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Autore: Faida    14/09/2018    4 recensioni
Quando Anastasia Steele, giovane ragazza diplomata e prossima alla laurea, entra a far parte, con la sua migliore amica Kate, alla più prestigiosa università di Seattle, riceve un grandissimo cambiamento alla sua pacifica vita. Una ragazza timida, ma dal carattere forte e coraggioso come lei, riuscirà a tener testa ad uno dei ragazzi più belli del college; Christian Grey, nonché il ragazzo che ogni ragazza vorrebbe avere. Riuscirà Anastasia a scalfire e a penetrare all'intero della corazza che Christian costruì attorno al suo cuore tormentato dopo l'età dei quattro anni? Tutti i riferimenti alla trilogia NON sono casuali.
Genere: Erotico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christian Grey, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Anastasia!» Gridò mia madre dalle scale. «Farai tardi se non ti sbrighi!»
«Arrivo, arrivo!» Gridai di rimando. 
Era inutile. Per quanto tentassi di darmi un aspetto decente, o almeno presentabile, i miei capelli non ci pensavano neanche a restare ordinati.
Irritata li fermai con un elastico, tentando di creare una perfetta coda di cavallo castana.
Mi fissai allo specchio più a lungo di quanto avessi dovuto. 
Il riflesso della ragazza snella, pallida, e dagli occhi azzurri un po' incerti, mi fissava.
Sospirai, e dopo aver applicato del mascara sulle ciglia, ed essermi stirata nervosamente la gonna nera, mi avviai verso la porta. 
«Sono pronta, mamma.» Sospirai.
«Oh, tesoro..» sorrise lei. «Non posso credere che tu stia per entrare al college.»
Già, non potevo crederci neanch'io. 
Mia madre è un inguaribile romantica, e al momento è al marito numero quattro, Bob. 
Mio padre è morto non appena sono nata, ed è per questo che sono stata cresciuta dal mio patrigno, Ray. 

«Ana!» Strillò Kate, non appena mi vide. 
Kate è la mia migliore amica. 
È alta, bellissima, occhi verdi e capelli dorati. È anche molto talentuosa e sicura di sé. 
In poche parole è l'esatto opposto di me. Io sono timida e spesso molto impacciata. 
«Non posso credere che tra un paio di giorni entreremo ufficialmente a far parte alla Seattle University!» Batté le mani eccitata. «È uno dei migliori college del posto!»
«Ve lo meritate!» Ci elogiò mia madre, abbracciandoci. 

Arrivammo al Savannah/Hilton Head International Airport, con un'ora e mezza di anticipo.
Kate era eccitatissima, così come mia madre. Io ero solo fin troppo nervosa, invece. 
Ero davvero pronta a far parte di un college? 
È quello che speravo vivamente. 
«Cos'è quel muso lungo?» Mi chiese la mia amica. «Andiamo, Ana! Dovresti essere traboccante di felicità!»
«Ma io sono felice!» Borbottai, alzando gli occhi al cielo. «Sono solo un po' nervosa. Come fai ad essere così tranquilla, tu?»
Volevo assolutamente conoscere il suo segreto. 
«Ana. Abbiamo già fatto i test, sennò non ci avrebbero mai prese. Andrà tutto bene, vedrai. Saremo più che all'altezza di quel college.»
«D'accordo.» Sorrisi. «Saremo all'altezza del college!»
«Così ti voglio!» Esclamò, saltellando. «Ora prendiamo l'aereo e dirigiamoci verso il nostro nuovo futuro!»
Mamma mi guardò con le lacrime agli occhi, ma mi sorrise fiera.
«Abbi cura di te, tesoro.»Singhiozzò, abbracciandomi. 
«Lo farò, mamma.»Sussurrai, ricambiando l'abbraccio. 
«Abbi cura di te, Kate. E tieni d'occhio la mia bambina.» Mamma le sorrise. 
«Certo, Carla. Stai tranquilla!» Esclamò. E detto questo mi afferrò per il polso e mi trascinò via.

Seattle era una città davvero grandiosa, e aveva superato di gran lunga le mie aspettative.
«Non posso credere che siamo davvero qui!» Esclamò eccitata, Kate. 
