quando incrociò il suo sguardo, poi si girò in direzione di V e sorrise appena quando disse ai suoi seguaci: “Rinchiudetelo”.

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Era passato qualche minuto dall’arrivo di Zen nel locale. L’agitazione non gli permetteva di stare fermo un solo attimo, quindi teneva le dita impegnate, ora allisciandosi le punte dei capelli, ora picchiettando sul tavolo al ritmo di una canzone che nemmeno si ricordava più dove l’aveva sentita. Ogni volta che la porta si apriva il suo sguardo scattava speranzoso di vedere entrare un volto familiare, tant’è che persino lui si sorprese di sentirsi felice nel vedere il viso di Jumin apparire subito dopo quello della ragazza che stentò quasi a riconoscere.

“Jaehee!” la chiamò facendole segno con la mano e lei subito gli sorrise e si avvicinò. Non l’aveva mai vista con un abbigliamento che non fosse rigoroso ed ordinato, portava un vestito bordeaux con delle maniche a sbuffo, delle scarpe con un tacco non molto alto ed un fermaglio che le tirava indietro la frangetta scoprendo il suo viso, ma soprattutto niente occhiali. Probabilmente era una ragazza molto femminile fuori dal contesto lavorativo, era una cosa su cui Zen non si era mai soffermato a ragionare.

“Ciao, Zen” lo salutò Jaehee sedendosi al tavolo con lui.

“Buonasera” Jumin si accomodò subito dopo di lei. Solo in quel momento Zen notò che effettivamente anche lui era diverso dalla norma, non indossava la solita giacca formale accompagnata da una cravatta e un fazzoletto da taschino abbinato, ma quella sera aveva una semplice camicia bianca, il cui ultimo bottone era aperto e mostrava il collo e le clavicole.

L’attore alzò lo sguardo su di loro e accennò un sorriso nervoso.

“Jaehee, perché hai scelto questo locale?” chiese Jumin dopo essersi guardato intorno un poco spaesato, non era abituato a bar che non avesse almeno cinque stelle sotto il suo nome.

“Tu e Zen attirate troppo l’attenzione, con lo scandalo di Echo girl ancora più del solito, quindi non potevamo andare in uno dei locali che frequenti di solito” rispose lei prendendo il menù dal tavolo.

“Che strano sentirvi parlare in modo così informale” commentò Zen che li osservava curioso.

“Non siamo sul posto di lavoro adesso, siamo tutti membri dell’RFA, siamo una famiglia” rispose Jumin secco, come se quel che diceva fosse talmente scontato da essere inutile da dire a voce alta.

“Tu ci consideri una famiglia…?” Zen lo guardò senza poter contenere la sorpresa.

“Certo, mi sembrava palese” disse Jumin avvicinandosi a Jaehee per leggere il menù e lasciando Zen pensieroso. Non aveva mai pensato a come dovesse considerare l’RFA quell’uomo sempre così glaciale e, sapere che aveva una così alta considerazione di loro, lo aveva lasciato senza parole. Jaehee alzò lo sguardo dal menù e gli rivolse un sorriso, rendendosi probabilmente conto di che cosa gli stesse passando per la testa in quel momento, colto alla sprovvista e imbarazzato per essere stato letto così chiaramente, Zen arrossì e subito spostò la sua attenzione sul menù nonostante sapesse già alla perfezione che avrebbe ordinato una birra.

“Zen, che impegno avevi oggi? Mi sei sembrato strano nella chatroom” chiese Jaehee cambiando argomento dopo quel breve momento di silenzio.

“Era proprio questo di cui volevo parlarvi” sospirò lui accasciandosi sulla sedia “Sono stato interrogato dal governo, mi hanno chiesto di Seven”

“Il governo? Che ti hanno chiesto?” Jaehee si guardò intorno ansiosa.

“Tutto quello che sapevo su di lui, ma oltre alle sciocchezze di cui parla nella chat non avevo niente da dirgli, anche perché credo che Seven abbia hackerato il mio telefono per cancellare qualsiasi cosa che lo riguardava” rispose Zen senza sapere dove guardare, il suo sguardo saettava da Jaehee a Jumin e sentiva chiaramente quanto la situazione fosse tesa.

“Non pensate che sia uno strano tempismo?” sussurrò Jaehee pensierosa.

“E’ decisamente sospetto” Jumin convenne con lei serio.

“Di che parlate?” Zen li guardava confuso.

“Il primo ministro che proprio adesso si interessa ai lavori di V e tu che vieni interrogato su Luciel lo stesso giorno” gli spiegò Jumin con lo sguardo concentrato.