«Già, non posso crederci neanch'io...» mormorai affascinata. 
Posai l'enorme borsone che Kate mi aveva costretto a portare, e composi il numero di mio padre. 
Papà rispose al secondo squillo.
«Annie, tesoro!» Esclamò. «Siete già arrivate?»
«Ciao, papà. Siamo appena arrivate in albergo.»
«Allora, com'è Seattle?»
«Sembra davvero fantastica.» Risposi immediatamente. «Sono sicura che ti piacerebbe.»
«Verrò a trovarti molto presto, te lo prometto.» Disse. «Ti lascio sistemarti, mi raccomando avvisa tua madre.»
«Si, certo. Ciao papà! Ti voglio bene.»
«Ti voglio bene anch'io, Annie.» 
Attaccai, e mandai un rapido messaggio a mia madre.
"Siamo appena arrivate in albergo. Ti chiamo appena posso." 
«Secondo te cosa dovrei mettere domani? Gonna o pantaloni?» Mi chiese Kate.
«Non saprei...Forse andrebbero bene i pantal...»
«Perfetto!» Mi bloccò. «Vada per la gonna, allora.»
Le gettai un'occhiataccia che lei ricambiò con un'enorme sorriso.
«Metterai anche tu una gonna.» Disse. E la sua non era una richiesta.
Sospirai sonoramente e mi gettai sul letto.
Non avevo molte gonne, in realtà. Avevo sempre preferito usare i pantaloni. Ma prima di venire qui a Seattle, Kate mi aveva portata a fare shopping con lei, e acquistammo così un sacco di nuove gonne.
Odiavo lo shopping.
Era estremamente noioso. 
Il giorno dopo avevo protestato a lungo, ma alla fine vinse comunque Kate. Come sempre, in fondo.
Avevo acconsentito ad indossare la gonna nera lunga quasi fino al ginocchio, una canottiera bianca, e una pesante giacca rossa con il cappuccio, sopra. 
«Vieni vestita così a scuola?» Mi prese in giro, Kate.
Lei era fantastica come sempre. 
Aveva indossato una gonna nera, e sopra aveva optato per una camicia azzurra. Semplice ma bellissima.
Mi fissai allo specchio.
Di certo non ero elegante come Kate, ma almeno ero presentabile.
«Basta farsi belle.» Mi distrasse. «Dobbiamo andare.»

La Seattle University era un college davvero eccezionale. Era enorme e ben curata. La adorai fin da subito. 
«Salve.» Borbottò una donna, parecchio annoiata. 
I suoi capelli castani erano legati sulla nuca disordinatamente. Portava gli occhiali e sulla camicia aveva un cartellino con scritto 'Ambrosine'.
«Voi dovreste essere le nuove matricole.»
«Si!» Rispose Kate. «Siamo Katherine Kavanagh e Anastasia Steele.»
Ambrosine ci guardò a lungo, poi scosse la testa e riportò gli occhi sul computer.
«Si, eccovi qui.» Disse annoiata. «Bene, avete le stanze 315 e 456.»
Si girò, prese le chiavi e ce ne diede una ciascuno. 
«Cosa?» Chiese Kate, sorpresa. «No, aspetti, mi scusi. Ci deve essere un errore. Noi dovevamo avere la camera insieme.»
«Dovrete accontentarvi. Non c'era neanche una stanza libera per farvi stare insieme, mi dispiace.» Borbottò. 
«È sicura che non si possa fare nulla?» La supplicai. 
Ero già nervosa di essere in una nuova scuola, non potevo non stare con Kate!
«Certo.» Sorrise, riaccendendo in me una speranza. «Potete benissimo affittarvi una casa qui vicino, e così potrete vivere insieme.»
La guardai male, ma la segretaria mi ignorò.
Mi stava prendendo in giro, era ovvio. 
«Bene.» Sibilò Kate, afferrando le chiavi. 
«In realtà non abbiamo cominciato così tanto bene...» dissi, seguendola in corridoio.
«È solo una vecchia stronza!» Esclamò. «Senti, nel dormitorio dovremo passarci solo la notte, possiamo farcela.»
«D'accordo. Possiamo farcela.» Dissi. «Oh, ehi. Qui c'è la mia camera.»
«Ci vediamo tra un quarto d'ora alla mensa, allora. Va bene?» Chiese.
«Va bene.» Mormorai. E, detto questo, Kate andò via.
Feci un profondo respiro e inserii la chiave.
"Puoi farcela, Ana." Mi incoraggiai mentalmente.
La camera non era molto spaziosa, ma mi sarei dovuta accontentare. 
Le pareti erano dipinte di un bianco-panna, e vicino al muro sinistro c'era un letto a castello, mentre nel muro destro, sotto una piccola finestra, c'erano due piccole scrivanie. Per terra invece, si trovava un vecchio tappeto un tempo giallo.
Più avanti, invece, c'era un frigo e un piano cottura, e al centro un tavolino con due sedie. 
Nella porta a destra, c'era probabilmente il bagno. 
La mia coinquilina non era in casa. 
Magari doveva ancora arrivare. 
«Chi sei tu?» Esclamò una voce. 
Per lo spavento gettai un urlo.
Mi girai di scatto, e mi ritrovai difronte un ragazzo dai capelli castano-ramati e da dei profondi occhi grigi. 
Era nudo, a parte forse per il piccolo asciugamano intorno alla vita. 
«Sono Ana...Anastasia Steele.» Balbettai arretrando. 
Per un attimo pensai di aver sbagliato camera.
Era impossibile che il mio coinquilino fosse un ragazzo! 
Il ragazzo alzò un sopracciglio, chiaramente divertito. 
«È...è la tua camera?» Chiesi viola in volto. 
«Può darsi.» Rispose superandomi, e raggiungendo il frigorifero. 
«Può darsi?» Chiesi confusa.
Mi stava prendendo in giro?
«Sono Christian, comunque.» Si presentò, addentando una mela. 
Lo fissai ammutolita, mentre passeggiava disinvolto per tutta la camera.
Notai subito che la sua pelle era rovinata da alcune cicatrici e bruciature, e mi chiesi vagamente chi fosse stato a rovinargli il suo bel corpo.
Aveva un fisico slanciato e muscoloso e, dovevo ammetterlo, era proprio un bel ragazzo.
«Hai finito di ammirarmi?» Mi chiese, inarcando un sopracciglio.
«Cosa?» Sbottai, di nuovo rossa in viso. «Non...non ti stavo ammirando!»
«Tu dici?» Scherzò. 
Cavolo. 
Non potevo condividere una stanza con un ragazzo. Era completamente fuori discussione. 
Raccolsi il mio borsone e lo caricai in spalla.
Christian aggrottò la fronte.
«Che stai facendo?» Chiese. 
«Vado via.»
«Vai via?» Ripeté sorpreso. 
«Si.» Risposi. «Di sicuro avranno sbagliato. Non posso condividere la stanza con un ragazzo.»
«Sei un pochino schizzinosa, eh?» Sorrise. 
Il suo comportamento stava cominciando ad irritarmi. 
«Non sono schizzinosa.» Sibilai. «È solo che...»
«È solo che..?» Mi stuzzicò lui. 
«Credo che faccia parte del regolamento.» Buttai lì. «Le camere dei dormitori sono divisi per sessi: maschi e femmine.»
Avevo letto accuratamente tutte le regole della scuola, così che potessi essere ben preparata. 
Christian scoppiò a ridere, cosa che mi irritò solo di più.
«Rilassati!» Esclamò. «Stavo solo scherzando. Lo so benissimo come funzionano le cose qui. Sono venuto solo perché nella mia stanza non c'è acqua.»
Rimasi a bocca aperta.
Fantastico. Non era passata neanche mezz'ora e già mi ero fatta prendere in giro. 
Da un lato, però, mi sentivo meglio a sapere che non avrei dovuto condividere la camera con un ragazzo, specialmente con Christian. 
«Allora come hai fatto ad entrare?» Chiesi, guardandomi intorno.
«Mi ha fatto entrare Bethany, e poi è andata via.»
«Bethany?»
«La tua nuova coinquilina.» Mi spiegò. 
«Oh...» mormorai. «Certo.»