“Pensavo fosse per il suo lavoro di hacker, ma in effetti è strano…” rifletté a bassa voce Zen, ma si interruppe quando si accorse della presenza del cameriere che li guardava aspettando il momento giusto per chiedere le loro ordinazioni.

“Ah, scusi!” gli sorrise Jaehee cercando di non sembrare in alcun modo nervosa come era in realtà “Io prendo un cappuccino, voi cosa volete?”

“Una birra” rispose Zen accennando un sorriso poco convinto.

“Un calice di vino rosso” disse Jumin con la sua solita espressione impassibile.

Il cameriere si dileguò in fretta, lasciando un attimo di silenzio fra i tre. Jaehee sospirò attirando l’attenzione degli altri due.

“C’è qualcosa che vi devo far vedere” disse iniziando a frugare nella sua borsa. Con un gesto veloce tirò fuori una foto e la fece scorrere sul tavolo il più discretamente possibile.

Il cuore di Zen per un attimo si blocco, Jumin sbarrò gli occhi: la foto era strappata a metà, così da separare le due persone che ritraeva, Rika e V che si abbracciavano felici, ma dal lato di V un’enorme scritta rossa copriva i suoi occhi e recitava “IPOCRITA”, scritto chiaramente da una mano frettolosa e carica di odio.

“L’ho trovato nella mia posta questa mattina, non ve ne ho parlato prima perché non sapevo se era sicuro…” continuò Jaehee riprendendo immediatamente la foto dal centro del tavolo per tornare a nasconderla all’interno della sua borsa.

“Deve essere quella setta, quando l’hacker ha cercato di rapire Mi-Cha continuava a dare del bugiardo traditore a Seven” disse Zen mentre si passava una mano sugli occhi stanchi.

“Ma questa setta… Cosa ha a che fare con Rika? Tu la conoscevi meglio di noi, non ne avevi mai sentito parlare?” domandò Jaehee rivolgendo lo sguardo a Jumin.

“No. Rika era molto religiosa, ma, che io sapessi, non faceva parte di nessun culto” rispose incrociando le braccia sul petto.

“...Pensate che possa essere ancora viva? Il suo corpo non è mai stato ritrovato, forse anche lei è stata rapita da questa setta e…” Zen iniziò a ragionare, ma non sapeva più cosa pensare, le sue parole rimasero sospese mentre i loro sguardi erano completamente persi.

Lo squillo del telefono di Jumin li riportò violentemente alla realtà.

“É Luciel” disse guardando lo schermo e subito dopo i volti degli altri.

“Che aspetti? Rispondi!” lo incitò Zen alzando il tono della voce più di quanto volesse, Jaehee lo guardò allarmata facendogli cenno col dito di mantenere la calma.

“Luciel?”

“Jumin, ti sto chiamando perché non so quando e se ci potremo sentire di nuovo.”

“Dove sei? Yoosung è con te?”

“Sì, ti mando le coordinate appena posso.”

“Dimmi cosa ti serve.”

“Non ne sono sicuro nemmeno io, ci potrebbe essere bisogno di un posto sicuro per una fuga.”

“Va bene. Altro?”

“Zen è stato interrogato oggi, vero?”

“Sì, ma tu sei arrivato prima, non hanno ottenuto niente.”

“Jumin, non si fermeranno.”

“Perché ti cercano? Il primo ministro ha persino cercato di mettersi in contatto con V, che sta succedendo?”

“Jumin…”

“Hai fatto qualcosa di illegale?”

“Sai il lavoro che faccio, vero?”

“Luciel, non sto scherzando, lasciati aiutare.”

"Non mi puoi aiutare, non c'è niente che puoi fare."

"Lascia giudicare me. Spiegami che sta succedendo."

“Io… Sono il suo figlio illegittimo, è per questo che mi nascondo da una vita, ha sempre cercato di sbarazzarsi di me per paura di perdere la sua carica politica.”

“Posso fare qualcosa al riguardo?”

“Salva Saeran.”

“L’hacker?”

“Lui è il mio gemello.”

“...Capisco. Farò tutto il possibile.”

“Jumin, un’ultima cosa.”

“Dimmi.”

“Non preoccupatevi per me, ma assicuratevi che Yoosung ce la faccia.”

“Non ti lasceremo indietro, Luciel.”

“Questa è una cosa che riguarda me, devo risolverla io. Per favore, tienilo al sicuro quando io non potrò più.”

“Lo farò.”