Rimasi in silenzio aspettando che Christian se ne andasse, ma al contrario, lui rimase fermo al centro della stanza a fissarmi. 
"Che cosa vuole, ancora?"
«Hai bisogno di qualcos'altro..?» Fu stupidamente l'unica domanda che mi venne in mente. 
«No, grazie.» Sorrise. «Sto bene così.» E si sdraiò sul letto. 
Aspetta. Cosa?
«Che stai facendo?» Sbottai. 
«Nulla.» 
«Devo cambiarmi.» Dissi. «Potresti...potresti ritornare in camera tua?»
«No, sto bene qui.» Mi prese in giro. «Sai che c'è il bagno in cui puoi cambiarti, vero?»
«E tu sai che hai una camera tutta tua dove sdraiarti, giusto?» Ribattei ironicamente. 
«Suppongo di si.» Rispose, ma non accennò ad alzarsi. 
Sospirai. 
Era inutile. 
Prendendo il telefono, però, mi accorsi di essere già in ritardo. Kate mi stava di sicuro aspettando. 
Cambiai i miei scomodi stivali con della comode converse, e misi la chiave in tasca. «Beh... allora ci vediamo, Christian.- Mormorai. 
«Vai via, di nuovo?» Chiese sorpreso. 
«Si, devo vedermi con Kate.»
«Chi è Kate?»
«La mia migliore amica.» "Perché voleva saperlo?"
«Dove ti aspetta?»
«È un interrogatorio, forse?» Ironizzai. 
«No.» Sorrise. «Ma ho pensato che avrei potuto accompagnarti.»
«Grazie.» Arrossii. «Ma non ce n'è bisogno. So arrivarci da sola.»
«Sicura?» 
«Si.»
«D'accordo, allora.» Sorrise. 
Lo fissai imbronciata.
Ovviamente non aveva nessuna intenzione di andarsene. 
«Ciao.» Mormorai, chiudendomi la porta alle spalle. 
Ma che cavolo..?
Cos'era appena successo? 
Mi passai una mano tra i capelli, e corsi alla mensa. Kate era furiosa.
«È da più di dieci minuti che ti aspetto!» Esclamò. «Dove diavolo sei stata? E non dirmi che non trovavi la mensa perché non ti credo.»
«Lo so, mi dispiace!» Piagnucolai. «Ma mi sono ritrovata un ragazzo in camera, e ho avuto qualche problema.»
Il fatto che mi fossi ritrovata un ragazzo in camera, fu sufficiente per far ammutolire Kate. Per un minuto.
«Davvero?» Scoppiò, un minuto e un secondo dopo. «Come si chiama? Quanti anni ha? È carino? È il tuo coinquilino? Perché saresti davvero fortuna allora.»
Sospirai.
Forse avrei dovuto tenere la bocca chiusa e inventarmi qualche scusa. 
«Si chiama Christian...» dissi. «Ed è...carino, si.» Arrossii.
«Tutto qui?» Alzò un sopracciglio. «Tralasciando la parte in cui mi dirai che ti piace, non hai nient'altro da dire su di lui? O vuoi tenerti le informazioni riservate perché hai paura che te lo rubi?»
«Kate!» Esclamai, rossa come un pomodoro. «È davvero tutto quello che so. E no, non è il mio coinquilino. Era nella mia camera perché nella sua non c'è acqua. È stato molto...arrogante.»
«Capisco.» Mormorò lei, sorridendomi maliziosamente.
Alzai gli occhi al cielo. 
«Tu, piuttosto.» Tentai di sviare la conversazione. «Hai conosciuto la tua coinquilina?»
«Si, ed è una stronza.» Borbottò. «Si chiama Deborah, ed è una di quelle miss.perfettine che mi fanno venir voglia di staccargli la testa.»
Ridacchiai. «Sembra terribile.»
« Terribile ed orribile.» Mi corresse. «La prima cosa che mi ha detto non appena ho messo piede nella camera è stata 'non voglio ragazzi qui dentro, né porcherie simili. Non ascoltare mai la musica senza cuffie, e sarà meglio per te che non russi durante la notte, o puoi già spostare il tuo letto da qualche altra parte'.»
«Spero che Bethany non sia così.» Feci una smorfia. 
«Non l'hai conosciuta?» 
«No, era già uscita quando sono arrivata.»
«Beh, ma almeno al suo posto hai trovato un bel ragazzo.»
«Neanche lui è stato una passeggiata. Te l'ho detto, è stato arrogante.»
«Certo, lo immagino.» Rise. 
«A che ora hai la prima lezione, domani?» Chiesi. 
«La prima comincia alle 8.30, e la tua?»
«Credo che sia alle 9.30» sorrisi. Avrei iniziato con la letteratura inglese. 
«Che ne dici di andare a visitare Seattle?» Mi chiese speranzosa. 
«Certo! Dammi un minuto, il tempo di prendere la borsa e andiamo.» 
«D'accordo, ti aspetto qui. Non fare tardi questa volta.» Mi ammonì. 
Corsi verso la mia camera, e aprii in fretta e in furia la porta. 
All'interno trovai una ragazza dai lunghi capelli neri avvinghiata a un ragazzo dai capelli biondo cenere. 
I due si staccarono sussultando, non appena mi sentirono entrare.
«Scusate...» mormorai, rossa in viso. «Dovevo prendere la borsa.»
Perché tutte queste scene devono succedere in questa camera?!
«Sono Anastasia.» Dissi. «Tu devi essere Bethany.»
Lei mi guardò sorpresa.
«Si, come fai a saperlo?»
«Sono la tua nuova coinquilina.» Sorrisi. «Prima ho trovato Christian qui dentro. È stato lui a dirmi il tuo nome.»
«Oh, certo. Se avessi saputo che saresti arrivata oggi non lo avrei fatto entrare.» Rise imbarazzata. «Comunque è un piacere anche per me. Lui è Dallas. Il mio ragazzo.»
«Piacere.»
Afferrai la borsa e mi affrettai verso la porta.
«Allora io esco per un po', ci vediamo dopo.»
«Certo, divertiti!» Sorrise calorosamente. 
Per fortuna sembrava che Bethany non fosse come Deborah. Al contrario sembrava molto carina. 
Quando ritornai in mensa Kate era di nuovo arrabbiata. 
«Fammi indovinare.» Disse sarcasticamente. «Hai incontrato un altro bel ragazzo nella tua stanza.»
«Non proprio...» risposi, mortificata. «Ho incontrato la mia coinquilina, che tra parentesi sembra molto simpatica, con il suo ragazzo.»
«Non mi dirai che li hai beccati a scopare!» Kate spalancò gli occhi. 
«No. Certo che no!» Esclamai. «Si stavano solo baciando, ma è stato comunque imbarazzante.»
«Certo come no.» Borbottò. «Su, andiamo. Abbiamo già perso fon troppo tempo.»
Seattle era davvero una bella città. Grande e brulicante di persone; tutte molto cordiali, tra l'altro.
Il Kerry Park, a mio parere, era miglior posto dove scattare fantastiche fotografie alla bellissima Downtown e allo Skyline di Seattle.
Tutte le vie erano piene di negozi, uno più bello dell'altro, ai quali Kate mi costrinse ad entrare, tanto per cambiare. 
Quando la sera, verso le 22.00, circa, ritornammo al college, Kate era piena di buste, mentre io ne avevo a malapena due. 
«Mi chiedo cosa dirà Deborah non appena mi vedrà con tutte queste buste.» Ridacchiò Kate.
«Credo che ti butterà fuori dalla camera prima di una settimana.» 
«Sei eccitata per l'inizio delle lezioni?»Mi chiese.
«Non immagini quanto.»Sorrisi. 
«Alla ci vediamo domani a colazione, d'accordo?»
«Certo. Buonanotte, Kate.»
«'Notte, Ana. E vedi di non far tardi domani!» Mi gridò, mentre andò via. 
Sorridendo, aprii la porta della camera.
Non c'era nessuno, ma Bethany aveva dimenticato la luce accesa. 
Sospirai e, dopo aver tolto le scarpe, presi l'accappatoio, l'elastico, la spazzola, il pigiama, e lo spazzolino, e mi diressi in bagno. 
Quando aprii la porta trovai Christian davanti lo specchio fischiettante intento a pettinarsi i capelli. 