“Grazie. Ora devo andare, Yoosung sta tornando e fra poco ripartiamo.”

“Siate cauti.”

“Come sempre! Ciao.”

Quando la chiamata terminò, gli occhi di Zen e Jaehee erano puntati su Jumin in attesa di spiegazioni. Lui sospirò prima di iniziare a parlare.

 

_________________________________________________________________________

 

“Ray, aspetta! Mi stai facendo male!” Mi-Cha lo chiamò cercando di farlo tornare in sé, l’aveva trascinata senza dire una parola fin dentro al palazzo prendendola per il braccio e ignorando qualsiasi suo tentativo di liberarsi.

“Mi-Cha, stai bene, vero? Perdonami...” disse Ray preoccupato dopo aver lasciato il suo polso. Lei gli rispose con un sorriso un po’ forzato per rassicurarlo.

“Che cosa faranno a V?” gli chiese con espressione ansiosa.

“Perché lo vuoi sapere? Quell’uomo è solo un bugiardo, è una persona orribile, non devi provare pietà per lui!” il tono di Ray stava tornando ad essere furioso, Mi-Cha fece un passo indietro inconsciamente, quel temperamento imprevedibile la spaventava, invece ciò che spaventava Ray era proprio il fatto che lei potesse avere paura di lui.

“Scusami, non alzerò più la voce” le sussurrò prendendo delicatamente le mani della ragazza fra le sue.

“Ti prego, non lasciarmi” la supplicò poi avvicinandosele alle labbra per baciarle le dita, ma dei rumori provenienti dalla stanza vicina lo bloccarono. Subito si irrigidì, lasciò Mi-Cha e con espressione seria si avvicinò verso la porta, con un gesto deciso la spalancò e si trovò di fronte il suo stesso volto.

“Seven, che cosa…?” la voce di Yoosung annunciò il suo arrivo nella stanza, ma il ragazzo si immobilizzò appena si rese conto che i due gemelli erano proprio uno di fronte all’altro e silenziosamente si osservavano.

“Yoosung? Seven? Che ci fate qui?” chiese Mi-Cha che nel frattempo si era avvicinata a loro, ma Ray le bloccò la strada con un braccio, continuando a fissare Seven con disprezzo.

“Tu… Hai fatto scattare tu l’allarme...” le parole uscivano dalla sua bocca a fatica, la sua espressione era completamente cambiata e respirava affannosamente “Tu e V… Schifosi bugiardi… Non me la porterete via…”

“Ray…?” Mi-Cha provò a chiamarla dolcemente posando le dita sul suo braccio teso.

“Niente più Ray” rispose lui voltandosi di scatto verso di lei con gli occhi strabuzzati, un brivido di terrore percorse la ragazza.

“Saeran, prenditela con me, lei non ha fatto niente” disse finalmente Seven che fino a quel momento non aveva avuto la forza di far uscire nemmeno una parola dalla gola.

“É inutile che mi supplichi, lei adesso è il mio giocattolo” rispose con una risata.

“Saeran, puoi controllarlo, non lasciarti-” Mi-Cha provò a calmarlo, ma lui la interruppe urlandole contro: “Stai zitta! I giocattoli non parlano e tu sei solo un inutile giocattolo!”

“Saeran...” tornò a chiamarlo Seven con voce supplichevole, ma la reazione violenta di suo fratello lo colse alla sprovvista, Saeran si gettò su di lui afferrandolo per il collo, lo spinse mentre cercava di soffocarlo fino contro il muro alle sue spalle, facendolo urtare contro un tavolino e facendo cadere un vaso che andò in mille pezzi.

Mi-Cha non riuscì a trattenere un urlo terrorizzato, rimase pietrificata davanti a quella scena. Yoosung si precipitò contro Saeran per allontanarlo da Seven, ma questo fece solo rivolgere tutta la sua rabbia verso il ragazzo biondo. Saeran mollò la presa sul collo del suo gemello, le gambe di Seven cedettero quando potè di nuovo respirare, indebolito dalla mancanza di ossigeno non riuscì a fermare Saeran dal gettarsi contro Yoosung.

Nel giro di pochissimi secondi Saeran era sopra di lui, che cercava in tutti i modi di rialzarsi, il tempo sembrò scorrere più lentamente quando Yoosung vide la mano di Saeran afferrare uno dei pezzi del vaso rotto sparsi sul pavimento e puntare dritta in direzione del suo occhio sinistro.

L’ultima cosa che Yoosung ricordava era di aver urlato per il dolore, poi il buio.

  
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