«Christian!» Gridai. 
Lui si girò di scatto, quasi come se lo avessi spaventato, poi mi gettò un'occhiataccia.
«Non si usa più bussare?» Chiese.
Mi stava prendendo in giro?
«Nella mia stanza?»
«Touché» rise. «Ma non hai notato che c'era la luce accesa?-
«Credevo l'avesse dimenticata Bethany...» 
Lui sorrise leggermente, e continuò a pettinarsi i capelli. 
«Dovrei fare anch'io la doccia.» Borbottai, sapendo che non aveva intenzione di uscire. 
«Oh... ho paura di aver consumato tutta l'acqua calda.» Rispose, stringendosi nelle spalle.
«Cosa?!» Oh, questo è troppo. 
Lui scoppiò a ridere. «Rilassati, stavo scherzando. Non c'è bisogno che ti scaldi così tanto.»
Mi spostai di lato per farlo uscire. 
Lui mi superò, e nel farlo la sua spalla sfiorò il mio braccio, mandandomi una scarica elettrica lungo tutta la schiena. 
Chiusi in fretta la porta a chiave, e mi svestii. 
Perché quel ragazzo doveva essere così arrogante?
Non ci persi troppo tempo a pensarci, però. 
Mi infilai dentro la vasca da bagno, e mi concessi una lunga e calda doccia. 
Quando uscii, mi sentivo meglio.
Mi spazzolai i capelli, e dopo essermi lavati i denti, mi misi il pigiama e uscii dal bagno. 
Trovai Christian sdraiato nel letto intento a fare zapping in TV.
Istintivamente mi coprii il petto.
Cosa diavolo ci faceva ancora in camera mia?
«Ti senti meglio, adesso?» Chiese annoiato. 
«Si.» Brontolai. «Dove dorme Bethany, di solito?»
«Nel letto qui sopra.»
Ovviamente.
Incrociai le braccia «È tu per quanto ancora vuoi rimanere?»
«Non lo so. Ma mi annoio nella mia stanza. Quell'idiota di Evan non tornerà prima di questa notte.»
«Non hai altri amici da infastidire con la tua presenza?»
«Infastidire?» Chiese, sorpreso. 
«Già.»
«Io non infastidisco nessuno.» Rispose. «Al massimo sono gli altri che infastidiscono me.»
Non ero sicura che stesse parlando di me, ma non avevo tempo per pensarci. 
«Va bene, io però devo andare a dormire.»
Christian si spostò un po', poi batté la mano sulla parte libera del mio letto. «Puoi dormire qui. Vedrai che non mi sentirai nemmeno.»
«Cosa?» Sbottai. «No, non se ne parla nemmeno!»
«Perché no?» Chiese con finta innocenza. 
«Perché tu potresti...» mi bloccai. Sentivo il viso in fiamme. 
«Cosa? Hai paura che possa stuprarti?» Rise. «Terrò le mani a posto, te lo prometto.»
«Fuori dal mio letto!» Gridai. 
Christian scoppiò a ridere, ma si decise ad alzarsi. 
«Sei la prima ragazza che mi rifiuta.» Sorrise. «Mi hai spezzato il cuoricino.»
«Che peccato.» Incrociai le braccia. «Ma se vai da qualcun'altra però, sono sicura che potrai sempre divertirti questa sera.»
«Sei sicura di non voler essere tu la fortunata?» Sorrise. «L'invito è sempre aperto.»
«Fuori!» Risi, lanciandogli un cuscino che prese al volo. 
«Okay, okay. Me ne vado.» Alzò le mani in segno di arresa. «Buonanotte, Anastasia.»
«Buonanotte, Christian.» Mormorai. 
Mi buttai sul mio nuovo e per niente comodo letto, e chiusi gli occhi.
Quella giornata era finita esattamente per com'era iniziata. 
"Fantastico!" 

ANGOLINO AUTRICE:
Salve popolo di EFP!
Sono qui per proporvi una storia su un'alternativa relazione tra Christian e Anastasia. 
Se il capitolo vi è piaciuto, vi pregherei di farmelo sapere attraverso un commento. 
Alla prossima!💞
   
 
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